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I grandi paradossi della teoria economica

A dispetto delle concezioni più radicate, le teorie economiche non sono tutte fondate sull'ordine e sulla razionalità. Ne esistono alcune particolarmente controverse basate su paradossi bizzarri sulla natura umana e sul mercato, più o meno conosciuti.
Il paradosso del valore (o Diamond-Water Paradox)
Anche conosciuto come Diamond-Water Paradox ("paradosso diamante-acqua"), il paradosso del valore si basa sulla evidente contraddizione secondo cui nonostante l’acqua sia più utile dei diamanti, questi ultimi hanno un valore di mercato molto più alto. Si potrebbe pensare che ciò sia dovuto al fatto che i diamanti sono più rari dell'acqua e che i prezzi siano più elevati perché la domanda è superiore all'offerta. D'altra parte, però, meno dell'1% dell'acqua presente sul pianeta è potabile e l'accesso a quest’ultima rappresenta attualmente uno dei maggiori problemi dell’umanità: ogni anno circa 2 milioni di persone muoiono e mezzo miliardo si ammala per l'assenza di acqua potabile. Tale paradosso viene tipicamente spiegato dalla teoria soggettiva del valore, che afferma che il valore di per se è determinato dai desideri e dalle necessità della società e non da quello intrinseco degli oggetti.
Il postulato Khazzoom—Brookes
Questa teoria prende il nome dagli economisti Daniel Khazzoom e Leonard Brookes, i quali hano affermato che paradossalmente una maggiore efficienza energetica tende a creare un maggiore dispendio di energia. E' stato dimostrato negli anni '90. Com'è possibile? I motivi sono tre. Il primo è che una maggiore
efficienza energetica abbassa i costi dell'energia e quindi spinge a usarne di più. Il secondo è che tale efficienza stimola una crescita di tutta l'economia e questo porta a un maggiore consumo energetico in tutti i settori. Il terzo è che una più alta efficienza di ciascuna risorsa limitata moltiplica l'utilizzo di tutti i prodotti, i servizi e le tecnologie che sono stati "bloccati" o comunque contenuti da essa.

I beni di Giffen
Nel 1845 in Irlanda vi fu una carestia che aumentò vertiginosamente il prezzo delle patate. In altre parole la curva di domanda delle patate assunse una pendenza positiva anziché tipicamente negativa. Tale possibilità fu oggetto di studio di uno statistico del diciannovesimo secolo Giffen, che in base all’analisi di alcuni dati provò che se l’effetto reddito (l’incentivo a consumare più patate all’aumentare del reddito) prevarica l’effetto di sostituzione (l’incentivo a sostituire le patate con altri beni meno costosi) si viene a creare una anomalia nella legge della domanda.
La razionalità limitata
Le teorie economiche più ortodosse assumono il comportamento e le decisioni degli individui come completamente razionali. Sir J.M. Keynes nella sua più famosa opera “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” (1936) a lungo ignorata e “tenuta nel cassetto” dagli economisti, per primo però cercò di provare come le persone in realtà compiano scelte tutt’altro che razionali e il processo di aggiustamento verso l’equilibrio macroeconomico non sia affidabile ad alcun automatismo di mercato (dovuto ad una perfetta flessibilità di salari e prezzi portata avanti dalla teoria Classica e Neoclassica). Ad oggi l’assunto della razionalità limitata considera il modo con cui gli individui prendono le loro decisioni limitato dalle informazioni che ciascuno ha a disposizione, da limitazioni cognitive e dalle costrizioni del tempo. L'idea alla base è quella del modello DSGE (Dinamic Stocastic General Equilibrium commistione fra gli assunti del Real Business Cycle e le microfondazioni della Nuova Macroeconomia Keynesiana) secondo cui gli agenti economici (siano essi comuni cittadini o Banche Centrali) agiscano in modo da massimizzare la propria funzione di utilità. Agiamo quindi al fine di accrescere il nostro vantaggio e la nostra felicità. E’ pertanto  logico effettuare scelte razionali per raggiungere questo obiettivo nei limiti cognitivi, informativi e temporali cui siamo soggetti.
L'effetto rossetto e l’ effetto “pop corn”
La politica economica utilizza vari beni quali misure del benessere economico di un paese. I più comuni sono i "beni di lusso" (gioielli, auto sportive, abiti firmati…) il cui consumo aumenta al crescere del reddito, in contrapposizione ai "beni di prima necessità" (cibo, alloggio…), la cui domanda invece è anelastica al reddito. L'effetto rossetto rappresenta una evidenza empirica riscontrata nei periodi di maggior crisi economica in cui i consumatori, non potendo acquistare i “veri” beni di lusso, tendono a riversarsi su beni simbolo di uno status sociale ma più “effimeri”. Tendono quindi ad acquistare più beni di lusso ma dal costo minore (anziché acquistare una pelliccia, ad esempio, acquisteranno rossetti molto costosi). L'idea alla base è che le persone comprino beni di lusso anche in tempi di crisi, purché questo non abbia un impatto troppo forte sulle loro finanze. Altri esempi di prodotti di lusso a un prezzo relativamente basso, oltre ai cosmetici di marca, sono le birre e i vini pregiati. L’effetto rossetto tuttavia, insieme all’aumento della domanda di popcorn nei cinema, spesso viene considerato come un velato segnale di ripresa dei consumi a seguito di una crisi economica.
La tragedia dei beni comuni
La “tragedia dei beni comuni” è la situazione in cui più individui, agendo in modo indipendente, esauriscono una risorsa comune anche quando nessuno ha interesse a farlo. L'esempio classico è quello dei pescatori. Nessun individuo è il proprietario dei pesci presenti sul pianeta: pertanto, essi rappresentano una risorsa comune. I pesci sono un bene che le persone consumano in tutto il mondo e ci sono numerosi pescatori in competizione tra di loro per pescarli e venderli. Ogni pescatore prova quindi a pescare quanti più pesci possibile per massimizzare il proprio profitto. Tuttavia, uno dei maggiori interessi dei pescatori è quello di lasciare abbastanza pesci in acqua per permettere loro di riprodursi e fare in modo che il numero dei pesci pescabili sia sempre alto. Bisognerebbe trovare un equilibrio tra i due interessi. Ma qui viene il problema: la mancanza di fiducia. Se un pescatore agisce in modo responsabile e limita il numero dei pesci che pesca ci andrà solo a perdere se tutti gli altri pescatori non si comportano come lui: il pescatore "irresponsabile" pescherà più pesci del primo, avrà più profitti e ridurrà comunque il numero di pesci presenti sulla Terra. Perciò, ogni pescatore, credendo che gli altri pescheranno più della quota "sostenibile" per permettere la riproduzione dei pesci, prende più pesci possibile cosicchè l'offerta mondiale di pesce si riduce.
La tragedia dei beni anticomuni
E' l'opposto della tragedia dei beni comuni. I beni anticomuni sono quei beni che appartengono a troppi proprietari  ostacolando così  il raggiungimento di un risultato socialmente desiderabile. L'esempio più usato, in questo caso, è quello dei brevetti. Se un prodotto richiede la presenza di molti componenti e molte tecnologie brevettate da persone o compagnie, allora diventa difficile, lungo e costoso negoziare con ognuno dei titolari dei brevetti. Così, tale prodotto rischia di non essere prodotto. Ciò può rappresentare una perdita molto ingente se il prodotto in questione è molto richiesto oppure potrebbe potenzialmente genere importanti benefici sociali (come la cura contro una malattia). Ognuno perde nella sua posizione: il titolare dei brevetti, i potenziali produttori e i potenziali consumatori che avrebbero comprato il prodotto.
Gli incentivi perversi
Un incentivo è perverso quando produce una conseguenza non voluta e indesiderabile nonostante siano il risultato di una buona intenzione di partenza. Un esempio che illustra bene il problema risale al diciannovesimo secolo quando i paleontologi europei andavano in 
Cina e pagavano i contadini per ogni esemplare di osso di dinosauro da questi rinvenuto nell’arare i loro campi. Molti anni dopo dopo fu scoperto che i contadini che avevano trovato le ossa e le avevano rotte di proposito per farne pezzi più piccoli e ricevere pagamenti più alti. Ma in questo modo, il valore scientifico delle ossa rotte era significativamente minore.
L'asimmetria informativa
Il problema dell’asimmetria informativa ha a lungo impegnato gli economisti di tutto il mondo nel dibattito micro e macroeconomio degli ultimi 50 anni. Nella consapevolezza che nella maggior parte delle transazioni, chi vende ha più informazioni di chi compra, e come tale ha la possibilità di "piazzare" prodotti di bassa qualità o difettosi a prezzi più alti, gli acquirenti nutrono spesso sfiducia nella compravendita.
Un esempio di asimmetria informativa che genera risultati negativi è quello del famoso "mercato dei limoni", un termine coniato dall'economista George Akerlof per identificare, nel mercato delle automobili usate, i pezzi difettosi (non a caso il suddetto mercato à la Ackerlof viene viene spesso denominato “mercato dei limoni” o “mercato dei “bidoni” nella versione italianizzata). Viene considerato il mercato delle auto usate come esempio classico dell'incertezza della qualità dei prodotti acquistati. Un'auto usata difettosa (definita "limone") è in genere il risultato di una serie di azioni non rintracciabili (lo stile di guida dei proprietari, il livello di manutenzione, il numero di incidenti...). Non avendo il compratore queste informazioni, tenderà a pensare che il veicolo sia di qualità media per cui sarà disposto pariment a pagare un prezzo “medio” fra il bidone (ex. 500 €) e un auto di buona qualità (ex: 1500 €). Di conseguenza, il proprietario di un'auto in buone condizioni (definita "ciliegia") non è incentivato a venderla sul mercato se sa che i potenziali acquirenti saranno disposti a comprarla solo per 1000 € al contrario chi possiede un bidone sarà incentivato a portarlo sul mercato. Se però si ipotizza che gli acquirenti (per l’assunto della razionalitò ottimizzante) conoscano le condizioni del suddetto mercato e che per il sopraccitato motivo le auto migliori non saranno vendute automaticamente saranno disposti ad acquistare solo bidoni al loro reale valore, 500 €. Il risultato è subottimale perchè riduce la qualità delle auto nel mercato dell'usato, i prezzi che i compratori sono disposti a pagare e, non ultimo il benessere complessivo nell’economia. Questo meccanismo può applicarsi naturalmente anche ad altri beni.
L'effetto Cobra
L'effetto Cobra si verifica quando la soluzione a un problema, anziché migliorare le cose, le rende ancora peggiori. Il termine deriva da un episodio accaduto in India ai tempi del colonialismo. Il governo britannico voleva ridurre il numero dei cobra velenosi e offrì ai sudditi indiani una ricompensa per ogni serpente ucciso. Risultato? Gli indiani cominciarono ad allevare cobra per avere maggiori introiti. Quando il governo si accorse di ciò che stava accadendo, annullò le ricompense. Per reazione, gli indiani liberarono tutti i cobra che stavano allevando, determinando un clamoroso aumento dei serpenti in circolazione. Il termine al momento è utilizzato soprattutto per illustrate le cause delle misure errate di stimolo in politica economica. Alcune delle crisi che il mondo sta affrontando, infatti, sono il risultato di lodevoli tentativi di risolvere i problemi.
Il dilemma del buon samaritano
Il “dilemma del buon samaritano” sostiene che fare beneficienza disincentivi gli individui a trovare da soli il modo per sostentarsi. Chi riceve assistenza ha due scelte: utilizzare l'aiuto per migliorare la propria situazione oppure confidare continuamente su queste forme di aiuti per sopravvivere. Naturalmente, i "buoni samaritani" sperano sempre che i destinatari degli aiuti scelgano la prima opzione. Per esempio, gli Stati che inviano aiuti finanziari ai Paesi che hanno subito calamità naturali si augurano che il denaro serva per aiutare le vittime e ricostruire. Chi è contrario a tali forme di solidarietà sostiene che i beneficiari degli aiuti perdano lo stimolo a lavorare e a diventare produttivi per la società. Questo dilemma (donare o non donare?) vale quindi sia per le economie degli Stati che per le singole persone. Come quando si è riluttanti a donare soldi ai mendicanti perché non si sa come poi andranno a spenderli e sia ha il dubbio che li utilizzino per acquistare droghe o altri prodotti poco utili. Chi invece userebbe quel denaro per fini nobili, è penalizzato dalla mancata donazione ingenerando un meccanismo di selezione avversa.
Fonte: riveduto e corretto da www.yahoo.com

Credito al consumo: più diritti per i consumatori italiani

Il consumatore italiano? Dall'inizio di giugno ha gli stessi diritti dei consumatori di tutta Europa, almeno per quanto riguarda eventuali disdette ai contratti di credito al consumo. Il cambiamento, che allinea l'Italia ai Paesi del Vecchio Continente, intende portare nel sistema del credito italiano maggiore trasparenza e più forti tutele per il consumatore.
14 giorni di tempo per il ripensamento
Con le nuove disposizioni, i consumatori italiani avranno 14 giorni di tempo per considerare attentamente il contratto di credito al consumo sottoscritto – nel caso sia compreso tra i 31mila e i 75mila euro – ed eventualmente disdirlo. Inoltre, qualora si abbiano debiti residui inferiori a 10 mila euro è adesso possibile procedere all’estinzione anticipata del prestito senza versare l’1% fino ad ora previsto da numerose banche italiane.
Tra le novità introdotte nei regolamenti del credito al consumo, rientra anche l'obbligo previsto per l'operatore di fornire al cliente – al momento della sottoscrizione del prestito – un foglio informativo che riporti un confronto ponderato delle offerte alternative.
Il credito al consumo
Nella disciplina del credito al consumo rientrano:
1. i prestiti personali: forme di finanziamento finalizzate a uno specifico scopo (esempio prestiti concessi agli studenti) con versamento dell’importo finanziato direttamente al richiedente per le quali vi è una scadenza fissa e un numero prestabilito di rate;
2. i prestiti finalizzati (crediti collegati): finanziamenti collegati a un contratto d’acquisto di un bene di consumo (auto, elettrodomestici) e di un servizio (palestra, vacanze etc..);
3. il credito rotativo (revolving): l’ottenimento di un fido che può variare a richiesta così come il numero e l’importo delle rate che viene ricostruito mano a mano che si effettuano i rimborsi;
4. le operazioni di cessione del quinto dello stipendio: prestiti personali destinati a dipendenti pubblici e privati con delega di pagamento di una quota dello stipendio di massimo un quinto. Essi normalmente prevedono che il richiedente conferisca delega irrevocabile al proprio datore di lavoro a trattenere dallo stipendio l’importo corrispondente alla rata del prestito che la banca – o la finanziaria – ha concesso. Le rate vengono quindi pagate dal datore di lavoro con trattenuta sulla busta paga.

Universiadi del Trading 2011: Economia Tor Vergata Campione di Primavera

Da due anni Directa S.I.M. organizza un’iniziativa dedicata al trading e alla didattica: il  Campionato Universitario Internazionale di Trading on line con denaro reale.

Con questa iniziativa Directa si propone di offrire agli studenti l'opportunità di un contatto concreto con i mercati finanziari attraverso il trading on line.
Per ciascuna facoltà è ammessa un'unica squadra, composta da un minimo di 3 fino a un massimo di 5 studenti.
Ogni squadra ha a disposizione la piattaforma Directa con tutti i suoi add-in, la piattaforma di analisi tecnica "Visual Trader" e un finanziamento di 5.000,00 €, che con l'effetto leva permetterà di investire in azioni fino a un controvalore di 25.000,00 €.
Sarà proclamata vincitrice delle Universiadi del trading la squadra che al 14 ottobre 2011, a chiusura del Campionato, avrà realizzato la migliore performance. L’anno scorso la vittoria è stata assegnata al LUISS Blue Team, dell’università LUISS di Roma, quest’anno invece a brillare, sinora, è stato il team di un'altra Università Romana, quella di Tor Vergata che con il suo team “1 KM” si è aggiudicata il premio di primavera nell’ambito dell'"INVESTMENT & TRADING FORUM 2011" avvenuta a Rimini il 20 maggio 2011. 

Marketing Sportivo: la qualità della comunicazione come mezzo per creare valore. Confronto fra il caso A.S. Roma e il Manchester United

Una delle azioni volte alla costruzione di una solida immagine per una società sportiva è la “comunicazione”, in stretta connessione con la necessità di “assicurare la qualità” e “creazione dei canali”. Fino a pochi anni fa gli unici mezzi di contatto con i propri stakeholders per un club sportivo erano la televisione, i giornali e la radio. Ad oggi, con la grande diffusione di internet, le squadre di calcio si vedono costrette, per poter competere, a rendere più semplice e completa possibile la fruibilità del proprio sito internet e ad incrementare e rafforzare continuamente la loro presenza sui principali social network, ad oggi la principale interfaccia della squadra con il cliente-tifoso.
Ponendo a confronto il sito internet del Manchester United (www.manutd.com) con quello della A.S. Roma (www.asroma.it) è impossibile non notare la migliore facilità di navigazione, la ricchezza dei contenuti (ultime notizie, curiosità sulla squadra e sui giocatori, possibilità di acquistare gadget e biglietti delle partite via internet), l’interattività (vi è la possibilità di fare un tour virtuale dell’Old Trafford e di giocare ricreando l’immagine virtuale del proprio giocatore preferito), i vantaggi offerti al cliente-tifoso, sia in termini di maggiore fruibilità del sito e di maggiori informazioni sull’attività del club che in termini di supporto finanziario della società (in accordo con le principali banche e finanziarie britanniche), con l’offerta di prodotti e servizi come la “Manchester Credit Card”, prodotti assicurativi, mutui e servizi di gestione del risparmio a prezzi agevolati. Il tutto corredato dall’offerta di molti premi legati alla squadra che ne incentivano ulteriormente l’interazione migliorando l’efficacia comunicativa del club. Non è un caso che il Manchester United venga considerata una delle migliori squadre al mondo e la terza in termini di fatturato (327 milioni di euro l’anno dopo real Madrid e Barcellona)[1].
Rispetto alla medesima classifica la Roma si posiziona al dodicesimo posto con un fatturato di 146,4 milioni di euro l’anno, per la maggior parte rivenienti dallo sfruttamento dei proventi da licenza dei diritti televisivi e radiofonici, sponsorizzazioni ed attività promo-pubblicitarie. Il fatturato risulta così solo in minima parte alimentato dall’ attività di merchandising derivante dallo sfruttamento commerciale del marchio A.S. Roma, pur possedendo un enorme patrimonio di simbologie (quali la Lupa, il Colosseo o il Gladiatore) legato all’appartenenza ad una città storica come la Capitale. Tale situazione è certamente adducibile alla carenza, nel nostro paese, di una adeguata legislazione di lotta alla contraffazione (l’unica tutela, oltre all’articolo 474 del codice penale, proviene dal cdd. Decreto sulla competitività”, ossia il Decreto Legge n° 35 risalente al 14 marzo 2005, convertito in legge n. 80/05) ma non esenta la società dalle sue responsabilità. Nonostante il club giallorosso nel 2007 abbia costituito una società in accomandita semplice (Soccer - Brand Management S.A.S) conferendole il ramo d’azienda costituito dalle attività connesse allo sfruttamento commerciale del marchio As Roma e sue derivazioni (attività di merchanding, marketing e sponsorizzazioni), i proventi rivenienti dallo sfruttamento del marchio A.S. Roma appaiono ancora troppo irrisori (circa 10 milioni di euro l’anno, pari al circa il 6% dei Ricavi Consolidati) a discapito di un business  fortemente connesso ad aspetti congiunturali quali il coinvolgimento dei tifosi e i risultati incerti e volatili delle partite (la posizione finanziaria netta della squadra a fine esercizio 2009 risultava in diminuzione di 17,5 milioni rispetto all’esercizio precedente per l’andamento dei flussi di cassa, per i più elevati fabbisogni assorbiti dalla gestione corrente e degli investimenti, ma anche per il venir meno dei proventi e dei relativi flussi, direttamente correlati ai risultati sportivi come la mancata partecipazione della A.S, Roma ai quarti di finale dell’Uefa Champions League e alle semifinali e finali della TIM Cup).
Queste “carenze” vengono in parte trasposte anche nel sito internet della società giallorossa che, rispetto a quello del Manchester United risulta altrettanto semplice da navigare, ma molto povero di contenuti che esulino dalla cronaca sportiva, l’interattività con il club è molto scarsa (essendo privo di vantaggi offerti alla tifoseria oltre alla “tessera del tifoso”) rendendo al difficile, se non impossibile, la partecipazione alla vita del team. Il centro delle discussioni e dei confronti della tifoseria giallorossa risulta svolto quindi in altri “luoghi” della rete, quali siti, blog “non ufficiali” e social network. I biglietti sono ancora acquistabili esclusivamente nei botteghini e il merchandising non viene in alcun modo pubblicizzato se non con un link di rimando alla lista dei punti vendita ufficiali, non mostrando alcun catalogo dei prodotti, elemento fondamentale per diffondere un profondo senso di appartenenza alla squadra (gadget e prodotti esprimono il desiderio del tifoso di coalizzarsi e “dare un contributo” alla squadra).

In conclusione, se la squadra capitolina intende crescere e competere con le principali sfidanti Europee e oltreoceano, una delle ricette sembra proprio quella di porre il tifoso “al centro” della propria attività. E ciò può essere attuato solo mediante un’appropriata strategia di Marketing che investa continuamente nella ricerca degli umori e dei desideri della propria clientela.
Valeria Ponis

[1] Fonte: Deloitte Football Money League 2010


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Obbligazioni RBS in Valuta Estera al 26/5/2011


  • ROYAL FOUR%, in Dollari, cedole trimestrali, 4% all’anno, scadenza 07.05.2015, codice ISIN XS0502707853 (rischio cambio EUR/USD);
  • RBS Sterlina 5 e 80 (codice ISIN XS0574620513, durata 10 anni, cedole semestrali), 5,80% fisso all'anno. Il valore delle cedole e del capitale investito sono soggetti rischio cambio EUR/GBP.
  • REAL BRASILE 8%, cedole mensili, 8% annuo per 3 anni, scadenza 26.10.2013, codice ISIN NL0009599489, investimento minimo 2.500 Real (corrispondenti a 1.047 Euro al 25.10.2010). I pagamenti delle cedole ed il rimborso del valore nominale a scadenza sono soggetti a rischio cambio EUR/BRL. Non è necessario avere un conto in valuta;
  • RBS Lira turca 9% (codice ISIN XS0609262471, durata 4 anni, cedole trimestrali), 9% fisso annuo lordo (7,87% netto);
  • RBS Rand Sudafricano 8,5% (codice ISIN XS0609261820, durata 4 anni, cedole trimestrali), 8,5% fisso annuo lordo (7,44% netto).
  • Obbligazioni RBS Indicizzate all'Inflazione al 26/5/2011


  • ROYAL 5,50% INFLAZIONE, cedole annuali, le prime tre cedole fisse pari al 5,50%, dal quarto al decimo anno 1,60% + inflazione europea, scadenza 11.01.2020, codice ISIN NL0009289339;
  • RBS INFLAZIONE 2021, cedole annuali, scadenza 27.02.2021, 6% annuo per i primi 3 anni, poi Inflazione europea + 1,50%, codice ISIN NL0009677947;
  • ROYAL INFLAZIONE ITALIA, cedole annuali, 4% per i primi 2 anni, per i seguenti variazione Istat con un minimo del 2,50%, scadenza 30.09.2017, codice ISIN NL0009537935;
  • ROYAL PROTEZIONE, cedole annuali, 6% per i primi due anni e dal terzo all’ottavo anno Inflazione europea con un minimo del 2,75%, scadenza 23.03.2018, codice ISIN NL0009294032;
  • ROYAL WELCOME, prezzo di emissione 95%, cedole annuali, 5,72% dopo i primi tre mesi, indicizzata all’inflazione al secondo, terzo e quarto anno, rimborso a 100% alla scadenza il 21.10.2014), codice ISIN NL0009285113.

  • 

    Obbligazioni RBS Strutturate al 26/5/2011


  • ROYAL VARIABILE MAX 6%, cedole trimestrali, Euribor 3m + 1,80% annua, con un massimo del 6%, scadenza 05.05.2018, codice ISIN NL0009408970; 
  • ROYAL 3% VARIABILE, cedole trimestrali, Euribor 3m + 1%, con un minimo del 3%, scadenza 30.09.2016, codice ISIN NL0009537943.
  • ROYAL EURIBOR CON LEVA, cedole trimestrali, 6,50% fisso il primo anno, in seguito il 150% dell’Euribor 3m, scadenza 30.09.2017, codice ISIN NL0009560002;
  • ROYAL SICUREZZA, cedole trimestrali, 6,50% il primo anno, dal secondo al decimo anno Euribor 3 mesi + 0,30% con un minimo garantito del 3,50%, scadenza 11.01.2020, codice ISIN NL0009289321;
  • RBS MOBILE, cedole trimestrali, scadenza 27.02.2021, i primi tre anni rispettivamente 3,75%, 4% e 4,25%; dal quarto anno a scadenza Euribor 3 m, con un minimo del 4,25%, codice ISIN NL0009670074;
  • ROYAL 8% STEEPENER, cedole semestrali, 8% all'anno per due anni e poi, per i rimanenti 8 anni, 3 volte il differenziale, se positivo, tra il tasso swap a 10 anni ed il tasso swap a 2 anni con cedola minima garantita del 3%, scadenza 22.06.2020, codice ISIN NL0009483833;
  • ROYAL STEEP 2017, cedole semestrali, 5% il primo anno, in seguito, 4 volte il differenziale, se positivo, tra il tasso swap a 10 anni ed il tasso swap a 2 anni, scadenza 30.09.2017, codice ISIN NL0009560028;
  • ROYAL 8% - EURIBOR, cedole trimestrali, 8% meno Euribor 3 mesi, scadenza 11.01.2020, codice ISIN NL0009289313;
  • ROYAL COMBINAZIONE PERFETTA, cedole semestrali, 8% al primo anno e poi dal secondo all’ottavo anno 10% meno 2 volte Euribor 6 mesi, scadenza 23.03.2018, codice ISIN NL0009294040;
  • ROYAL OPERAZIONE 10%, cedole semestrali, 10% per due anni e poi dal terzo al dodicesimo anno 10% meno 2 volte Euribor 6 mesi, scadenza 05.05.2022, codice ISIN NL0009408467;
  • ROYAL TOP INVERSE, cedole trimestrali, 12% per due anni e poi dal terzo al quindicesimo anno 9% meno 2 volte Euribor 12 mesi, scadenza 09.07.2025, codice ISIN NL0009487453;
  • ROYAL 7% INVERSE, cedole trimestrali, 7% per un anno e poi dal secondo al sesto anno 7% meno 2 volte Euribor 12 mesi, scadenza 09.07.2016, codice ISIN NL0009487461;
  • ROYAL ITALIA 10%, cedole annuali, 10% annua lorda se le azioni Enel, Telecom Italia e UniCredit sono tutte superiori al loro valore iniziale (rispettivamente 4,185, 1,160 e 2,485 Euro), scadenza 23.10.2014, codice ISIN NL0009062223;
  • RBS CINA (scadenza 26.11.2015), cedola del 5,5% per ognuno degli anni passati dall’emissione e sempre del 5,5% negli anni successivi, se in una delle date di rilevazione (11 novembre di ogni anno) l’indice Hang Seng China Enterprises risulti superiore del 40% al livello iniziale 12757,10. Se non si verifica la condizione, fermo restando comunque il rimborso del 100% del valore nominale, viene pagata una cedola a scadenza corrispondente all’eventuale performance positiva dell’indice rispetto al suo livello iniziale.
  • RBS EUROPA (scadenza 26.11.2015), cedola lorda del 5,5% per ognuno degli anni passati dall’emissione e sempre del 5,5% negli anni successivi, se in una delle date di rilevazione (11 novembre di ogni anno) l’indice EuroStoxx50 risulti superiore del 25% al livello iniziale 2736,96. Se non si verifica la condizione, fermo restando comunque il rimborso del 100% del valore nominale, viene pagata una cedola lorda a scadenza corrispondente all’eventuale performance positiva dell’indice rispetto al suo livello iniziale.
  • Obbligazioni RBS Zero Coupon al 26/5/2011

     

  • ROYAL 70/100, zero Coupon, durata 7 anni (investi 70 all’emissione e ricevi 100 lordo a scadenza il 26.06.2016), codice ISIN NL0009056563;
  • ROYAL 220, Zero Coupon, durata 15 anni, investi 100 all’emissione e ricevi 220 a scadenza il 03.12.2024, con facoltà dell’emittente di rimborsare anticipatamente 170 al decimo anno, 180 all’undicesimo, 190 al dodicesimo, 200 al tredicesimo, 210 al quattordicesimo, codice ISIN NL0009288141.

  • 

    Obbligazioni RBS a Tasso Misto al 26/5/2011

  • ROYAL FISSO-VARIABILE, cedole trimestrali, 6% annuo con facoltà dell’emittente di pagare dal terzo anno Euribor 3M + 0,75% (invece del 6% fisso), scadenza 08.10.2019, codice ISIN NL0009062215;
  • ROYAL 5% FLEX, cedole semestrali, 5% fisso per anno con facoltà dell’emittente di pagare dal sesto anno Euribor 6 mesi, scadenza 23.03.2020, codice ISIN NL0009294057.
  • Obbligazioni RBS a Tasso Variabile al 26/5/2011

    
  • ROYAL VARIABILE, cedole trimestrali, cedola variabile Euribor 3 mesi + 2%, scadenza 20.04.2014, codice ISIN NL0009054899;
  • ROYAL 6 ANNI VARIABILE, cedole semestrali, cedola variabile Euribor 6 mesi + 1,10%, scadenza 22.02.2016, codice ISIN NL0009354513;
  • ROYAL EONIA 165, cedole trimestrali, cedola variabile Eonia + 1,65%, scadenza 03.12.2019, codice ISIN NL0009288133;
  • ROYAL RIPRESA, cedole trimestrali, da Euribor 3 mesi + 2,50% il primo anno a Euribor 3 mesi + 0,25% il decimo anno, margine decrescente di 0,25% di anno in anno, scadenza 23.03.2020, codice ISIN NL0009294024.
  • Obbligazioni RBS a Tasso Fisso al 26/5/2011

  • ROYAL 3 ANNI, cedole trimestrali, 3,50% fisso all’anno, scadenza 26.06.2012, codice ISIN NL0009056555;
  • ROYAL 5 ANNI, cedole trimestrali, 4% fisso all’anno, scadenza 03.09.2014, codice ISIN NL0009058981;
  • ROYAL 4%, cedole annuali, 4% fisso all’anno, scadenza 22.02.2016, codice ISIN NL0009354505;
  • ROYAL 7 ANNI, cedole trimestrali, 4,30% fisso all’anno, scadenza 08.10.2016, codice ISIN NL0009061357;
  • RBS FISSO, cedole semestrali, 4,50% fisso annuo, scadenza 27.02.2019, codice ISIN NL0009670090;
  • ROYAL 5,50%, cedole semestrali, 5,50% fisso all’anno, scadenza 20.04.2019, codice ISIN NL0009054907;
  • ROYAL 5%, cedole semestrali, 5% fisso all'anno, scadenza 22.06.2020, codice ISIN NL0009483825;
  • RBS 5 e 30 (codice ISIN NL0009694272, durata 10 anni, cedole semestrali), 5,30% fisso all'anno; 
  • ROYAL TASSO CRESCENTE, cedole semestrali, 3% fisso il primo anno, 3,35% il secondo, 3,70% il terzo, 4,05% il quarto, 4,50% il quinto, scadenza 11.01.2015, codice ISIN NL0009289347;
  • ROYAL SCALA CRESCENTE, cedole semestrali, da 3% il primo anno a 4,25% il sesto con tasso crescente di 0,25% di anno in anno, scadenza 30.09.2016, codice ISIN NL0009537851;
  • ROYAL 5% STEP DOWN, cedole semestrali, 5,00% il primo anno, 4,65% il secondo, 4,30% il terzo, 4,00% il quarto, 3,70% il quinto, 3,35% il sesto e infine 3,00% il settimo, scadenza 30.09.2017, codice ISIN NL0009560010.



  • RBS: 3 nuove obbligazioni da oggi 26 maggio 2011

    RBS plc (rating S&P A+) quoterà da giovedì 26 maggio sul mercato MOT di Borsa Italiana tre nuove obbligazioni senior
    1. RBS Obiettivo 6% (codice ISIN GB00B6HZ3R74, scadenza 02.06.2017, cedole trimestrali), 6% annuo lordo (5,25% netto) se l’Euribor 3m rimane tra 1% e 4,5%, altrimenti la cedola trimestrale è pari a zero;
    2.  RBS Misto 6 anni (codice ISIN GB00B6HZ3Q67, scadenza 02.06.2017, cedole trimestrali), 4% lordo (3,50% netto) per il primo anno, Euribor 3m + 1,50% per i rimanenti 5 anni;
    3. RBS 4,70% 2017 (codice ISIN GB00B6HZ3S81, scadenza 02.06.2017, cedole semestrali), 4,70% annuo lordo (4,11% netto).
    L’investimento minimo è di 1.000 Euro.

    Standard & Poor's modifica l'outlook dell'Italia da stabile a negativo. Rassicurazioni dal mondo politico

    L'agenzia Standard & Poor's ha tagliato l'outlook dell'Italia da stabile a negativo, confermando il rating A+ al debito a lungo termine. E' quanto si legge in una nota, in cui si sottolinea che ''le attuali prospettive di crescita sono deboli e l'impegno politico per riforme che aumentino la produttivita' sembra incerto''. Allo stesso tempo, spiega S&P's in una nota diffusa nella notte in cui ha confermato anche il rating A-1+ al debito a breve, "il potenziale ingorgo politico potrebbe contribuire ad un rilassamento nella gestione del debito pubblico. Come risultato, crediamo che le prospettive dell'Italia per ridurre il debito pubblico siano diminuite". L'outlook negativo sull'Italia riflette "la previsione di S&P's dei rischi collegati al piano di riduzione del debito nel periodo 2011-2014 e implica una possibilità su tre che i rating possano essere ridotti nei prossimi 24 mesi".
    Secondo l'agenzia, "i rischi sono connessi alla crescita dell'economia più debole delle nostre attuali stime, che prevedono un +1,3% nel periodo 2011-2014". Per questo motivo,  "il debito dell'Italia potrebbe ristagnare agli attuali alti livelli". D'altro canto, avverte comunque l'agenzia, "se il governo riesce ad ottenere sostegno politico per l'attuazione di riforme strutturali a favore della competitività, ponendo le basi per una crescita economia più elevata ed una più veloce riduzione del debito, i rating potrebbero rimanere al livello attuale". "Il potenziale ingorgo politico potrebbe contribuire ad un rilassamento nella gestione del debito pubblico. Come risultato, crediamo che le prospettive dell'Italia per ridurre il debito pubblico siano diminuite". E' quanto si legge nella nota con cui Standard & Poor's ha tagliato l'outlook dell'Italia da stabile a negativo, in cui si sottolinea comunque che "se il governo riuscirà ad ottenere sostegno politico per l'attuazione di riforme strutturali a favore della competitività, ponendo le basi per una crescita economica più elevata ed una più veloce riduzione del debito, i rating potrebbero rimanere al livello attuale".
    TREMONTI, ITALIA RISPETTERA' IMPEGNI PRESI
    "L'Italia rispetterà i suoi impegni". E' quanto afferma in una nota il Ministero dell'Economia che, in relazione al declassamento di Standard&Poor's, sostiene: "le valutazioni espresse e confermate nei giorni scorsi dalle principali organizzazioni internazionali sono molto diverse da quelle espresse oggi da Standard & Poor's". Inoltre i dati della crescita economica e del bilancio pubblico "sono stati costantemente migliori del previsto". I dati macroeconomici sulla base dei quali l'agenzia S&P's ha confermato il proprio giudizio lo scorso dicembre, "non solo non hanno subito variazioni sfavorevoli nel corso del primo trimestre 2011, ma in alcuni casi sono risultati migliori" prosegue la nota del Tesoro diffusa dopo che l'agenzia di rating ha rivisto da "stabile" a "negativo" le prospettive dell'Italia pur confermando lo stesso rating per il debito a breve e a lungo termine. Il comunicato ricorda che "le valutazioni fatte dal Governo Italiano sono sempre state estremamente prudenziali. I dati tanto della crescita economica, quanto del bilancio pubblico sono stati costantemente migliori del previsto. Così è appena stato anche per il 2010. I molto positivi dati Istat di ieri ne sono conferma". Come ha dimostrato negli anni passati, e da ultimo negli anni di questa crisi, "l'Italia - conclude la nota - è stata, è, e sarà un paese con risorse economiche e politiche tali da fargli sempre rispettare gli impegni presi".
    TESORO, ESCLUSA IN ASSOLUTO PARALISI POLITICA
    "L'unico elemento nuovo, pare costituito dal rischio di una possibile 'paralisi' politica (political gridlock). Questa è da escludere in assoluto". E' quanto si legge nella nota del Ministero dell'Economia, guidato da Giulio Tremonti, a commento della decisione di S&P's di tagliare l'outlook dell'Italia.
    "Per quanto riguarda l'economia, il Governo ha avviato ed intensificherà il ciclo di interventi riformatori; per quanto riguarda il bilancio pubblico, sono in avanzata fase di preparazione i provvedimenti mirati al rispetto dell'obiettivo di pareggio di bilancio per il 2014. Questi avranno entro luglio l'approvazione da parte del Parlamento". E' quanto si legge in una nota del Tesoro, a commento della decisione di Standard & Poor's di rivedere in negativo l'outlook dell'Italia.

    Family Office: definizione, classificazione e percorso di sviluppo di una nuova categoria di intermediari

    Da sempre le banche rivolgono particolare attenzione alle esigenze della clientela più abbiente. La complessità patrimoniale di questo target rende infatti necessaria la creazione di soluzioni dedicate, distinte dall’elevata standardizzazione dei servizi offerti alla clientela retail. E’ così che nasce il settore del private banking, il cui indubbio successo è testimoniato sia dal cospicuo ammontare delle masse gestite, che dal numero di competitors che continuano ad affacciarsi in quest’area di business. Nonostante ciò, i servizi da questo offerti, si sono spesso contraddistinti per la loro scarsa personalizzazione, restituendo un’immagine differente di quella che era la loro originaria funzione.
    Il “vuoto” operativo prodotto dalle banche è stato così colmato da altri intermediari che, proponendo alla clientela più facoltosa servizi di Wealth Management, sono stati in grado di evolvere la propria offerta verso una gestione integrata e realmente “tailor made” agli interessi personali e professionali del cliente. Ciò che più contraddistingue un Wealth Manager è difatti, sia la capacità di fornire un valido prodotto, sia il saper costruire un’offerta “ad hoc”.
    Anche il Wealth Management non costituisce, tuttavia, l’ultima frontiera nell’attività di gestione dei grandi patrimoni. Oggi la clientela di elevato standing richiede un servizio ancora più professionale, discreto e sofisticato, che solo un team con competenze multidisciplinari è in grado di fornire, risolvendo ogni aspetto inerente l’amministrazione della ricchezza. Queste famiglie, in particolare quelle di stampo imprenditoriale, hanno trovato una valida soluzione nel family office, una struttura altamente professionale in grado di occuparsi, in chiave personalizzata, delle problematiche (finanziarie e non) di tutti  i componenti della famiglia.  Tali strutture non si occupano, infatti, solo delle esigenze di investimento, mobiliari ed immobiliari, ma anche di quelle fiscali, legali, previdenziali, legate alla formazione dei giovani, gli investimenti in preziosi e in opere d’arte, l’attività filantropica e così via. Con il tempo è emerso come tale servizio capillare agevoli persino il colloquio e la coesione delle famiglie, soprattutto quelle più numerose, in cui, essendo coinvolte diverse generazioni, possono emergere rapporti conflittuali.
    Estremizzando, non esiste alcuna attività riguardante i membri della famiglia di cui tali strutture non si possano occupare; ne consegue che il mandato fiduciario a queste affidato è estremamente ampio e complesso da gestire.
    Il motivo che ne giustifica il ricorso non è solo la consistenza patrimoniale ma anche la complessità dinastica di famiglie “old money”, la cui ricchezza è frutto del lavoro di più generazioni. Tuttavia, negli ultimi anni, si assiste al ricorso a queste strutture anche da parte di famiglie “new money” (spesso titolari di imprese dot.com), forse meno educate a gestire e tramandare ingenti patrimoni, ma comunque molto esigenti e coinvolte nella gestione.
    Gli elementi di base che identificano il concetto di family office non sono però identificabili in modo univoco ed assoluto; ogni struttura infatti, differisce dalle altre dovendo soddisfare fabbisogni e peculiarità tipiche di ogni cliente. 
    In passato queste famiglie si rivolgevano ad un consulente di fiducia, solitamente scelto tra il banchiere, il commercialista o l’avvocato, tutti professionisti per lo più specializzati in corporate finance ma presenti solo marginalmente nell’asset management. I maggiori bisogni della clientela di elevato standing hanno reso inadeguato questo approccio specialistico, rendendo necessario approdare ad una soluzione globale ed integrata di gestione della ricchezza. 
     Per quanto riguarda la classificazione di queste strutture in letteratura vengono solitamente distinte fra:
    Single family office: la soluzione storicamente più datata, che consiste nella creazione di una struttura dedicata esclusivamente ad amministrare il patrimonio e le esigenze di una sola famiglia.
    Multi-family office: Strutture organizzative nate, come naturale evoluzione dei single-family office, dalla forte domanda da parte di molte famiglie facoltose che, impossibilitate o non interessate alla costituzione di un proprio family office, hanno spinto i possessori di tali strutture ad aprire le porte anche ad altri nuclei familiari.
    Family office esterno: strutture controllate da soggetti diversi da famiglie imprenditoriali quali banche o società indipendenti.
    Valeria Ponis


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    Mutui: nuovi aiuti alle famiglie più povere

    Buone notizie in arrivo sul fronte mutui: se tutto procederà per il verso giusto il Consiglio dei Ministri il prossimo 6 maggio approverà il decreto sviluppo che stabilisce un nuovo tetto alle rate dei mutui a tasso variabile per le famiglie più povere. Si tratta di una misura per poter aiutare le famiglie che potrebbero vedere nei prossimi mesi un aumento della rata a causa dei probabili rialzi stabiliti dalla Banca Centrale Europea e quindi non riuscire a far fronte alle spese del finanziamento.

    LA MANOVRA:

    Il decreto prevede che venga facilitato il passaggio da un mutuo a tasso variabile ad un fisso (rinegoziazione) mettendo come clausola il congelamento all’attuale livello di tassi: su richiesta del contraente, viene posto un tetto massimo («cap») al tasso variabile del mutuo, che sarebbe assistito da una forma di garanzia pubblica. Questo significherebbe, per un mutuo di dieci anni, prendere come base di calcolo un Irs cioè un tasso di riferimento per i mutui a tasso fisso, tra il 3,5% e il 3,6%, maggiorato dello spread (il ricarico che ogni banca decide di aggiungere al tasso di base quale proprio ricavo) praticato da ciascuna banca in modo differente.

    I BENEFICIARI:

    A beneficiare del decreto saranno solo le famiglie più deboli, quelle con un «Isee» (indicatore del reddito fornito dall’Inps) non superiore a 30 mila euro, con un mutuo di valore non superiore ai 150 mila euro e non abbia ritardi nei pagamenti. La rinegoziazione potrà essere chiesta fino al 30 aprile dell’anno prossimo.
    Va detto però che ultimamente la tendenza è quella di scegliere i mutui a tasso variabile: infatti, secondo i dati riferiti al secondo semestre del 2010, si nota come la scelta dei richiedenti era andata sul tasso variabile nel 47% dei casi, a fronte di un 24% che aveva invece scelto il più sicuro tasso fisso e un 26,5% per il tasso variabile con il cap e un 2,5% per il misto. Se invece andiamo a vedere i dati del gennaio 2010, si nota che la scelta era ricaduta sui mutui a tasso variabile da ben l’80% dei nuovi contraenti.
    Con il nuovo decreto si ridefinisce anche il tasso di usura (oggi è al 4%) oltre il quale le banche non possono prestare denaro. Si vuole alzare la soglia del tasso di interesse usurario rispetto al livello attuale con lo scopo consentire alle banche di aumentare i finanziamenti al credito marginale.
    fonte: http://www.borsaitaliana.it/

    Economia dell'ambiente: test sull'educazione alla domanda e sostenibilità delle risorse idriche

    In questo periodo l'acqua è al centro di un ampio dibattito in merito alla sua scarsità, al suo inquinamento ma prima di tutto alla sua privatizzazione, tema del referendum che la vedrà protagonista il prossimo giugno. Ma il problema esiste davvero? E se esiste dove si incentra?
    Sono uno studente della Facoltà di Economia - Università degli studi di Roma Tor Vergata e sto raccogliendo delle statistiche in merito a questo argomento per la mia tesi di laurea in Economia dell'Ambiente. 
    Fatemi sapere cosa ne pensate, compilando questo breve questionario totalmente anonimo.
    L’opinione di tutti è importante, quindi rispondete numerosi e condividetelo con i vostri amici. Grazie a tutti per la disponibilità! Enrico Ferrini


    Grazie alle 700 persone che hanno già compilato questo test !

    Finanza Islamica: definizione e principi fondamentali

    L’attuale instabilità del panorama economico-finanziario internazionale richiede un generale ripensamento della regolamentazione in materia, per assicurare la necessaria fiducia nei mercati finanziari internazionali.
    In una prospettiva di lungo periodo può giocare un ruolo chiave l’introduzione dell’Islamic Banking, il settore più redditizio di tutto lo scenario finanziario internazionale che, grazie al suo costante collegamento con l’economia reale, sembra offrire una valida alternativa in termini di stabilità all’eccessiva finanziarizzazione odierna o meglio, allo scollamento creatosi tra attività finanziaria e reale, causa ed effetto della recente crisi.
    Il termine islamic banking indica un modo particolare di fare banca che è strettamente connesso con i principi della legge religiosa islamica, la Sharia. L’intera l’attività bancaria è subordinata a norme etico-religiose e questo legame profondo con la religione rappresenta senza dubbio l’elemento che maggiormente differenzia il sistema economico islamico da quello convenzionale.

    La sharia in materia di finanza fissa tre principi fondamentali: il divieto di chiedere interessi (Riba), la condivisione dei rischi e dei profitti tra creditore e debitore, e l’obbligo di appoggiare tutte le transazioni finanziare su di un attivo reale. A questi si aggiungono il divieto di incertezza (Gharar) e quello di speculazione (Maysir).
    Secondo i precetti del Corano, il denaro non può stare fermo e generare altro denaro. Per crescere deve essere investito in attività concrete e produttive (come ad esempio gli immobili). La proibizione di riba si fonda sul presupposto che non ci può essere guadagno senza l’assunzione di un rischio: il profitto in una visione islamica, è legittimato solo dal rischio.

    Le banche islamiche si distinguono quindi in modo sostanziale dalle banche occidentali. Ad esempio, piuttosto che concedere un mutuo a una persona che vuole comprare una casa, riscuotendo in cambio un interesse sul prestito, la banca acquista direttamente la casa e poi la concede in affitto al cliente, che si impegnerà a versare la cifra corrispondente in più rate mensili. Quando avrà pagato tutte le rate, il cliente diventerà il proprietario della casa.Secondo gli economisti islamici, una istituzione finanziaria rispettosa della Sharia dovrebbe astenersi dal praticare interessi e dovrebbe basare la propria attività sul principio del cosiddetto Profit and Loss Sharing (PLS) ovvero sulla partecipazione ai profitti e alle perdite delle iniziative economiche finanziate.
    Alessio Napoleoni
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    Analisi Tecnica: origini e interpretazione dei grafici Candlestick

    L'analisi Candlestick, una delle principali e note branche dell'Analisi Tecnica Chartista,  è la metodologia di studio dei movimenti dei prezzi più antica e, attualmente, una delle più utilizzate al mondo soprattutto per la affidabilità dei segnali che essa è in grado di fornire. Ad oggi è risaputo come quasi la totalità dei trader utilizzi questo tipo di grafici   ottenendo indicazioni operative uniche nel loro genere.

    Si ritiene che le origini del candlestick siano collocate tra il XVII° ed il XVIII° secolo in Giappone. Si narra che il suo inventore Munehisa Homma (1716-1803), abbia guadagnato una fortuna utilizzando questo tipo di analisi. I termini usati per la rappresentazione delle formazioni sono infatti vocaboli di guerra usati nelle battaglie (da sempre infatti molte sono consiferate le analogie tra la speculazione e la guerra). La diffusione in occidente di questo metodo si deve a Steve Nison che pubblicò uno studio di queste regole nel 1989. Ad oggi, comunque, la metodologia più usata nell'analisi candlestick è il "Sakata method". Come per la costruzione delle bar chart (metodo occidentale) abbiamo bisogno di quattro elementi per disegnare la candela:
    •    Apertura
    •    Chiusura
    •     Minimo
    •     Massimo

    La classificazione è basata essenzialmente su tre fattori:
    1. il colore;
    2. la dimensione;
    3la presenza e allocazione delle shadows.

    Il corpo è costituito dalla distanza tra l'apertura e la chiusura e cambia in relazione al rapporto fra le stesse. Nella prassi occidentale viene utilizzato un body bianco nel caso in cui la chiusura risulti maggiore dell'apertura, altrimenti, in caso di chiusura minore dell'apertura, il colore assunto dal body è comunemente il nero. La prassi orientale invece (più diffusa fra i mercati) tende ad utilizzare il verde ed il rosso per indicare l'andamento della seduta. Il corpo riflette il rapporto tra le forze in campo e la sua rappresentazione grafica indica l’ampiezza dello squilibrio esistente tra i venditori e compratori nel mercato.
    L'apparire di una candela bianca è tipicamente un segnale di superiore forza della domanda e quindi di  sentiment rialzista del mercato, una nera invece è indice di superiore forza dell'offerta (sentiment ribassista). .
    Un'altra, importante distinzione riguarda la dimensione del real body e la lunghezza delle shadows (dette anche baffi, o code della candela). L' upper-shadow rappresenta la distanza tra il massimo di seduta ed il real body, mentre la lower-shadow può essere definita come la linea che unisce il minimo della candela con il  body.Il corpo è costituito dalla distanza tra l'apertura e la chiusura. Il colore del corpo cambia a seconda del rapporto tra l'apertura e la chiusura: tradizionalmente viene utilizzato un body bianco nel caso in cui la chiusura risulti maggiore dell'apertura, altrimenti, in caso di chiusura minore dell'apertura, il colore assunto dal body è comunemente il nero. Il corpo riflette il rapporto tra le forze in campo e la sua rappresentazione grafica indica l’ampiezza dello squilibrio esistente tra i venditori e compratori ossia la prevalenza degli uni sugli altri che fa progredire il mercato.
    La prima distinzione da fare è tra candele bianche, nelle quali la chiusura è maggiore dell'apertura (superiore forza della domanda e sentiment rialzista), e nere (superiore forza dell'offerta e sentiment ribassista), nelle quali il prezzo di chiusura è inferiore a quello di apertura.
    La successiva distinzione avviene per dimensione del real body. Nonostante una forte attenzione venga attribuita al real body, anche le shadows sono estremamente importanti. La upper-shadow rappresenta la distanza tra il massimo di seduta ed il real body, mentre la lower-shadow può essere definita come la linea che unisce il minimo ed il body. 
    La tecnica della candele giapponesi rappresenta in definitiva un validissimo strumento di Analisi Tecnica, ma proprio come qualsiasi altro strumento di questa disciplina, necessita di essere coadiuvato da numerosi altri elementi (prime fra tutte Trendlines, supporti e resistenze, ma anche oscillatori come lo Stocastico e l'RSI che rappresentano un ottimo filtro per individuare le fasi di ipercomprato o di ipervenduto in vista dei quali i segnali forniti dalle formazioni Candlestick funzionano al meglio) per agevolare il processo decisionale dell'analista.

    Alessio Napoleoni e Valeria Ponis

    Libri Consigliati (clicca sui titoli per acquistarli, spedizione gratuita)
    - CANDLESTICK GIAPPONESI- Alberto Cavanna
    - L'ANALISI TECNICA-Valerio Peracchi
    - ANALISI TECNICA CANDLESTICK-Antonio Bomberini
    - MANUALE DI ANALISI CANDLESTICK-Gregort Morris

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