Volatilità e turnover degli strumenti derivati: una relazione labile - Serge Jeanneau e Marian Micu
Si ritiene spesso che un aumento della volatilità di mercato dia origine a più intense contrattazioni in strumenti derivati. Alcuni studi empirici hanno confermato l'esistenza di questa relazione positiva tra volatilità e volume degli scambi. Tuttavia, la maggior parte di quegli studi era fondata principalmente su dati giornalieri o infragiornalieri, mentre in pochissimi casi è stata esplorata la possibilità di un nesso tra volatilità e scambi su base mensile. Inoltre, la natura delle transazioni che potrebbero generare tale rapporto è rimasta per lo più
inspiegata. Il presente studio analizza la relazione che intercorre tra volatilità e attività mensile in contratti derivati di borsa. Anzitutto, consideriamo le varie finalità operative che potrebbero determinare un simile nesso, separando quelle di copertura dalle finalità indotte da informazioni. Oltre a ciò, operiamo una
distinzione tra le finalità che tendono a generare una relazione tra volatilità e volumi su base giornaliera e quelle che potrebbero produrre una tale relazione su base mensile.
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L’aumento dei prezzi delle attività e la politica monetaria - CHARLES P. KINDLEBERGER
L’aumento dei prezzi delle attività e la politica monetaria - CHARLES P. KINDLEBERGER (p.
Il termine inflazione delle attività, che si distingue dall’inflazione ordinaria in quanto quest’ultima si riferisce all’aumento dei prezzi dei beni di consumo o dei prodotti all’ingrosso o al deflatore del reddito
nazionale, è una locuzione non molto utilizzata in occidente ma comune in Giappone. Vi sono periodi nei quali i prezzi delle attività crescono in modo inflazionistico, un vero e proprio boom o una bolla, mentre i prezzi dei beni sono relativamente stabili o persino decrescenti. Riguardo a un famoso esempio di tale situazione, verificatosi tra il 1928 e il 1929, Milton Friedman e Anna Jacobson Schwartz scrissero che le autorità monetarie avrebbero dovuto ignorare 1’aumento dei prezzi sulla Borsa di New York e focalizzare 1’attenzione su altri obiettivi, come il livello enerale dei prezzi.
Più recentemente, alla fine del 1989, la Banca del Giappone ha proceduto ad alzare i tassi d’interesse dopo aver ignorato la spettacolare crescita dell’indice Nikkei da quota 10.000 circa nel 1984 a 39.000 nel 1989, temendo infine che 1’aumento dei prezzi delle attività avrebbe provocato inflazione a livello dei beni di consumo, e preoccupata che la diffusione dell’inflazione dal mercato azionario ai beni immobili stesse conducendo il mercato delle abitazioni fuori dalla portata del giapponese medio e dunque minacciando la pace sociale.
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Manifesto contro la disoccupazione nell'Unione Europea" - Franco Modigliani e altri
Questo Manifesto mette in discussione una pericolosa
convinzione che ha fatto presa
sulle autorità politiche europee.
Si tratta della convinzione
che le politiche
dal lato della
domanda e dell'offerta
debbano essere rivolte a scopi diversi,
ovvero che un ristretto numero di politiche dell'offerta vada
destinato alla lotta
contro la disoccupazione, mentre le misure di gestione
della domanda aggregata (in particolare
la politica monetaria) debbano
essere utilizzate solo nella
lotta contro l'inflazione.
L'ortodossia prevalente sostiene inoltre che la scelta degli strumenti più
adatti per combattere la disoccupazione sia una decisione politica, nella quale
ogni strumento viene valutato caso per caso.
Nelle pagine che seguono saranno avanzati diversi
suggerimenti pratici atti a
ridurre rapidamente la
disoccupazione europea. Siamo convinti che se la proposta complessiva riceve la giusta attenzione da parte dei
governi e delle
autorità di politica monetaria,
nell'arco di pochi anni questo
fenomeno potrà ridursi significativamente.
Banca Centrale Europea: in arrivo la nuova serie di banconote
La Banca
centrale europea (BCE) e le banche centrali nazionali (BCN) dell’Eurosistema introdurranno la seconda serie di banconote in
euro. La nuova serie, denominata “Europa”, riporta nella filigrana e
nell’ologramma il ritratto di Europa, figura della mitologia greca da cui il nostro
continente prende il nome. I nuovi biglietti saranno immessi in circolazione
gradualmente nel corso di diversi anni, a partire dal taglio da €5 nel maggio
2013.
La serie
dedicata a Europa è il risultato dei progressi tecnologici realizzati nel
settore delle banconote dopo
l’introduzione della prima serie, oltre dieci anni fa. Le caratteristiche di sicurezza
sono state perfezionate, rendendo le banconote persino più sicure. Oggi sono
state rivelate tre nuove caratteristiche: la filigrana con ritratto,
l’ologramma con ritratto e il numero verde smeraldo.
Le nuove
banconote costituiscono un’evoluzione. Mostreranno gli stessi disegni della
prima serie (ispirata al tema “Epoche e stili”) e gli stessi colori dominanti,
anche se gli avanzati elementi di sicurezza hanno comportato modifiche. Saranno
peraltro facilmente distinguibili dai biglietti della prima serie. La scala dei
tagli resterà immutata, ovvero €5, €10, €20, €50, €100, €200 e €500, e
l’introduzione avverrà in ordine ascendente. Alla banconota da €5 seguirà
quindi il biglietto da €10.
Al
principio la prima serie circolerà insieme alle nuove banconote, ma sarà
progressivamente ritirata dalla circolazione e infine dichiarata fuori corso.
La data in cui cesserà di avere corso legale sarà annunciata con largo
anticipo. I biglietti della prima serie manterranno tuttavia il rispettivo
valore a tempo indeterminato e potranno essere cambiati presso le BCN dell’Eurosistema
in qualsiasi momento.
La
banconota da €5 della serie “Europa” sarà presentata in tutti i suoi elementi
il 10 gennaio 2013, mentre a maggio gli enti creditizi inizieranno a immettere
in circolazione i nuovi biglietti attraverso i propri sportelli o le casse
prelievo contanti.
Per
richiamare l’attenzione dei cittadini sul lancio della nuova serie, nel 2013 la
BCE e le BCN dell’Eurosistema
condurranno una campagna di informazione attraverso vari canali in tutta l’area
dell’euro. Allo stato attuale sono in corso i preparativi della campagna, che
sarà svolta con l’assistenza di due agenzie selezionate dalla BCE mediante gara
d’appalto pubblica.
Tempo libero: meno consumi, più web per gli Italiani
Lo shopping del fine settimana un'abitudine dura a morire? Non in tempo di crisi: secondo un'indagine della Coldiretti, un italiano su tre è stato costretto ad abbandonare il classico giro per i negozi nei giorni del weekend. Una rinuncia che non si è rivelata a cuor leggero, se è vero che, sempre secondo la ricerca, è risultata più difficile da compiere anche rispetto i tagli su viaggi e gite.
Cambia il modo di vivere il tempo libero per gli italiani:
Secondo un sondaggio on line della Coldiretti, oltre un italiano su tre (34%), è stato costretto ad abbandonare il tradizionale shopping del week end. Il cambiamento delle abitudini di spesa è segnalato, inoltre, dal 21% di intervistati che afferma di non potersi più permettere di andare a pranzo o cena fuori e dal 16% che rivela di essere costretto a rinunciare a gite e viaggi nel fine settimana. Nella lista delle rinunce si inserisce anche, per il 12% degli italiani, l'invito a tavola a casa per trascorrere il tempo libero con parenti e amici. Solo il 2%, invece, rinuncia alla partita di calcio.
Meno occasioni per uscire, maggiore il tempo trascorso in casa, così aumenta il tempo trascorso al computer, con il 62,1% della popolazione italiana che – rivelano i dati Censis – naviga sul web, dove si assiste proprio durante il week end al maggior numero di contatti. Il web è utilizzato anche come strumento di risparmio: oltre il 29% degli italiani dichiara infatti di fare ricerche in rete per confrontare prezzi e qualità dei cibi.
Dall’indagine Coldiretti/Censis emerge inoltre che oltre 21 milioni di italiani dichiarano di preparare alimenti in casa come yogurt, pane, gelato o conserve.
Fonte: Borsa Italiana
Rinviata al 2013 l'Anagrafe Finanziaria
L'avvio dell'anagrafe dei movimenti finanziari dei conti
correnti a data da destinarsi. O meglio, come ha anticipato ItaliaOggi,
rinviata al 2013. Da oggi dunque nessuna comunicazione sui saldi dei conti
corrente degli italiani intercorrerà, per l'annualità 2011, tra intermediari
finanziari e Agenzia delle entrate.
È la stessa Agenzia delle entrate a precisare che «la data
del 31 ottobre 2012 per l'invio dei dati sulle movimentazioni bancarie era
prevista inizialmente ed esclusivamente dalla bozza del provvedimento del
direttore dell'Agenzia delle entrate che è stata inviata al Garante della
privacy e non ha visto mai la luce perché l'Authority ci ha chiesto, tra
l'altro, di creare il canale ad hoc per le comunicazioni, al posto di
Entratel».
Dunque la palla sull'avvio del flusso di dati sulle
ricchezze dei contribuenti presso banche e intermediari è in mano al Garante
privacy che sta ultimando la disamina della nuova versione del provvedimento
inviato dall'agenzia all'inizio di questo mese (si veda ItaliaOggi del
13/10/2012).
L'Agenzia, infatti, ha sempre puntato a partire nei tempi
della prima indicazione e quindi dal 31 ottobre. Già quest'estate infatti
quando ItaliaOggi aveva evidenziato il possibile ritardo nella partenza, la
stessa Agenzia si era affrettata a smentire evidenziando come superate quelle
informazioni. Che alla fine calendario e tempi tecnici alla mano hanno assunto
la forma di certezza.
Ad aprile con la prima bozza di provvedimento sul tavolo il
Garante aveva sollevato rilievi non sui dati e i contenuti ma
sull'infrastruttura informatica su cui far viaggiare le informazioni sensibili.
Nel provvedimento nuova versione, dunque, con l'implementazione delle procedure
informatiche, non è stato indicato nessun termine d'avvio a conferma proprio
dell'intenzione dell'Agenzia di partire una volta ricevuto il via libera.
Spiegano infatti dall'Agenzia che: «Nel nuovo provvedimento,
attualmente all'esame del Garante, in cui abbiamo accolto le richieste
dell'Authority non abbiamo inserito date perché appena riceveremo il via
libera, partiremo». L'articolo 11 del decreto Salva-Italia indicava, per
l'obbligo di trasmissione, come decorrenza il 1° gennaio 2012 anche se
precisava che sarebbe stato il provvedimento dell'Agenzia delle entrate a
definire specifiche, decorrenze e contenuti.
La richiesta del Garante di implementazione informatica
arrivata all'Agenzia e dunque a Sogei, il braccio informativo dell'Agenzia, si
è rivelata non di poco conto. Il sistema, infatti, sarà sottoposto a nuovi
invii massicci e consistenti che si vanno ad aggiungere a quelli che
periodicamente vengono trasmessi per l'archivio rapporti.
Una volta a regime il meccanismo consentirà di monitorare, a
partire dai dati 2011, tutti i dati che riguardano saldi, cassette di
sicurezze, carte di credito. Elementi che andranno ad affiancarsi, per
l'incrocio dei dati, alle altre indicazioni presenti in archivio rapporti come
ad esempio le utenze elettriche o del gas e a partire dal 2013 anche quelle
legate alla telefonia mobile.
Di Cristina Bartelli su Italia Oggi
Quali sono i Conti Corrente che rendono fino al 5% l'anno
Quasi il 5% all'anno. E' l'interesse offerto da molti depositi bancari ad alta remunerazione, che oggi riescono nuovamente a battere iBot (Buoni ordinari del Tesoro).
I rendimenti dei titoli di stato italiani sono infatti colati a picco negli ultimi mesi, dopo l'intervento della Banca Centrale Europea di Mario Draghi , che ha annunciato un piano di salvataggio dell'Eurozona.Per questo, i conti di deposito hanno recuperato grande appeal sul mercato, almeno tra quei risparmiatori che vogliono far fruttare al massimo la propria liquidità, senza correre troppi rischi.
Nelle ultime aste governative, gli interessi garantiti dai Bot sono scivolati al di sotto della soglia del 2% all'anno, dopo aver sfiorato prima dell'estate i 4 punti percentuali. I titoli con scadenza a 12 mesi, nel collocamento del 10 ottobre scorso, hanno raggiunto l'1,94% su base annua, corrispondente a poco meno dell'1,7% al netto delle tasse. Tradotto in cifre, chi investe in Bot un capitale di 10mila euro raccoglie oggi un rendimento di circa 170 euro all'anno. Chi parcheggia la propria liquidità nei conti di deposito, invece, ottiene molto di più, ovvero fino a 390 euro circa ogni 12 mesi, sempre su un capitale versato di 10mila.
VINCOLO A 2 o 3 ANNI.
Va detto, però, che per avere dei rendimenti così elevati bisogna tenere ferme le giacenze per un periodo di tempo non proprio brevissimo, cioè pari a 24 o addirittura a 36 mesi. E' questo l'impegno richiesto da SiConto di Banca Sistema, che attualmente garantisce un tasso d'interesse attivo del 5,2% lordo su base annua (4,16% netto) a chi lascia i soldi in deposito per almeno 3 anni. Per chi invece accetta un vincolo massimo di 24 mesi sulla liquidità versata, il prodotto più generoso in questo momento è Rendimax di Banca Ifis, che offre un rendimento del 4,85% lordo su base annua (3,88% netto).
I RENDIMENTI A UN ANNO.
Se invece invece il risparmiatore vuole tenere ferme le giacenze per non più di 12 mesi, il tasso offerto da SiConto scende al 4,4% (3,5% netto) mentre quello di Rendimax cala al 4,35% lordo (3,48% netto). Tra i depositi vincolati a 12 mesi, ci sono però anche altri prodotti abbastanza remunerativi sul mercato, con un tasso che supera abbondantemente i 4 punti percentuali. E' il caso ContosuIbl di Ibl Banca che offre il 4,04% lordo all'anno (3,23% netto).
E' pari invece al 3,5% il rendimento-base del conto InMediolanum di Banca Mediolanum, che diventa notevolmente più generoso per chi aderisce a una particolare promozione commerciale. I risparmiatori che aprono un nuovo deposito entro il prossimo 30 ottobre e consigliano a 3 amici di fare lo stesso, ottengono infatti un bonus sul tasso attivo fino allo 0,75% (corrispondente a un premio dello 0,25% per ogni risparmiatore invitato, che decide poi di aprire il conto). Il rendimento complessivo di InMediolanum cresce così sino al 4,25% su base annua (3,4% al netto delle tasse).
Che cos'è l'Insider Trading?
Reato compiuto da un soggetto che, essendo in possesso di informazioni privilegiate, acquista, vende o compie operazioni (per conto proprio o di terzi) su strumenti finanziari avvalendosi di quelle stesse informazioni, oppure comunica a terzi tali informazioni, ovvero fornisce consigli sulla base di esse.
Un soggetto (insider) può entrare in possesso di informazioni privilegiate grazie al fatto che partecipa al capitale di una società, è membro di organi di amministrazione, direzione o controllo, oppure esercita una funzione (anche pubblica), una professione oppure un particolare ufficio.
Per informazione privilegiata (detta anche price sensitive) si intende un'informazione specifica di contenuto determinato, di cui il pubblico non dispone, concernente strumenti finanziari o emittenti di strumenti finanziari, che, se resa pubblica, sarebbe idonea a influenzarne sensibilmente il prezzo.
L'abuso di informazioni privilegiate costituisce un reato nell'ordinamento italiano (ed anche europeo); esso è disciplinato nel Decreto legislativo n° 58 del 24 febbraio 1998 (Testo Unico dell'Intermediazione Finanziaria) e nella successiva legge n° 62 del 2005 (che dispone il recepimento della normativa europea sugli abusi di mercato, la direttiva 2003/6/CE). Tale disciplina afferma che è punito con la reclusione da 3 a 8 anni e con una multa variabile da 200.000€ a 3.000.000€, chiunque utilizzi a proprio vantaggio (e a danno del mercato) tali informazioni e chiunque compia le medesime operazioni dopo aver ottenuto, direttamente o indirettamente, tali informazioni da un altro soggetto.
La CONSOB è il soggetto cui spetta il controllo sui market abuse in Italia.
Un soggetto (insider) può entrare in possesso di informazioni privilegiate grazie al fatto che partecipa al capitale di una società, è membro di organi di amministrazione, direzione o controllo, oppure esercita una funzione (anche pubblica), una professione oppure un particolare ufficio.
Per informazione privilegiata (detta anche price sensitive) si intende un'informazione specifica di contenuto determinato, di cui il pubblico non dispone, concernente strumenti finanziari o emittenti di strumenti finanziari, che, se resa pubblica, sarebbe idonea a influenzarne sensibilmente il prezzo.
L'abuso di informazioni privilegiate costituisce un reato nell'ordinamento italiano (ed anche europeo); esso è disciplinato nel Decreto legislativo n° 58 del 24 febbraio 1998 (Testo Unico dell'Intermediazione Finanziaria) e nella successiva legge n° 62 del 2005 (che dispone il recepimento della normativa europea sugli abusi di mercato, la direttiva 2003/6/CE). Tale disciplina afferma che è punito con la reclusione da 3 a 8 anni e con una multa variabile da 200.000€ a 3.000.000€, chiunque utilizzi a proprio vantaggio (e a danno del mercato) tali informazioni e chiunque compia le medesime operazioni dopo aver ottenuto, direttamente o indirettamente, tali informazioni da un altro soggetto.
La CONSOB è il soggetto cui spetta il controllo sui market abuse in Italia.
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