google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 borsaipnos google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Fisco: La scelta 5 e 8 per mille si può fare online

In rete, sul sito dell'Agenzia delle Entrate, il software Scelte 2010, che permette ai contribuenti esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi di compilare il modello relativo alla scelta del cinque e dell'otto per mille della propria Irpef e creare il relativo file da inviare telematicamente all'Amministrazione finanziaria.

Agevolazioni fiscali per le erogazioni alle organizzazioni no profit: cultura, sport, istruzione, ricerca scientifica

Panoramica su detrazioni e deduzioni previste per i “benefattori” all’interno del modello 730/2010 proposta dall'agenzia delle entrate per chi fa erogazioni liberali in favore delle Organizzazioni del no profit, della cultura, dello sport, dell’istruzione e della ricerca scientifica. Due le strade offerte, in base al tipo di erogazione, o la detrazione del 19% dall’Irpef o la deduzione dal reddito complessivo delle somme versate. Per le Onlus, le associazioni di promozione sociale e le fondazioni e associazioni riconosciute operanti nel settore artistico e culturale, invece, si può scegliere tra detrazione o deduzione.

Guarda come compilare le sezioni del  730/2010

Analisi di Borsa settimana 10/14 maggio e Previsioni

Share/Bookmark

Al termine di una settimana iniziata con un violento quanto isterico rimbalzo di oltre 12 punti percentuali la Borsa si ritrova al punto di partenza, o quasi. Il -5,26% di venerdì 14 ha riportato l’indice sotto la linea dei 20.000 punti, con tutti i problemi che esso comporta ovvero la presenza di una resistenza e non più di un supporto sulla suddetta linea. Ma ormai non ha molto senso esaminare le borse dal punto di vista grafico, tanto che la scorsa settimana non ne ho pubblicato alcuno, dal momento che le decisioni di politica economica sono i veri fattori condizionanti. I mercati si sono avvitati su se stessi, basta una parola di qualche funzionario della BCE, il commento di qualche eminente economista, le “voci” incontrollate provenienti da questo o quel centro studi o agenzia di rating e la Borsa sale o scende di migliaia di punti. L’indice Vix, detto anche “indice della paura” ha superato i 50 punti, un livello mai visto.

Le decisioni dell’Eurogruppo non hanno certo contribuito a rasserenare l’orizzonte, in fondo cosa hanno deciso? Acquistare 1000 miliardi di euro di titoli pubblici dei paesi in difficoltà difendendo così le loro economie e l’euro. Le iniziative draconiane dei singoli stati per ridurre i loro deficit faranno il resto.
Ma ci può essere qualcuno che crede nell’efficacia di queste misure?
Prendiamo ad esempio la difesa dell’euro. A cosa serve un euro forte? A pagare meno il petrolio. Stop. Certo non è poco, visto che la maggior parte dei trasporti sono su gomma e influenzano il costo delle merci. Ma quanto effettivamente influisce il prezzo del petrolio sul costo della benzina? In questi giorni assistiamo ad un “mistero buffo”: il prezzo del petrolio è a circa 75$ e la benzina costa quasi quanto costava con il petrolio a 150$. Qualcuno me lo sa spiegare?
La barricata innalzata a difesa dell’euro sembra più di natura politica che di natura economica, l’euro è l’ultima cosa rimasta ad unire parte di questa traballante unione europea, quindi viene difeso solo a scopo di immagine. Questo catenaccio però costa caro ed è addirittura controproducente.
Vi ricordate quando a fine 2000 l’euro era arrivato a valere 0,82$? Da allora si è costantemente apprezzato fino ad arrivare ad inizio del 2009 fin quasi 1,6$. Perché l’economia europea è diventata improvvisamente più forte di quella americana? No, semplicemente perché gli americani per far ripartire la loro economia, dopo i disastri dell’11 settembre e dei mutui subprime, hanno lasciato cadere la loro moneta senza fare barricate. Ora che la loro economia è ripartita e viaggia a ritmi del 3,5% annuo, con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro, il dollaro si sta riapprezzando fino a riagganciare, presumibilmente, la parità con l’euro. E questo, per loro, potrebbe essere un problema. Non a caso in questi giorni il Presidente Obama si spende in incoraggiamenti all’Unione Europea nella difesa dell’euro, spingendosi nientemeno in promesse di interventi in suo aiuto. Gli Obama-fan si sono liquefatti: quanto è bravo Obama! Quanto è buono Obama! Si preoccupa anche di noi Obama…! Io molto più prosaicamente dico: quanto è furbo Obama! Un dollaro forte creerebbe seri problemi alle esportazioni americane con conseguenze negative prima di tutto sull’occupazione.
Già, in questo gli americani ci danno una gran bella lezione. Alla difesa dell’immagine del dollaro antepongono la difesa e la creazione di posti di lavoro. Che insegnamento!

Qui invece si fa il contrario, per difendere una moneta che non ha più alcuna ragione per essere superiore al dollaro si varano misure che strangoleranno ancora di più l’economia, prima fra tutte la decurtazione degli stipendi agli impiegati statali. Come può esistere qualcuno che pensi che con un minor reddito le persone spendano di più? E i nuovi posti di lavoro con che cosa si creeranno? Con i mille miliardi di carta straccia di debito sovrano che stanno acquistando?
E ancora, gli americani hanno forse tagliato gli stipendi della Pubblica Amministrazione per ripianare il deficit? Tutt’altro, nel momento del bisogno hanno addirittura stampato moneta per poi drenarla a emergenza conclusa. Al massimo Obama ha tagliato gli stipendi d’oro ai manager di Wall Street.
In Europa ancora non si è capito che la madre di tutte le emergenze non è il debito pubblico o il deficit o l’euro, è l’OCCUPAZIONE.

Ma intanto la strada dell’economia europea, prevista dai guru americani, è segnata: ci attendono almeno 7/8 mesi di deflazione a cui seguirà, per effetto di tardivi e scoordinati interventi, un lungo periodo di iperinflazione. A quel punto il cocktail letale della stagflazione sarà pronto e la prima vittima illustre sarà la pace sociale.
Visto che il panorama di un ‘29bis è ormai ben delineato i nostri governanti dovrebbero andarsi a rivedere le strategie che l’allora Presidente degli Stati Uniti Roosvelt mise in atto. Senza attendere che una nuova Grande Depressione si ripresenti in tutta la sua forza si può fare tesoro di quell’esperienza avviando un profondo piano di riforme economico-sociali VERE. In questi giorni invece assistiamo ad una passerella di politici, nostrani ed altrui, che esternano l’unica riforma che conoscono: quella delle pensioni. Non ho sentito alcuno proporre qualche altra cosa, sia esso di destra, di sinistra, di centro, italiano, straniero…
Poveri noi…in mano a chi stiamo. Ecco chi va a fare politica.
Pensano di risolvere il problema mandando le persone in pensione a 70 anni, gli unici effetti che provocano è uno scadimento della qualità del servizio, un caricamento sulle prestazioni sanitarie per patologie professionali e la mancanza di lavoro per i giovani. A nulla vale sapere che l’INPS è in attivo di 7 miliardi. Questa, poverini, è l’unica riforma che conoscono e se la strappano dalle mani per rivendicarne la paternità.
Ma c’è dell’altro in questi giorni di messaggi escatologici. In attesa della manovra da ben 1,5% del PIL un ministro ha proposto di tagliare del 5% gli stipendi ai parlamentari, preparando, con l’esempio, gli altri dipendenti pubblici ad altrettanto. Senonché un taglio del 5% ad uno stipendio di quasi 20.000€ al mese è risibile mentre su uno stipendio di 1200€ è drammatico. Ma non basta, lo stesso ministro ha dichiarato che ci sarà chi dovrà fare sacrifici ben maggiori del 5%. Anche un blocco dei rinnovi contrattuali, sopportabile in un periodo di recessione, sarebbe devastante se ripartisse l’inflazione.
Ma di questa situazione drammatica ben pochi si preoccupano. Il Potere ha messo in campo tutte le armi di “Distrazione di massa” in suo possesso: televisione, cinema, gossip, apparizioni, profezie, campionati di calcio, talk show, gratta e vinci ecc. ecc. Una volta il clima sociale italiano è stato salvato da Coppi e Bartali, oggi da Inter e Roma, la storia si ripete.

Ma tornando a Roosvelt, cosa fece di tanto “strano”? Semplicemente scardinò il circolo vizioso, riduzione dei consumi-disoccupazione, con grandi opere infrastrutturali. Basandosi sulle teorie dell’economista John Keynes stimolò quindi la domanda interna con l’aumento dell’occupazione convinto che anche il bilancio dello Stato, alla distanza, ne avrebbe giovato. Ma anche la sperimentazione economica, il supporto alla comunità scientifica, all’Università, alla Scuola, ebbero un effetto positivo sul superamento della crisi ridando fiducia nei giovani e nel futuro.

Ma in Europa di politici della statura di Roosvelt non se ne vede l’ombra. Anzi, a dire il vero, non si vedono proprio i politici e, a ben vedere, neanche gli economisti. Quelli che invece si vedono a frotte sono i ragionieri che davanti al loro bravo foglio da computisteria si toccano la punta del naso con i polpastrelli delle dita per fare i conti agli stati cosiddetti “sovrani”. E qui siamo arrivati veramente alla schizofrenia: è stato proposto di multare gli stati che hanno un debito pubblico eccessivo. Ovvero gli stati (che non hanno soldi) dovranno versare soldi per punizione. Questo equivale a curare il malato a bastonate, o no?

Mi permetto, sommessamente, di suggerire ai nostri governanti di spendere diversamente quei 1.000 miliardi di euro stanziati. Usateli per rilanciare grandi opere: strade, ferrovie, ospedali, porti, edilizia popolare, risanamento idro-geologico del territorio, ecc. ad iniziare magari proprio dalla Grecia e da altri stati in difficoltà. Aiutate quelle nazioni che non riescono a ripagare il debito solo per la parte che non riescono a coprire, esaminando di volta in volta le necessità e senza firmare assegni in bianco. Cacciate i ragionieri dal Tempio (Bruxelles) e fate entrare i politici, quelli veri, quelli che volano alto, quelli che vedono lontano come i padri fondatori dell’Europa.

E meditate su quella massima di John Keynes:” meglio pagare un uomo per scavare buche e ricoprirle che avere un disoccupato”.

Per quanto può valere diamo anche uno sguardo alla situazione grafica. L’indice è all’interno di un canale discendente che, per effetto dell’altissima volatilità, ha una forma strombata. Il livello di 18.846 punti raggiunti il 7 maggio rimane il punto di non ritorno, assodato che nel breve difficilmente l’indice andrà a toccare la parallela superiore del suddetto canale. Potrebbe tuttavia costituire un forte punto di rimbalzo, quindi un doppio minimo a 18.846 è probabile. Il fatto che il violento rialzo del 12, 37% di lunedì 10 maggio non sia stato completamente rimangiato nelle sedute successive fa accendere qualche speranza.



TRE NUOVE OBBLIGAZIONI ROYAL

RBS N.V. (rating S&P A+) quoterà da giovedì 13 maggio sul MOT di Borsa Italiana tre nuove obbligazioni Royal:


- VARIABILE MAX 6% cedole trimestrali, Euribor 3m + 1,80% annua, con un massimo del 6%, scadenza 05.05.2018, codice ISIN NL0009408970;

- OPERAZIONE 10%, cedole semestrali, 10% fisso per due anni e poi dal terzo al dodicesimo anno 10% meno 2 volte Euribor 6 mesi, scadenza 05.05.2022, codice ISIN NL0009408467;

- FOUR%, in Dollari, cedole trimestrali, 4% lorda all’anno, scadenza 07.05.2015, codice ISIN XS0502707853.

Vedi anche "Le ultime 4 obbligazioni RBS"

Borse: è destinato a durare il rialzo del 10 maggio?

La domanda che  circola maggiormente in queste ore dopo il balzo eccezionale di ieri registrato dalle Borse è quanto questo rialzo sia destinato a durare o a rivelarsi piuttosto un fuoco di paglia.

Tanto gli analisti di BlackRock quanto quelli del Credit Agricole  ritengono che il piano di salvataggio contribuirà a stabilizzare i mercati e avrà senza dubbio ricadute positive nel breve termine. Il problema però sarà verificare la capacità dei vari paesi europei di ridurre il loro deficit, e vedere se al contempo il piano garantirà un miglioramento sostenibile della fiducia.

A detta di ING non sono ancora stati sciolti tutti i nodi, senza dimenticare che restano da chiarire i dettagli e la tempistica del piano approvato durante il week-end. Un intervento definito coraggioso ed esaustivo da Citigroup, mentre secondo JP Morgan l'aggiustamento fiscale necessario non potrà essere sostituito nè dagli aiuti bilaterali nè dagli acquisti di bond da parte della BCE. Viene in particolare criticata quest'ultima mossa che apre le porte all'inflazione o all'iperinflazione, anche se un intervento in questo direzione si è reso inevitabile per assicurare liquidità al sistema bancario europeo.

Non diverse le indicazioni che arrivano dai colleghi di Centrosim che a proposito delle decisioni prese lo scorso week-end dall'Eurofin, parlano di iniziative sollecitate dal mercato già da tempo. L'idea è che le stesse dovrebbero contribuire ad allentare le tensioni vissute di recente, soprattutto sul comparto dei titoli finanziari che proprio quest'oggi sono stati i titoli maggiormente acquistati dagli investitori.

Infine, secondo Equita SIM dopo il piano di salvataggio è probabile che le politiche fiscali diventino più restrittive, specie nel sud Europa, e proprio qui si potrebbe avere un allentamento delle tensioni sui tassi.


Euro: per Ciampi fu un errore estenderlo a paesi deboli

Per Carlo Azeglio Ciampi, tra i fondatori dell'euro ed ex Presidente della Repubblica Italiana l'attuale crisi dell'Unione europea, scatenata dalla Grecia, si deve in parte al fatto che l'allargamento ad altri Paesi fu fatto con parametri troppo poco severi.

"Paghiamo il fatto che alcuni Paesi, tra cui la Grecia, sono entrati con parametri troppo poco severi", spiega Ciampi in un'intervista alla Stampa, definendo "un errore" l'ampliamento del numero dei Paesi entrati nella moneta unica.
"E' vero che l'istruttoria fu molto severa per il primo gruppo di Paesi candidati, compresi noi italiani, che dovemmo fare una delle manovre più dure della storia dal Dopoguerra per entrare nei requisiti richiesti dal sistema, e che invece al momento dell'allargamento ci fu meno severità: in questo senso non solo la Grecia ma anche altri Paesi era chiaro che entravano firmando una serie di obblighi che dovevano rispettare e di tappe successive che non hanno raggiunto", dice l'ex capo dello Stato.
"Proprio perché molti di noi dovettero affrontare sacrifici importanti, oggi dovremmo chiederci se sarebbe stato meglio non essere di manica larga. La risposta è senz'altro sì: il rigore avrebbe dovuto essere lo stesso per tutti", aggiunge Ciampi. "Sarebbe stato un rischio calcolato se insieme con l'euro fosse andato avanti il rafforzamento della collaborazione e del coordinamento in fatto di politiche economiche. Cosa che purtroppo non è avvenuta, con le conseguenze che vediamo".


Analisi di Borsa settimana 3/7 maggio e Previsioni

Share/Bookmark
Settimana drammatica quella appena conclusa che, per alcuni aspetti, è stata addirittura disgustosa. Mi riferisco a quei due oscuri episodi accaduti (l’ordine sbagliato di giovedì e il black out di venerdì) che gettano un’ulteriore ombra sulle borse. L’impressione che tutti hanno è che ci sia una regia ben orchestrata dietro a questi episodi riconducibile, come al solito, alla speculazione. Già ma dietro al termine generico di speculazione con cui si giustifica tutto e il contrario di tutto cosa si nasconde? E inoltre, visto che questa speculazione fa tanti danni come è possibile contrastarla?

Non è facile rispondere. La speculazione ormai è un’entità eterea, impalpabile, inqualificabile, inafferabile. Conosciamo la sua origine, la tribù dei grandi finanzieri americani (e non a caso la chiamo tribù), che da almeno un secolo prosperano sulle inefficienze del mercato. Loro studiano, scrutano, analizzano e seguono ogni fenomeno legato all’economia e alla finanza, sia delle società che delle nazioni e dove vedono inefficienze e distorsioni affondano le loro unghie. Si potrebbe quasi parlare di meritoria funzione “spazzino” della speculazione, che distrugge gli organismi malati ed esalta quelli sani, se non fosse che dietro agli stati sovrani ci sono i cittadini, ci siamo noi.

Che anche gli stati abbiano bisogno di qualcuno che li controlli è fuori di dubbio, la stessa vicenda della Grecia ne è un esempio. Apprendiamo in questi giorni che per decenni il paese ellenico ha sperperato, ecco alcuni esempi: 60.000 pensioni pagate a persone decedute; 320.000 pensioni fasulle pagate nel settore agricolo; il 43% dei pensionati che ha un secondo lavoro su cui ovviamente non paga le tasse; i ministeri che premiano con un bonus i dipendenti che arrivano puntuali al lavoro (e altri 20 tipi di indennità); commissioni statali con gli incarichi più fantasiosi, come quello ad esempio di gestire le acque di un lago prosciugato 80 anni fa, e così via. Ma il massimo dello sperpero lo ascoltiamo nel settore delle pensioni agli statali, ai quali è possibile andarci dopo 25 anni di servizio (generalmente sotto i 50 anni).

Tra i motivi della rivolta nelle strade di Atene è proprio l’intenzione del governo di portare la pensione a 63 anni. Già ma da noi, che dovremo dare alla Grecia quasi 15 miliardi di euro in 3 anni, l’età pensionabile è di 65 anni e con il meccanismo automatico messo a punto dal ministro Sacconi, legato all’allungamento delle aspettative di vita, arriverà in breve tempo ben oltre visto che l’apettativa di vita, secondo studi attendibili, aumenta di 3 mesi l’anno. Allora, mi chiedo, chi la deve pagare la crisi greca? Quantomeno vorremmo vedere tutti i lavoratori europei e a maggior ragione quelli greci andare in pensione alla stessa età, visto che pochi mesi fa l’Europa ha imposto anche alle lavoratrici italiane di andarci a 65 anni. Invece no, in questa corte dei miracoli che è l’Europa si deve vedere anche questo: scontri di piazza ad Atene, con relativi morti, perché i greci, poverini, dovranno andare in pensione a 63 anni, mentre la cancelliera Merkel viene lapidata perché chiede alla Grecia più rigore. No, qui c’è qualcosa che non funziona.

E mi chiedo ancora, doveva pensarci la speculazione a smascherare le inefficenze della Grecia, con tutte le conseguenze che sta comportando? Perché l’Eurogruppo non ha indagato e prevenuto questa situazione?
Ora sono tutti riuniti al capezzale della Grecia per evitare il suo collasso ed il contagio ad altri paesi che comporterebbe la frana dell’euro. Oggi, sabato 8 maggio, i componenti dell’Eurogruppo si sono riuniti ed hanno stanziato 70 miliardi immediati per arginare la speculazione. Poveri illusi, pensano di arginare la speculazione con solo 70 miliardi; forse ci riusciranno per alcuni giorni ma i problemi per l’euro torneranno, come prima, peggio di prima.

Le dimensioni e la forza della speculazione sono immense, dalla piccola tribù di New York è diventata un continente, il 7° continente: Speculonia.

Al contrario dell’Antartide che ha zero abitanti e un’enorme superficie, Speculonia ha zero superficie ma un’enormità di abitanti. Forse è improprio parlare di zero superficie perché in realtà Speculonia virtualmente esiste, forse potremmo misurarla in pixel quadrati o terabyte al quadrato, quello che è certo è che non ha confini né di spazio, né di tempo né di forza economica. Su di essa non tramonta mai il sole, ovunque si accenda un computer, davanti al quale c’è un trader di qualsiasi nazionalità, lì è territorio di Speculonia. Ecco perché fa paura.

E i primi ad aver paura sono proprio i governi che non sanno esattamente contro chi devono combattere. Si sentono osservati, perennemente sotto esame, verificati, giudicati. Come erano belli quei tempi in cui potevano fare quello che gli pareva e nessuno sapeva niente…! Aumentavano gli stipendi a quelli, assumevano quegli altri, mandavano in prepensionamento quella categoria e così si garantivano voti e poltrone nei secoli dei secoli. Il costo di tutto era un semplice: “pagherò”.

Ma la cosa bella è che sono stati proprio i governi, assecondando il capitalismo, a generare il Mostro della speculazione. Come il dottor Victor von Frankstein prima lo hanno generato poi lo hanno rinnegato, lasciandolo libero di compiere tutte le sue malefatte in nome del “mercato”. Ora essi stessi sono vittime del Mostro, sempre in nome del mercato. Ma che mercato è questo? Cosa è rimasto del “principio della domanda e dell’offerta”? Nulla. Oggi si può vendere quello che non si ha, comprare con pochi soldi, emettere titoli basati sul nulla, scommettere sul futuro, amplificare i risultati ecc. ecc.

Se andiamo a ben vedere sotto questo sedicente mercato c’è un solo filo conduttore: la scommessa. E allora mi chiedo, che differenza c’è tra la Borsa e un Casinò? Nessuna. Anche qui a vincere è sempre il banco (banche, sim, sgr ecc.) che di volta in volta gestisce giochi da lui inventati e regolamentati a suo favore. Chi glielo ha permesso? Chi non ha vigilato sull’espansione di questo meccanismo perverso? Il capitalismo. Il Mostro si è rivoltato contro suo padre e lo sta strangolando.

Ma il Mostro non ha solo un padre, ha anche una madre: la democrazia, che sarà la prossima vittima.
In che modo ucciderà sua madre? Semplice. Ormai tutti gli esseri umani sono direttamente o indirettamente coinvolti dalle malefatte del Mostro. Fondi pensioni, azioni, obbligazioni, titoli di stato sovrani…tutto è coinvolto e un crollo del loro valore renderebbe tutti più poveri. Anche chi non ha un euro da investire verrebbe coinvolto dalla crisi dei consumi e al massimo si salverebbero quelle nazioni che riescono a produrre a prezzi stracciati sfruttando i lavoratori 12 ore al giorno.

La disoccupazione di massa farebbe emergere il primo bisogno dell’uomo: mangiare. Chi darebbe da mangiare a 7 miliardi di persone? La risposta la trovo pensando a quando, 25 anni fa, facevo l’apicoltore. All’inizio dell’estate, quando c’è una abbondante fioritura, l’ape è l’essere vivente più calmo, laborioso, organizzato di tutti. Ogni arnia pensa a raccogliere e conservare il miele ed il polline necessari per passare l’inverno. Ma quando, in autunno, le fioriture sono finite e per qualche ragione ci sono arnie che non hanno accumulato provviste, si scatenano i saccheggi. L’ape da tranquilla e laboriosa creatura diventa una feroce assassina andando a prendere con la forza quello che le occorre per sopravvivere.
Io credo che il comportamento umano non sarebbe dissimile e per contrastarlo si dovrebbero abolire principi democratici essenziali. Ecco come il Mostro può uccidere anche sua madre.

Dall’alto della sua saggezza ed esperienza il Presidente Napolitano ha già fatto accenno al pericolo di un ritorno dei disordini e del terrorismo. Ma il vero pericolo non è quello del riemergere di iniziative di qualche gruppo estremista, il vero pericolo è che il Popolo intero si rivolti contro i governi dando luogo ad una nuova rivoluzione d’ottobre.
La crisi non deve essere pagata solo dal Popolo, ben vengano i riequilibri del settore statale in Grecia ma far pagare le crisi sempre e solo agli impiegati statali non è possibile. E in Italia, per favore, non facciamo credere che, con un gioco di 3 carte, i 15 miliardi di aiuti vengano fuori dal nulla. Sempre gli statali pagheranno, Scuola in testa.

Esagerazioni? Visioni apocalittiche? Speriamo ma giusto oggi, in una riunione straordinaria a Bruxelles, Il Presidente della Banca centrale europea Trichet ha addirittura parlato di crisi sistemica. Esattamente quel che qui ho detto in maniera un po’ più cruda.

Per la prossima settimana spero solo che il Mostro sia sazio. Non credo all’efficacia degli interventi dell’Ecofin e alle barricate in difesa dell’euro. Non credo neanche che in poche ore si possano varare misure per depotenziare il Mostro, al massimo si può anestetizzarlo per qualche ora. L’unica vera flebile speranza è che le quotazioni siano ormai arrivate ad un livello tale che lo inducano a cambiare strategia: da venditore a compratore.