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ANALISI TECNICA DI BASE - Federico G. Zancanella

Il testo è particolarmente adatto a tutti coloro che da poco si sono affacciati all'Analisi tecnica. Con un linguaggio semplice e chiaro sono illustrati e commentati gli indicatori più diffusi e di maggiore utilità per una interpretazione grafica del mercato (MACD, RSI, OBV, ecc.). A completare l'opera vi è una sezione introduttiva sui padri dell'Analisi tecnica assieme ad alcuni brevi pareri sull'utilizzo di questa da parte di affermati professionisti ed operatori del mondo della finanza.


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ANALISI TECNICA - Michael Khan

L'analisi tecnica rappresenta un argomento di cruciale importanza per tutti gli investitori. Questo potente strumento mette a disposizione tecniche di analisi basate su elementi razionali per scegliere le azioni migliori e ottenere i profitti più elevati. Accade però spesso che l'analisi tecnica, con i suoi metodi e le sue tecniche, confonda i potenziali investitori e susciti dubbi e perplessità. Per fugare ogni dubbio, Kahn ha scritto questa guida pratica che, rinunciando al gergo per iniziati e a rituali per adepti, traduce questa raffinata tecnica di analisi in un linguaggio piano e comprensibile anche ai neofiti. Il risultato di questo approccio è un manuale di grande fruibilità che vi consentirà di apprendere le tecniche e i metodi dell'analisi tecnica per avere a disposizione un ulteriore strumento di valutazione che potrete affiancare a quelli che già conoscete e utilizzate per decidere i vostri investimenti.

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ANALISI TECNICA DEI MERCATI FINANZIARI di John Murphy

Questa seconda edizione, completamente riveduta e aggiornata, contiene tutte le nuove tecniche di analisi e i più recenti sviluppi in questo campo ormai sempre più in veloce evoluzione. L'opera è arricchita con centinaia di illustrazioni e con l'aggiunta di tre nuovi capitoli che esemplificano alcuni punti cruciali: Indicatori del mercato azionario; Tecnica dei candlesticks; Intermarket analysis. Il testo fornisce infine alcune nuove sezioni riguardanti lo sviluppo di sistemi computerizzati, gli indicatori tecnici avanzati e le recenti forme di analisi come il market profile. Un utile glossario dei termini più usati in ambito finanziario chiude il volume insieme al dettagliato indice analitico.

Sommario
Filosofia dell'analisi tecnica - La teoria di Dow - Come si costruisce un grafico - Concetti fondamentali di trend - Le principali formazioni di inversione - Figure di continuazione - Volume e open interest - Grafici di lungo periodo - Medie mobili - Oscillatori e opinione contraria - Grafici point & figure - I candlesticks giapponesi - La teoria Elliott Wave o delle onde di Elliott - I cicli temporali - Computer e rading systems - Gestione patrimoniale e tattiche operative - Il legame tra mercato azionario e mercato dei futures: intermarket analysis - Gli indicatori del mercato azionario - Checklist. Appendice A: Indicatori tecnici avanzati. Appendice B: Market profile. Appendice C: Costruire un trading system. Appendice D: Contratti futures continuativi. Glossario. Indice analitico

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COME SI LEGGONO I MERCATI. L'AGENDA DEGLI EVENTI PRICE SENSITIVE. UNA GUIDA PER di Stefano Natoli e Guido Plutino

Che cosa accomuna l'ultima scoperta industriale del mondo occidentale, il colpo di Stato in una piccola nazione africana ricca di materie prime, l'indiscrezione su un'operazione di merger tra due importanti aziende e una riunione della Banca centrale europea? Il fatto di essere eventi market mover, in grado cioè di "muovere", di influenzare in un senso o nell'altro, i mercati finanziari. Più i mercati si integrano e si globalizzano, più aumenta la loro "volatilità" e più cresce l'universo degli avvenimenti price sensitive. In pratica, si moltiplicano quei continui e improvvisi cambi di direzione delle quotazioni capaci di mettere a dura prova i nervi anche degli investitori più smaliziati. C'è un rimedio? Più che altro esiste uno strumento valido per "prepararsi all'impatto" inevitabile di questa volatilità: conoscere gli eventi price sensitive o market mover. Con un linguaggio chiaro anche per i non "addetti ai lavori", Come si leggono i mercati è uno strumento operativo indispensabile che spiega quali sono questi eventi e come influiscono sulle quotazioni degli strumenti finanziari.

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Nuove Obbligazioni RBS Cina ed Europa dal 2 dicembre 2010

RBS N.V. (rating S&P A+) quota da giovedì 2 dicembre sul mercato MOT di Borsa Italiana due nuove obbligazioni, RBS Cina ed RBS Europa, legate rispettivamente alle performance dell’azionario cinese ed europeo.

L’obbligazione RBS CINA (codice ISIN NL0009629062, durata 5 anni) prevede che venga pagata una cedola lorda del 5,5% per ognuno degli anni passati dall’emissione e sempre del 5,5% negli anni successivi, se in una delle date di rilevazione (11 novembre di ogni anno) l’indice Hang Seng China Enterprises risulti superiore del 40% al livello iniziale 12757,10. Se non si verifica la condizione, fermo restando comunque il rimborso del 100% del valore nominale, viene pagata una cedola lorda a scadenza corrispondente all’eventuale performance positiva dell’indice rispetto al suo livello iniziale.

L’obbligazione RBS EUROPA (codice ISIN NL0009629070, durata 5 anni) prevede che venga pagata una cedola lorda del 5,5% per ognuno degli anni passati dall’emissione e sempre del 5,5% negli anni successivi, se in una delle date di rilevazione (11 novembre di ogni anno) l’indice EuroStoxx50 risulti superiore del 25% al livello iniziale 2736,96. Se non si verifica la condizione, fermo restando comunque il rimborso del 100% del valore nominale, viene pagata una cedola lorda a scadenza corrispondente all’eventuale performance positiva dell’indice rispetto al suo livello iniziale.

fonte: RBSbank

Vantaggi e svantaggi derivanti dall'utilizzo del criterio del Fair Value

I Principi contabili internazionali assurgono a principale criterio di valutazione per le poste in bilancio il fair value ovvero "il corrispettivo al quale un'attività può essere scambiata o una passività estinta fra parti consapevoli e disponibili in una libera transazione fra terzi (no operazioni infragruppo)". Il significato della parola fair value è stato (ed è tuttora) a lungo dibattuto. Dalla prassi italiana viene spesso tradotto come valore "equo" di scambio o valore "adeguato" (ossia in grado di esprimere la potenziale consisitenza del patrimonio senza privilegiare particolari classi di stakeholders) come "valore teorico di scambio" (cui ragionevolmente possono tendere controparti consapevoli e disponibili di una potenziale transazione di mercato) o ancora come "valore economico di scambio" (in analogia con la definizione Zappiana di capitale economico). Fatto sta che il dibattito sviluppatosi attorno a questo criterio di rilevazione contabile (e i suoi apetti emersi nelle sue prime applicazioni nei bilanci delle imprese) ha fatto emergere le sue principali virtù e manchevolezze in tal modo sintetizzabili:

* Il costo storico al contrario riflette valori originati in momenti e condizioni diverse (lo scambio può essere temporalmente lontano dalla data di valutazione)

Ne consegue che l'informazione fornita dall'utilizzo del fair value è senza dubbio rilevante ma l'attendibilità della stessa risulta poco garantita, ragion per cui lo IASB (che ne ha promosso l'utilizzo per mezzo degli Standard contabili IAS/IFRS) tenta di mediare a queste esigenze prevedendone l'impiego SOLO per le voci di bilancio misurabili con sufficiente grado di attendibilità (ex: strumenti finanziari quotati su mercati sufficientemente stabili, trasparenti, liquidi e con prezzi attendibili o mediante l'utilizzo di metodi di valutazione alternativi quali il metodo patrimoniale semplice, il metodo reddituale semplice e il metodo dei multipli di mercato).
Dott.ssa Valeria Ponis

Prassi contabile Italiana vs Principi IAS/IFRS: principali differenze fra criteri di valutazione in bilancio

La prassi contabile italiana assumeva come criterio principe per la valutazione degli asset patrimoniali l’approccio del costo storico, ossia il prezzo originario della transazione comprensivo di eventuali proventi ed oneri accessori direttamente imputabili alla stessa. L’utilizzo della suddetta metodologia faceva si che il patrimonio aziendale non riflettesse  le sue possibili variazioni incrementative non rendendosi di fatto idoneo a fornire una visione in chiave prospettica dell’impresa. Nell’attuale prassi contabile internazionale IAS/IFRS (recepita in Italia con D.Lgs n° 38 del 2005) invece sono ammesse nella valutazione degli asset patrimoniali rivalutazioni e svalutazioni rispetto al valore originario della transazione. Ciò rende possibile la rilevazione di utili e perdite derivanti da sole variazioni di valore intervenute nell’esercizio utili per assumere decisioni in campo economico (sebbene più incerte e volatili). Ciò ha determinato il passaggio da una configurazione Zappiana di reddito prodotto “nello scambio e per lo scambio” ad una di “reddito potenzialmente prodotto” che vede il concorso alla formazione del reddito anche ad utili attesi relativi ad operazioni che ancora non hanno completato il loro ciclo economico. In tal modo la rilevazione dei componenti economici si sposta dal momento in cui lo scambio ha luogo sul mercato, al momento in cui esso potrebbe essere attuato. E’ per questo che il reddito potenzialmente prodotto spesso viene identificato con il concetto di “comprehensive income“ che la dottrina anglosassone riconduce ad un risultato di periodo nel quale confluiscono anche componenti di carattere meramente valutativo.

Il maggior pericolo di tale cambiamento è da sempre stato ricondotto alla possibilità di intaccare l’integrità economica del capitale MA, ad un’attenta valutazione è possibile rilevare come il principio della prudenza (che ha guidato a lungo le decisioni nella prassi contabile nostrana) non venga negato, anzi, sia meglio specificato e quindi più correttamente applicato nei principi contabili internazionali. Tale impostazione prevede infatti, per la maggioranza degli elementi patrimoniali valutati al valore di mercato (fair value), che le variazioni positive derivanti da adeguamenti di valore, siano imputate in una riserva di patrimonio netto e vi restino accantonate sino a quando il saldo della rivalutazione non venga effettivamente realizzato. Solo gli Standard che disciplinano la realizzazione probabile e attendibilmente determinabile di componenti reddituali dispongono di imputare direttamente a conto economico le variazioni di fair value (ex: attività e passività detenute per la negoziazione). Ciò trova ulteriore conferma nella logica sottesa alla quantificazione delle perdite presunte; con il criterio del fair value tali perdite si rilevano contabilmente ogniqualvolta il valore corrente di un elemento patrimoniale attivo o passivo sia inferiore o superiore a quello precedentemente iscritto in bilancio, nella prassi contabile italiana invece è necessario accertare che si sia verificata una perdita durevole di valore che, contabilizzata mediante una svalutazione, esprima l’irrecuperabilità del valore netto contabile dell’elemento patrimoniale.
Dott.ssa Valeria Ponis

Quali sono gli indicatori economici più importanti?

La maggior parte degli indicatori economici possono essere suddivisi in indicatori principali e in indicatori di ritardo. Gli indicatori anticipatori delle tendenze e dei fattori economici, prevedono il cambiamento prima che l’economia inizia a seguire un particolare schema o una tendenza. Questi indicatori sono usati per predire dei cambiamenti nell’economia. Gli indicatori in ritardo invece mettono in evidenza i cambiamenti economici solo dopo che il cambiamento ha già iniziato a seguire un particolare schema o una tendenza.

Andiamo ora a vedere quali sono i principali indicatori economici da tenere in considerazione.

Il prodotto interno lordo, PIL, ovvero la somma del valore di tutti i beni e di tutti i servizi prodotti da società straniere o nazionali in Italia. Il PIL indica il ritmo al quale l’economia di un paese è in crescita o in diminuzione ed è considerato il più ampio indicatore della produzione economica.

La produzione industriale è una misura ponderata della catena del cambiamento nella produzione di fabbriche, nonché una misura delle loro capacità industriali e di quante risorse disponibili tra fabbriche, servizi e miniere sono utilizzate, dato comunemente noto come grado di utilizzazione degli impianti. La produzione del settore rappresenta un quarto dell’economia. Il tasso di utilizzo della capacità fornisce una stima di quanta capacità di produzione di fabbrica è in uso.

Il Purchasing Managers Index, PMI, è un indice composito mensile delle condizioni delle fabbriche nazionali, costruito a partire dai dati sui nuovi ordinativi, dai dati della produzione, dai tempi di consegna dei fornitori e considerando i ritardi, le scorte, i prezzi, l’occupazione, gli ordini di esportazione e gli ordini di importazione. E’ diviso in due sottoindici, ovvero quello della produzione e quello del settore non manifatturiero.

Il Producer Price Index, PPI, è una misura delle variazioni dei prezzi nel settore manifatturiero. Questo indicatore misura le variazioni dei prezzi medi di vendita dei produttori nazionali nel settore manifatturiero, minerario, agricolo e delle industrie elettriche. Il PPI più spesso utilizzato per l’analisi economica è quello relativo ai prodotti finiti e ai beni intermedi.

Il Consumer Price Index, CPI, noto anche come indice dei prezzi al consumo, è una misura del livello del prezzo medio pagato dai consumatori che sono l’80% della popolazione, per un determinato paniere di beni e di servizi. Si riferisce alle variazioni di prezzo in oltre 200 categorie.

Gli ordini dei beni durevoli indicano i nuovi ordini che saranno consegnati immediatamente o in futuro. Un bene durevole è definito come un bene che dura per un periodo prolungato di tempo, almeno tre anni.

I dati legati all’indice occupazionale sono definitivamente importanti. Il calcolo di questo dato economico va a misurare il numero di posti di lavoro creati dalle 500 industrie degli stati degli Stati Uniti e dalle 255 aree metropolitane. Le stime di occupazione sono basate su un sondaggio tra le grandi imprese e conta anche il numero di lavoratori salariati che lavorano part-time o full-time negli istituti di governo.

I dati delle vendite al dettaglio sono una misura del gettito totale che hanno i negozi al dettaglio. Viene calcolato prendendo dei campioni che rappresentano ogni tipo e ogni dimensione delle imprese del commercio al dettaglio. Sono usati anche per capire i modelli di spesa dei consumatori. E’ un dato che viene regolato per le normali variazioni stagionali. Le vendite al dettaglio dei beni non durevoli comprendono le merci vendute ai privati. E’ un dato molto importante dato che i consumi privati rappresentano la maggior quota del PIL di un paese.