La Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta è l’opera fondamentale scritta da John Maynard Keynes nel 1936 nonché testo fondativo della macroeconomia moderna. La stagnazione prolungata dell’economia britannica, colpita dal propagarsi della crisi economica internazionale e ancor prima dallo shock deflazionistico provocato dal ritorno del Regno Unito al Gold Standard nel 1925, spinse Keynes ad analizzare aspetti e trovare soluzioni oggi ri-considerate dai nostri governanti. Vi proponiamo qui un estratto dell’opera (pp. 345-346, ed. it.) volto ad evidenziare l’incredibile attualità e la straordinaria aderenza dei temi trattati rispetto alla difficile situazione economica odierna. Del tutto straordinario se pensiamo che quest’opera è stata concepita quasi 80 anni fa, quando i mercati finanziari erano notevolmente meno sviluppati e non esistevano tutti gli strumenti “di rischio” oggi contrattati.
“In seguito allo sviluppo dei mercati finanziari (e all’incremento della quota di azioni posseduta da persone che non amministrano direttamente le aziende né hanno alcuna cognizione specifica delle condizioni presenti e future) l’elemento di conoscenza reale nella valutazione degli investimenti è seriamente diminuito . […] Le fluttuazioni di breve periodo dei profitti associati agli investimenti esistenti tendono, nonostante il loro carattere spesso effimero, a esercitare sul mercato un’influenza eccessiva e a tratti assurda. […] Una valutazione convenzionale, risultato della psicologia di massa di un gran numero di individui ignoranti, è soggetta a variazioni violente in seguito a improvvise fluttuazioni dell’opinione, dovuta a fattori che in realtà non esercitano una grande influenza sul rendimento prospettico. Ciò avviene in particolare in tempi anormali, quando l’ipotesi di una continuazione indefinita dello stato di cose esistente è meno plausibile del solito, anche se non vi sono motivi espliciti per prevedere un mutamento definito. […] Nei mercati finanziari il compito degli investitori e degli speculatori professionali non è tanto quello di compiere le previsioni migliori a lungo termine sul rendimento probabile di un investimento, sconfiggendo le oscure forze del tempo e dell’ignoranza, quanto piuttosto di prevedere il livello cui il mercato valuterà quell’investimento di lì a breve, sotto l’influenza della psicologia di massa, riuscendo a passare al prossimo la moneta cattiva o svalutata prima degli altri. Ogni giorno nel mercato finanziario si combatte una guerra d’astuzia da cui emerge vincitore chi è capace, meglio e prima degli altri, di intuire i mutamenti nell’opinione media del mercato, agendo di conseguenza. […] Oltre che dallo stato di fiducia dello speculatore e dell’investitore professionale, l’andamento del mercato finanziario dipende dalla fiducia, anch’essa mutevole ed instabile, degli istituti finanziatori verso coloro che domandano denaro a prestito. […] Gli speculatori possono non causare alcun male, come bolle d’aria in un flusso continuo di intraprendenza; ma la situazione è seria quando l’intraprendenza diviene la bolla d’aria in un vortice di speculazione. Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un sottoprodotto delle attività di una casa da gioco, è probabile che vi sia qualcosa che non va bene. […] Queste tendenze sono una conseguenza difficilmente evitabile dei mercati di investimento “liquidi”, che con tanto successo noi abbiamo organizzati. L’introduzione di una forte imposta di trasferimento (la tanto discussa Tobin Tax ndr) per tutte le negoziazioni potrebbe dimostrarsi la forma più utile, allo scopo di mitigare il predominio della speculazione sull’intraprendenza”
“In seguito allo sviluppo dei mercati finanziari (e all’incremento della quota di azioni posseduta da persone che non amministrano direttamente le aziende né hanno alcuna cognizione specifica delle condizioni presenti e future) l’elemento di conoscenza reale nella valutazione degli investimenti è seriamente diminuito . […] Le fluttuazioni di breve periodo dei profitti associati agli investimenti esistenti tendono, nonostante il loro carattere spesso effimero, a esercitare sul mercato un’influenza eccessiva e a tratti assurda. […] Una valutazione convenzionale, risultato della psicologia di massa di un gran numero di individui ignoranti, è soggetta a variazioni violente in seguito a improvvise fluttuazioni dell’opinione, dovuta a fattori che in realtà non esercitano una grande influenza sul rendimento prospettico. Ciò avviene in particolare in tempi anormali, quando l’ipotesi di una continuazione indefinita dello stato di cose esistente è meno plausibile del solito, anche se non vi sono motivi espliciti per prevedere un mutamento definito. […] Nei mercati finanziari il compito degli investitori e degli speculatori professionali non è tanto quello di compiere le previsioni migliori a lungo termine sul rendimento probabile di un investimento, sconfiggendo le oscure forze del tempo e dell’ignoranza, quanto piuttosto di prevedere il livello cui il mercato valuterà quell’investimento di lì a breve, sotto l’influenza della psicologia di massa, riuscendo a passare al prossimo la moneta cattiva o svalutata prima degli altri. Ogni giorno nel mercato finanziario si combatte una guerra d’astuzia da cui emerge vincitore chi è capace, meglio e prima degli altri, di intuire i mutamenti nell’opinione media del mercato, agendo di conseguenza. […] Oltre che dallo stato di fiducia dello speculatore e dell’investitore professionale, l’andamento del mercato finanziario dipende dalla fiducia, anch’essa mutevole ed instabile, degli istituti finanziatori verso coloro che domandano denaro a prestito. […] Gli speculatori possono non causare alcun male, come bolle d’aria in un flusso continuo di intraprendenza; ma la situazione è seria quando l’intraprendenza diviene la bolla d’aria in un vortice di speculazione. Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un sottoprodotto delle attività di una casa da gioco, è probabile che vi sia qualcosa che non va bene. […] Queste tendenze sono una conseguenza difficilmente evitabile dei mercati di investimento “liquidi”, che con tanto successo noi abbiamo organizzati. L’introduzione di una forte imposta di trasferimento (la tanto discussa Tobin Tax ndr) per tutte le negoziazioni potrebbe dimostrarsi la forma più utile, allo scopo di mitigare il predominio della speculazione sull’intraprendenza”
Lo scetticismo di Keynes nei confronti dei mercati finanziari è temperato tuttavia dal riconoscimento della loro utilità nel garantire la liquidità per i singoli investitori (nonostante lui stesso spesso parli di "feticcio della liquidità"). Detto ciò, a noi reduci di tanti crolli, scoppi di bolle speculative e inspiegabili apprezzamenti o deprezzamenti distanti anni luce dai valori fondamentali di alcune imprese quotate, rimane lo sconcerto e l’ammirazione verso il pensiero di un economista così lontano ma incredibilmente attuale; come se queste parole fossero state scritte questa mattina…
Molto probabilmente le crisi attraversate in questi anni, che hanno coinvolto e sconvolto l'economia mondiale, non sarebbero accadute, o almeno non con questa virulenza, se il pensiero keynesiano fosse stato più ascoltato, studiato ed applicato..
Molto probabilmente le crisi attraversate in questi anni, che hanno coinvolto e sconvolto l'economia mondiale, non sarebbero accadute, o almeno non con questa virulenza, se il pensiero keynesiano fosse stato più ascoltato, studiato ed applicato..
Dott.ssa Valeria Ponis