La Consob, nei suoi aggiornamenti sulle partecipazioni rilevanti in società quotate, comunica che in data 4 agosto la Norges Bank, la banca centrale norvegese, è entrata nel capitale di Fiat con una partecipazione pari al 2,024%.
Andamento euro/dollaro e previsioni
Paradossalmente i segnali negativi emersi dai dati macro pubblicati negli Usa, con la produttivita' del secondo trimestre e le scorte all'ingrosso di giugno risultate al di sotto delle attese degli esperti, hanno rafforzato l'andamento del dollaro. Il mercato dimostra di dare per scontato la possibilita' che la Fed già oggi, al termine della riunione del Fomc, possa annunciare nuove misure a sostegno dell'economia. Questa mossa potrebbe ridare slancio alla ripresa statunitense, mentre è ancora ben lontana quella europea.
Gli esperti sono infatti convinti che il cambio euro/dollaro sia da ritenersi sopravvalutato e quindi destinato a ripiegare anche su quasi tutte le altre valute sul medio lungo periodo.
Il ridimensionamento sara' ancor piu' evidente appena la crescita europea iniziera' a rallentare per effetto delle manovre messe in atto per ridurre i pesanti deficit dei singoli membri dell'Eurozona.
Per questi motivi gli analisti di Deutsche Bank si dichiarano pessimisti sul futuro dell'euro che stimano, nel cambio euro-dollaro possa scendere in area 1,10 entro la seconda meta' del prossimo anno.
La borsa di Shanghai chiude in forte ribasso
La Borsa di Shanghai ha terminato gli scambi odierni in forte calo, appesantita dai dati sulle importazioni inferiori alle attese del mercato. Lo Shanghai Composite ha lasciato sul parterre quasi il 3%, scivolando a quota 2.595,27 punti.
Le vendite che colpiscono i listini europei sono state innescate dai dati sulle importazioni della Cina: in luglio sono salite del 22,7%, in frenata rispetto al +34% di giugno. Le esportazioni sono salite del 38% ed il surplus commerciale del Paese è salito ai massimi degli ultimi 18 mesi a 28,7 miliardi di dollari, un incremento che segnala, secondo alcuni economisti, la reticenza di Pechino a lasciar apprezzare la valuta.
Le vendite che colpiscono i listini europei sono state innescate dai dati sulle importazioni della Cina: in luglio sono salite del 22,7%, in frenata rispetto al +34% di giugno. Le esportazioni sono salite del 38% ed il surplus commerciale del Paese è salito ai massimi degli ultimi 18 mesi a 28,7 miliardi di dollari, un incremento che segnala, secondo alcuni economisti, la reticenza di Pechino a lasciar apprezzare la valuta.
Cosa sono i Reits?
I Reits, acronimo di Real Estate Investment Trust, sono delle società quotate il cui fine istituzionale rappresenta l’acquisto di immobili destinati a produrre redditi da locazione.
Il modello è nato negli Stati Uniti mezzo secolo fa e progressivamente si sta estendendo nel resto del mondo. In Italia ad esempio sono state da poco introdotte le Siiq, società di investimento immobiliare quotate, che ad oggi non hanno riscosso gran successo: di fatto solo una, IGD, ha un minimo rilievo sul mercato.
Negli Stati Uniti al contrario la capitalizzazione di borsa del mercato Reits a fine 2008 ha raggiunto un intorno di 200 miliardi di dollari. Oggi considerando l’indice DJ US Reit, replicato da un etf di iShares quotato al Nyse dal 2000 ( IYR.P), la capitalizzazione del mercato è di 240 miliardi di dollari. Alcuni Reits sono esclusi dall’indice, in particolare quelli più piccoli come Glimcher che è arrivato a capitalizzare 200 milioni di dollari. Le oltre 70 società comprese nell’indice hanno una capitalizzazione che parte da 500 milioni sino a giganti come Simon Properties, il primo della lista con circa 20 miliardi di valore di borsa, od il secondo Vornado, 11 miliardi. Per capitalizzazione si intende il valore di borsa dell’equity, da non confondere con il valore di bilancio degli immobili, ben superiore per effetto del debito cui i Reits sono soliti ricorrere abbondantemente.
I risultati delle ultime trimestrali non sono particolarmente entusiasmanti rispetto alle attese anche se i Reits stanno decisamente tirando un sospiro di sollievo. Nei mesi passati nell’apice della crisi i molti Reits sono arrivati al limite della bancarotta a causa delle difficoltà a rifinanziare il debito in essere sia tramite le banche che il mercato.
In questi mesi gran parte dei Reits hanno dunque ricorso a massicce ricapitalizzazioni che da un lato hanno diluito le partecipazioni dei vecchi azionisti ma hanno evitato il fallimento di molte società reperendo i capitali necessari a far fronte ai debiti in scadenza. Le operazioni di raccolta che hanno avuto successo hanno fatto tornare la fiducia del mercato che ha apprezzato notevolmente il settore. Questa circostanza permette di ricorrere al debito più facilmente, sostenendo il recupero dei Reits, ammesso che gli attivi, ovvero gli immobili, continuino a fornire flussi stabili.
Gli affitti che rappresentano la principale fonte di ricavo e l’essenza stessa di un Reits stanno scendendo e si assiste ad un aumento dei tassi di vacancy, ovvero di sfitto, nelle zone di minore interesse, anche se secondo alcuni analisti il tasso di sfitto sembra aver arrestato la salita. Metà dei Reits USA ha alzato i target finanziari mentre un terzo li ha abbassati. Le previsioni non sono omogenee per i vari tipi di Reits: nel terzo trimestre i top-performer sono stati i Reits specializzati nella locazione di spazi di deposito (self-storage), in appartamenti, centri commerciali e uffici. I Reits non specializzati e quelli che basano la loro attività su hotel sono risultati i peggiori in termini di risultati trimestrali. Le previsioni per il futuro rispettano lo stesso ordine.
All’interno dell’indice DJ US Reits si trovano società fortemente diverse in termini di politica di bilancio. Il ricorso al debito è naturalmente elevato, nell’ordine dell’80% del valore dell’attivo, sino ad arrivare a casi limite come Forest City il cui debito è 12 volte la capitalizzazione di mercato. L’andamento del prezzo di borsa di questo Reit è estremamente volatile: dall’inizio della crisi al minimo ha perso oltre il 90% del valore, rimbalzando di oltre il 200% dal minimo. Proprio i timori relativi all’incapacità di reperire risorse finanziarie, ed il conseguente fallimento, hanno determinato variazioni così importanti.
Non tutti i Reits in borsa hanno un comportamento così volatile: Franklin Street ad esempio ha perso il 40% dell’apice al minimo, recuperando il 32%.
A Milano sono quotati diversi etf, specializzati per area geografica, la gran parte con specializzazione “dividend” ovvero i componenti pagano almeno il 2% di dividendo. I Reits per loro tipicità devono distribuire la gran parte dell’utile sottoforma di dividendo. Tra i più interessanti segnaliamo l’etf basato sull’indice globale FTSE EPRA/NAREIT Global Dividend+ (IWDP.MI). L’indice offre un’ottima diversificazione sia in termini di numero di componenti, ad oggi 182, che geografica. I Reits degli Stati Uniti pesano per il 37%, mentre Hong Kong il 19%. Il restante 43% è suddiviso tra 15 differenti paesi, tra i più importanti Australia, Regno Unito, Francia e Giappone.
I paesi asiatici mostrano forse le più interessanti opportunità di sviluppo nel lungo termine, anche se i prezzi, ad esempio ad Hong Kong, sono tornati ai massimi pre-crisi. L’indice da inizio anno ha registrato un incremento del 40% FTSE EPRA/NAREIT Asia Dividend+ (IASP.MI). Nella Cina continentale da gennaio si è iniziato a discutere l’introduzione di Reits disponibili agli investitori esteri per reperire nuove fonti finanziarie destinate allo sviluppo.
Anche l’area europea ha ottenuto un significativo apprezzamento, il cui indice FTSE EPRA/NAREIT Europe (IFEU.MI) è in rialzo del 32% da inizio anno.
La performance peggiore spetta all’indice USA FTSE EPRA/NAREIT US Dividend+ (IUSP.MI), in positivo di appena il 5% in euro da inizio anno.
I Reits statunitensi forse hanno ancora le migliori opportunità del settore per espandersi. La ripresa dell’economia e soprattutto la lenta e futura riduzione del tasso di disoccupazione, all’ultima rilevazione al 10,2% vicino ai massimi degli ultimi 40 anni raggiunti nell’82 (10,8%), potrà sostenere la ripresa di domanda di spazi.
Tutti gli etf considerati distribuiscono un dividendo trimestrale. Il dividend yield dell’etf globale oggi è sceso al 3,4% dal 6,6% del periodo estivo. Rendimento diminuito anche per l’etf sui Reits USA al 4,2%, ridotto dal 9% di inizio luglio quando l’indice era a -20% da inizio anno. Il grafico mostra l’andamento dei tre indici da inizio 2007, periodo pre crisi, rispetto al quale gli indici sono ancora fortemente negativi. Un andamento inaspettato per un settore ritenuto dai flussi stabili minacciati dal debito.
Che cos'è il Crossover delle medie mobili?
Il crossover delle medie è un modo comune per poter usare nel trading le medie mobili. Un crossover si verifica quando una media mobile più veloce, ovvero pari ad un periodo più breve, attraversa una media mobile più lenta, ovvero corrispondente ad un periodo di tempo più lungo. L’incrocio di queste due medie mobili può avvenire sia al rialzo, in questo caso si parla di incrocio rialzista, che al ribasso, e in questo si parla di incrocio ribassista.
Se ad esempio andiamo a guardare un ipotetico grafico che mette a confronto due medie mobili, una da 50 periodi e una da 200 periodi, siamo di fronte ad una coppia di valore di medie mobili spesso indicata dalle grandi istituzioni finanziarie come un indicatore a lungo raggio della direzione del mercato.
Se ad esempio andiamo a guardare un ipotetico grafico che mette a confronto due medie mobili, una da 50 periodi e una da 200 periodi, siamo di fronte ad una coppia di valore di medie mobili spesso indicata dalle grandi istituzioni finanziarie come un indicatore a lungo raggio della direzione del mercato.
Se la media mobile a 200 giorni è in una tendenza rialzista, allora questo indica che il mercato è abbastanza forte. In generale, si ha un segnale di acquisto quando la SMA a breve termine, ovvero quella a 50 giorni, incrocia la media mobile a 200 giorni. Al contrario si ha un segnale di vendita quando la media a 50 periodi incrocia al di sotto dei 200 giorni di SMA.
Bisogna tenere presente che usare una strategia che si basa sulle medie mobili a 50 giorni e a 200 giorni è una strategia a lunghissimo termine. Per coloro che invece preferiscono fare trading per un periodo di tempo più breve, c’è la possibilità di usare delle medie mobili più brevi. Ad esempio, si può usare una media mobile a 10 giorni come breve termine ed una media mobile a 20 giorni come tempistica più lunga.
A seconda del proprio modo di fare trading è possibile usare le medie mobili in modo diverso. Nel prossimo articolo andremo a vedere in che maniera possiamo usare le medie mobili per fare trading.
fonte: iLovetrading
Riduzione dei rischi d'investimento
Nessun consulente d’investimento piace ammetterlo, ma non sempre è possibile intuire con successo l’andamento di una coppia di valute. A volte, infatti, da una posizione si perde semplicemente denaro.
Non ci può essere un sistema infallibile per prevedere il mercato valutario, ma ci sono degli ottimi sistemi di gestione del rischio. Andiamo dunque a vedere tre semplici passaggi con cui poter ridurre il rischio delle nostre posizioni.
Il primo punto è quello di guardare l’andamento del trend. Questa può sembrare una cosa ovvia, ma i trend che sembrano in via di sviluppo sono quelli miglior da seguire. Nel Forex vale infatti il principio “the trend is your friend”, dunque seguire il trend in maniera che si possa capire in che direzione aprire una posizione è la base del mercato delle valute.
Il secondo punto consiste nell’entrare in una posizione e nell’uscirne. E’ importante impostare realisticamente degli obiettivi di prezzo su cui uscire, dato che solo così si può guadagnare denaro. Quando stiamo guadagnando abbastanza dobbiamo uscire senza ombra di dubbio, prima che il trend possa invertirsi. L’importanza di impostare degli obiettivi reali è fondamentale, dato che altrimenti non si riuscirà mai a concretizzare la nostra posizione, perdendo denaro e, più di tutto, fiducia nelle nostre potenzialità.
Il terzo punto è quello, molto importante, che ci induce ad impostare degli stop loss. Questo passaggio è assolutamente fondamentale per ridurre al minimo il rischio nel mercato azionario. C’è dunque bisogno di sapere quando tagliare le perdite e passare ad impegnarsi su altre posizioni.
Un buon stop loss è quello che ci fa perdere circa il 2% del nostro capitale. Questo significa che perderemo tutto se chiuderemo in perdita 50 posizioni, senza mai gudagnare. E’ una situazione veramente di difficile realizzazione, dunque il margine del 2% è un buon compromesso anche per chi è un novizio del trading delle valute.
fonte: iLovetrading
Oro: la Banca Centrale Cinese mira a sviluppare il mercato interno
la Banca Centrale Cinese, in una nota pubblicata sul suo sito internet, permetterà alle sue banche di esportare e importare maggiori quantità di oro come parte di un programma per fare sviluppare il mercato nazionale del metallo prezioso. La BCC specifica inoltre che permetterà alle banche di fare hedging in oro nei mercati d'oltremare.
La Banca ha aggiunto che spingerà gli istituti finanziari a erogare maggiori prestiti alle società nazionali specializzate in oro che hanno intenzione di crescere all'estero e allo stesso tempo cercherà di sviluppare più derivati denominati nel metallo prezioso.
Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale aggiornati ad aprile 2010 la Cina risulta essere il sesto paese al mondo per riserve auree con 1.054,1 tonnellate, pari all'1,6% del totale delle sue riserve.
Obbligazioni Dexia Crediop serie 3,60%
Ritornano le “storiche” obbligazioni denominate “Serie” per i risparmiatori italiani. Taglio minimo da 1.000 Euro, durata 6 anni, e due tipologie (tasso fisso e variabile).
Dal 30 giugno possono essere acquistate sul Mercato Obbligazionario Telematico (MOT) di Borsa Italiana tramite la propria banca, internet e phone banking.
Crediop è il Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche, che ha finanziato le grandi infrastrutture italiane quali Anas, Autostrade e Ferrovie dello Stato.
Vai al sito di Dexia Crediop
Dal 30 giugno possono essere acquistate sul Mercato Obbligazionario Telematico (MOT) di Borsa Italiana tramite la propria banca, internet e phone banking.
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