Il progetto di riforma di Obama prevede l’istituzione di un’assicurazione pubblica sulla salute
All’inizio di novembre 2009 la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato la riforma sanitaria. Affinché tuttavia si possa promulgare la legge entro la fine dell’anno, come nelle intenzioni del presidente Barack Obama, sarà necessaria l’approvazione anche da parte del Senato, dove la maggioranza democratica non è così netta come alla Camera.
Il progetto di riforma prevede una copertura finanziaria di circa mille miliardi di dollari in dieci anni con l’istituzione di un’assicurazione pubblica sulla salute, che dovrebbe competere con quelle private e in questo modo ridurre le tariffe sanitarie e mediche che hanno raggiunto livelli molto elevati. Il piano messo a punto prevede di ridurre dell’1,5% l’anno i costi dell’assistenza medica.
L’obiettivo di Obama è quello di garantire l’assistenza sanitaria a 36 milioni di cittadini americani che attualmente non godono di alcuna copertura. Il progetto prevede inoltre di arrivare a coprire il 96% della popolazione in un arco di dieci anni, per un ammontare complessivo di 1.200 miliardi di dollari.
Il testo della riforma introduce peraltro alcune norme restrittive per le compagnie assicurative come l’obbligo da parte dei datori di lavoro di assicurare i loro dipendenti o anche il divieto per le compagnie assicurative di negare ai clienti la copertura sulla base delle cosiddette "condizioni mediche preesistenti" oppure di aumentare in misura rilevante il prezzo delle polizze nei confronti delle persone più anziane.
Qualora approvata, si tratterebbe della maggiore riforma sanitaria dal 1965, quando venne varato il programma "Medicare" per l’assistenza medica ad anziani e pensionati.
In sintesi, la riforma proposta da Obama prevede tre obiettivi:.
- Il primo è di garantire stabilità e sicurezza a chi possiede già un’assicurazione. A questi il governo proporrà una valida alternativa, a costi minori. L’intenzione è di creare un mercato competitivo (a tutela del consumatore), spingendo le grandi compagnie private a diminuire i costi delle loro polizze. Le compagnie assicurative saranno infatti tenute a pagare una tassa sulle polizze eccessivamente costose che permetterà di coprire parte dei costi della riforma, favorendo parallelamente una generale riduzione dei prezzi. Ogni cittadino potrà quindi scegliere se essere assicurato con una compagnia privata o con quella governativa.
- Il secondo obiettivo è la garanzia dell’assistenza sanitaria ai 36 milioni di cittadini statunitensi attualmente privi di una copertura assicurativa, i quali potranno usufruire di cure mediche gratuite. Nonostante nel 1965 siano stati istituiti i programmi “Medicare” (per gli adulti con età superiore ai 65 anni) e “Medicaid” (per le famiglie con basso reddito), questi non riescono a coprire la richiesta dell’intera popolazione di indigenti. Peraltro questi programmi sono fonte di inefficienza in quanto impongono al governo costi esorbitanti e sono gravati da sprechi e frodi da parte delle stesse compagnie assicurative private, alle quali è affidata parte della gestione dei beneficiari.
- Il terzo obiettivo è la riduzione dei costi di gestione e il miglioramento delle rendite del settore medico a lungo termine, al fine di realizzare un risparmio per le famiglie, le imprese e il governo. L’intenzione di Obama è quella di aprire un mercato assicurativo più accessibile, con nuovi clienti anche per le compagnie private visto che si prevede che solo il 5% dei cittadini statunitensi usufruirà delle cure offerte dallo Stato (gli altri avranno la possibilità di acquistare polizze private ad un prezzo ridotto da una sana competizione), e di introdurre nel sistema sanitario tutti coloro che attualmente, per condizione economica, ne sono tagliati fuori.
Gli elettori sono tuttavia preoccupati dal costo relativo all’attuazione della riforma ma il presidente Obama ha già assicurato che questa non andrà a incrementare il deficit americano.
fonte: Borsa italiana
Cos'è l'ammortamento
L'ammortamento è un procedimento amministrativo-contabile con cui il costo di un bene viene ripartito nel corso di più esercizi.
Oggetto del procedimento di ammortamento sono i cosiddetti beni a fecondità ripetuta, ovvero, che mantengono la loro utilità nel corso del tempo.
Attraverso la procedura di ammortamento infatti il costo di tali beni viene spalmato su più anni in ragione della loro durata economica.
La decisione da parte di un’azienda di ripartire il costo di un bene su più anni viene messa in pratica suddividendo il costo del bene in più quote, il cui numero varia in funzione del numero di esercizi in cui il bene (impianto, macchinario etc.) sarà utilizzato.
Ad imporre l’ammortamento è anche il principio contabile della competenza economica delle componenti reddituali, secondo cui non è possibile imputare un bene che viene utilizzato in più esercizi interamente all'esercizio in cui è stato acquistato.
Oggetto dell'ammortamento possono essere:
Le immobilizzazioni materiali ovvero l’insieme di tutti i fattori produttivi ad utilità pluriennale fisicamente tangibili (ad esempio, fabbricati, macchinari, impianti, automezzi, attrezzature industriali e commerciali, computer, mobili d'ufficio ecc.).
Le immobilizzazioni immateriali come l’insieme di tutti i fattori produttivi ad utilità pluriennale non fisicamente tangibili (ad esempio, brevetti e marchi, diritti di utilizzo di opere dell'ingegno, concessioni governative, costi di ricerca & sviluppo, costi di pubblicità ecc.).
Mentre per le immobilizzazioni materiali viene usato spesso il metodo indiretto, che fa confluire ogni anno la quota nel fondo ammortamento; per le immobilizzazioni immateriali si applica il metodo diretto, consistente nel portare direttamente in deduzione dal costo storico del bene pluriennale le quote d'ammortamento.
La procedura dell'ammortamento è stabilita dal Codice Civile (art. 2426 c.c.) ai fini della redazione del bilancio d'esercizio. Esiste anche il cosiddetto ammortamento fiscale, dettato dal legislatore fiscale ai fini di determinare la base imponibile.
L’ammortamento redatto a fini fiscali deve essere calcolato seguendo le aliquote di ammortamento previste dall’Agenzia delle entrate (pubblicate con decreto ministeriale ogni anno), che indicano la quota massima deducibile ai fini della determinazione del reddito d'impresa fiscalmente imponibile.
Le tipologie:
Esistono varie tecniche di ammortamento:
Tuttavia a volte si parla di piano di ammortamento riferendosi al calcolo degli ammortamenti dei beni aziendali, che consiste nella previsione delle quote annuali di ammortamento per tutti gli esercizi previsti
Oggetto del procedimento di ammortamento sono i cosiddetti beni a fecondità ripetuta, ovvero, che mantengono la loro utilità nel corso del tempo.
Attraverso la procedura di ammortamento infatti il costo di tali beni viene spalmato su più anni in ragione della loro durata economica.
La decisione da parte di un’azienda di ripartire il costo di un bene su più anni viene messa in pratica suddividendo il costo del bene in più quote, il cui numero varia in funzione del numero di esercizi in cui il bene (impianto, macchinario etc.) sarà utilizzato.
Ad imporre l’ammortamento è anche il principio contabile della competenza economica delle componenti reddituali, secondo cui non è possibile imputare un bene che viene utilizzato in più esercizi interamente all'esercizio in cui è stato acquistato.
Oggetto dell'ammortamento possono essere:
Le immobilizzazioni materiali ovvero l’insieme di tutti i fattori produttivi ad utilità pluriennale fisicamente tangibili (ad esempio, fabbricati, macchinari, impianti, automezzi, attrezzature industriali e commerciali, computer, mobili d'ufficio ecc.).
Le immobilizzazioni immateriali come l’insieme di tutti i fattori produttivi ad utilità pluriennale non fisicamente tangibili (ad esempio, brevetti e marchi, diritti di utilizzo di opere dell'ingegno, concessioni governative, costi di ricerca & sviluppo, costi di pubblicità ecc.).
Mentre per le immobilizzazioni materiali viene usato spesso il metodo indiretto, che fa confluire ogni anno la quota nel fondo ammortamento; per le immobilizzazioni immateriali si applica il metodo diretto, consistente nel portare direttamente in deduzione dal costo storico del bene pluriennale le quote d'ammortamento.
La procedura dell'ammortamento è stabilita dal Codice Civile (art. 2426 c.c.) ai fini della redazione del bilancio d'esercizio. Esiste anche il cosiddetto ammortamento fiscale, dettato dal legislatore fiscale ai fini di determinare la base imponibile.
L’ammortamento redatto a fini fiscali deve essere calcolato seguendo le aliquote di ammortamento previste dall’Agenzia delle entrate (pubblicate con decreto ministeriale ogni anno), che indicano la quota massima deducibile ai fini della determinazione del reddito d'impresa fiscalmente imponibile.
Le tipologie:
Esistono varie tecniche di ammortamento:
- ammortamento a rate posticipate;
- ammortamento a rate anticipate;
- ammortamento con anticipazione degli interessi;
- ammortamento con quote capitali costanti (italiano);
- ammortamento con quote capitali costanti (tedesco);
- ammortamento a rate costanti (francese);
- ammortamento con quote di accumulazione a due tassi (americano).
Non sempre viene redatto un piano di ammortamento più comunemente utilizzato per l’estinzione di debiti finanziari come i mutui.
fonte: Borsa Italiana
Che cos'è l'Inflazione?
l'Inflazione è un dato Macro-Economico capace di influenzare le decisioni di Politica Monetaria
L’inflazione, in economia, indica una crescita generalizzata e continuativa dei prezzi nel tempo.
Per calcolare l’inflazione è necessario costruire un indice dei prezzi al consumo e nella maggior parte dei paesi la misura di questo indice è attribuita all'Istituto nazionale di statistica.
L'indice dei prezzi al consumo è uno strumento statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme, denominato paniere, di beni e servizi, caratteristico dei consumi delle famiglie di un determinato paese.
In Italia l’Istituto nazionale di statistica è l'Istat, che elabora tre diversi indici dei prezzi al consumo: quello per l'intera collettività nazionale NIC, quello relativo ad operai e impiegati FOI oltre all'indice armonizzato europeo IPCA. Quest’ultimo è di grande rilevanza poiché viene utilizzato come indicatore per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri della UE (Unione Europea), al fine della permanenza o dell'ingresso nell'Unione Monetaria.
L’inflazione rappresenta dunque un dato macroeconomico importante, molto seguito dagli economisti poichè capace di influenzare le decisioni di politica monetaria delle Banche Centrali internazionali. L’obiettivo principale degli Istituti Centrali è infatti quello di mantenere la stabilità dei prezzi, circostanza che, secondo gli esperti, rappresenta una delle condizioni basilari per l'innalzamento del livello dell'attività economica e dell'occupazione.
Un’inflazione superiore ai limiti di tolleranza imposti dalle autorità finanziarie induce le Banche Centrali ad attuare politiche monetarie restrittive, che implicano dunque un rialzo dei tassi d’interesse. Le ripercussioni che tali scelte possono avere sull'andamento dei mercati fanno si che l'inflazione venga seguita con molta attenzione da tutti gli operatori finanziari.
fonte: Borsa italiana
L’inflazione, in economia, indica una crescita generalizzata e continuativa dei prezzi nel tempo.
Per calcolare l’inflazione è necessario costruire un indice dei prezzi al consumo e nella maggior parte dei paesi la misura di questo indice è attribuita all'Istituto nazionale di statistica.
L'indice dei prezzi al consumo è uno strumento statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme, denominato paniere, di beni e servizi, caratteristico dei consumi delle famiglie di un determinato paese.
In Italia l’Istituto nazionale di statistica è l'Istat, che elabora tre diversi indici dei prezzi al consumo: quello per l'intera collettività nazionale NIC, quello relativo ad operai e impiegati FOI oltre all'indice armonizzato europeo IPCA. Quest’ultimo è di grande rilevanza poiché viene utilizzato come indicatore per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri della UE (Unione Europea), al fine della permanenza o dell'ingresso nell'Unione Monetaria.
L’inflazione rappresenta dunque un dato macroeconomico importante, molto seguito dagli economisti poichè capace di influenzare le decisioni di politica monetaria delle Banche Centrali internazionali. L’obiettivo principale degli Istituti Centrali è infatti quello di mantenere la stabilità dei prezzi, circostanza che, secondo gli esperti, rappresenta una delle condizioni basilari per l'innalzamento del livello dell'attività economica e dell'occupazione.
Un’inflazione superiore ai limiti di tolleranza imposti dalle autorità finanziarie induce le Banche Centrali ad attuare politiche monetarie restrittive, che implicano dunque un rialzo dei tassi d’interesse. Le ripercussioni che tali scelte possono avere sull'andamento dei mercati fanno si che l'inflazione venga seguita con molta attenzione da tutti gli operatori finanziari.
fonte: Borsa italiana
Rischi dell'Investimento azionario
Statisticamente le economie attraversano più periodi di crescita che di recessione, quindi le azioni rappresentano un buon mezzo per superare gli effetti dell’inflazione. Per esempio, 10.000 € lasciate sotto il materasso, ipotizzando un aumento annuo del 2,5% nel costo dei prodotti e servizi a causa dell’inflazione, dopo un anno varrebbero 9.750 € . Dopo cinque anni tale valore sarebbe sceso fino a 8.810 €.
Tuttavia il possesso azionario non è privo di rischi. Può darsi che quindi l’inflazione rosicchi i risparmi nel lungo termine, ma in caso di un crollo delle quotazioni azionarie, si corre il rischio di perdere gran parte del capitale investito. In caso di fallimento dell’impresa partecipata, le azioni possedute potrebbero diventare prive di valore.
Si può anche perdere denaro senza che le imprese falliscano. Altri investitori potrebbero semplicemente decidere che la società non vale quanto inizialmente pagato, forse a seguito di una diminuzione nella relativa quota di mercato, e laddove il numero di quelli che la pensano così sia sufficiente, si assisterà ad una perdita di valore della partecipazione detenuta. Le azioni tendono a svalutarsi altresì in caso di andamento negativo dell’economia, poiché gli investitori ravvisano un potenziale calo dei profitti.
Vale però la pena di notare che, a parte le società che falliscono, le imprese che hanno subito un calo si possono riprendere nel tempo. In alcuni casi, laddove un’azione sia calata, può essere utile conservarla in attesa del recupero, mentre altre volte può essere meglio ‘tagliare le perdite’ ed investire in una società con migliori prospettive.
fonte: Borsa italiana
Tuttavia il possesso azionario non è privo di rischi. Può darsi che quindi l’inflazione rosicchi i risparmi nel lungo termine, ma in caso di un crollo delle quotazioni azionarie, si corre il rischio di perdere gran parte del capitale investito. In caso di fallimento dell’impresa partecipata, le azioni possedute potrebbero diventare prive di valore.
Si può anche perdere denaro senza che le imprese falliscano. Altri investitori potrebbero semplicemente decidere che la società non vale quanto inizialmente pagato, forse a seguito di una diminuzione nella relativa quota di mercato, e laddove il numero di quelli che la pensano così sia sufficiente, si assisterà ad una perdita di valore della partecipazione detenuta. Le azioni tendono a svalutarsi altresì in caso di andamento negativo dell’economia, poiché gli investitori ravvisano un potenziale calo dei profitti.
Vale però la pena di notare che, a parte le società che falliscono, le imprese che hanno subito un calo si possono riprendere nel tempo. In alcuni casi, laddove un’azione sia calata, può essere utile conservarla in attesa del recupero, mentre altre volte può essere meglio ‘tagliare le perdite’ ed investire in una società con migliori prospettive.
fonte: Borsa italiana
Investire in Azioni
Cosa sono le azioni?
Esistono numerose tipologie di azioni che si possono acquistare ma quella più comune è l’azione ordinaria. Le azioni ordinarie rappresentano semplicemente delle quote di possesso di un’impresa.
Mediante l’acquisto di azioni, dette anche titoli azionari, si diventa letteralmente proprietario di una quota dell’attività commerciale in questione. Per esempio, se la ditta ABC spa è suddivisa in 100.000 azioni del valore nominale di 1 € ciascuna, acquistando azioni per un importo pari a 1.000 €, si diventa proprietario dell’1% della società.
Un’impresa non deve necessariamente quotarsi in borsa per emettere azioni: tali società vengono chiamate imprese non quotate e spesso per descrivere i loro titoli si usa il termine ‘non quotati’.
La qualifica di azionista dà il diritto di intervenire negli affari della società mediante il voto nelle assemblee nonché, naturalmente, la possibilità di condividere le sue ricchezze. Se l’impresa va bene, il valore dell’investimento sale, ma in caso di andamento negativo, si potrebbe assistere ad un calo nel valore delle azioni.
Perchè investire in Azioni?
Ci sono due modi in cui si può trarre beneficio dal possesso di azioni. Il primo modo è attraverso la crescita dell’impresa. Per esempio, supponiamo che, in un anno, la società ABC SpA consegua un reddito di 100.000 € . Al netto degli oneri, le rimangono 50.000 €, il suo utile.
Reinveste poi questo denaro nell’attività, magari investendo in una migliore tecnologia, che consente una riduzione dei costi e, quindi, il conseguimento di un utile maggiore l’anno successivo. Laddove riesca a proseguire il miglioramento dei suoi utili, la domanda per le sue azioni crescerà e la relativa quotazione azionaria salirà. Tali società, definiti titoli di sviluppo, attirano quegli investitori che non hanno bisogno di percepire un reddito dai loro investimenti.
Molte società distribuiscono altresì un dividendo. Supponiamo, per esempio, che la società XYZ SpA consegua un reddito di 100.000 € . Al netto dei suoi oneri e dopo avere reinvestito nella propria attività, le restano 10.000 €. Decide di restituire questa somma agli azionisti mediante il pagamento di un dividendo. Se la società conta 100.000 azionisti, a ciascuna azione spetterà un dividendo di 10 centesimi. Dunque, in caso di possesso di 100 azioni, il dividendo totale sarà pari a 10 €.
Le società possono utilizzare anche altri modi per restituire il denaro agli azionisti, come per esempio il riacquisto delle proprie azioni. In tal modo incrementano il valore delle azioni rimaste in circolazione.
Investendo in azioni, si crea inoltre un collegamento tra la propria ricchezza patrimoniale e la salute dell’economia nazionale e di quella estera. La proporzione dei prodotti e servizi venduti sul mercato interno e all’estero aumenta quando l’economia è in crescita e diminuisce in caso di recessione, incidendo di conseguenza sui profitti.
fonte: Borsa Italiana
Esistono numerose tipologie di azioni che si possono acquistare ma quella più comune è l’azione ordinaria. Le azioni ordinarie rappresentano semplicemente delle quote di possesso di un’impresa.
Mediante l’acquisto di azioni, dette anche titoli azionari, si diventa letteralmente proprietario di una quota dell’attività commerciale in questione. Per esempio, se la ditta ABC spa è suddivisa in 100.000 azioni del valore nominale di 1 € ciascuna, acquistando azioni per un importo pari a 1.000 €, si diventa proprietario dell’1% della società.
Un’impresa non deve necessariamente quotarsi in borsa per emettere azioni: tali società vengono chiamate imprese non quotate e spesso per descrivere i loro titoli si usa il termine ‘non quotati’.
La qualifica di azionista dà il diritto di intervenire negli affari della società mediante il voto nelle assemblee nonché, naturalmente, la possibilità di condividere le sue ricchezze. Se l’impresa va bene, il valore dell’investimento sale, ma in caso di andamento negativo, si potrebbe assistere ad un calo nel valore delle azioni.
Perchè investire in Azioni?
Ci sono due modi in cui si può trarre beneficio dal possesso di azioni. Il primo modo è attraverso la crescita dell’impresa. Per esempio, supponiamo che, in un anno, la società ABC SpA consegua un reddito di 100.000 € . Al netto degli oneri, le rimangono 50.000 €, il suo utile.
Reinveste poi questo denaro nell’attività, magari investendo in una migliore tecnologia, che consente una riduzione dei costi e, quindi, il conseguimento di un utile maggiore l’anno successivo. Laddove riesca a proseguire il miglioramento dei suoi utili, la domanda per le sue azioni crescerà e la relativa quotazione azionaria salirà. Tali società, definiti titoli di sviluppo, attirano quegli investitori che non hanno bisogno di percepire un reddito dai loro investimenti.
Molte società distribuiscono altresì un dividendo. Supponiamo, per esempio, che la società XYZ SpA consegua un reddito di 100.000 € . Al netto dei suoi oneri e dopo avere reinvestito nella propria attività, le restano 10.000 €. Decide di restituire questa somma agli azionisti mediante il pagamento di un dividendo. Se la società conta 100.000 azionisti, a ciascuna azione spetterà un dividendo di 10 centesimi. Dunque, in caso di possesso di 100 azioni, il dividendo totale sarà pari a 10 €.
Le società possono utilizzare anche altri modi per restituire il denaro agli azionisti, come per esempio il riacquisto delle proprie azioni. In tal modo incrementano il valore delle azioni rimaste in circolazione.
Investendo in azioni, si crea inoltre un collegamento tra la propria ricchezza patrimoniale e la salute dell’economia nazionale e di quella estera. La proporzione dei prodotti e servizi venduti sul mercato interno e all’estero aumenta quando l’economia è in crescita e diminuisce in caso di recessione, incidendo di conseguenza sui profitti.
fonte: Borsa Italiana
Davos: nessun risultato concreto al World Economic Forum
Banchieri e policymaker hanno trovato alcuni punti d'intesa oggi, dopo mesi di recriminazioni sulla crisi finanziaria, ma alcuni hanno espresso frustrazione per la lentezza con cui procedono le riforme bancarie.
Un incontro informale a porte chiuse tra una decina di protagonisti della finanza e funzionari di governo, svoltosi a margine del World Economic Forum, ha visto poche proposte concrete sul tavolo, sebbene, a detta dei partecipanti, dei passi avanti siano stati fatti.
"Ogni volta che i rappresentati del settore privato o di quello pubblico di diversi Paesi raggiungono un livello di intesa maggiore, penso che sia effettivamente qualcosa di valido", ha detto il consigliere economico Usa a Davos, Larry Summers, al termine del meeting durato due ore.
Altri partecipanti, tuttavia, hanno espresso delusione per il livello di cambiamento. La Gran Bretagna ha detto che le banche, i legislatori e i regolatori dovrebbero muoversi rapidamente sui punti concordati, inclusa la necessità di aumentare i requisiti di capitale e gli strumenti che consentono la chiusura rapida di una banca fallita.
"Quel che è cambiato qui è l'accettazione da parte delle banche che occorrono dei cambiamenti e che devono farli rapidamente", ha detto il ministro delle Finanze britannico Alistair Darling in un'intervista.
"Si sono mossi da una posizione di risentimento per un'interferenza pubblica a quella di accettare la necessità di rimettere ordine in casa".
Darling ha avvisato del rischio di veder sfumare l'occasione per una riforma e di perdere "una grande opportunità per il ritorno alla crescita".
Il numero uno del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ha convenuto: "Ci sono voluti 12 anni per costruire (le regole di) Basilea, ma oggi non abbiamo 12 anni per costruire una riforma finanziaria. Dobbiamo sbrigarci".
Mario Draghi, presidente del Financial Stability Board, ha detto in un'intervista a Reuters che tra le proposte dibattute vi è quella di un'agenzia che gestisca il fallimento delle banche "in modo ordinato".
I banchieri hanno detto però che l'istituzione di un fondo che consenta al sistema di assorbire il fallimento di una banca non è stato al centro dei colloqui e che non è stato raggiunto alcun accordo sull'argomento.
di Dominic Evans e Lisa Jucca
fonte: Reuters
Un incontro informale a porte chiuse tra una decina di protagonisti della finanza e funzionari di governo, svoltosi a margine del World Economic Forum, ha visto poche proposte concrete sul tavolo, sebbene, a detta dei partecipanti, dei passi avanti siano stati fatti.
"Ogni volta che i rappresentati del settore privato o di quello pubblico di diversi Paesi raggiungono un livello di intesa maggiore, penso che sia effettivamente qualcosa di valido", ha detto il consigliere economico Usa a Davos, Larry Summers, al termine del meeting durato due ore.
Altri partecipanti, tuttavia, hanno espresso delusione per il livello di cambiamento. La Gran Bretagna ha detto che le banche, i legislatori e i regolatori dovrebbero muoversi rapidamente sui punti concordati, inclusa la necessità di aumentare i requisiti di capitale e gli strumenti che consentono la chiusura rapida di una banca fallita.
"Quel che è cambiato qui è l'accettazione da parte delle banche che occorrono dei cambiamenti e che devono farli rapidamente", ha detto il ministro delle Finanze britannico Alistair Darling in un'intervista.
"Si sono mossi da una posizione di risentimento per un'interferenza pubblica a quella di accettare la necessità di rimettere ordine in casa".
Darling ha avvisato del rischio di veder sfumare l'occasione per una riforma e di perdere "una grande opportunità per il ritorno alla crescita".
Il numero uno del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ha convenuto: "Ci sono voluti 12 anni per costruire (le regole di) Basilea, ma oggi non abbiamo 12 anni per costruire una riforma finanziaria. Dobbiamo sbrigarci".
Mario Draghi, presidente del Financial Stability Board, ha detto in un'intervista a Reuters che tra le proposte dibattute vi è quella di un'agenzia che gestisca il fallimento delle banche "in modo ordinato".
I banchieri hanno detto però che l'istituzione di un fondo che consenta al sistema di assorbire il fallimento di una banca non è stato al centro dei colloqui e che non è stato raggiunto alcun accordo sull'argomento.
di Dominic Evans e Lisa Jucca
fonte: Reuters
La Cina minaccia di sanzioni gli Usa dopo vendita armi a Taiwan
Continua sempre più minacciosa la reazione della Cina alla decisione americana di vendere armi a Taiwan.
La Cina ha minacciato oggi di imporre sanzioni alle imprese Usa che vendono armamenti a Taiwan e di interrompere la cooperazione con Washington se non annullerà una vendita di armi da 6,4 miliardi di dollari al governo dell'isola, in una mossa senza precedenti che segnala il crescente potere di Pechino sulla scena mondiale.
La Cina ha denunciato aspramente l'annuncio dell'amministrazione Obama di un accordo per la vendita di armi a Taiwan, che Pechino considera una provincia illegittimamente autonoma.
"Gli Stati Uniti dovranno assumersi la responsabilità di serie ripercussioni, se non revocheranno immediatamente la decisione sbagliata di vendere armi a Taiwan", ha detto il viceministro degli Esteri cinese He Yafei all'ambasciatore Usa in Cina, Jon Huntsman, secondo le dichiarazioni riportate dal sito web del ministero degli Esteri.
La disputa minaccia di peggiorare i rapporti diplomatici tra i due Paesi, membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Il Dipartimento di Stato Usa ha difeso oggi i piani Usa con Taiwan. "Queste vendite contribuiscono a mantenere la sicurezza e la stabilità nello Stretto di Taiwan", ha detto Laura Tischler, portavoce del Dipartimento di Stato.
fonte: Reuters
La Cina ha minacciato oggi di imporre sanzioni alle imprese Usa che vendono armamenti a Taiwan e di interrompere la cooperazione con Washington se non annullerà una vendita di armi da 6,4 miliardi di dollari al governo dell'isola, in una mossa senza precedenti che segnala il crescente potere di Pechino sulla scena mondiale.
La Cina ha denunciato aspramente l'annuncio dell'amministrazione Obama di un accordo per la vendita di armi a Taiwan, che Pechino considera una provincia illegittimamente autonoma.
"Gli Stati Uniti dovranno assumersi la responsabilità di serie ripercussioni, se non revocheranno immediatamente la decisione sbagliata di vendere armi a Taiwan", ha detto il viceministro degli Esteri cinese He Yafei all'ambasciatore Usa in Cina, Jon Huntsman, secondo le dichiarazioni riportate dal sito web del ministero degli Esteri.
La disputa minaccia di peggiorare i rapporti diplomatici tra i due Paesi, membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Il Dipartimento di Stato Usa ha difeso oggi i piani Usa con Taiwan. "Queste vendite contribuiscono a mantenere la sicurezza e la stabilità nello Stretto di Taiwan", ha detto Laura Tischler, portavoce del Dipartimento di Stato.
fonte: Reuters
Libia: approvata zona di libero scambio
Il principale organismo legislativo della Libia ha approvato una legge che istituisce una zona di libero scambio lungo la costa mediterranea libica. Lo ha detto Saadi Gheddafi, figlio del leader libico Muammar Gheddafi, oggi in un'intervista a Reuters.
"Dopo l'accordo del leader (Muammar) Gheddafi... l'idea della legge di una zona economica speciale è stata presentata ai Congressi popolari di base, che a loro volta hanno mostrato il loro accordo all'istituzione della legge", ha detto Gheddafi, un imprenditore che dovrebbe essere nominato capo del comitato di gestione della zona.
L'area avrà un libero movimento di capitali e merci e gli investitori avranno 10 anni di esenzione fiscale, secondo una copia della legge vista da Reuters. I gestori della zona istituiranno anche una borsa, si legge nel documento.
fonte: Reuters
"Dopo l'accordo del leader (Muammar) Gheddafi... l'idea della legge di una zona economica speciale è stata presentata ai Congressi popolari di base, che a loro volta hanno mostrato il loro accordo all'istituzione della legge", ha detto Gheddafi, un imprenditore che dovrebbe essere nominato capo del comitato di gestione della zona.
L'area avrà un libero movimento di capitali e merci e gli investitori avranno 10 anni di esenzione fiscale, secondo una copia della legge vista da Reuters. I gestori della zona istituiranno anche una borsa, si legge nel documento.
fonte: Reuters
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