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Performance da inizio anno titoli FTSEMib 40 al 29 gennaio 2010


Analisi di Borsa settimanale 25/29 gennaio 2010

Situazione non facile da decifrare quella che appare dal grafico che la scorsa ottava ci consegna. Nello scorso post avevamo messo in conto il raggiungimento del livello di 22.000 punti, sforabile fino a 21.922 punti senza alcun problema ma da quel punto ci saremmo attesi una reazione violenta che, in parte, è avvenuta ma da un livello più basso. Giovedì 28, infatti, l’indice ha chiuso a 21.603 dopo aver perforato con decisione quella linea che congiunge tre minimi relativi passante per 21.922. Ora questo livello da supporto si è trasformato in resistenza, già testata nel durante della giornata di venerdì 29 in cui si è registrato un massimo a 22.042, e nelle prossime sedute dovrà mostrare la capacita di oltrepassarlo.


Dopo quanto accaduto nelle ultime due settimane l’indice è alla ricerca di nuovi equilibri. Gli scarsi elementi che abbiamo indicato sul grafico lo dimostrano, esistono scarsissimi punti di riferimento, la linea del Piave è rappresentata da quel livello a 21.922 al di sopra del quale l’indice può allungare fino al raggiungimento di un’ipotetica linea discendente (tratteggiata), che passa per due massimi relativi in diminuzione recentemente disegnati, che può incontrare intorno ai 23.000 punti.

Al di sotto del livello di 21922 ha strada aperta fino al raggiungimento della media mobile più lenta (50 settimane) evidenziata nel grafico a 2 anni e che corre attualmente a 20.453 punti. La discesa sarebbe molto dolorosa ma preparerebbe solide basi per un importante rally primaverile avendo spurgato tutti gli eccessi messi già in luce nel post del 9 dicembre 2009.

TREMONTI: serve Politica non solo regole tecniche

Con la visione pragmatica dell’economia che gli è consueta ieri il ministro Tremonti ha sottolineato come a Davos, nel World Economic Forum, si stiano affrontando i problemi economici in maniera troppo tecnicistica.

- Nelle finanze e nell'economia determinante il ruolo della politica e "non bastano le regole tecniche che, anzi, sono dannose perché fanno perdere tempo". Lo ha detto il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, a margine della cerimonia nel corso della quale gli verrà conferito il diploma di sci ad honorem. Parlando dei lavori di Davos, che Tremonti ha definito "una montagna incantata", il ministro dell'economia ha detto che "il discorso di maggiore spessore è stato quello del presidente francese Sarkozy che ha parlato di una nuova Bretton Woods. E quello che cerco di sostenere da tanti anni. "Quello che qualcuno fa passare come divergenze personali - ha sottolineato il ministro - è invece una profonda diversa visione del mondo: c'é chi dice che non è necessario passare dai parlamenti, io sostengo che è fondamentale invece l'impegno della politica che prende forma nei trattati. Tutto il resto è perdita di tempo. Fare un trattato sull'economia mondiale è difficilissimo ma fare regole tecniche è inutile, anzi peggio, é dannoso perché fa perdere tempo".- (Ansa)

E’ un intervento importante soprattutto ora che i governi, in ordine sparso, cercano di inventare formule tecniche per prevenire crisi finanziarie ed economiche come quelle in corso. L’idea di un Trattato mondiale scaturito da una nuova Bretton Woods è l’unica strada seriamente percorribile per evitare non solo perdite di tempo ma anche danni, come già sta accadendo, dalle decisioni di singoli Stati.

Tensione tra Cina e Stati Uniti per la vendita di armi a Taiwan

Citando la barzelletta di liceale memoria, c’è solo da dire: “ne ha fatta un’altra”. Questa volta però l’autore non è la fiatosa signora Gloria ma lo smagliante Presidente Obama. Ho perso il conto di quante ne ha fatte e ne ha dette da quando è stato eletto e, sinceramente, mi incomincio a preoccupare seriamente. L’ultima in ordine di tempo (ma forse è già vecchia) è la vendita di armi a Taiwan per 6 Mld di dollari. L’entità della commessa è l’unico elemento per spiegare un simile atto. Le reazioni cinesi (prese da un comunicato AGI) sono le seguenti:

Si acuisce la tensione tra Cina e Stati Uniti. Barack Obama, sulla falsariga del suo predecesore, ha autorizzato la vendita di armi per oltre 6 miliardi di dollari a Taiwan. Una mossa che, dopo il caso Google e gli altri dossier commerciali aperti, ha scatenato le ire di Pechino, che considera l'isola una provincia ribelle ma parte integrante della madrepatria. Il governo cinese ha intimato agli Usa di fermare l'operazione che rischia di "danneggiare seriamente" i rapporti tra i due Paesi perche' rappresenta "un grave minaccia" alla sicurezza cinese. Il viceministro degli Esteri, He Yafai, si e' detto "fortemente indignato" dell'operazione e ha notificaro all'ambasciatore americano a Pechino, Jon Huntsman, una formale protesta. "I piani Usa minerano definitivamente le relazioni sino-americane e avranno un impatto estremamente negativo sullo scambio e la cooperazione tra i due Paesi nei principali settori".

E infatti le conseguenze pratiche non si sono fatte attendere:

(da Reuters) La Cina applicherà sanzioni contro le compagnie Usa che vendono armi a Taiwan, ha detto oggi il ministero degli Esteri, aggiungendo che la vendita di armi potrebbe intaccare la cooperazione sino-americana su importanti questioni internazionali.
L'agenzia stampa ufficiale Xinhua, citando il Taiwan Affairs Office cinese, ha aggiunto che la vendita di armi non farà che "alimentare le fiamme" dell'indipendenza di Taiwan e porre ostacoli sul cammino dello sviluppo pacifico dello Stretto.

Ora io mi chedo: in un momento così delicato per la ripresa economica mondiale c’era bisogno di un’altra guerra fredda? Non bastano tutte le decisioni quanto meno imprudenti e premature, prese nei riguardi del sistema finanziario americano, che stanno mettendo a dura prova le Borse mondiali?

Se il Premio Nobel per la Pace pensa che la Cina sia come la Russia si sbaglia di grosso. Il 30% del deficit USA è coperto da obbligazioni sottoscritte proprio dalla Cina. Alla prossima emissione di bond americani ne vedremo delle belle.

FTSEMib, DAX30, CAC40, 3 indici di Borse europee a confronto

Da un primo esame visivo dei 3 grafici, riguardanti il nostro FTSEMib, il tedesco DAX30 e il francese CAC40, salta subito all’occhio il loro differente comportamento. I 3 grafici sono stati presi tutti lo stesso giorno (30 gennaio 2010) e hanno lo stesso intervallo di tempo(2 anni). Escludendo ovviamente la parte che riguarda il crollo culminato con il minimo di febbraio 2009, osservando come i tre indici hanno reagito da quel minimo fino ad oggi vediamo che ad un andamento tonico e deciso, pur con i suoi alti e bassi, del DAX30 ha risposto i modo quasi analogo, forte e convinto, il CAC40. Ambedue hanno disegnato una terza onda rialzista, sia pur piccola, andando a migliorare il massimo relativo dei primi di ottobre.

Al contrario il nostro FTSEMib non ha un bell’aspetto. Durante le prime due onde rialziste ha clonato fedelmente gli altri due indici dopodiché ne ha perso il contatto, mostrando un andamento addirittura dimesso. E’ infatti da un paio di mesi che sottoperforma costantemente gli altri indici tanto da non avergli consentito di superare il massimo relativo dei primi di ottobre, come invece hanno fatto i cugini.

Come mai questo andamento difforme? I motivi a mio avviso possono essere due. Il primo è che nell’indice italiano sono presenti molti titoli bancari che in questa fase, di fine anno inizio nuovo, non hanno certo goduto di buona salute (ancora oggi, complice l’Obama pensiero, non hanno vita facile). Il secondo, e spero tanto di sbagliarmi, potrebbe riguardare un certo “rischio paese” che inizia a serpeggiare. E’ una conseguenza di quanto successo in Grecia e che, purtroppo, coinvolge per simpatia anche altri paesi sud europei, che al nord sono considerati il “ventre molle” dell’Eurogruppo. I componenti in questione sono: Grecia, Portogallo, Spagna e Italia le cui Borse non hanno conseguentemente lo stesso appeal delle consorelle nordiche.

Senza entrare troppo in merito a questa questione diciamo che in qualche modo gli investitori si debbono difendere, quindi urge una maggiore diversificazione tra le Borse europee e a tal fine nei prossimi post suggerirò alcuni titoli interessanti sia a Parigi che a Francoforte.


 
 
 
 
 
 
 
 
 

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L'economia USA cresce del 5,7%, il maggior incremento dal 2003

L'economia Usa cresce piu' del previsto nel quarto trimestre e i futures sugli indici di Wall Street sono in netto rialzo dopo i dati macro Usa. Il derivato sul Dow Jones guadagna lo 0,5% mentre quello su Nasdaq e S&P/500 salgono dello 0,4% e fanno pensare ad un avvio di seduta positivo.
Ottimi dati dal Pil Usa salito al 5,7% nel quarto trimestre dell'anno, contro il +2,2% del terzo trimestre, molto meglio delle attese degli analisi che si attendevano al massimo un 4,7%, si tratta della crescita piu' forte da sei anni a questa parte , ovvero dal 2003.
In crescita anche i consumi cresciuti nel trimestre del 2%, meglio dell'1,8% atteso.
La relazione Dipartimento del Commercio è la migliore fino ad oggi dopo la peggiore recessione dal 1930 chiusa lo scorso anno, anche se un gruppo di accademici dichiara che la recessione non si può ancora ufficialmente dichiarare finita.
I due trimestri consecutivi di crescita dello scorso anno fanno seguito al record di quattro quarti di declino economico. Tuttavia la crescita alla fine dello scorso anno è stata principalmente alimentata da imprese che hanno dovuto ripristinare le scorte esaurite, una tendenza che presto svanirà.
Il rapporto dichiara inoltre che l'economia della nazione è diminuita complessivamente del 2,4 per cento nel 2009, il maggior calo dal 1946.

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Davos: Almunia, nessuna possibilità di default o uscita da euro per la Grecia

Il Commissario Ue agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia ha detto che non ci sono rischi che la Grecia vada in default o esca dalla zona euro.
"No, la Grecia non andrà in default. Per favore. Nella zona euro il default non esiste", ha detto a Bloomberg TV Almunia.
Alla domanda sulle possibilità che la Grecia lasci la moneta unica, ha risposto: "Non c'è nessuna possibilità. Perchè è folle cercare di risolvere i problemi dell'economia greca fuori della zona euro".
Almunia ha aggiunto che non ci sono piani speciali dell'Europa per la Grecia, anche se la prossima settimana verrà pubblicato il solito documento mensile con le raccomandazioni sul disequilibrio fiscale di Grecia e altri paesi. "E' un normale documento di analisi che viene scritto ogni mese", ha spiegato. "Non abbiamo un piano B. Il piano A è sul tavolo", ha detto in riferimento ai piani della Grecia di aggiustamento fiscale.

Fonte: reuters

Previsioni di Fitch e Merrill Lynch sulla ripresa economica in Italia

La ripresa economica dell'Italia sarà più lenta rispetto agli altri Paesi dell'area euro. Lo prevede l'agenzia di rating Fitch che stima per il 2009 una contrazione del Pil italiano pari al 4,8% contro il -4% medio dell'area euro. Date le caratteristiche strutturali dell'economia italiana, l'agenzia si aspetta una ripresa più lenta e meno pronunciata rispetto alle altre principali economie dell'area euro.
Fitch inoltre stima che il tasso di disoccupazione in Italia salirà e si manterrà tra il 9 e il 9,5% nel 2010 e nel 2011 e riguarderà in particolare i lavoratori giovani, gli stranieri e quelli impiegati con contratti temporanei. Nel "Global economic outlook" dello scorso dicembre Fitch ha comunque previsto che la crescita italiana si attesterà all'1% nel 2010, in linea con la crescita della zona euro, e all'1,8% nel 2011 contro l'1,9% atteso per l'area euro.
E' Merrill Lynch, in realtà, a battere Governo e Commissione Ue in termini di ottimismo sulla crescita italiana. La banca d'affari prevede infatti nel 2010 un Pil in in rialzo dell'1,9% rispetto all'1% di Roma e allo 0,7% di Bruxelles. Il dato risulta dalla presentazione di oggi del ''Merrill Lynch wealth management year ahead 2010''.
Il broker prevede poi un +2,2% per il 2011. "Le esportazioni e non i consumi continueranno a guidare la crescita italiana", ha sottolineato Bill O'Neill, che lavora presso la sede londinese di Merrill Lynch Wealth Management Emea come portfolio strategist. L'ottimismo di questi numeri, ha quindi aggiunto, è dovuto soprattutto alle esportazioni della locomotiva tedesca.
Tuttavia i problemi con cui continua a confrontarsi l'Italia sono competività, demografia e finanza pubblica. L'Italia deve concentrarsi sulla riduzione della spesa e il problema del Paese resta non tanto il ciclo macro economico quanto i nodi strutturali. Anche se "l'Italia non è la Grecia o l'Irlanda", ha aggiunto O'Neill, "i mercati continueranno a pagare un premio al rischio Paese per l'Italia".

fonte: MF online