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Cosa succede se la Grecia lascia l’Euro?

Mentre l'euro continua a scivolare, molti investitori internazionali stanno seriamente considerando un evento un tempo impensabile: la Grecia potrebbe diventare il primo paese ad abbandonare l'euro.

La scorsa settimana l'Unione europea e la Banca centrale europea hanno presentato un piano di salvataggio di mille miliardi di dollari per arginare il "contagio" del peso del debito colossale della Grecia, ma la Grecia sarà quasi certamente in default e dovrà passare a una valuta più conveniente per evitare una recessione lunga e dolorosa.

Vediamo due motivi per cui la Grecia dovrà abbandonare l'euro e tre ragioni per cui sarà molto doloroso:

2 Motivi per cui la Grecia dovrà abbandonare l’euro:

1) I salari devono scendere. Salari e prezzi in Grecia dovranno diminuire di circa il 20 per cento affinchè il Paese recuperi competitività. Ci sono un paio di modi per raggiungere questo obiettivo. Uno è profondo, duraturo e comporta una recessione dolorosa. L’ altro modo è abbandonare l'euro, passando ad una moneta che è possibile controllare e svalutare anche drasticamente.

2) Le esportazioni devono aumentare. Per ridurre il suo deficit, la Grecia dovrà tagliare la spesa di circa il 10 per cento del PIL, che è una quantità incredibile da richiedere ad una economia. Come si fa a sostituire la flessione della domanda interna? Con la maggiore domanda estera, ovvero con le esportazioni. Una dracma svalutata farebbe aumentare le vendite di prodotti greci all'estero.

3 motivi per cui sarà doloroso:

1) Non più Vantaggi UE. Come è ovvio se la Grecia lascia l'euro, lascia l'Unione europea quindi non riceverà più trasferimenti strutturali da parte dell'Unione in quanto paese povero. Inoltre se la Grecia lascia l’euro potrebbe perdere anche le priorità commerciali, con gli altri paesi UE, come le tariffe più basse.

2) Un altro enorme vantaggio dell'euro è che ha permesso alla Grecia di prendere prestiti a bassi tassi d'interesse (almeno finora) permettendo ad una nazione tipicamente travagliata come la Grecia di prenderli  a livelli vicino ai tassi d'interesse della Germania. A seguito di default e una svalutazione della moneta, la Grecia non avrà più un trattamento speciale da parte degli investitori internazionali.

3) C’è poi il problema della conversione dei depositi euro in dracme che potrebbe costringere molti a far cambiare nazione ai loro soldi.

Tuttavia è difficile sapere esattamente se la Grecia uscirà veramente dall’euro visto che, nella Carta originale, non ci dovevano essere salvataggi UE e ora invece c’è un fondo di 1.000 miliardi dollari per un salvataggio di emergenza.

Il Senato Usa nega aiuti del Fmi a Paesi insolventi

Per effetto di una misura approvata ieri dal Senato di Washington, gli Stati Uniti si opporranno a pacchetti di aiuti del Fondo Monetario Internazionale verso Paesi che probabilmente non sarebbero in grado di rimborsarli.
Gli Usa sono il maggior contribuente al Fmi e hanno potere di veto per bloccarne le decisioni, soluzione tuttavia mai adottata.
Il provvedimento ha raccolto 94 voti a favore e nessuno contro, sintomo della preoccupazione crescente che gli Usa stiano indirettamente sostenendo il piano da 40 miliardi di dollari del Fmi a favore della Grecia.
La misura, proposta dal repubblicano John Cornyn ed è indirizzata al rappresentante statunitense nel direttivo del Fmi, al quale viene chiesto di valutare se il Paese che beneficerà degli aiuti sarà in grado di rimborsarli, con particolare attenzione per gli Stati con un debito pubblico superiore al Pil.
Se il rappresentante Usa dovesse stabilire che il prestito ha scarse probabilità di essere rimborsato, scatterà l'obbligo di votare contro in sede di direttivo.
Il democratico Christopher Dodd ha detto di appoggiare la misura, ma ha aggiunto che potrebbe essere modificata nelle prossime settimane per incorporare altri tipi di richieste.


Fisco: modelli di dichiarazione 2010

sul sito dell'Agenzia delle Entrate i modelli di dichiarazione per: 730/2010, 770/2010 Ordinario, 770/2010 Semplificato, CNM 2010,  CUD 2010, IRAP 2010,  IVA 2010,  Unico 2010

vai al sito dell'Agenzia delle Entrate

Fisco: disciplina che regola i misuratori fiscali

Con il Decreto del Direttore dell’Agenzia delle entrate 4 marzo 2002 - pdf sono state introdotte delle importanti modifiche sulla disciplina che regola i misuratori fiscali (D.M. 23 marzo 1983 e successive modificazioni ed i integrazioni attuativo della legge 26 gennaio 1983, n. 18). Innovazioni che risultano in linea con le richieste formulate dalla Commissione Europea in sede di procedura di infrazione 2000/2016.
In particolare, viene abolito l’obbligo, per i soggetti interessati all’approvazione del modello di registratori di cassa, di assicurare la sussistenza di una vasta rete di assistenza tecnica nel territorio nazionale.
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5 per mille: Elenchi dei soggetti che hanno chiesto di accederne

Sono resi pubblici gli elenchi dei soggetti che hanno chiesto di accedere al beneficio del 5 per mille per l’esercizio finanziario 2010 (anno d’imposta 2009).

Gli elenchi riguardano: Enti del Volontariato, Enti della ricerca scientifica e del’Università, Enti della Ricerca Sanitaria, Associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal CONI ai fini sportivi, che svolgono una rilevante attività di carattere sociale.

Vai agli elenchi

Fisco: La scelta 5 e 8 per mille si può fare online

In rete, sul sito dell'Agenzia delle Entrate, il software Scelte 2010, che permette ai contribuenti esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi di compilare il modello relativo alla scelta del cinque e dell'otto per mille della propria Irpef e creare il relativo file da inviare telematicamente all'Amministrazione finanziaria.

Agevolazioni fiscali per le erogazioni alle organizzazioni no profit: cultura, sport, istruzione, ricerca scientifica

Panoramica su detrazioni e deduzioni previste per i “benefattori” all’interno del modello 730/2010 proposta dall'agenzia delle entrate per chi fa erogazioni liberali in favore delle Organizzazioni del no profit, della cultura, dello sport, dell’istruzione e della ricerca scientifica. Due le strade offerte, in base al tipo di erogazione, o la detrazione del 19% dall’Irpef o la deduzione dal reddito complessivo delle somme versate. Per le Onlus, le associazioni di promozione sociale e le fondazioni e associazioni riconosciute operanti nel settore artistico e culturale, invece, si può scegliere tra detrazione o deduzione.

Guarda come compilare le sezioni del  730/2010

Analisi di Borsa settimana 10/14 maggio e Previsioni

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Al termine di una settimana iniziata con un violento quanto isterico rimbalzo di oltre 12 punti percentuali la Borsa si ritrova al punto di partenza, o quasi. Il -5,26% di venerdì 14 ha riportato l’indice sotto la linea dei 20.000 punti, con tutti i problemi che esso comporta ovvero la presenza di una resistenza e non più di un supporto sulla suddetta linea. Ma ormai non ha molto senso esaminare le borse dal punto di vista grafico, tanto che la scorsa settimana non ne ho pubblicato alcuno, dal momento che le decisioni di politica economica sono i veri fattori condizionanti. I mercati si sono avvitati su se stessi, basta una parola di qualche funzionario della BCE, il commento di qualche eminente economista, le “voci” incontrollate provenienti da questo o quel centro studi o agenzia di rating e la Borsa sale o scende di migliaia di punti. L’indice Vix, detto anche “indice della paura” ha superato i 50 punti, un livello mai visto.

Le decisioni dell’Eurogruppo non hanno certo contribuito a rasserenare l’orizzonte, in fondo cosa hanno deciso? Acquistare 1000 miliardi di euro di titoli pubblici dei paesi in difficoltà difendendo così le loro economie e l’euro. Le iniziative draconiane dei singoli stati per ridurre i loro deficit faranno il resto.
Ma ci può essere qualcuno che crede nell’efficacia di queste misure?
Prendiamo ad esempio la difesa dell’euro. A cosa serve un euro forte? A pagare meno il petrolio. Stop. Certo non è poco, visto che la maggior parte dei trasporti sono su gomma e influenzano il costo delle merci. Ma quanto effettivamente influisce il prezzo del petrolio sul costo della benzina? In questi giorni assistiamo ad un “mistero buffo”: il prezzo del petrolio è a circa 75$ e la benzina costa quasi quanto costava con il petrolio a 150$. Qualcuno me lo sa spiegare?
La barricata innalzata a difesa dell’euro sembra più di natura politica che di natura economica, l’euro è l’ultima cosa rimasta ad unire parte di questa traballante unione europea, quindi viene difeso solo a scopo di immagine. Questo catenaccio però costa caro ed è addirittura controproducente.
Vi ricordate quando a fine 2000 l’euro era arrivato a valere 0,82$? Da allora si è costantemente apprezzato fino ad arrivare ad inizio del 2009 fin quasi 1,6$. Perché l’economia europea è diventata improvvisamente più forte di quella americana? No, semplicemente perché gli americani per far ripartire la loro economia, dopo i disastri dell’11 settembre e dei mutui subprime, hanno lasciato cadere la loro moneta senza fare barricate. Ora che la loro economia è ripartita e viaggia a ritmi del 3,5% annuo, con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro, il dollaro si sta riapprezzando fino a riagganciare, presumibilmente, la parità con l’euro. E questo, per loro, potrebbe essere un problema. Non a caso in questi giorni il Presidente Obama si spende in incoraggiamenti all’Unione Europea nella difesa dell’euro, spingendosi nientemeno in promesse di interventi in suo aiuto. Gli Obama-fan si sono liquefatti: quanto è bravo Obama! Quanto è buono Obama! Si preoccupa anche di noi Obama…! Io molto più prosaicamente dico: quanto è furbo Obama! Un dollaro forte creerebbe seri problemi alle esportazioni americane con conseguenze negative prima di tutto sull’occupazione.
Già, in questo gli americani ci danno una gran bella lezione. Alla difesa dell’immagine del dollaro antepongono la difesa e la creazione di posti di lavoro. Che insegnamento!

Qui invece si fa il contrario, per difendere una moneta che non ha più alcuna ragione per essere superiore al dollaro si varano misure che strangoleranno ancora di più l’economia, prima fra tutte la decurtazione degli stipendi agli impiegati statali. Come può esistere qualcuno che pensi che con un minor reddito le persone spendano di più? E i nuovi posti di lavoro con che cosa si creeranno? Con i mille miliardi di carta straccia di debito sovrano che stanno acquistando?
E ancora, gli americani hanno forse tagliato gli stipendi della Pubblica Amministrazione per ripianare il deficit? Tutt’altro, nel momento del bisogno hanno addirittura stampato moneta per poi drenarla a emergenza conclusa. Al massimo Obama ha tagliato gli stipendi d’oro ai manager di Wall Street.
In Europa ancora non si è capito che la madre di tutte le emergenze non è il debito pubblico o il deficit o l’euro, è l’OCCUPAZIONE.

Ma intanto la strada dell’economia europea, prevista dai guru americani, è segnata: ci attendono almeno 7/8 mesi di deflazione a cui seguirà, per effetto di tardivi e scoordinati interventi, un lungo periodo di iperinflazione. A quel punto il cocktail letale della stagflazione sarà pronto e la prima vittima illustre sarà la pace sociale.
Visto che il panorama di un ‘29bis è ormai ben delineato i nostri governanti dovrebbero andarsi a rivedere le strategie che l’allora Presidente degli Stati Uniti Roosvelt mise in atto. Senza attendere che una nuova Grande Depressione si ripresenti in tutta la sua forza si può fare tesoro di quell’esperienza avviando un profondo piano di riforme economico-sociali VERE. In questi giorni invece assistiamo ad una passerella di politici, nostrani ed altrui, che esternano l’unica riforma che conoscono: quella delle pensioni. Non ho sentito alcuno proporre qualche altra cosa, sia esso di destra, di sinistra, di centro, italiano, straniero…
Poveri noi…in mano a chi stiamo. Ecco chi va a fare politica.
Pensano di risolvere il problema mandando le persone in pensione a 70 anni, gli unici effetti che provocano è uno scadimento della qualità del servizio, un caricamento sulle prestazioni sanitarie per patologie professionali e la mancanza di lavoro per i giovani. A nulla vale sapere che l’INPS è in attivo di 7 miliardi. Questa, poverini, è l’unica riforma che conoscono e se la strappano dalle mani per rivendicarne la paternità.
Ma c’è dell’altro in questi giorni di messaggi escatologici. In attesa della manovra da ben 1,5% del PIL un ministro ha proposto di tagliare del 5% gli stipendi ai parlamentari, preparando, con l’esempio, gli altri dipendenti pubblici ad altrettanto. Senonché un taglio del 5% ad uno stipendio di quasi 20.000€ al mese è risibile mentre su uno stipendio di 1200€ è drammatico. Ma non basta, lo stesso ministro ha dichiarato che ci sarà chi dovrà fare sacrifici ben maggiori del 5%. Anche un blocco dei rinnovi contrattuali, sopportabile in un periodo di recessione, sarebbe devastante se ripartisse l’inflazione.
Ma di questa situazione drammatica ben pochi si preoccupano. Il Potere ha messo in campo tutte le armi di “Distrazione di massa” in suo possesso: televisione, cinema, gossip, apparizioni, profezie, campionati di calcio, talk show, gratta e vinci ecc. ecc. Una volta il clima sociale italiano è stato salvato da Coppi e Bartali, oggi da Inter e Roma, la storia si ripete.

Ma tornando a Roosvelt, cosa fece di tanto “strano”? Semplicemente scardinò il circolo vizioso, riduzione dei consumi-disoccupazione, con grandi opere infrastrutturali. Basandosi sulle teorie dell’economista John Keynes stimolò quindi la domanda interna con l’aumento dell’occupazione convinto che anche il bilancio dello Stato, alla distanza, ne avrebbe giovato. Ma anche la sperimentazione economica, il supporto alla comunità scientifica, all’Università, alla Scuola, ebbero un effetto positivo sul superamento della crisi ridando fiducia nei giovani e nel futuro.

Ma in Europa di politici della statura di Roosvelt non se ne vede l’ombra. Anzi, a dire il vero, non si vedono proprio i politici e, a ben vedere, neanche gli economisti. Quelli che invece si vedono a frotte sono i ragionieri che davanti al loro bravo foglio da computisteria si toccano la punta del naso con i polpastrelli delle dita per fare i conti agli stati cosiddetti “sovrani”. E qui siamo arrivati veramente alla schizofrenia: è stato proposto di multare gli stati che hanno un debito pubblico eccessivo. Ovvero gli stati (che non hanno soldi) dovranno versare soldi per punizione. Questo equivale a curare il malato a bastonate, o no?

Mi permetto, sommessamente, di suggerire ai nostri governanti di spendere diversamente quei 1.000 miliardi di euro stanziati. Usateli per rilanciare grandi opere: strade, ferrovie, ospedali, porti, edilizia popolare, risanamento idro-geologico del territorio, ecc. ad iniziare magari proprio dalla Grecia e da altri stati in difficoltà. Aiutate quelle nazioni che non riescono a ripagare il debito solo per la parte che non riescono a coprire, esaminando di volta in volta le necessità e senza firmare assegni in bianco. Cacciate i ragionieri dal Tempio (Bruxelles) e fate entrare i politici, quelli veri, quelli che volano alto, quelli che vedono lontano come i padri fondatori dell’Europa.

E meditate su quella massima di John Keynes:” meglio pagare un uomo per scavare buche e ricoprirle che avere un disoccupato”.

Per quanto può valere diamo anche uno sguardo alla situazione grafica. L’indice è all’interno di un canale discendente che, per effetto dell’altissima volatilità, ha una forma strombata. Il livello di 18.846 punti raggiunti il 7 maggio rimane il punto di non ritorno, assodato che nel breve difficilmente l’indice andrà a toccare la parallela superiore del suddetto canale. Potrebbe tuttavia costituire un forte punto di rimbalzo, quindi un doppio minimo a 18.846 è probabile. Il fatto che il violento rialzo del 12, 37% di lunedì 10 maggio non sia stato completamente rimangiato nelle sedute successive fa accendere qualche speranza.