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Fondamenti dell'analisi candlestick: le figure Doji

Quando l’apertura è uguale alla chiusura viene a crearsi una delle più famose formazioni Candlestick: la Doji (come ricordiamo i termini usati per la rappresentazione delle formazioni sono vocaboli di guerra usati nelle battaglie, date le spesso richiamate analogie tra la speculazione e la guerra).
Data la sopraccitata coincidenza questa candela manca del corpo centrale o, se sussiste, è minimo (e quindi irrilevante ai fini dell’analisi). La lunghezza dell’ombra superiore e inferiore può variare per cui la candela può assumere la forma di una croce o di una croce invertita.
Il loro significato è tipicamente associato ad una fase di forte incertezza ma la loro interpretazione deve essere attentamente associata alla posizione che esse assumono all’interno del trend. Ad esempio, se incontrate a metà di un trend, possono rappresentare una semplice pausa; in cima ad un Up-Trend o alla fine di un Down-Trend invece potrebbero anticipare un'inversione di tendenza, trovando posto tra le figure di inversione (Reversal Pattern). La Doji diventa un segnale di imminente inversione quanto più il mercato si trovi in ipercomprato o in ipervenduto.
Per individuare una Doji è bene quindi confrontarla con le candele precedenti, se queste infatti sono piccole la Doji non trova molta importanza, in occasione di candele molto lunghe (o di serie in cui è solitamente poco presente) invece la Doji da un buon segnale di indecisione (nessuna delle due categorie di operatori ha avuto il predominio), ossia di indebolimento della direzionalità del trend in atto. Al contrario, la frequente ricorrenza delle doji lines potrebbe segnalare una fase di mercato molto congestionata e non una direzionalità dei prezzi ben marcata.
Durante un uptrend la presenza di un doji può indicare che la forza del mercato è diminuita, soprattutto se si verifica dopo una lunga candela bianca. Ciò sta a significare che la forza bullish del mercato ha subito un deciso ridimensionamento con un conseguente momento di incertezza. La cosa migliore è senza dubbio la conferma della candela successiva, che può chiarire la nuova strada intrapresa dal movimento di prezzo.
In caso di dowtrend invece, si ritiene che la doji non abbia la stessa potenza previsiva che in un mercato toro.

Comunque sia la Doji è una delle candele più importanti, sia vista da sola che come completamento di pattern di inversione.

Esistono tre diversi tipi di Doji: la Long Legged, la Dragonfly Doji e la Gravestone Doji.

Legged Doji:

La Long Legged Doji è caratterizzata da un corpo minimo per la coincidenza dei valori di apertura e chiusura e da lunghe ombre superiori ed inferiori (sintomo di una uguale escursione di prezzo al rialzo e al ribasso).
In questo caso le forze toro e orso si equivalgono in campo e l'indecisione prende il sopravvento.
Se incontriamo nel grafico due adiacenti Doji Lines molto probabilmente l'attuale indecisione sarà
seguita da un forte movimento impulsivo o di correzione.
Il segnale fornito è molto importante specialmente in un trend rialzista perché, oltre a possedere la chiusura uguale alla apertura, ha una lunga upper shadow ed una lunga lower shadow che generalmente rappresentano un segnale di forte indecisione. Se poi nel grafico si incontrano due adiacenti Doji Lines molto probabilmente l'attuale indecisione sarà seguita da un forte movimento impulsivo o di correzione.

Gravestone Doji:

La Gravestone Doji (pietra tombale) ha come prezzo minimo di sessione sia l'apertura che la chiusura ed una lunga Upper Shadow che segnala un massimo alquanto distante dalla base.
Se è presente in cima ad un trend rialzista è maggiormente affidabile, sintomo che le forze toro hanno provato a forzare i prezzi, ma sono state respinte dalle prese di beneficio che potrebbero segnare la fine dell'ascesa e preparare la possibile correzione (talvolta si tratta anche di un singolo, importante investitore che testa la fine del trend con un grosso
ordine verificando, così, la reazione del mercato).
E' così chiamata perché, secondo gli orientali, rappresenta la "pietra tombale" delle forze rialziste del mercato, sconfitte dalle avversarie forze ribassiste, per cui il mercato potrà solo ritracciare al ribasso.

Dragonfly Doji:

La Dragonfly Doji (libellula) è una figura opposta alla Gravestone: l'apertura, la chiusura ed il massimo sono uguali ed è caratterizzata da una lunga lower Shadow con un minimo alquanto distante dalla base.

La figura è classificata come potenzialmente rialzista ma per essa, come per tutte le altre figure  Candlestick, è necessario considerare il contesto in cui appare per formulare una previsione più precisa.
Ha implicazioni bearish nel momento in cui si forma alla fine di un dowtrend. 
Valeria Ponis
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Fondamenti dell'analisi Candlestick: le figure long

Long line

Le Long Line sono delle figure di Reversal Pattern (o segnali di inversione)che spesso caratterizzano l'inizio (o la conferma) di una fase Bullish o Bearish. Le candele Long vengono spesso definite anche “Tall” per l’ altezza del loro body rispetto alle shadows (solitamente molto piccole o inesistenti nel caso delle cdd. “marubozu”). Il segnale fornito da questa candele è quello di una forte direzionalità del mercato imposta dagli investitori. E’ proprio tale condizione di forza che rende probabile il mantenimento dello stesso “clima” durante la seduta seguante (a meno di brevi pause temporanee).  Il segnale è quindi estremamente positivo o negativo a seconda se del colore della candela, tipicamente white (rialziata) o black (ribassista).
Una Long White isolata può però anche significare un fatto occasionale come l'assenza dei venditori più che la forza dei compratori. Ma se alla Long White seguono altre candele Bullish allora il segnale manifesta maggiormente il suo valore. In due situazioni può trovarsi alla fine di un down trend: quando è preceduta da un segnale di inversione (ex: una Doji o una figura complessa come il “testa spalle”) decretando la fine della tendenza in atto, oppure, più spesso, in una fase già rialzista per accelerare violentemente il trend in atto.
Per la Long Black Line valgono le considerazioni opposte rispetto alla Long White, difatti, se compare un segnale di inversione in cima ad una fase di mercato rialzista e viene confermato nella seduta successiva da una Long Black, le probabilità che il trend rialzista sia terminato sono decisamente alte.
In definitiva le due configurazioni Black/White sono molto utili per confermare i reversal patterns, soprattutto in presenza di trend con segno opposto. Per capire la forza del segnale è molto importante però osservare l’ampiezza del real body facendo attenzione non considerare tale valore in senso assoluto, ma in relazione alla media dei real body nella serie storica osservata.  I giapponesi definiscono una candela long se il suo real body è almeno tre volte di quello delle due/tre candele precedenti.

Short line

Le configurazioni short line (black/ white) sono segnale di incertezza e di assenza di una direzionalità prevalente, indicano quindi che il titolo si trova in una fase di congestione del prezzo. Tale candela è riconoscibile dal body poco pronunciato e dalle shadow proporzionate al body. L’apertura e la chiusura sono molto vicine.

Marubozu Line



La candela che ogni trader spera di incontrare…Questa figura è simile alle long ma ha la caratteristica di essere sprovvista delle upper e lower shadows (ombre) o quasi inesistenti. Queste candele hanno sia la chiusura e l'apertura dei prezzi uguali ai valori estremi. Costituisce il massimo grado di intensità della forza rialzista/ribassista che evidenzia una assoluta direzionalità del mercato. Nel caso delle white il titolo apre segando il minimo della seduta per chiudere al massimo. Nel caso di black il titolo apre segando il massimo della seduta per chiudere al minimo. 


Opening Bozu



Queste configurazioni hanno lo stesso significato delle Marobozu line anche se con minor forza rialzista/ribassista in funzione del colore della candela. La differenza principale rispetto alle Marubozu è la minor ampiezza del corpo e la presenza di una piccola lower shadow, indice di moderata congestione dei prezzi.

Closing Bozu

Queste configurazioni hanno lo stesso significato delle Marobozu line anche se con minor forza rialzista/ribassista in funzione del colore della candela. La differenza principale rispetto alle Marubozu è la minor ampiezza del corpo e la presenza di una piccola upper shadow, indice di moderata congestione dei prezzi.



Lower Shadow



Nelle lower shadow il corpo e' situato nella parte alta della candela contraddistinguendosi da una lunga lower shadow e una corta (o inesistente) upper shadow. Il colore in questi casi non gioca un ruolo fondamentale, sia esso nero o bianco tale candela è indice di una ripresa del mercato; nel caso della bianca naturalmente il segnale sarà più forte mentre all’apparire della nera più moderato.
Più nello specifico la white lower shadow si forma a fronte di un ritorno di interesse da parte dei compratori di un titolo. I tentativi dei ribassisti che hanno caratterizzato la prima parte delle contrattazioni hanno portato il livello di prezzo a ridosso di un’area di supporto che, per sua natura, risveglia l’animo dei compratori facendo rimbalzare i corsi.
L’apparire di una black lower shadow invece è tanto meno rilevante quanto più il corpo è piccolo rispetto alle delle ombre. Quanto più la lunghezza delle ombre prevarica quella del corpo infatti tanto più la candela è segnale di un trend non ben definito, di incertezza e di congestione del mercato. Finchè quindi il body è uguale/minore alle ombre tali figure non riescono a dare segnali ben precisi. Nel caso in cui, invece, il corpo sia più lungo delle ombre, analogamente alle white, rappresentano una situazione rialzista del mercato.

Upper shadow

Le Black/white upper shadows sono candele caratterizzate da una shadow superiore di elevata dimensione (almeno doppia) rispetto a quella superiore e da un real body collocato nella parte bassa della figura.

Le White Upper Shadows costituiscono un segnale di allerta ribassista. All’apertura del titolo la spinta dei compratori fa lievitare il prezzo fino al massimo ma al contrattacco dei venditori si verifica un ritracciamento dei corsi per cui la chiusura del titolo avviene a valori più bassi dei massimi della seduta (anche se comunque più alti dell’apertura). Ciò che si verifica all’apparire di questa figura è il cosiddetto uptrust, ossia il tentativo di superare una resistenza che inizialmente sembra avere successo ma che alla fine della seduta si dimostra fallace per il prevaricare di una forte pressione ribassista. Ciò che deve porre in allerta i trader nelle sedute successive è la forte pressione dei venditori che può divenire tale da portare il livello dei corsi sotto il minimo della candela considerata. Ciò rappresenta un segnale di debolezza che spesso porta massicciamente alla chiusura delle posizioni long sul mercato.
L’interpretazione delle Black Upper Shadows è analoga a quella delle white, la colorazione ribassista può essere utilizzata per rafforzare la valenza ribassista del segnale dato che, anche in questo caso la colorazione del real body è di secondaria importanza. L’interpretazione di queste ultime deriva dalla forte reazione dei venditori in prossimità del massimo della seduta, tale da far rintracciare il prezzo verso limiti inferiori all’apertura.

Spinning Top

Sono figure con un piccolo corpo e shadows molto estese, alla cui comparsa si attribuisce un significato neutro (di equilibrio fra domanda e offerta), in special modo quando compaiono in una fase laterale di mercato. In particolare alla comparsa di una white spinning top si attribuisce un significato neutro-rialzista mentre alla comparsa di una black spinning top si attribuisce un significato moderatamente ribassista.
La localizzazione (e la conferma dei volumi) in questo tipo di figura è fondamentale; se appare in up-trend ben definito costituisce un primo segnale di allerta (potrebbe indicare una inversione, meglio aspettare le successive candele per la conferma)…se si posizionano nella parte centrale della figura è segnale di indecisione, mentre la comparsa di spinning top nella fase finale di un trend ribassista è un primo segnale di arresto del trend.
Quanto più lunghe sono le shadows tanto più grande è il senso d'indecisione del mercato a significare che anche per questa figura il colore del real body non è di grande importanza.
Valeria Ponis
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I grandi paradossi della teoria economica

A dispetto delle concezioni più radicate, le teorie economiche non sono tutte fondate sull'ordine e sulla razionalità. Ne esistono alcune particolarmente controverse basate su paradossi bizzarri sulla natura umana e sul mercato, più o meno conosciuti.
Il paradosso del valore (o Diamond-Water Paradox)
Anche conosciuto come Diamond-Water Paradox ("paradosso diamante-acqua"), il paradosso del valore si basa sulla evidente contraddizione secondo cui nonostante l’acqua sia più utile dei diamanti, questi ultimi hanno un valore di mercato molto più alto. Si potrebbe pensare che ciò sia dovuto al fatto che i diamanti sono più rari dell'acqua e che i prezzi siano più elevati perché la domanda è superiore all'offerta. D'altra parte, però, meno dell'1% dell'acqua presente sul pianeta è potabile e l'accesso a quest’ultima rappresenta attualmente uno dei maggiori problemi dell’umanità: ogni anno circa 2 milioni di persone muoiono e mezzo miliardo si ammala per l'assenza di acqua potabile. Tale paradosso viene tipicamente spiegato dalla teoria soggettiva del valore, che afferma che il valore di per se è determinato dai desideri e dalle necessità della società e non da quello intrinseco degli oggetti.
Il postulato Khazzoom—Brookes
Questa teoria prende il nome dagli economisti Daniel Khazzoom e Leonard Brookes, i quali hano affermato che paradossalmente una maggiore efficienza energetica tende a creare un maggiore dispendio di energia. E' stato dimostrato negli anni '90. Com'è possibile? I motivi sono tre. Il primo è che una maggiore
efficienza energetica abbassa i costi dell'energia e quindi spinge a usarne di più. Il secondo è che tale efficienza stimola una crescita di tutta l'economia e questo porta a un maggiore consumo energetico in tutti i settori. Il terzo è che una più alta efficienza di ciascuna risorsa limitata moltiplica l'utilizzo di tutti i prodotti, i servizi e le tecnologie che sono stati "bloccati" o comunque contenuti da essa.

I beni di Giffen
Nel 1845 in Irlanda vi fu una carestia che aumentò vertiginosamente il prezzo delle patate. In altre parole la curva di domanda delle patate assunse una pendenza positiva anziché tipicamente negativa. Tale possibilità fu oggetto di studio di uno statistico del diciannovesimo secolo Giffen, che in base all’analisi di alcuni dati provò che se l’effetto reddito (l’incentivo a consumare più patate all’aumentare del reddito) prevarica l’effetto di sostituzione (l’incentivo a sostituire le patate con altri beni meno costosi) si viene a creare una anomalia nella legge della domanda.
La razionalità limitata
Le teorie economiche più ortodosse assumono il comportamento e le decisioni degli individui come completamente razionali. Sir J.M. Keynes nella sua più famosa opera “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” (1936) a lungo ignorata e “tenuta nel cassetto” dagli economisti, per primo però cercò di provare come le persone in realtà compiano scelte tutt’altro che razionali e il processo di aggiustamento verso l’equilibrio macroeconomico non sia affidabile ad alcun automatismo di mercato (dovuto ad una perfetta flessibilità di salari e prezzi portata avanti dalla teoria Classica e Neoclassica). Ad oggi l’assunto della razionalità limitata considera il modo con cui gli individui prendono le loro decisioni limitato dalle informazioni che ciascuno ha a disposizione, da limitazioni cognitive e dalle costrizioni del tempo. L'idea alla base è quella del modello DSGE (Dinamic Stocastic General Equilibrium commistione fra gli assunti del Real Business Cycle e le microfondazioni della Nuova Macroeconomia Keynesiana) secondo cui gli agenti economici (siano essi comuni cittadini o Banche Centrali) agiscano in modo da massimizzare la propria funzione di utilità. Agiamo quindi al fine di accrescere il nostro vantaggio e la nostra felicità. E’ pertanto  logico effettuare scelte razionali per raggiungere questo obiettivo nei limiti cognitivi, informativi e temporali cui siamo soggetti.
L'effetto rossetto e l’ effetto “pop corn”
La politica economica utilizza vari beni quali misure del benessere economico di un paese. I più comuni sono i "beni di lusso" (gioielli, auto sportive, abiti firmati…) il cui consumo aumenta al crescere del reddito, in contrapposizione ai "beni di prima necessità" (cibo, alloggio…), la cui domanda invece è anelastica al reddito. L'effetto rossetto rappresenta una evidenza empirica riscontrata nei periodi di maggior crisi economica in cui i consumatori, non potendo acquistare i “veri” beni di lusso, tendono a riversarsi su beni simbolo di uno status sociale ma più “effimeri”. Tendono quindi ad acquistare più beni di lusso ma dal costo minore (anziché acquistare una pelliccia, ad esempio, acquisteranno rossetti molto costosi). L'idea alla base è che le persone comprino beni di lusso anche in tempi di crisi, purché questo non abbia un impatto troppo forte sulle loro finanze. Altri esempi di prodotti di lusso a un prezzo relativamente basso, oltre ai cosmetici di marca, sono le birre e i vini pregiati. L’effetto rossetto tuttavia, insieme all’aumento della domanda di popcorn nei cinema, spesso viene considerato come un velato segnale di ripresa dei consumi a seguito di una crisi economica.
La tragedia dei beni comuni
La “tragedia dei beni comuni” è la situazione in cui più individui, agendo in modo indipendente, esauriscono una risorsa comune anche quando nessuno ha interesse a farlo. L'esempio classico è quello dei pescatori. Nessun individuo è il proprietario dei pesci presenti sul pianeta: pertanto, essi rappresentano una risorsa comune. I pesci sono un bene che le persone consumano in tutto il mondo e ci sono numerosi pescatori in competizione tra di loro per pescarli e venderli. Ogni pescatore prova quindi a pescare quanti più pesci possibile per massimizzare il proprio profitto. Tuttavia, uno dei maggiori interessi dei pescatori è quello di lasciare abbastanza pesci in acqua per permettere loro di riprodursi e fare in modo che il numero dei pesci pescabili sia sempre alto. Bisognerebbe trovare un equilibrio tra i due interessi. Ma qui viene il problema: la mancanza di fiducia. Se un pescatore agisce in modo responsabile e limita il numero dei pesci che pesca ci andrà solo a perdere se tutti gli altri pescatori non si comportano come lui: il pescatore "irresponsabile" pescherà più pesci del primo, avrà più profitti e ridurrà comunque il numero di pesci presenti sulla Terra. Perciò, ogni pescatore, credendo che gli altri pescheranno più della quota "sostenibile" per permettere la riproduzione dei pesci, prende più pesci possibile cosicchè l'offerta mondiale di pesce si riduce.
La tragedia dei beni anticomuni
E' l'opposto della tragedia dei beni comuni. I beni anticomuni sono quei beni che appartengono a troppi proprietari  ostacolando così  il raggiungimento di un risultato socialmente desiderabile. L'esempio più usato, in questo caso, è quello dei brevetti. Se un prodotto richiede la presenza di molti componenti e molte tecnologie brevettate da persone o compagnie, allora diventa difficile, lungo e costoso negoziare con ognuno dei titolari dei brevetti. Così, tale prodotto rischia di non essere prodotto. Ciò può rappresentare una perdita molto ingente se il prodotto in questione è molto richiesto oppure potrebbe potenzialmente genere importanti benefici sociali (come la cura contro una malattia). Ognuno perde nella sua posizione: il titolare dei brevetti, i potenziali produttori e i potenziali consumatori che avrebbero comprato il prodotto.
Gli incentivi perversi
Un incentivo è perverso quando produce una conseguenza non voluta e indesiderabile nonostante siano il risultato di una buona intenzione di partenza. Un esempio che illustra bene il problema risale al diciannovesimo secolo quando i paleontologi europei andavano in 
Cina e pagavano i contadini per ogni esemplare di osso di dinosauro da questi rinvenuto nell’arare i loro campi. Molti anni dopo dopo fu scoperto che i contadini che avevano trovato le ossa e le avevano rotte di proposito per farne pezzi più piccoli e ricevere pagamenti più alti. Ma in questo modo, il valore scientifico delle ossa rotte era significativamente minore.
L'asimmetria informativa
Il problema dell’asimmetria informativa ha a lungo impegnato gli economisti di tutto il mondo nel dibattito micro e macroeconomio degli ultimi 50 anni. Nella consapevolezza che nella maggior parte delle transazioni, chi vende ha più informazioni di chi compra, e come tale ha la possibilità di "piazzare" prodotti di bassa qualità o difettosi a prezzi più alti, gli acquirenti nutrono spesso sfiducia nella compravendita.
Un esempio di asimmetria informativa che genera risultati negativi è quello del famoso "mercato dei limoni", un termine coniato dall'economista George Akerlof per identificare, nel mercato delle automobili usate, i pezzi difettosi (non a caso il suddetto mercato à la Ackerlof viene viene spesso denominato “mercato dei limoni” o “mercato dei “bidoni” nella versione italianizzata). Viene considerato il mercato delle auto usate come esempio classico dell'incertezza della qualità dei prodotti acquistati. Un'auto usata difettosa (definita "limone") è in genere il risultato di una serie di azioni non rintracciabili (lo stile di guida dei proprietari, il livello di manutenzione, il numero di incidenti...). Non avendo il compratore queste informazioni, tenderà a pensare che il veicolo sia di qualità media per cui sarà disposto pariment a pagare un prezzo “medio” fra il bidone (ex. 500 €) e un auto di buona qualità (ex: 1500 €). Di conseguenza, il proprietario di un'auto in buone condizioni (definita "ciliegia") non è incentivato a venderla sul mercato se sa che i potenziali acquirenti saranno disposti a comprarla solo per 1000 € al contrario chi possiede un bidone sarà incentivato a portarlo sul mercato. Se però si ipotizza che gli acquirenti (per l’assunto della razionalitò ottimizzante) conoscano le condizioni del suddetto mercato e che per il sopraccitato motivo le auto migliori non saranno vendute automaticamente saranno disposti ad acquistare solo bidoni al loro reale valore, 500 €. Il risultato è subottimale perchè riduce la qualità delle auto nel mercato dell'usato, i prezzi che i compratori sono disposti a pagare e, non ultimo il benessere complessivo nell’economia. Questo meccanismo può applicarsi naturalmente anche ad altri beni.
L'effetto Cobra
L'effetto Cobra si verifica quando la soluzione a un problema, anziché migliorare le cose, le rende ancora peggiori. Il termine deriva da un episodio accaduto in India ai tempi del colonialismo. Il governo britannico voleva ridurre il numero dei cobra velenosi e offrì ai sudditi indiani una ricompensa per ogni serpente ucciso. Risultato? Gli indiani cominciarono ad allevare cobra per avere maggiori introiti. Quando il governo si accorse di ciò che stava accadendo, annullò le ricompense. Per reazione, gli indiani liberarono tutti i cobra che stavano allevando, determinando un clamoroso aumento dei serpenti in circolazione. Il termine al momento è utilizzato soprattutto per illustrate le cause delle misure errate di stimolo in politica economica. Alcune delle crisi che il mondo sta affrontando, infatti, sono il risultato di lodevoli tentativi di risolvere i problemi.
Il dilemma del buon samaritano
Il “dilemma del buon samaritano” sostiene che fare beneficienza disincentivi gli individui a trovare da soli il modo per sostentarsi. Chi riceve assistenza ha due scelte: utilizzare l'aiuto per migliorare la propria situazione oppure confidare continuamente su queste forme di aiuti per sopravvivere. Naturalmente, i "buoni samaritani" sperano sempre che i destinatari degli aiuti scelgano la prima opzione. Per esempio, gli Stati che inviano aiuti finanziari ai Paesi che hanno subito calamità naturali si augurano che il denaro serva per aiutare le vittime e ricostruire. Chi è contrario a tali forme di solidarietà sostiene che i beneficiari degli aiuti perdano lo stimolo a lavorare e a diventare produttivi per la società. Questo dilemma (donare o non donare?) vale quindi sia per le economie degli Stati che per le singole persone. Come quando si è riluttanti a donare soldi ai mendicanti perché non si sa come poi andranno a spenderli e sia ha il dubbio che li utilizzino per acquistare droghe o altri prodotti poco utili. Chi invece userebbe quel denaro per fini nobili, è penalizzato dalla mancata donazione ingenerando un meccanismo di selezione avversa.
Fonte: riveduto e corretto da www.yahoo.com

Credito al consumo: più diritti per i consumatori italiani

Il consumatore italiano? Dall'inizio di giugno ha gli stessi diritti dei consumatori di tutta Europa, almeno per quanto riguarda eventuali disdette ai contratti di credito al consumo. Il cambiamento, che allinea l'Italia ai Paesi del Vecchio Continente, intende portare nel sistema del credito italiano maggiore trasparenza e più forti tutele per il consumatore.
14 giorni di tempo per il ripensamento
Con le nuove disposizioni, i consumatori italiani avranno 14 giorni di tempo per considerare attentamente il contratto di credito al consumo sottoscritto – nel caso sia compreso tra i 31mila e i 75mila euro – ed eventualmente disdirlo. Inoltre, qualora si abbiano debiti residui inferiori a 10 mila euro è adesso possibile procedere all’estinzione anticipata del prestito senza versare l’1% fino ad ora previsto da numerose banche italiane.
Tra le novità introdotte nei regolamenti del credito al consumo, rientra anche l'obbligo previsto per l'operatore di fornire al cliente – al momento della sottoscrizione del prestito – un foglio informativo che riporti un confronto ponderato delle offerte alternative.
Il credito al consumo
Nella disciplina del credito al consumo rientrano:
1. i prestiti personali: forme di finanziamento finalizzate a uno specifico scopo (esempio prestiti concessi agli studenti) con versamento dell’importo finanziato direttamente al richiedente per le quali vi è una scadenza fissa e un numero prestabilito di rate;
2. i prestiti finalizzati (crediti collegati): finanziamenti collegati a un contratto d’acquisto di un bene di consumo (auto, elettrodomestici) e di un servizio (palestra, vacanze etc..);
3. il credito rotativo (revolving): l’ottenimento di un fido che può variare a richiesta così come il numero e l’importo delle rate che viene ricostruito mano a mano che si effettuano i rimborsi;
4. le operazioni di cessione del quinto dello stipendio: prestiti personali destinati a dipendenti pubblici e privati con delega di pagamento di una quota dello stipendio di massimo un quinto. Essi normalmente prevedono che il richiedente conferisca delega irrevocabile al proprio datore di lavoro a trattenere dallo stipendio l’importo corrispondente alla rata del prestito che la banca – o la finanziaria – ha concesso. Le rate vengono quindi pagate dal datore di lavoro con trattenuta sulla busta paga.

Universiadi del Trading 2011: Economia Tor Vergata Campione di Primavera

Da due anni Directa S.I.M. organizza un’iniziativa dedicata al trading e alla didattica: il  Campionato Universitario Internazionale di Trading on line con denaro reale.

Con questa iniziativa Directa si propone di offrire agli studenti l'opportunità di un contatto concreto con i mercati finanziari attraverso il trading on line.
Per ciascuna facoltà è ammessa un'unica squadra, composta da un minimo di 3 fino a un massimo di 5 studenti.
Ogni squadra ha a disposizione la piattaforma Directa con tutti i suoi add-in, la piattaforma di analisi tecnica "Visual Trader" e un finanziamento di 5.000,00 €, che con l'effetto leva permetterà di investire in azioni fino a un controvalore di 25.000,00 €.
Sarà proclamata vincitrice delle Universiadi del trading la squadra che al 14 ottobre 2011, a chiusura del Campionato, avrà realizzato la migliore performance. L’anno scorso la vittoria è stata assegnata al LUISS Blue Team, dell’università LUISS di Roma, quest’anno invece a brillare, sinora, è stato il team di un'altra Università Romana, quella di Tor Vergata che con il suo team “1 KM” si è aggiudicata il premio di primavera nell’ambito dell'"INVESTMENT & TRADING FORUM 2011" avvenuta a Rimini il 20 maggio 2011. 

Marketing Sportivo: la qualità della comunicazione come mezzo per creare valore. Confronto fra il caso A.S. Roma e il Manchester United

Una delle azioni volte alla costruzione di una solida immagine per una società sportiva è la “comunicazione”, in stretta connessione con la necessità di “assicurare la qualità” e “creazione dei canali”. Fino a pochi anni fa gli unici mezzi di contatto con i propri stakeholders per un club sportivo erano la televisione, i giornali e la radio. Ad oggi, con la grande diffusione di internet, le squadre di calcio si vedono costrette, per poter competere, a rendere più semplice e completa possibile la fruibilità del proprio sito internet e ad incrementare e rafforzare continuamente la loro presenza sui principali social network, ad oggi la principale interfaccia della squadra con il cliente-tifoso.
Ponendo a confronto il sito internet del Manchester United (www.manutd.com) con quello della A.S. Roma (www.asroma.it) è impossibile non notare la migliore facilità di navigazione, la ricchezza dei contenuti (ultime notizie, curiosità sulla squadra e sui giocatori, possibilità di acquistare gadget e biglietti delle partite via internet), l’interattività (vi è la possibilità di fare un tour virtuale dell’Old Trafford e di giocare ricreando l’immagine virtuale del proprio giocatore preferito), i vantaggi offerti al cliente-tifoso, sia in termini di maggiore fruibilità del sito e di maggiori informazioni sull’attività del club che in termini di supporto finanziario della società (in accordo con le principali banche e finanziarie britanniche), con l’offerta di prodotti e servizi come la “Manchester Credit Card”, prodotti assicurativi, mutui e servizi di gestione del risparmio a prezzi agevolati. Il tutto corredato dall’offerta di molti premi legati alla squadra che ne incentivano ulteriormente l’interazione migliorando l’efficacia comunicativa del club. Non è un caso che il Manchester United venga considerata una delle migliori squadre al mondo e la terza in termini di fatturato (327 milioni di euro l’anno dopo real Madrid e Barcellona)[1].
Rispetto alla medesima classifica la Roma si posiziona al dodicesimo posto con un fatturato di 146,4 milioni di euro l’anno, per la maggior parte rivenienti dallo sfruttamento dei proventi da licenza dei diritti televisivi e radiofonici, sponsorizzazioni ed attività promo-pubblicitarie. Il fatturato risulta così solo in minima parte alimentato dall’ attività di merchandising derivante dallo sfruttamento commerciale del marchio A.S. Roma, pur possedendo un enorme patrimonio di simbologie (quali la Lupa, il Colosseo o il Gladiatore) legato all’appartenenza ad una città storica come la Capitale. Tale situazione è certamente adducibile alla carenza, nel nostro paese, di una adeguata legislazione di lotta alla contraffazione (l’unica tutela, oltre all’articolo 474 del codice penale, proviene dal cdd. Decreto sulla competitività”, ossia il Decreto Legge n° 35 risalente al 14 marzo 2005, convertito in legge n. 80/05) ma non esenta la società dalle sue responsabilità. Nonostante il club giallorosso nel 2007 abbia costituito una società in accomandita semplice (Soccer - Brand Management S.A.S) conferendole il ramo d’azienda costituito dalle attività connesse allo sfruttamento commerciale del marchio As Roma e sue derivazioni (attività di merchanding, marketing e sponsorizzazioni), i proventi rivenienti dallo sfruttamento del marchio A.S. Roma appaiono ancora troppo irrisori (circa 10 milioni di euro l’anno, pari al circa il 6% dei Ricavi Consolidati) a discapito di un business  fortemente connesso ad aspetti congiunturali quali il coinvolgimento dei tifosi e i risultati incerti e volatili delle partite (la posizione finanziaria netta della squadra a fine esercizio 2009 risultava in diminuzione di 17,5 milioni rispetto all’esercizio precedente per l’andamento dei flussi di cassa, per i più elevati fabbisogni assorbiti dalla gestione corrente e degli investimenti, ma anche per il venir meno dei proventi e dei relativi flussi, direttamente correlati ai risultati sportivi come la mancata partecipazione della A.S, Roma ai quarti di finale dell’Uefa Champions League e alle semifinali e finali della TIM Cup).
Queste “carenze” vengono in parte trasposte anche nel sito internet della società giallorossa che, rispetto a quello del Manchester United risulta altrettanto semplice da navigare, ma molto povero di contenuti che esulino dalla cronaca sportiva, l’interattività con il club è molto scarsa (essendo privo di vantaggi offerti alla tifoseria oltre alla “tessera del tifoso”) rendendo al difficile, se non impossibile, la partecipazione alla vita del team. Il centro delle discussioni e dei confronti della tifoseria giallorossa risulta svolto quindi in altri “luoghi” della rete, quali siti, blog “non ufficiali” e social network. I biglietti sono ancora acquistabili esclusivamente nei botteghini e il merchandising non viene in alcun modo pubblicizzato se non con un link di rimando alla lista dei punti vendita ufficiali, non mostrando alcun catalogo dei prodotti, elemento fondamentale per diffondere un profondo senso di appartenenza alla squadra (gadget e prodotti esprimono il desiderio del tifoso di coalizzarsi e “dare un contributo” alla squadra).

In conclusione, se la squadra capitolina intende crescere e competere con le principali sfidanti Europee e oltreoceano, una delle ricette sembra proprio quella di porre il tifoso “al centro” della propria attività. E ciò può essere attuato solo mediante un’appropriata strategia di Marketing che investa continuamente nella ricerca degli umori e dei desideri della propria clientela.
Valeria Ponis

[1] Fonte: Deloitte Football Money League 2010


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