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Tassi Interni di Trasferimento e Metodo della contribuzione a flussi lordi: un efficace sistema per la misurazione della creazione di valore in Banca

Se fosse possibile strutturare l’impresa in modo che ciascuna divisione/filiale  non abbia rapporti con le altre verrebbe meno il maggior problema che comporta la misurazione dei risultati economici per Centro di Responsabilità. Ma se così fosse svanirebbero anche i vantaggi derivanti dalla decentralizzazione, ovvero la possibilità di trarre vantaggio dalla divisione del lavoro e delle risorse, usufruendo di un elevato grado di integrazione. Tale decisione deve però essere adeguatamente supportata da un efficiente ed efficace sistema di tassi interni di trasferimento (e da un sistema di Internal Transfer Price, cdd. ITP, per valorizzare i trasferimenti dei servizi), ossia un sistema interno alla banca che astrattamente valorizzi i trasferimenti di risorse finanziarie da un Centro di Responsabilità all’altro tramite l’intermediazione di un centro fittizio (la cdd. Tesoreria) articolato in tanti pool quanti sono i tassi a scadenza della curva di mercato.

Esempio: in tal caso la curva dei tassi (generalmente la IRS) è composta da 14 scadenze. Idelamente quindi questa banca dovrebbe lavorare con 14 pool di Tesoreria in cui verranno canalizzate tutte le operazioni che rientrano in questi intervalli temporali (determinando ad esempio se ho un operazione a 18 mesi se rientra più nel pol a 12 o quello a 24 mesi) . La matrice dei tassi è tanto più diversificata quanto più la banca vuole pressare l'effetto del mismatch e trasferirlo alla centro fittizio.  E' evidente come sia molto pratico per l'uomo di tesoreria prendere a riferimento i tassi di mercato per la determinazione dei TIT.
Ad esempio nell'operazione a 24 mesi il cost of funding è 5,6 conseguentemente lo spread che mi rimane è solo lo 0,4% che, moltiplicato per il capitale impiegato (115) determina la mia redditività.
Se ciò non avvenisse le filiali con un volume di raccolta superiore agli impieghi presenterebbero un risultato economico negativo; mentre le filiali prenditrici nette di fondi risulterebbero largamente redditizie. E' evidente quindi l’esigenza di attribuire un ricavo (ed un costo) figurativo ai fondi ceduti (o ricevuti da) altri centri.

Per la Tesoreria è possibile far ricorso sia ad unico tasso (per la raccolta e per gli impieghi, colonna gialla) sia un tasso doppio ma solitamente si ritiene più opportuno optare per il tasso unico; l’esistenza di un doppio tasso infatti crea un utile fittizio in capo alla tesoreria non giustificato da un effettivo valore aggiunto fornito, che peraltro comprime in maniera ingiustificata la redditività delle filiali. 

Nello specifico, il funzionamento del sistema dei Tassi interni di si basa sul cosiddetto Metodo della contribuzione a flussi lordi in base al quale nella determinazione del Margine di contribuzione della filiale concorrono non solo i flussi di interessi attivi e passivi  reali (realizzati con l'esterno) ma anche i figurativi che derivano dalla valorizzazione dei trasferimenti interni dei fondi tra le filiali stesse. In tal modo tutti i fondi raccolti vengono ceduti ad un pool di tesoreria (centro fittizio) che li remunera al Tasso Interno di Trasferimento (interesse attivo figurativo) e analogamente, tutti i fondi impiegati vengono attinti dallo stesso pool al medesimo TIT (interesse Passivo figurativo dato dal prodotto fra i fondi impiegati ed il TIT stesso). In tal modo la contribuzione della filiale alla redditività della banca non dipenderà tanto dal volume degli impieghi e della raccolta sul mercato, quanto dalla capacità dell’unità territoriale di realizzare un differenziale positivo (“spread”) tra il TIT ed il tasso di interesse negoziato sulla raccolta (o sull’impiego). Il TIT deve quindi essere definito in modo tale da orientare la filiale verso l’adozione di scelte ottimali per se stessa e per la banca nel suo complesso. In tal modo è possibile separare il risultato economico della filiale dal risultato economico della Tesoreria, evitando di far ricadere sulla prima eventuali efficienze-inefficienze della seconda.
Vantaggi del metodo della contribuzione a flussi lordi:
  • è possibile leggere il contributo economico assicurato da ciascuna forma tecnica (cosa che non sarebbe possibile con la tradizionale impostazione a flussi netti, che si limita a sommare algebricamente elementi positivi e negativi di reddito riducendo il conto economico di filiale esemplificato alle prime 3 colonne);
  • La raccolta non è più una materia prima, ma un vero e proprio prodotto finanziario indipendente da cui generano costi e ricavi;
  • Richiede informazioni di facile reperimento (volumi intermediati e TIT, generalmente coincidenti con i tassi di mercato per i motivi sopra indicati);
  • è possibile affrontare problematiche di marketing inerenti la convenienza ad agire sui mercati di raccolta o di impiego;
  • il risultato "quadra" con la contabilità.
Dott.ssa Valeria Ponis

    Sistema dei controlli interni: evoluzione, ruoli e fasi del processo di pianificazione e programmazione in banca

    A partire dal 1998 la Banca d’Italia ha avviato una lunga fase di produzione normativa (che sotto certi versi si sta ancora completando) per la regolamentazione del Sistema dei controlli interni delle banche e degli altri intermediari finanziari. Tale fase ha inizio con l’emanazione della Circolare n° 4 del 29 Marzo 1998, la quale, per le notevoli difficoltà a seguito incontrate dagli intermediari nella First Time Application (che prevedeva una serie di interventi necessari per la regolazione della struttura e l’organizzazione del sistema dei controlli nonché l’invio di una relazione annuale alla BI sullo stato attuale dello stesso) ha visto il susseguirsi di ben 145 aggiornamenti che hanno reso necessaria una completa riedizione della Circolare.
    Tale riedizione è avvenuta il 21 Aprile 1999 con l’emanazione della Circolare Banca d'Italia n° 229 la quale definisce il sistema dei controlli interni come l'insieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative che mirano ad assicurare il rispetto delle strategie aziendali e il conseguimento delle seguenti finalità:
    — efficacia ed efficienza dei processi aziendali (amministrativi, produttivi, distributivi);
    — salvaguardia del valore delle attività e protezione dalle perdite;
    — affidabilità e integrità delle informazioni contabili e gestionali;
    — conformità delle operazioni con la legge, la normativa di vigilanza nonché con le politiche, i piani, i regolamenti e le procedure interne.
    Le banche in virtù di ciò devono porre in essere soluzioni organizzative che:
    — assicurino la necessaria separatezza tra le funzioni operative e quelle di controllo ed evitino situazioni di conflitto di interesse nell'assegnazione delle competenze;
    — siano in grado di identificare, misurare e monitorare adeguatamente tutti i rischi assunti o assumibili nei diversi segmenti operativi;
    — stabiliscano attività di controllo a ogni livello operativo e consentano l'univoca e formalizzata individuazione di compiti e responsabilità, in particolare nei compiti di controllo e di correzione delle irregolarità riscontrate;
    — assicurino sistemi informativi affidabili e idonee procedure di reporting ai diversi livelli direzionali ai quali sono attribuite funzioni di controllo;
    — garantiscano che le anomalie riscontrate dalle unità operative, dalla funzione di revisione interna o da altri addetti ai controlli siano tempestivamente portate a conoscenza di livelli appropriati dell'azienda (del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale, se significative) e gestite con immediatezza;
    — consentano la registrazione di ogni fatto di gestione e, in particolare, di ogni operazione con adeguato grado di dettaglio, assicurandone la corretta attribuzione sotto il profilo temporale.
    Inoltre si prescrive che il sistema dei controlli interni venga periodicamente soggetto a ricognizione e validazione in relazione all'evoluzione dell'operatività aziendale e al contesto di riferimento.
    Tale piano di interventi avrebbe dovuto assicurare, entro un lasso ragionevole di tempo, l’adeguamento alle prescrizioni della Banca d’Italia ma, l’eccessiva generalità con cui l’assetto dei controlli interni era stato trattato nelle precedenti Circolari e la necessità di cercare qualcuno da responsabilizzare in materia di controlli, ha reso necessari ulteriori indicazioni e chiarimenti effettuati dalla stessa istituzione mediante articoli e lettere di chiarimento. Il più importante di questi, la “lettera” del 5 Novembre 1999 “La vigilanza sugli assetti organizzativi delle banche “ (che in realtà è un articolo pubblicato nel bollettino statistico della Banca d’Italia) è stata la più importante di questi nel definire chiaramente una volta per tutte il ruolo della funzione di Controllo di Gestione in banca. Quest’ultima, viene così frazionata in 5 sottosistemi:
    • Sistema dei controlli interni
    • Sistema informativo contabile
    • Gestione del personale
    • Pianificazione strategica
    • Programmazione e controllo di gestione

    Le ultime due funzioni rappresentano i principali attori del processo di controllo in banca, intervenendo nella definizione, revisione e controllo delle linee strategiche e dei relativi investimenti (incluse le eventuali modifiche organizzative) definendo delle procedure che consentono alle strutture di vertice di guidare l’andamento delle diverse aree operative. Tale imprescindibile ruolo può essere efficacemente evidenziato come di seguito focalizzando il ruolo svolto dall’uomo di pianificazione strategica (di Programmazione e controllo se parliamo di definizione di obiettivi di breve termine) nelle varie fasi di articolazione del Piano di Budget annuale (sotto le linee del piano strategico pluriennale, solitamente redatto ogni tre anni in banca):

    Dott.ssa Valeria Ponis
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    Calendario 2011 emissioni di Buoni ordinari del Tesoro (Bot).

    Il ministero dell'Economia ha  comunicato il calendario secondo il quale si svolgeranno l'anno prossimo le emissioni di Buoni ordinari del Tesoro (Bot).

    Per ogni titolo, il calendario indica la durata, le date di comunicazione dei volumi al mercato, giorno dell'asta, di regolamento e di scadenza.

    Guarda il calendario aste BOT 2011 (pdf)

    Sistemi di Controllo di Gestione in Banca: principali profili operativi e evoluzione dell’approccio metodologico in Italia

    Lo sviluppo dei contributi alla disciplina del controllo nelle banche del nostro paese parte negli anni ’70 come esigenza di garantire adeguati livelli di economicità alla gestione. Le strutture e le condizioni di operatività che contraddistinguono le aziende di credito Italiane hanno però fatto si che l’evoluzione dei suddetti sistemi fosse molto più lenta e viscosa rispetto a quella delle imprese industriali (ambito nel quale tale tematica ha conosciuto i suoi primi sviluppi) rendendo difficile lo sviluppo di una visione sistemica del controllo ( a lungo concepito come mera attività ispettiva e di misurazione). Mentre difatti nei paesi anglosassoni tale processo evolutivo è stato facilmente attuabile per il modesto livello di complessità interno degli istituti di credito (e per il conseguente livello di decentramento raggiunto) costituendo terreno fertile per lo sviluppo di evoluti meccanismi di controllo, in Italia, in cui la realtà operativa era costituita da imprese ed intermediari finanziari di piccole dimensioni basati su modelli prevalentemente monobusiness con scarsi livelli di decentramento e condizioni ambientali tendenzialmente stabili, il cambiamento in atto non è riuscito a scardinare strutture di governo fortemente accentrate dove l’attività decisionale veniva svolta esclusivamente al vertice. Tale staticità ha a lungo convinto i responsabili delle aziende di credito che la gestione della banca fosse cosa facile, stabile, che non necessitasse rigorosi calcoli di convenienza economica e che il reddito dipendesse soltanto dai volumi gestiti (variabile chiave). Ciò ha fatto si che il loro unico obiettivo fosse il raggiungimento di maggiori dimensioni operative, stante anche il rigido atteggiamento delle Autorità di Vigilanza fortemente limitante la libera operatività delle aziende di credito. I sistemi di controllo tradizionali prevedono quindi azioni standardizzate che agevolavano la perfetta conoscibilità dell’operatività della banca per il management incentivando la creazione di un contesto settoriale molto stabile. L’operatività futura veniva estrapolata da quella passata facendo sì che si ponessero obiettivi poco significativi, verificati con intervalli temporali molto ampi e conseguenti azioni correttive tardive ed inefficaci. Da ciò si deduce come l’introduzione di una nuova cultura orientata al controllo abbia rappresentato un elemento di rottura con il tradizionale modo di governare in banca costringendo i livelli manageriali intermedi a doversi confrontare con logiche meritocratiche fondate su un nuovo concetto di responsabilizzazione e sottoposti a criteri di valutazione più oggettivi (ben lontani dalle logiche burocratiche che a lungo hanno contraddistinto l’operatività degli intermediari creditizi).

    Principali nozioni di controllo (ex-Circolare 229/1999 della Banca d’Italia):

    La prima definizione di “controllo” è stata fornita da Fayol identificandolo come “attività di verifica ed ispezione delle prestazioni degli individui ad opera dei loro diretti superiori” articolata nelle fasi di :

    1. Misurazione          2. Valutazione           3. Eventuale correzione delle azioni intraprese

    Tale concezione ha favorito lo sviluppo di un approccio strutturalista al governo dell’impresa basato esclusivamente sul rispetto delle regole in base alla concezione che l’impresa (in quanto sistema chiuso) sia in grado di autoregolarsi, ovvero garantire che gli individui adottino comportamenti coerenti con gli obiettivi aziendali. L’emersione dei limiti di tale modello ha favorito così la nascita di un approccio comportamentista basato su un utilizzo più razionale della burocrazia che ponga anche attenzione alla variabile umana e motivazionale.

    L’introduzione di una compiuta visione sistemica del controllo è però avvenuta ad opera di Anthony che scindendo la fase di pianificazione da quella di controllo, rende quest’ultima parte integrante di un più ampio processo che coinvolge l’intera organizzazione e non solo la funzione di direzione. Tale processo consta di tre momenti:

    - Pianificazione strategica: definizione degli obiettivi generali e azioni volte a raggiungerli.

    - Controllo direzionale: i dirigenti si assicurano che le risorse siano utilizzate efficientemente.

    - Controllo operativo: verifica del raggiungimento delle condizioni di efficacia ed efficienza e la relativa conformità con gli obiettivi preposti.

    Secondo tale concezione il controllo (non più mera ispezione) assume il ruolo di guida e governo dell’impresa.
    Dott.ssa Valeria Ponis

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    Basilea 3: quali sono le banche italiane più coinvolte?

    Il contenimento dei costi a lungo termine imposto dagli accordi di Basilea 3 non colpiranno allo stesso modo tutte le Banche europee. In particolare gli Istituti italiani che avranno bisogno di nuova patrimonializzazione sono, in base ad un'analisi di Keefe, Bruyette and Woods (Kbw), Monte dei Paschi e Banco Popolare. Le simulazioni che misurano la distanza del patrimonio di vigilanza attuale dai requisiti patrimoniali attesi al 2012 prevedono la necessità di iniezioni di capitale rispettivamente pari a 4,63 e 3 miliardi. Come dire un apporto dell'84 e del 41% dei rispettivi equity Tier 1. Apporto ridotto al 18% (ma si tratta pur sempre di 4,89 miliardi) per Intesa Sanpaolo, al 10% per UniCredit (4,06 miliardi, al 6% per Ubi (450 milioni circa), sino al minuscolo 2% (32 milioni) del Credem. Mps e Banco Popolare, secondo l'analisi, potrebbero dover ridurre drasticamente la distribuzione di dividendi per anni, o chiedere agli azionisti di metter mano al portafoglio, finanziando aumenti di capitale.

    Borse e Cambi: previsione delle principali case d'investimento italiane ed estere

    Europa e Stati Uniti raccolgono più consensi dell'Asia. Le azioni sono preferite alle obbligazioni. Fund manager divisi sulle future mosse della Bce.

    Tra azioni e obbligazioni, la preferenza dei gestori per il primo semestre del 2011 va all’equity. Secondo l’ultimo sondaggio, condotto da Morningstar tra le principali case di investimento italiane ed estere, le aree su cui c’è maggior ottimismo sono gli Stati Uniti e l’Europa, seguiti dall’Asia e, fanalino di coda, il Giappone. Rispetto al Vecchio continente, l’Italia raccoglie meno consensi.

    Sul fronte macro-economico, potrebbe esserci un rallentamento nella prima parte dell’anno e poi una nuova accelerazione. I Paesi del G-7 potrebbero essere protagonisti di una progressiva ripresa, mentre quelli emergenti continuano a presentare buone prospettive.

    Europa, ancora rischio sovrano

    Per l’82% dei gestori, le Borse europee cresceranno nei prossimi sei mesi. In particolare, la discesa che si è registrata a novembre ha creato alcune opportunità di acquisto perché sono state sacrificate molte società, anche tra le più solide. Più in generale, alcuni fund manager sono convinti che l’area sia penalizzata da un eccessivo pessimismo. Tuttavia, nel 2011 Eurolandia continuerà a fare i conti con il debito sovrano dei Paesi periferici. Il salvataggio dell’Irlanda è stato accolto in modo contrastato dagli investitori, i quali hanno dato fiducia a Dublino, interpretando gli aiuti come ristrutturazione dello stato debitorio più che come risanamento dopo gli sperperi (a differenza della Grecia). Allo stesso tempo, però, gli operatori temono che il piano possa indurre altri Stati in difficoltà a ritardare i provvedimenti impopolari di taglio delle spese, potendo comunque contare sull’aiuto esterno.

    Segnali di ripresa negli Stati Uniti

    La Borsa americana raccoglie la stessa percentuale di consensi dell’Europa. Oltreoceano, però, l’accento viene messo sui segnali di ripresa economica che si sono manifestati a novembre. Il dato sul Prodotto interno lordo nel terzo trimestre è stato rivisto al rialzo dal 2 al 2,5%. Sono state incoraggianti le rilevazioni sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale. Le valutazioni dei titoli sono considerate dai più attraenti e la decisione della Federal Reserve di inondare il mercato con la liquidità, attraverso la politica di allentamento monetario, supporta Wall Street. L’unico aspetto critico rimane l’elevata disoccupazione, che penalizza i consumi.

    Nubi grigie su Tokyo

    La Borsa nipponica è quella che continua ad avere meno consensi. Il 58,8% dei gestori prevede un rialzo nei prossimi sei mesi, contro il 23% che si attende una discesa dei corsi. Il Sol levante soffre da tempo la forza dello yen nei confronti del dollaro e dell’euro, che penalizza le esportazioni. Nelle ultime settimane sono emersi segnali di forza, riconducibili allo sviluppo dell’area asiatica che fa da traino, ma la strada per il Giappone appare ancora in salita, perché il quadro interno resta critico.

    Asia cara

    Le Borse asiatiche ricevono meno consensi rispetto all’occidente (76,5%), perché i gestori riconoscono che le valutazioni dei titoli non sono più a buon mercato. I flussi di capitali verso la regione sono ancora abbondanti, grazie soprattutto agli Exchange traded fund (Etf), ma potrebbe esserci un periodo di consolidamento delle quotazioni. Dal punto di vista macro-economico, invece, pochi hanno dubbi sul proseguimento del trend di crescita, trainato dalla Cina e dall’India.

    Governativi, occhio alle banche centrali

    Le previsioni dei gestori sulle future mosse della Banca centrale europea non sono univoche. Secondo alcuni i tassi rimarranno bassi ancora per molti mesi, secondo altri la normalizzazione potrebbe avvenire prima del previsto. Da un lato pesa la debolezza della ripresa e il rischio sul debito sovrano; dall’altro i fund manager mettono l’accento sul fatto che tali problemi rimarranno confinati in pochi Paesi periferici. Negli Stati Uniti, il quantitative easing rende difficili le previsioni; tuttavia i titoli governativi, dopo i recenti minimi, potrebbero registrare un rialzo dei rendimenti. Per la maggior parte dei gestori, i prezzi sono destinati a scendere sia in Europa sia negli Usa.

    Euro e dollaro

    Per il 64,7% dei gestori il rapporto di cambio tra euro e dollaro rimarrà invariato attorno agli attuali livelli nei prossimi sei mesi. La politica americana di allentamento monetario dovrebbe favorire un rafforzamento della divisa comunitaria, ma quest’ultima è penalizzata dal rischio sul debito sovrano. Per Albemarle asset management, le oscillazioni tra le due divise rimarranno in un range ampio e compreso tra 1,20 e 1,45 dollari per un euro.

    Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 3 e il 12 dicembre, 17 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa l’85% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Albemarle Asset Management, Aletti Gestielle, Banca Profilo, Eurizon Capital Sgr, Fideuram Sgr, ING Im, Investitori Sgr, M&G Investments, Nemesis, Norvega Sgr, Pioneer Im,, Swisscanto, Swiss&Global AM Sgr, Threadneedle, Total Return, UFG-Lfp, VG.SA.

    ICAAP e SREP : il nuovo processo di controllo prudenziale degli intermediari finanziari

    Il nuovo processo di controllo prudenziale (Supervisory Review Process - SRP) richiesto al Titolo III delle nuove ''Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche'' emanate da Banca D’Italia in attuazione alle direttive comunitarie in materia di adeguatezza patrimoniale degli intermediari si articola in due parti:

    1. il processo interno di determinazione dell’adeguatezza patrimoniale (Internal Capital Adequacy Assessment Process - ICAAP) di pertinenza delle banche;
    2. il processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process - SREP) che è di competenza dell’Autorità di vigilanza, la quale riesamina l’ICAAP, formula un giudizio complessivo sulla banca e attiva, ove necessario, misure correttive.

    Supervisory Review and Evaluation Process - SREP

    Lo SREP è il processo con cui la Banca d’Italia riesamina e valuta l’ICAAP, analizza il profilo di rischio della banca, valuta il sistema di governo aziendale, la funzionalità degli organi, la struttura organizzativa e il sistema dei controlli interni e verifica, infine, l’osservanza del complesso delle regole prudenziali.

    FASI DELLO SREP:

    Il processo di revisione e valutazione prudenziale si articola nelle seguenti fasi principali:

    • analisi dell’esposizione a tutti i rischi rilevanti assunti e dei relativi sistemi di controllo;

    • verifica del rispetto dei requisiti patrimoniali e delle altre regole prudenziali;

    • valutazione del procedimento aziendale di determinazione del capitale interno complessivo e dell’adeguatezza del capitale complessivo rispetto al profilo di rischio della banca;

    • attribuzione di giudizi specifici relativi a ciascuna tipologia di rischio e di un giudizio complessivo sulla situazione aziendale;

    • individuazione degli eventuali interventi di vigilanza da porre in essere.

    IL SISTEMA DI ANALISI AZIENDALE:

    Per lo SREP, la Banca d’Italia utilizza un sistema di analisi delle banche, definito “Sistema di analisi aziendale”, che consente di effettuare, sia a livello individuale che consolidato, le analisi e le valutazioni degli aspetti sopra richiamati. Il sistema analizza – attraverso la razionalizzazione e la standardizzazione di tutte le informazioni disponibili – i rischi rilevanti assunti dalle banche, secondo criteri, metodologie e cadenze prestabilite.

    Il sistema di analisi aziendale utilizza controlli a distanza e controlli ispettivi.

    CONTROLLI A DISTANZA:

    I controlli a distanza utilizzano un insieme articolato di informazioni: le segnalazioni di vigilanza periodiche, il bilancio ufficiale, le informazioni fornite dalle banche in relazione al processo di valutazione aziendale dell’adeguatezza patrimoniale, la documentazione rassegnata a vario titolo (ad esempio, le informative su accertamenti ispettivi interni), gli elementi conoscitivi acquisiti tramite le audizioni degli esponenti aziendali ed i controlli ispettivi.

    MODELLI DI ANALISI:

    Il sistema di analisi aziendale prevede un "percorso di analisi" strutturato attraverso il quale sono svolte le varie fasi previste dallo SREP. I "modelli di analisi" sono il principale strumento a supporto del percorso di analisi. Essi si riferiscono a cinque profili principali:

    1. l’adeguatezza patrimoniale,

    2. la redditività,

    3. la rischiosità creditizia,

    4. l’organizzazione

    5. la liquidità

    La valutazione complessiva sulla situazione aziendale è basata sui punteggi parziali assegnati ai profili sopra indicati e tiene conto anche di tutte le altre informazioni disponibili sull’azienda, acquisite anche nell’ambito del confronto con quest’ultima relativo all’ICAAP.

    Nell’Allegato F delle disposizioni si illustrano le principali caratteristiche del sistema di analisi aziendale, con particolare riferimento ai criteri di valutazione seguiti per le diverse tipologie di rischio, la redditività, i profili organizzativi e l’adeguatezza patrimoniale.

    I CONTROLLI ISPETTIVI:

    I controlli ispettivi consistono nell’accesso di addetti alla Vigilanza direttamente presso le banche. L’ambito dei controlli è differenziato: le ispezioni possono avere uno spettro di indagine esteso, quando sono finalizzate all’analisi della complessiva situazione aziendale, ovvero natura "mirata", se riferite a circoscritti comparti di attività, aree di rischio, profili gestionali, aspetti tecnici o filoni tematici, secondo le specifiche esigenze conoscitive emerse nel corso dell’attività condotta a distanza.

    IL CONFRONTO CON LE BANCHE:

    Il confronto con le banche costituisce parte integrante del processo di revisione e valutazione prudenziale svolto dalla Vigilanza. L’analisi dell’informativa sull’ICAAP che viene condotta unitamente alle altre attività in cui si articola il processo SREP, consente alla Banca d’Italia di individuare eventuali necessità di approfondimento, di chiarimento o di integrazione del quadro informativo disponibile. Tali esigenze possono essere soddisfatte attraverso l’acquisizione di ulteriore documentazione, incontri con gli esponenti aziendali, sopralluoghi ispettivi.

    GLI INTERVENTI CORRETTIVI:

    La Banca d’Italia può richiedere alle banche gli interventi correttivi di seguito indicati:
    • rafforzamento dei sistemi, delle procedure e dei processi relativamente alla gestione dei rischi, ai meccanismi di controllo ed alla valutazione aziendale dell’adeguatezza patrimoniale;

    • contenimento del livello dei rischi, anche attraverso il divieto di effettuare determinate categorie di operazioni;

    • riduzione dei rischi anche attraverso restrizioni ad attività o alla struttura territoriale;

    • non distribuzione di utili o di altri elementi del patrimonio;

    • detenzione di patrimonio di vigilanza in misura superiore al livello regolamentare previsto per i rischi di credito, di controparte, di mercato e operativi, anche attraverso l’applicazione agli aggregati di riferimento di un trattamento specifico con riferimento alle modalità di determinazione dei requisiti patrimoniali.
     
    di Fabio Musso e Agatino Grillo
    Fonte: http://www.isacaroma.it/

    Giovane Impresa: nasce il portale dell'imprenditoria giovanile

    Nato su iniziativa del Dipartimento della Gioventù e finanziato attraverso il Fondo delle Politiche Giovanili, il portale Giovane Impresa  ha l’obiettivo di diffondere, consolidare e sviluppare la cultura d’impresa tra i giovani, presupposto indispensabile per incentivare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e creare nuove opportunità di lavoro.
    Il portale, realizzato con la collaborazione di Giovani Imprenditori Confindustria, Confapi Giovani Imprenditori, CNA Giovani Imprenditori, Confcommercio Giovani imprenditori, ANGA – Giovani di Confagricoltura e Giovani imprenditori di Confartigianato, è strutturato in sei aree che vanno a creare un percorso informativo in grado di accompagnare il giovane nelle fasi fondamentali della vita di un’impresa, dalla nascita al successivo sviluppo, affrontando, in un’ideale sequenza logica, aspetti relativi alla scelta della forma giuridica, al rapporto tra impresa e fisco, al diritto del lavoro, per passare ad aspetti più pragmatici, relativi ai regimi autorizzatori delle diverse attività economiche, alla progettazione d’impresa e alla sfera dei finanziamenti pubblici.