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ISAE: a gennaio cresce la fiducia delle imprese manifatturiere

CRESCE A GENNAIO LA FIDUCIA DELLE IMPRESE MANIFATTURIERE


• L’indice, considerato al netto dei fattori stagionali e calcolato in base 2000=100, sale a 83,2 da 82,4 dello
scorso mese, riportandosi sui valori medi del 2008

• L’aumento di fiducia è dovuto al recupero del livello della domanda in generale – essenzialmente per un
miglioramento degli ordini interni - ed alla riduzione delle giacenze di prodotti finiti

• La fiducia migliora nettamente nei beni d’investimento, dove l’indice passa da 77 a 78,6, e più
lievemente negli intermedi (da 80,0 a 80,2); subisce invece una modesta battuta d’arresto nei beni di
consumo, dove scende da 89,8 a 89,0. Tale indicazione è coerente con i segnali di frenata emersi dalla
recente inchiesta ISAE sui consumatori italiani

• Un moderato ottimismo è diffuso in tutto il territorio nazionale ad eccezione del Nord Ovest: in questa
ripartizione l'indice passa da 84,5 a 82,6. L’indice sale invece da 77,5 a 80,2 nel Nord Est, da 84,7 a 85,9
nel Centro e da 84,2 a 86,8 nel Mezzogiorno

CONTINUA A RECUPERARE NEL QUARTO TRIMESTRE IL GRADO DI UTILIZZO DEGLI IMPIANTI INDUSTRIALI

• Secondo le consuete domande trimestrali, il grado di utilizzo degli impianti industriali sale da 66,5 a 67,2
sui massimi dell’anno

• In graduale recupero sono segnalati anche gli afflussi di nuovi ordini e le attese relative all’export

• Scendono gli ostacoli all’attività produttiva, grazie soprattutto alla diminuzione dei vincoli di origine
finanziaria; si mantiene però elevata la quota di imprese che si ritiene vincolata dal lato dell’afflusso di
domanda.

• Segni di recupero emergono anche dal lato della posizione competitiva, in miglioramento sul mercato
nazionale e su quelli extra UE, ma in lieve peggioramento su quelli UE

fonte: http://www.isae.it/

Interessante: Kerself, commesse dalla Germania per 285 mln di €

La società leader nel settore fotovoltaico in Italia ha inaugurato a San Severo tre campi solari fotovoltaici di 3 MWp. Verrà realizzata una cabina primaria che allaccerà campi solari per un ammontare di 60 MWp in connessione. Committente è Voigt & Coll., società finanziaria tedesca specializzata in investimenti nel settore fotovoltaico in Europa. In Puglia sono stati avviati progetti di campi fotovoltaici per complessivi 19 MWp per un controvalore di 85 milioni di euro. L‘importante commessa è stata realizzata in collaborazione con DynaFinance Consulting, che sviluppa e amministra progetti per investitori finanziari che intendono operare in Italia (tra cui, appunto Voigt & Coll.), e che ha avviato accordi con Ecoware per la costruzione di ulteriori impianti in Puglia. In particolare verrà realizzata una cabina primaria a nord di San Severo, che allaccera’ campi solari per un ammontare complessivo di 60 MWp in connessione entro la seconda metá del 2010 o inizio 2011 per un controvalore di ulteriori 200 milioni di euro. Per assicurare la copertura finanziaria all’intero progetto,DynaFinance costituirà, in collaborazione con CBA Studio Legale e Tributario, un fondo immobiliare fotovoltaico di oltre 200 milioni di euro. Le nuove commesse rientrano negli obiettivi di budget del 2010, resi noti con un comunicato stampa del 30 settembre 2009, che stimavano realizzazioni di impianti
per un totale di ca. 170MWp. Voigt &Coll. è uno degli acquirenti  anche dei nuovi impianti avendone già sottoscritto una quota di 20MWP dei 60MWp che saranno disponibili. Markus Voigt, amministratore delegato di Voigt& Coll., ha affermato: «L’Italia oggi offre le più interessanti opportunità di investimento in Europa nel settore fotovoltaico.Siamo prontiad investire in Italia ulteriori 250 milioni di euro in impianti fotovoltaici  di capacità nel 2010 e Ecoware e’ il nostro partner privilegiato».

Il Gruppo KERSelf è leader in Italia nell’ingegneria, progettazione, produzione, installazione e distribuzione di impianti solari fotovoltaici in Italia ed in Europa. Ecoware S.p.A., società del gruppoKerself controllata al 65%, è leader in Italia nella realizzazione di sistemi fotovoltaici di grande dimensioni in Italia, e progetta, realizza, installa parchi fotovoltaici chiavi in mano con tecnologia fissa e ad inseguimento mono e biassiale.

C'è da notare che Kerself, pur essendo leader nel campo delle energie rinnovabili, non è stata ancora travolta dalla febbre da acquisto in questo settore, visto in Borsa in questo inizio d'anno e che ha invece toccato altre società meno quotate di lei. Websim ha una raccomandazione MOLTO INTERESSANTE con Target Price di 18 €. Attualmente quota 9,1€.

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Interessante: STM ordini in forte crescita a inizio 2010, fine della crisi

Il 2010 è iniziato in forte accelerazione per StM, il primo produttore europeo di chip. Nell'incontro di stamattina con gli analisti a Parigi, il Ceo Carlo Bozotti ha detto che il mercato dei semiconduttori crescerà quest'anno del 10-12% e StM potrà tornare nel 2010 ai livelli di fatturato di prima della crisi. Il manager è tornato a indicare i vecchi target di un Ebit tra il 9 ed il 12 per cento del fatturato nel medio termine.

"Oggi il nostro portafoglio ordini supera il livello che possiamo accontentare, ma non pensiamo che questa situazione si protrarrà", ha detto Bozotti. Attualmente l'utilizzazione degli impianti di StM è al 90%, crescerà ancora, e l'azienda potrà incrementare la capacità con pochi investimenti.
Bozotti ha confermato le precedenti indicazioni per i prossimi anni di investimenti compresi tra il 5 e il 7 per cento del fatturato. Dopo avere tagliato costi per 750 milioni di dollari nel 2009, StM ne taglierà per altri 300 milioni nel 2010. Ci aspettiamo che il dividendo cresca notevolmente nel 2010 anche perché già adesso l'azienda ha una forte posizione di cassa attiva (circa 3 miliardi di dollari).
Il primo produttore europeo di chip ha annunciato questa notte i risultati del quarto trimestre 2009, chiuso con ricavi pari a 2,58 miliardi di dollari, meglio dei 2,47 miliardi stimati dagli analisti, secondo un sondaggio di Bloomberg.
Il margine lordo (gross margin) è salito al 37% dal 36,1% dello stesso periodo del 2008. La società aveva indicato un obiettivo del 36,5%.
A livello di risultato netto, StM ha deluso le attese per effetto di oneri straordinari: il trimestre si è chiuso con una perdita di 70 milioni di dollari, contro una perdita prevista di 19,8 milioni. Il quarto trimestre 2008 si era chiuso con una perdita di 366 milioni.
Confermiamo la raccomandazione fondamentale MOLTO INTERESSANTE e il target price di 7,50 euro. Anche per l'Analisi tecnica il titolo è da comprare.

fonte: http://www.websim.it/
                                                           (il titolo attualmente quota 5,84€)

Previsioni di Bankitalia sull'Italia

Nelle ultime settimane sono fioccate le nuove analisi fornite dai vari organismi internazionali che si occupano di studiare la dinamica dell’economia.
Per il nostro paese è particolarmente importante il Bollettino Economico rilasciato nei giorni scorsi e redatto dalla autorevole Banca d’Italia.
La visione sul bel paese e sulla zona euro in parte coincide: dopo il rafforzamento autunnale la ripresa non ha
accelerato e le previsioni rimangono per una crescita attorno all’1% nel 2010, con un forte traino da parte del commercio internazionale e domanda interna ancora piuttosto fiacca. Ovviamente il calo dell’occupazione sta determinando una situazione piuttosto debole per i consumi.
Per l’Italia sottolinea come nonostante il miglioramento del clima di fiducia, le imprese sono titubanti ad incrementare la produzione nonostante stia avvenendo un recupero degli ordinativi. Il quarto trimestre dal punto di vista industriale dovrebbe essere stato piuttosto debole. Tra le cause della dinamica insufficiente dei consumi quella più importante è il forte rialzo della disoccupazione, che includendo i “cassa-integrati” e quelli che hanno smesso di cercare un’occupazione, dovrebbe aver superato il 10%. Occorre segnalare come anche coloro che hanno mantenuto inalterato durante la crisi il livello di reddito percepiscono ancora piuttosto elevato il rischio di perdere il proprio posto di lavoro.
Il Bollettino sottolinea come per l’Italia ad un miglioramento registrato nei sondaggi congiunturali non è corrisposto un miglioramento degli indicatori prettamente quantitativi.
La produzione industriale, dopo un 3° trimestre piuttosto promettente, dovrebbe essere calata negli ultimi 3 mesi dell’anno permanendo su livelli registrati agli inizi degli anni ’90. Oltre a problematiche cicliche, Bankitalia sottolinea come in Italia sia avvenuto un ristagno dei redditi reali avvenuto negli ultimi 15 anni, cosa non rilevata negli altri paesi della zona euro. Bankitalia prevede per l’Italia una crescita attorno allo 0.7% nel 2010 e di circa l’1% nel 2011. Questo significa che per rivedere i livelli precedenti di prodotto bisognerebbe attendere circa 5 anni. Si tratta di previsioni inferiori ai principali paesi dell’area e non particolari dissimili rispetto a quanto formulato dai principali organismi internazionali e delle principali case di investimento. Quindi non sono caratterizzate dall’essere particolarmente pessimistiche ma allineate alle previsioni correnti.
Appare quindi fuori luogo gli eccessi di ottimismo emersi alla fine dell’estate sulla nostra economia e conferma come il nostro paese sia sempre più alla mercé della dinamica delle esportazioni e del commercio internazionale. La situazione del debito pubblico si conferma preoccupante ma, per adesso, su livelli di alert inferiori ad altri paesi del Vecchio Continente come Grecia, Spagna e Irlanda.
Il nostro listino, dopo un lungo periodo di sottoperformance, ha fornito qualche segnale di recupero a partire da metà dicembre in concomitanza con la riduzione stagionale degli scambi.
Ancora una volta occorre sottolineare come il peso eccessivo dei titoli finanziari nel FTSE MIB, oltre alla debolezza strutturale della nostra economia, ha determinato una minore reattività.
Il nostro indice attualmente scambia a 23500 ben lontano dai massimi raggiunti nel maggio 2007 (44000) e ancor di più dai massimi di 10 anni orsono (50100 punti).

Marcello Rubiu
 
Fonte: NORISK studi e analisi finanziarie

Alcuni consigli per costruirsi una pensione integrativa

La pensione è una variabile di centrale importanza nella vita di un individuo, perché serve a generare i flussi di reddito negli anni durante i quali non si è piùin grado di lavorare e, quindi, di ottenere uno stipendio.
Anche in Italia si stanno sviluppando forme di pensione integrative, che si affiancano ai canali classici e conosciuti, tra tutti ricordiamo l’INPS.
Nel corso della propria vita, ogni lavoratore paga un contributo, pari ad una percentuale del proprio guadagno, che servirà a garantirgli una pensione quando smetterà di lavorare.
L’esperienza internazionale insegna che la gestione privata spesso genera dei rendimenti superiori a quella pubblica e quindi, anche nel settore pensionistico, la tendenza è verso un graduale ridimensionamento del settore pubblico.
Chi è interessato a questo problema?
Tutti, ma prevalentemente i giovani e, comunque, chi prevede di andare in pensione almeno tra una quindicina di anni. Chi intende costruirsi una pensione sa che il punto centrale è dato dalla possibilità di investire per il lungo termine, ma più ci si avvicina alla data di pensionamento minori saranno i rischi che si potranno assumere:
a sessant’anni non ci si può permettere di perdere il 20% del proprio capitale, mentre a trenta anni (con davanti trent’anni di risparmio ogni anno) la propensione al rischio è sicuramente maggiore, perché c’è tutto il tempo per recuperare eventuali movimenti sfavorevoli nei prezzi.
Ipotizziamo il caso di un individuo di trenta anni, che preveda versamenti annuali per i prossimi trenta, come può impostare le scelte di investimento?
In questa sede, proporremo alcune “idee” sull’impostazione teorica e sulla loro realizzabilità, a nostro avviso sono di fondamentale importanza per raggiungere l’obiettivo:

a) La storia evidenzia come nel lungo termine le azioni abbiano generato rendimenti superiori alle obbligazioni e queste ultime ai depositi bancari: il denaro in contanti è un costo: è opportuno mantenere la quota in liquidità al minimo, anche perché non sono previsti esborsi di denaro nel periodo se non per motivi eccezionali.
L’inflazione è il vero nemico nel lungo termine.
b) Le gestioni passive (azionarie ed obbligazionarie) che replicano l’andamento degli indici, in media, hanno fornito una perfomance corretta per il rischio (al netto dei costi) superiore all’universo dei fondi di investimento: è preferibile orientarsi verso prodotti a benchmark a basso costo quali E.T.F. (exchange traded funds), i benchmark, i fondi a indice…
c) Le obbligazioni zero coupon che garantiscono un capitale con certezza a scadenza, senza distribuire cedole ogni anno, sono la base del capitale garantito: ad esempio 30 lire adesso diventeranno 100 lire tra vent’anni. Un investimento, effettuato con regolarità su base annua, in questi titoli permette di creare alla scadenza una ricchezza nominale certa: si può impostare un versamento annuale con scadenza ventennale, nel 2000 per il 2020 nel 2001 per il 2021 e così via.
Al fine di semplificare la gestione delle zero coupon, è possibile concentrarsi solo su alcune scadenze: il 2020, il 2025 ed il 2030 per ottenere il rimborso del capitale in tre/quattro periodi. E’ doveroso sottolineare che il mercato di questi titoli non è molto liquido e, quindi, si devono scegliere i titoli più scambiati per ottenere delle condizioni di mercato non troppo penalizzanti, quando li si acquista, il problema non sussiste per il rimborso che avverrà a 100, senza oneri aggiuntivi.
d) E’ buona norma non eccedere in investimenti in settori legati o, comunque vicini, alla propria attività lavorativa, al fine di limitare il rischio specifico del settore. Ad esempio chi opera nel settore internet dovrebbe contenere l’investimento in titoli tecnologici, chi lavora in banca è preferibile che moderi l’esposizione nel settore bancario/finanziario e così via… Alla base di questa scelta c’è la considerazione che una crisi specifica del settore generi una perdita di reddito (se non del lavoro) e, quindi, è meglio che gli investimenti non ne risentano in modo eccessivo anzi, siano il più incorrelati possibile, cioè si muovano in modo slegato tra loro. In linea con il detto popolare: “è meglio non mettere tutte le uova nello stesso paniere”.
e) Il rischio paese è facilmente diversificabile: un lavoratore italiano può tranquillamente comprare azioni estere (europee, americane, asiatiche…), in questo modo un’ipotetica recessione che colpisca solo l’Italia, con inevitabili  diminuzioni del prezzo delle azioni in borsa, avrà effetti contenuti sul patrimonio complessivo se gli investimenti sono orientati anche verso altri paesi, nei quali la recessione potrebbe non verificarsi e, pertanto, la borsa non risentirne affatto! In ottica di diversificazione del rischio è di centrale importanza non
concentrare la maggior parte della propria ricchezza nel paese dove si vive,è un errore che quasi tutti commettono ed è un fenomeno studiato dagli economisti finanziari che lo chiamano: home bias (distorsione verso il paese di appartenenza).

f) I prodotti eccessivamente complessi e dal costo elevato, devono rappresentare una percentuale ridotta dell’investimento complessivo, perché gli obiettivi di chi si costruisce una pensione sono chiari: ottenere il massimo del capitale dopo trent’anni, assumendosi dei rischi sempre inferiori al trascorrere del tempo minimizzando, se possibile, i costi.
g) Spesso investimenti che non possono essere liquidati, cioè venduti, prima della loro naturale scadenza generano, a parità di rischi, rendimenti superiori, il concetto è definito “premio al rischio della liquidità”. In ottica di lungo periodo, vincolare una parte del proprio capitale (l’ordine di grandezza può essere il 5-10%), non ha effetti negativi in caso di necessità immediata, ma può generare un extra rendimento sistematico, che negli anni farà aumentare il valore finale della propria ricchezza.
h) Operativamente è opportuno separare il denaro da dedicare all’investimento pensionistico al denaro utilizzato per le spese di tutti i giorni. E’, quindi, preferibile creare un dossier che abbia esclusivamente la finalità pensionistica, presso un’istituzione finanziaria che consenta di acquistare la maggior parte degli strumenti che si intende acquistare. Nel lungo periodo, il controllo dei costi è estremamente importante ed attualmente le società di trading-on-line, nell’intento di acquisire nuovi clienti, a nostro avviso forniscono condizioni estremamente interessanti.
Riassumiamo i punti centrali di ogni capoverso esposto in dettaglio in precedenza: il denaro contante è un costo, le gestioni passive hanno costi estremamente contenuti, le obbligazioni zero coupon consentono di ottenere con certezza il capitale alla scadenza, il rischio settore di attività è facile da eliminare, il rischio paese è facile da eliminare, i prodotti complessi spesso hanno un costo elevato, investimenti difficilmente liquidabili possono generare rendimenti superiori a parità di rischio, separare il fondo pensione dal denaro utilizzato nella vita di tutti i giorni.
Volutamente non abbiamo parlato dell’acquisto di una casa, quale investimento per il lungo termine, ma ci siamo soffermati sulla parte finanziaria della pensione, affronteremo il problema nella sua totalità(casa+investimenti) in un altro approfondimento.

Fonte: NORISK studi e analisi finanziarie

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FMI rialza le stime: PIL Mondiale +3,9 ; PIL Italia +1%

26 gen. -La ripresa globale "e' partita prima e piu' forte del previsto" ma sara' "lenta rispetto alle precedenti esperienze" e soprattutto procedera' a velocita' e intensita' diverse nelle diverse regioni. La diagnosi e' del Fondo monetario internazionale che ha aggiornato al rialzo le sue previsioni economiche. In particolare, l'istituto di Washington prevede ora che il Pil mondiale crescera' quest'anno del 3,9%, con un miglioramento dello 0,8% rispetto ai numeri diffusi a ottobre scorso. La stima per il 2011 sale invece dello 0,1% al 4,3%. Per l'Italia l'Fmi ritiene possibile una crescita dell'1% nel 2010 (+0,8%) e dell'1,3% nel 2011 (+0,6%).

Nel complesso, il prodotto delle economie avanzate e' previsto aumentare del 2,1% (+0,8%) quest'anno e del 2,4% (-0,1%) il prossimo. Gli Stati Uniti dovrebbero mettere a segno una crescita rispettivamente del 2,7% (+1,2%) e del 2,4% (-0,4%).

L'Eurozona dovra' invece accontentarsi di un +1% (+0,7%) nel 2010 e di un +1,6% (+0,3%). Al suo interno spicca la performance tedesca (+1,5% e +1,9% nei due anni). Mentre non sembra volerne di ripartire l'economia spagnola, che si contrarra' dello 0,6% quest'anno per poi risalire dello 0,9% il prossimo. A trascinare l'economia mondiale saranno i Paesi emergenti. La Cina, innanzitutto (+10% e +9,7%). Ma anche l'India (+7,7% e +7,8%). In generale, le nazioni in via di sviluppo sono previste crescere a un ritmo del 6% nel 2010 e del 6,3% nel 2011. Insomma, le condizioni migliorano ma il malato non e' ancora guarito del tutto e "ci sono significativi rischi verso il basso nelle prospettive". Primo fra tutti "una prematura e incoerente uscita dalle politiche di sostegno". Per questo il Fondo invita le autorita' di Governo e monetarie a continuare a sostenere la ripresa, pur senza dimenticarsi di cominciare a studiare un'exit strategy e di comunicare sin d'ora cosa intendono fare quando il paziente sara' in grado di rimettersi a camminare sulle sue gambe. Le politiche di bilancio, sottolineano a Washington, dovranno "rimanere accomodanti nel breve periodo" e allo stesso tempo le banche centrali dovranno mantenere bassi i tassi d'interesse, aiutate anche dagli scarsi rischi di inflazione. Cruciale sara' poi "continuare a riparare il settore finanziario" che, sottolinea l'aggiornamento del Gsfr, "rimane ancora fragile sebbene in complessivo miglioramento".

Fonte: AGI

CONSENSUS del 25/1/2010 su utili delle società del FTSE Mib, stime al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010

Nella tabella sono riportate le stime tra gli addetti ai lavori sul risultato del 2009 e le previsioni del 2010 per le 40 società che compongono il paniere dell’indice FTSE Mib. Per renderle più leggibili e “comprensibili” del loro peso ho ricavato le differenze, in valore assoluto e in percentuale, sia dell’Earning Per Share che del Dividendo.



Analisi di Borsa settimanale 18/22 gennaio


L’analisi di Borsa effettuata nello scorso post si è puntualmente avverata fino al raggiungimento del livello a 22.926 (fucsia), che avevo pronosticato avrebbe raggiunto nel durante. Da li avrebbe dovuto rimbalzare per tornare nel canale rialzista per andare a ritestare la parallela superiore ma questo non è avvenuto. L’indice ha proseguito la sua corsa al ribasso per fermarsi in finale di ottava a 22.567 punti. Ora i supporti successivi, deboli, sono posti a 22.472 prima e 22.236 poi, quello più convincente sembra il livello psicologico a 22.000 punti, sforabile fino a 21.922 dove passa la linea nera che congiunge tre importanti minimi relativi. L’eventuale rottura di questo livello farebbe tornare d’attualità l’analisi effettuata nel post del 9 dicembre 2009 in cui, analizzando il grafico a 5 anni, si evidenziava come l’indice avesse bisogno di un ritorno sui suoi passi fino ad incontrare la media mobile più lenta (50 settimane) che attualmente corre a 20.370.
  Tuttavia, la correzione di questa ottava è stata talmente violenta che non è da escludere un rimbalzo delle quotazioni che dovrebbero vedersela ora con la resistenza delle medie mobili più veloci, si fa per dire, a 25 (22.720), a 10 (22.945), e a 5 (23.223) settimane, mostrate nella figura accanto.

Come mai l’indice non ha proseguito in modo accademico il movimento rialzista iniziato? Lo si diceva nel post precedente: Tutto questo in mancanza di notizie negative che purtroppo invece continuano ad arrivare.

E le notizie negative che continuano ad arrivare hanno quasi tutte la stessa origine: Obama.
Alla già pesantissima e difficile da digerire, seppure sacrosanta, riforma sanitaria (3000Mld$), il Presidente ha aggiunto la tassa di responsabilità della crisi a carico delle maggiori banche e assicurazioni (117Mld$) e, peggio ancora, ha fissato nuovi limiti alle loro dimensioni. Inoltre, agli istituti che beneficiano delle rete di salvataggio Usa, ha detto, non dovrebbe essere permesso tornare a fare trading per profitto.
Tutte cose moralmente condivisibili ma, mi chiedo, c’era bisogno di fare tutto insieme? A me sembra che stia venendo fuori il vizio genetico di Obama: l’essere democratico e, come tale, ogni tanto, sentire il bisogno imperioso di dire qualcosa “di sinistra”. Il che non sarebbe un peccato se fosse detto “ogni tanto” , ora invece nel giro di poche settimane ha sparato tre siluri al capitalismo americano da far venire la pelle d'oca.
La proposta più sconcertante è proprio il ridimensionamento del volume e delle attività delle grandi Banche e Assicurazioni. In una competizione globale, come l’attuale, significherebbe affogarle e renderle facili prede degli istituti europei e cinesi. Non a caso l’Europa ha immediatamente preso le distanze e ha detto che non seguirà Obama nel suo progetto.
Le grandi banche e assicurazioni americane sono il capitalismo americano e quindi sono l’America. Affossare loro equivale ad affossare l’America. Pratiche sgradevoli come i super bonus andavano affrontate chirurgicamente e non uccidendo l’intera istituzione.
L’America ha paura, e lo ha già manifestato con i risultati in Massachusetts. Comincia a chiedersi chi ha realmente mandato alla Presidenza. Lo abbiamo eletto per effettive capacità o ci siamo fatti imbambolare dal suo sorriso e dalla sua eloquenza? Che esperienza ha maturato per poter ricoprire quel ruolo così importante? Si è sempre battuto per i diritti civili, è vero, ma è sufficiente per dirigere il maggior paese capitalista?.

E mentre cercano risposte le Borse crollano. A questo punto solo una persona ci può salvare: Hillary Clinton, per il cognome che porta e perché è donna. Il primo motivo gli ha consentito di fare esperienza “dal vivo” ai tempi della presidenza del marito, che se ne è guardato bene dal fare ciò che sta facendo Obama. Il secondo motivo le conferisce una prudenza e un equilibrio che in questo momento può essere estremamente utile. Tutto questo a patto di farsi sentire dal Capo. Forza Hillary! Fallo ragionare, siamo tutti con te.