google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 borsaipnos: 01/04/23 - 01/05/23 google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Vari tipi di ETF e quali preferire

Gli ETF azionari possono seguire le azioni di società di un determinato comparto; gli ETF obbligazionari possono investire in titoli di Stato a breve, media o lunga scadenza; gli ETF valutari investono in valute di un Paese o di un'intera regione geografica; gli ETF ibridi mischiano diverse tipologie di asset.

 Gli ETF possono essere ultra-grandi e seguire un indice di mercato di ampia portata come l'S&P 500 o addirittura l'andamento dell'economia di un intero paese.

 ETF settoriali o industriali: questi ETF sono specializzati in un settore specifico, come quello farmaceutico, dei servizi pubblici o tecnologico.

 L'iShares Core U.S. Aggregate Bond ETF uno degli ETF più grandi al mondo e offre un'esposizione a un'ampia gamma di obbligazioni investment-grade degli Stati Uniti.

 L'iShares Commodities Select Strategy ETF un ETF a base ampia che comprende energia, metalli e agricoltura.

 ETF valutari: possibile trovare ETF incentrati sulla performance di singole valute, come il dollaro statunitense o l'euro, rispetto a un paniere di altre valute.

 Ad esempio, un ETF Bitcoin un fondo che tiene traccia del prezzo della criptovaluta più importante e capitalizzata al mondo, e permette agli investitori di ottenere un'esposizione ai movimenti di prezzo del BTC senza dover possedere effettivamente la criptovaluta.

 ETF ESG: sono fondi declinati sugli investimenti responsabili, basati su indici che integrano società votate alle questioni ambientali, sociali e di governance.

 Infine, ci sono ETF che vendono allo scoperto il mercato e guadagnano quando le attività sottostanti perdono valore.

 Solitamente il TER varia da 0,15% dell'investito per gli ETF obbligazionari a circa lo 0,20% per gli azionari, fino allo 0,50% per gli ETF con strategie più complesse su indici meno liquidi come quelli delle materie prime o dei mercati emergenti.

 Esistono anche ETF a gestione attiva che hanno costi più elevati rispetto agli ETF indicizzati che si limitano a replicare indici di mercato prestabiliti.

 Abbiamo visto cosa sono gli ETF, ossia fondi a negoziati in borsa come normali azioni, caratterizzati da una gestione passiva, costi bassi e dal fatto che replicano l'andamento di un indice di riferimento.

 Quando si investe in un fondo comune di investimento, si possiede una quota delle azioni sottostanti, cosa che non accade con gli ETF. Gli ETF sono acquistabili direttamente in borsa, non hanno un gestore ma replicano un indice.

 Un'altra differenza tra ETF e fondi comuni che i primi si possono comprare e vendere durante la giornata come normali azioni a un prezzo pari al valore dell'indice in quel preciso momento, mentre i fondi comuni sono valorizzati solo una volta al giorno alla fine della giornata di negoziazione.

 Gli ETF sono negoziati nei loro mercati specifici, e per acquistarli o venderli bisogna servirsi di un intermediario finanzario.

  Gli ETF sintetici sono consigliati a chi vuole accedere a mercati difficilmente raggiungibili, come ad esempio l'obbligazionario di paesi emergenti, o dove gli ETF esistenti sono molto costosi.

 Ecco, quindi, un riepilogo dei pro e dei contro degli ETF. Pro degli ETF Contro degli ETF Alcuni ETF possono avere una minore liquidità, diventando più difficilmente vendibili.

 Ma replica un indice di mercato, quindi se il mercato va male, ciò si ripercuote negativamente sull'andamento dell'indice, e di conseguenza, sull'ETF. Prima di comprare un ETF bene valutare la sua performance negli ultimi anni a confronto con l'indice di riferimento e il costo di gestione.

 Un'altra caratteristica da tenere presente la dimensione degli ETF. Bisognerebbe evitare quelli molto piccoli poiché sono meno liquidi e ciò si traduce in costi di spread bid/ask, cioè di differenza tra acquisto e vendita, più alti per l'investitore.

 Le azioni sottostanti detenute dagli ETF sulle materie prime sono contratti futures e, in alcuni casi, i contratti in scadenza a breve termine sono meno costosi dei futures del mese anteriore.

Nel primo trimestre 2023 l'utile ENI scende dell'11%

 Eni, la multinazionale italiana del petrolio e del gas, ha registrato una riduzione dell'11% su base annua dell'utile netto rettificato a 2,9 miliardi di euro nel primo trimestre del 2023. i movimenti dei tassi e il calo dei prezzi del gas. 

 Nonostante ciò, nei primi tre mesi dell'anno Eni ha registrato un flusso di cassa positivo di 5,3 miliardi di euro, superando il fabbisogno organico di investimenti di 2,2 miliardi di euro e l'obbligo di dividendo di 800 milioni di euro.

 La divisione Eni per il portafoglio globale di gas e GNL ha registrato un aumento del 47% dell'utile operativo rettificato a quasi 1,4 miliardi di euro, contribuendo a mitigare un calo del 36% della redditività del settore esplorazione e produzione.