BOT, Buoni Ordinari del Tesoro, sono titoli di credito emessi dal Tesoro al fine di finanziare il debito pubblico nel breve termine. Tali strumenti presentano quindi una vita di 3, 6 o 12 mesi. Alla scadenza l’investitore riceve una somma di denaro pari al valore nominale complessivo dei titoli posseduti. In altre parole l’incasso a scadenza è noto al momento dell’acquisto dei titoli.
La remunerazione dell’investimento è data dalla differenza tra il valore nominale del titolo (che abbiamo detto essere il prezzo di rimborso) ed il prezzo di acquisto; in altri termini l’investitore pagherà in sede di sottoscrizione una minore somma rispetto a quanto incasserà a scadenza. Da un punto di vista squisitamente tecnico l’interesse, che quindi non consiste in un vero e proprio pagamento di somme di denaro a favore dell’investitore, è considerato anticipato: a conferma vi è il fatto che la ritenuta fiscale sugli interessi viene applicata già al momento della sottoscrizione.
I BOT rientrano nella tipologia di titoli “zero coupon” (senza cedola).
L’emissione è la fase in cui il titolo inizia la sua vita, quando passa dalle mani dello Stato (emittente) all’investitore (sottoscrittore) tramite il suo intermediario (acquisto nel mercato primario). L’emissione avviene tramite asta a cui partecipano gli intermediari autorizzati, ed il prezzo che si determina in questa asta viene detto prezzo di emissione.
Generalmente si ha un'emissione a metà e alla fine di ogni mese. Nel prossimo articolo ci occuperemo nel dettaglio dei meccanismi di asta.
La compravendita di un BOT in un istante intermedio della sua vita, invece, avviene generalmente sul Mot, il mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di Stato. Su tale mercato si trovano quindi titoli aventi una certa vita residua, ad un prezzo corrente di mercato (quotazione) che quasi sicuramente sarà diverso da quello di emissione.
La massiccia diffusione dei BOT e la presenza del mercato regolamentato Mot, rendono questa tipologia di strumenti finanziari estremamente liquida: normalmente è sempre possibile trovare numerosi compratori e venditori.
Il rendimento a scadenza del titolo, come detto, deriva dalla differenza tra prezzo di acquisto o di emissione e prezzo di rimborso. Ad esempio, nel caso di un BOT a dodici mesi con prezzo di emissione pari a 97, il rendimento a scadenza su ogni titolo sarà di 100 - 97 = 3 euro, cioè pari al 3.09% annuo. Nel caso in cui la vita del BOT sia minore di 12 mesi, la formula di calcolo, per ottenere il rendimento effettivo a scadenza annualizzato è leggermente più complessa:
Moltiplicando il risultato per cento si otterrà la percentuale che indica il corrispondente rendimento annuo, cioè il rendimento che si otterrebbe in un anno reinvestendo i proventi ottenuti alle medesime condizioni iniziali.
Da notare che in questo caso il rendimento a scadenza è noto a priori. Stessa operazione matematica va effettuata nel caso in cui si acquisti il titolo sul mercato secondario: l’unica differenza è che ovviamente il denominatore è rappresentato dal prezzo di acquisto e non dal prezzo di emissione.
Il calcolo del rendimento in caso di vendita sul mercato secondario è:
Il rendimento annuo a scadenza è un rendimento garantito e incorporato nel titolo stesso. Nel caso di decisione di vendita prima del termine della vita del titolo, invece, ci si espone ad un rischio: l’investitore, infatti, non conosce al momento dell’acquisto il profitto che potrà lucrare, dal momento che questo dipenderà dal prezzo stabilito dal mercato nel momento della liquidazione della posizione.
Il collocamento dei Buoni Ordinari del Tesoro avviene normalmente tramite asta competitiva cui possono partecipare operatori professionali, tra cui le Banche che poi potranno rivenderli ai loro clienti. Infatti la tranche minima che ogni soggetto ammesso a partecipare all'asta può richiedere deve ammontare ad almeno 1.5 milioni di euro, un importo decisamente elevato per i piccoli risparmiatori italiani
Tale strumento di aggiudicazione prevede (a differenza dell’asta marginale) che ogni richiesta rimanga aggiudicataria al prezzo proposto. Ogni operatore può presentare al massimo 3 domande differenziate nel prezzo di almeno un millesimo di punto percentuale. La richiesta massima presentabile è pari al quantitativo offerto dal Tesoro in asta, mentre la minima, come si diceva è di un milione e mezzo di euro. Le domande rimangono segrete fino alla fase di aggiudicazione.
Nel caso – così frequente da essere considerato ormai la norma – che la domanda superi l’offerta, vengono soddisfatte in primo luogo le richieste a prezzi più alti e poi in maniera decrescente le altre, fino al completo esaurimento della quantità offerta.
Al fine di disincentivare la presentazione di offerte a prezzi eccessivamente bassi, viene calcolato un prezzo di esclusione (PE) al di sotto del quale le domande di sottoscrizione non sono considerate. Per evitare che i titoli abbiano rendimenti troppo bassi e quindi siano sconvenienti per i risparmiatori viene posto anche un limite superiore al prezzo, detto prezzo massimo accoglibile (PMA).
Per ottenere il Prezzo di Esclusione viene calcolato il rendimento corrispondente al prezzo medio ponderato delle richieste che coprono la prima metà dell'ammontare offerto e viene aumentato di 100 basis point (cioè di un punto percentuale). Il prezzo corrispondente a questo rendimento è il prezzo di esclusione.
Il PMA è calcolato sul prezzo medio ponderato della seconda metà dell'importo nominale emesso. Al rendimento corrispondente a tale prezzo medio ponderato si sottraggono 25 punti base (0,25 %) e il prezzo relativo a tale rendimento sarà il PMA.
Nel caso in cui un operatore invii una richiesta con un prezzo superiore a 100 il prezzo sarà considerato pari a 100.
Un decreto del Ministro del Tesoro obbliga l’intermediario a garantire ai sottoscrittori privati il prezzo medio ponderato risultante dall’asta; ne consegue che l’eventuale maggior/minor prezzo pagato dall’operatore, rispetto a quello medio ponderato, costituisca una perdita/utile per il medesimo.
Il tutto può essere chiarito con un esempio. Ipotizziamo che vi siano solo tre operatori partecipanti ad un’asta per 1000 milioni di euro di BOT annuali: la Banca del Nord, la Cassa del Centro e il Credito del Sud. I tre partecipanti presentano le seguenti richieste espresse in milioni di euro ai prezzi indicati:
Le proposte di acquisto vengono ordinate in maniera decrescente:
Il PMA viene calcolato sulla seconda metà dell'importo nominale emesso che è 500. Si considerano quindi le proposte Banca del Nord 300 a 97.20 e Cassa del Centro 200 a 97.18. Il prezzo medio ponderato utile ai fini delcalcolo è ((300*97,20) + (200*97,18))/500 = 97,19, pari ad un rendimento del 2.89%. Sottraendo a questo i 25 bps otteniamo 2.64% che è il rendimento relativo al prezzo massimo accoglibile: 100/(1 + 2,64%) = 97,42
Il prezzo di esclusione è invece calcolato sui 400 milioni richiesti da Cassa del Centro a 97.23 e sui 100 milioni di Banca del Nord a 97.20. Il prezzo medio ponderato necessario per il calcolo è di 2.855%; aggiungendo a questo 100 bps otteniamo il rendimento relativo al prezzo di esclusione (3.855%). Il prezzo di esclusione è 96.29.
Tutte le offerte sono comprese tra PMA e PE e quindi risultano tutte valide e vengono inserite nel sistema.
I titoli verranno così assegnati: l'offerta più alta è quella di Cassa del Centro (97,23), che per tale prezzo otterrà i 400 milioni di euro in titoli richiesti. I titoli assegnabili rimasti sono 600 milioni: il secondo miglior prezzo è quello di Banca del Nord (97,20), che per tale prezzo otterrà i 400 milioni di euro in titoli richiesti. Rimangono quindi 200 milioni: se li aggiudicherà Cassa del Centro, con la sua offerta di 97,18; in realtà la quantità richiesta era di 300 milioni ma essa supera i 1000 milioni di euro di quantità massima. In sintesi: Banca del Nord sottoscrive 400 milioni, Cassa del Centro sottoscrive 600 milioni, mentre Credito del Sud non sottoscrive nessun titolo.
Fonte. Borsa Italiana