Nelle ultime settimane sono fioccate le nuove analisi fornite dai vari organismi internazionali che si occupano di studiare la dinamica dell’economia.
Per il nostro paese è particolarmente importante il Bollettino Economico rilasciato nei giorni scorsi e redatto dalla autorevole Banca d’Italia.
La visione sul bel paese e sulla zona euro in parte coincide: dopo il rafforzamento autunnale la ripresa non ha
accelerato e le previsioni rimangono per una crescita attorno all’1% nel 2010, con un forte traino da parte del commercio internazionale e domanda interna ancora piuttosto fiacca. Ovviamente il calo dell’occupazione sta determinando una situazione piuttosto debole per i consumi.
Per l’Italia sottolinea come nonostante il miglioramento del clima di fiducia, le imprese sono titubanti ad incrementare la produzione nonostante stia avvenendo un recupero degli ordinativi. Il quarto trimestre dal punto di vista industriale dovrebbe essere stato piuttosto debole. Tra le cause della dinamica insufficiente dei consumi quella più importante è il forte rialzo della disoccupazione, che includendo i “cassa-integrati” e quelli che hanno smesso di cercare un’occupazione, dovrebbe aver superato il 10%. Occorre segnalare come anche coloro che hanno mantenuto inalterato durante la crisi il livello di reddito percepiscono ancora piuttosto elevato il rischio di perdere il proprio posto di lavoro.
Il Bollettino sottolinea come per l’Italia ad un miglioramento registrato nei sondaggi congiunturali non è corrisposto un miglioramento degli indicatori prettamente quantitativi.
La produzione industriale, dopo un 3° trimestre piuttosto promettente, dovrebbe essere calata negli ultimi 3 mesi dell’anno permanendo su livelli registrati agli inizi degli anni ’90. Oltre a problematiche cicliche, Bankitalia sottolinea come in Italia sia avvenuto un ristagno dei redditi reali avvenuto negli ultimi 15 anni, cosa non rilevata negli altri paesi della zona euro. Bankitalia prevede per l’Italia una crescita attorno allo 0.7% nel 2010 e di circa l’1% nel 2011. Questo significa che per rivedere i livelli precedenti di prodotto bisognerebbe attendere circa 5 anni. Si tratta di previsioni inferiori ai principali paesi dell’area e non particolari dissimili rispetto a quanto formulato dai principali organismi internazionali e delle principali case di investimento. Quindi non sono caratterizzate dall’essere particolarmente pessimistiche ma allineate alle previsioni correnti.
Appare quindi fuori luogo gli eccessi di ottimismo emersi alla fine dell’estate sulla nostra economia e conferma come il nostro paese sia sempre più alla mercé della dinamica delle esportazioni e del commercio internazionale. La situazione del debito pubblico si conferma preoccupante ma, per adesso, su livelli di alert inferiori ad altri paesi del Vecchio Continente come Grecia, Spagna e Irlanda.
Il nostro listino, dopo un lungo periodo di sottoperformance, ha fornito qualche segnale di recupero a partire da metà dicembre in concomitanza con la riduzione stagionale degli scambi.
Ancora una volta occorre sottolineare come il peso eccessivo dei titoli finanziari nel FTSE MIB, oltre alla debolezza strutturale della nostra economia, ha determinato una minore reattività.
Il nostro indice attualmente scambia a 23500 ben lontano dai massimi raggiunti nel maggio 2007 (44000) e ancor di più dai massimi di 10 anni orsono (50100 punti).
Marcello Rubiu
Fonte: NORISK studi e analisi finanziarie