I conti di Benetton approvati dal cda mostrano un utile netto a 122 milioni rispetto ai 155 milioni del precedente esercizio e il cda ha deliberato la distribuzione di un dividendo di 0,23 euro per azione rispetto a 0,28 euro dell'anno scorso.
Dividendo ENEL a 0,25 € (0,1 già distribuito)
Enel ha riportato un utile netto del quarto trimestre 2009 di 684 mln eu, inferiore ai 780 milioni stimati. Ebitda e debiti erano già stati comunicati, rispettivamente a 3,56 miliardi e 50,9 miliardi. Il dividendo 2009 proposto è di 0,25 euro per azione, comprensivo dell'anticipo di 10 cents distribuito a novembre.
Dividendo Generali a 0,35 €
Generali chiude il 2009 con una raccolta netta vita quasi raddoppiata a 16,1 miliardi di euro, a fronte di premi Vita per 48,9 miliardi (+9,5%) e un’Ape (nuova produzione) di 5,2 miliardi (+3,8%), mentre i premi Danni sono stabili a 21,6 miliardi. In peggioramento il Combined Ratio dei Danni che sale al 98,3% dal 96,4% anche a causa di un 1,9% “di aumento sinistralità per eventi catastrofali” e dell’andamento del ramo Auto.
Il dividendo unitario proposto per l’esercizio 2009 è interamente in contanti di euro 0,35 per azione, più che raddoppiato rispetto alla componente in contanti del dividendo distribuita per l’esercizio 2008 (0,15 euro, a cui si era aggiunta l’assegnazione gratuita di 1 azione ogni 25). Stacco cedola a partire dal 24 maggio.
Il dividendo unitario proposto per l’esercizio 2009 è interamente in contanti di euro 0,35 per azione, più che raddoppiato rispetto alla componente in contanti del dividendo distribuita per l’esercizio 2008 (0,15 euro, a cui si era aggiunta l’assegnazione gratuita di 1 azione ogni 25). Stacco cedola a partire dal 24 maggio.
Cosa sono i Fondi Immobiliari?
Nel corso di questi ultimi anni il settore del risparmio gestito ha subito un processo di profonda trasformazione che ha permesso agli operatori di offrire alla propria clientela prodotti e servizi sempre più innovativi in grado di soddisfare la domanda crescente di nuovi prodotti finanziari. Nascono così i fondi comuni di investimento immobiliari che consentono di trasformare investimenti immobiliari, che per loro natura richiedono tempi più lunghi degli investimenti di tipo mobiliare, in quote di attività finanziarie che consentono di generare liquidità senza che l’investitore debba acquisire direttamente un immobile. Presente in Italia dal 1998 questa tipologia di fondi, data la propria capacità di conservare valore attraverso il passare del tempo, rappresenta un interessante alternativa agli investimenti di tipo tradizionale, soprattutto in quelle fasi di mercato in cui la riduzione progressiva dei tassi di interesse rende attraente investire in immobili.
Cosa sono
I fondi immobiliari investono il patrimonio in misura non inferiore ai due terzi in beni immobili, diritti reali immobiliari e partecipazioni in società immobiliari. Sono chiusi, ovvero prevedono un diritto al rimborso della quota sottoscritta solo ad una certa scadenza. Con il dl n. 351 del 2001 e il dm n. 47 del 2003 è poi stata introdotta la possibilità di emissioni successive di quote e di rimborsi anticipati per aumentare la liquidabilità del fondo. I fondi immobiliari sono classificati in base ai soggetti ai quali si rivolgono (retail o investitori qualificati), alle modalità di acquisizione degli immobili (apporto, non ad apporto) e alla politica di distribuzione dei dividendi (a distribuzione o ad accumulazione). La durata minima prevista da queste particolari tipologie di investimento finanziario è pari a 10 anni mentre la massima può raggiungere anche i 30. La data di scadenza segna anche il momento in cui il patrimonio verrà ripartito, e distribuito, come stabilito all’interno del prospetto informativo. Di solito poi viene anche previsto un obiettivo di rendimento che è poi distribuito attraverso dividendi di acconto.
Come funziona un fondo immobiliare
I fondi immobiliari nascono con una dotazione iniziale prestabilita di patrimonio, variabile per effetto delle normali variazioni di valore connesse all'apprezzamento/deprezzamento dei beni. Tale patrimonio viene suddiviso in un numero predeterminato di quote. La prima fase della nascita di un fondo immobiliare parte con la sua sottoscrizione. Obiettivo del fondo è infatti quello di raccogliere un determinato ammontare di denaro presso i suoi sottoscrittori (investitori), denaro che sarà poi utilizzato per la gestione del portafoglio. Le sottoscrizioni sono aperte fino al raggiungimento di tale ammontare, raggiunto il capitale necessario le sottoscrizioni vengono chiuse. Vi è poi una seconda fase, in cui, una volta che il denaro è stato raccolto, il fondo seleziona gli immobili da rilevare. Gli immobili vengono selezionati secondo le linee di gestione del fondo: alcuni fondi privilegiano immobili residenziali e ad uso uffici, altri immobili commerciali (centri e gallerie commerciali in particolare), altri ancora zone da edificare o complessi da ristrutturare. Le quote possono essere sottoscritte, entro i limiti della disponibilità del fondo, solo durante la fase di offerta ed il rimborso avviene di norma solo alla scadenza, resta invece possibile acquistarle o venderle in un mercato regolamentato nel caso siano ivi negoziate. La quotazione in un mercato regolamentato è prevista dalla legge e garantisce al capitale una maggiore liquidabilità. I partecipanti possono poi rientrare in possesso dei capitali investiti, maggiorati degli eventuali capital gain o penalizzati dal market discount, ovvero dalla differenza che esiste in un determinato momento tra il prezzo di mercato e il valore patrimoniale della quota.
Vantaggi e svantaggi
Il principale vantaggio legato a queste tiplogie di investimento è per il cliente quello di entrare in possesso di uno strumento di investimento nuovo rispetto a quelli tradizionali (fondi comuni, obbligazioni, polizze, azioni) di medio e lungo termine, legato ad un tipo di investimento (gli immobili) non coperto dagli altri strumenti o non legato ad altri indici o mercati. Lo svantaggio invece è legato al fatto che il fondo immobiliare è uno strumento di medio e lungo periodo, andrebbe quindi, almeno in teoria, acquistato in sede di emissione e conservato fino a scadenza. Nonostante poi molti fondi immobiliari siano quotati anche in borsa, e quindi è possibile negoziarli anche prima della loro scadenza, restano strumenti molto meno liquidi rispetto alle azioni e puo' essere più difficile trovare a breve tempo una controparte. Questo implica che spesso, come nell'acquisto-vendita di un immobile, ci si trovi a doversi accontentare di un valore inferiore a quello della propria quota.
Fonte: Borsa Italiana
Cosa sono I Fondi Total Return?
I fondi total return sono un particolare tipo di fondi finalizzato all’ottenimento di un rendimento costante indipendente dall’andamento dei mercati. Si tratta quindi di investimenti finalizzati a un obiettivo di rendimento e di rischio esplicito che è compito del gestore del fondo raggiungere. Per ottenere queste prestazioni i gestori del fondo utilizzano un’asset allocation dinamica e un rigoroso controllo del rischio.
Se l’obiettivo è infatti quello di superare le performance di forme di investimento risk free come quello in titoli di stato, il vantaggio dei fondi total return si riassume nell’accurata selezione e gestione del portafoglio e nel suo costante aggiornamento alle condizioni di mercato.
La stessa parola total return deriva infatti per differenza da relative return, ossia dal fatto che il rendimento dei fondi viene misurato solitamente in relazione a un benchmark, ossia a un indice di riferimento costituito. In poche parole mentre per i fondi tradizionali l’andamento dei mercati a cui appartengono i titoli che compongono il portafoglio del fondo rappresenta il punto di riferimento per valutare la performance del fondo, per i total return questo non avviene. Ciò è dovuto, almeno in teoria, al fatto che la gestione dinamica del portafoglio consente agli asset manager una maggiore libertà di intervento. Per esempio, nel caso in cui i mercati vadano in perdita, un fondo di questo tipo può realizzare delle vendite allo scoperto che gli consentono di guadagnare sulle perdite degli indici. In un caso del genere il fondo potrebbe continuare a guadagnare anche mentre il mercato scende, cosa impossibile per fondi di altra natura.
Ovviamente in quest’ottica la corretta gestione del rischio diventa un fattore fondamentale per la salvaguardia delle attività gestite dal fondo. D’altra parte lo scopo per cui sono nati i fondi total return è proprio, come si diceva, quello di consentire il raggiungimento di obiettivi specifici di rendimento periodico.
Fonte: Borsa Italiana
Cosa sono i Fondi comuni di investimento?
Un fondo comune è uno strumento di gestione collettiva: vengono raccolte le risorse finanziarie di diverse persone ed impiegate insieme sui mercati finanziari. In questo modo l’investitore, attraverso l’adesione a un fondo, affida i propri risparmi a uno o più professionisti della finanza, organizzati in una società di gestione. I money managers si occuperanno di ricercare il modo più redditizio per investire il patrimonio del fondo stesso scegliendo tra azioni, obbligazioni, liquidità e diversificando per aree geografiche, settori merceologici o capitalizzazione degli emittenti a seconda dei limiti operativi del fondo stesso. Il privato che sottoscrive le quote del fondo, anche con modesti capitali riesce a diversificare i propri investimenti: con un ammontare di denaro elevato, infatti, si riesce a distribuire le risorse su un numero molto maggiore di titoli di quanto potrebbero fare i singoli sottoscrittori. In tal modo si dovrebbe riuscire a ridurre il rischio sistematico.
I fondi possono essere distinti in fondi aperti e fondi chiusi. I primi possono essere sottoscritti in ogni momento, ed in ogni momento è possibile ottenere il rimborso totale o parziale del capitale conferito. A tale scopo solitamente i fondi mantengono costantemente una parte del patrimonio in liquidità: la cosa può peggiorare le performance dello strumento finanziario, ma almeno garantisce il rapido ed agevole disinvestimento delle quote. È possibile aderire ai fondi comuni aperti attraverso il collocamento da parte delle Società di Gestione stesse, delle Società di Intermediazione Mobiliare (tramite Promotori Finanziari) e degli Istituti di Credito.
I fondi chiusi, invece, hanno un patrimonio che è fissato e conferito all’atto della sua costituzione. Talvolta sono previste finestre temporali in cui è possibile effettuare nuovi investimento o chiedere il rimborso, ma solitamente tali possibilità sono abbastanza limitate e rare. Questi strumenti di investimento collettivi possono quindi essere sottoscritti solo in un certo lasso di tempo e la restituzione del capitale può essere richiesta solo alla scadenza del fondo o dopo un certo numero di anni. Al di fuori di questi periodi di tempo le quote di un fondo chiuso possono essere acquistate e vendute solo in Borsa. A fronte di una scarsa liquidabilità dell’investimento, i gestori in questo caso hanno la possibilità di pianificare impieghi più a lunga scadenza e non devono parcheggiare risorse in liquidità. In teoria, quindi, i fondi chiusi possono essere più redditizi.
Relativamente alla remunerazione dei sottoscrittori possiamo distinguere tra fondi ad accumulazione di proventi, che non distribuiscono i risultati di gestione agli investitori ma li reinvestono automaticamente nel fondo capitalizzandoli progressivamente e fondi a distribuzione di proventi, in cui cedole, dividendi e premi vengono versati direttamente ai risparmiatori.
I cosiddetti fondi a ombrello (umbrella fund) sono un gruppo di fondi fra loro complementari solitamente gestiti dalla medesima società. La particolarità principale sta nel fatto che l’investitore può più facilmente passare da un fondo all’altro, rapidamente e con spese limitate. Questo consente rotazioni settoriali o geografiche per meglio cogliere le varie opportunità dei mercati, ma anche il passaggio da un’asset class all’altra (ad esempio da fondi obbligazionari ad azionari).
Fonte: Borsa Italiana
Cos'è Il Trattato di Lisbona?
Il Trattato di Lisbona è il documento che ha l'obiettivo di dotare l'Unione europea di istituzioni moderne e di metodi di lavoro ottimizzati per rispondere in modo efficace alle nuove esigenze. Sono serviti oltre sei anni di dibattiti tra gli Stati membri in merito alle riforme necessarie per affrontare le nuove sfide che l’Unione si è trovata ad affrontare negli ultimi anni per arrivare alla stesura di questo importante documento.
Le norme attuali infatti erano state pensate per un’Unione molto più ristretta. Le sfide attuali come quella dell’inquinamento atmosferico e la sfida rappresentata dalla crisi economica hanno posto di fronte alla necessità di migliorare il funzionamento e il potenziale dell’Ue.
Obiettivi del trattato
Il trattato di Lisbona definisce in maniera chiara gli obiettivi e i valori dell’Unione Europea: essi sono la pace, il rispetto dei diritti dell’uomo, la giustizia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e lo sviluppo sostenibile.
Il trattato garantisce che l’Unione Europea si impegni al fine di:
• offrire ai cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne;
• garantire all’Europa uno sviluppo sostenibile, basato su una crescita economica equilibrata, sulla stabilità dei prezzi e su un’economia sociale di mercato altamente competitiva, al fine di raggiungere la piena occupazione e il progresso sociale, unitamente ad un livello elevato di tutela dell’ambiente;
• lottare contro l’emarginazione sociale e la discriminazione, nonché promuovere la giustizia e la protezione sociali;
• favorire la coesione economica, sociale e territoriale, nonché la solidarietà fra gli Stati membri;
• continuare l’impegno in favore di un’unione economica e monetaria con l’euro come moneta;
• conservare e promuovere i valori dell’Unione europea nel resto del mondo e adoperarsi per la pace, la sicurezza, lo sviluppo sostenibile del pianeta, la solidarietà e il rispetto fra i popoli, un commercio libero ed equo e l’eliminazione della povertà;
• contribuire alla protezione dei diritti dell’uomo, segnatamente dei diritti dei bambini, all’applicazione rigorosa e allo sviluppo del diritto internazionale, ivi compreso il rispetto per i principi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite.
Le novità del Trattato
Tra le novità del Trattato, come messo in evidenza dalla stessa Commissione europea, la più importante, è quella di permettere ai cittadini una partecipazione più ampia al processo decisionale.
Con la nuova iniziativa popolare, un milione di cittadini da più Stati membri potranno invitare la Commissione a presentare nuove proposte politiche e, per la prima volta, influenzare direttamente il processo legislativo dell’Unione.
Il Trattato inoltre favorisce la razionalizzazione delle procedure decisionali dell’UE. In particolare a livello del Consiglio dei ministri, il voto a maggioranza qualificata si sostituirà più spesso al voto unanime. Questo permetterà di accelerare l’adozione dei provvedimenti rendendoli quindi più efficaci.
A partire dall’anno 2014 si considererà qualificata la maggioranza raggiunta con il voto favorevole di almeno il 55 % degli Stati membri rappresentante almeno il 65 % dei cittadini dell’Unione. Tuttavia per arrivare a tale cambiamento si dovranno sentire i diversi Paesi membri e i parlamenti degli Stati appartenenti all’Ue.
Il Trattato inoltre ufficializza la funzione della Banca centrale europea, che a tutti gli effetti diventa la Banca centrale dell’Ue.
Altre importanti novità riguardano il ruolo dell’Ue nel mondo che si impegna, in quanto istituzione, a promuovere i suoi valori a livello globale.
Il trattato di Lisbona – chiarisce la Commissione - precisa il ruolo dell’UE nel campo della politica estera e della sicurezza comune.
Le decisioni riguardanti le questioni attinenti alla difesa continueranno ad essere prese all’unanimità dei 27 Stati membri.
Infine, ultimo ma non in ordine di importanza, con il Trattato si vuole dare un importante segno alla lotta contro la criminalità transfrontaliera, l’immigrazione clandestina, la tratta di esseri umani, il traffico di armi e di droga.
Fonte: Borsa Italiana
Cos'è L'Ecofin?
Con Ecofin si indica il Consiglio di Economia e Finanza (Economic and Financial Affairs Council) che si riunisce in seno al Consiglio dell’Ue ed è composto dai Ministri dell’Economia e delle Finanze dei 27 Paesi membri.
L’Ecofin si riunisce ogni mese e prende le proprie decisioni a maggioranza qualificata, in conformità dell'articolo 205, paragrafo 2, del trattato che istituisce la Comunità europea. Con decorrenza dal 1° gennaio 2007, e in seguito dell'allargamento dell'Unione, la maggioranza qualificata è raggiunta quando sono riuniti 255 voti su 345 e la decisione ottiene il voto favorevole della maggioranza degli Stati membri. Inoltre, ciascuno Stato membro può chiedere che sia verificato se la maggioranza qualificata comprenda almeno il 62% della popolazione totale dell'Unione. In caso contrario, la decisione non è adottata.
Come precedentemente accennato l’Ecofin, nella maggioranza dei casi, decide a maggioranza qualificata, di comune accordo o dopo aver sentito il Parlamento europeo, eccezion fatta per le decisioni in materia fiscale.
Oltre ha preparare ogni anno il Bilancio dell’Ue insieme con il Parlamento l’Ecofin delibera sulle seguenti materie:
Coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri;
Monitoraggio della situazione economica;
Monitoraggio delle politiche di bilancio e delle finanze pubbliche dei Paesi membri;
Decisioni relative alla moneta unica (in questo caso non partecipano i rappresentanti degli Stati membri che non fanno parte dell’Eurozona;
Decisioni relative ai mercati finanziari e ai movimenti di capitale;
Rapporti economici con i paesi esterni all’Ue.
Oltre l’Ecofin
Oltre l’Ecofin va menzionato l’Eurogruppo, formato dai ministri dell'Economia e delle finanze degli Stati membri che hanno adottato l'Euro, ovvero dell'Eurozona. Esso si riunisce il giorno precedente la sessione dell'Ecofin discute alcune questioni inerenti l’unione monetaria. L’Eurogruppo non costituisce una delle formazioni del Consiglio.
Diverso dall’Ecofin è il DG Ecfin (Directorate-General for Economic and Financial Affairs) organo in seno alla Commissione europea il cui compito è quello contribuire alla crescita del benessere economico dei cittadini dell’Ue. Nel far questo sviluppa e promuove politiche in grado di assicurare crescita economica sostenibile, elevato livello di occupazione, finanze pubbliche stabili e stabilità finanziaria.
Saldi d'estate fino al 70%. Tutto a partire da 9 Eur fino a 69 Eur di spesa.
Fonte: Borsa Italiana
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