Citando la barzelletta di liceale memoria, c’è solo da dire: “ne ha fatta un’altra”. Questa volta però l’autore non è la fiatosa signora Gloria ma lo smagliante Presidente Obama. Ho perso il conto di quante ne ha fatte e ne ha dette da quando è stato eletto e, sinceramente, mi incomincio a preoccupare seriamente. L’ultima in ordine di tempo (ma forse è già vecchia) è la vendita di armi a Taiwan per 6 Mld di dollari. L’entità della commessa è l’unico elemento per spiegare un simile atto. Le reazioni cinesi (prese da un comunicato AGI) sono le seguenti:
Si acuisce la tensione tra Cina e Stati Uniti. Barack Obama, sulla falsariga del suo predecesore, ha autorizzato la vendita di armi per oltre 6 miliardi di dollari a Taiwan. Una mossa che, dopo il caso Google e gli altri dossier commerciali aperti, ha scatenato le ire di Pechino, che considera l'isola una provincia ribelle ma parte integrante della madrepatria. Il governo cinese ha intimato agli Usa di fermare l'operazione che rischia di "danneggiare seriamente" i rapporti tra i due Paesi perche' rappresenta "un grave minaccia" alla sicurezza cinese. Il viceministro degli Esteri, He Yafai, si e' detto "fortemente indignato" dell'operazione e ha notificaro all'ambasciatore americano a Pechino, Jon Huntsman, una formale protesta. "I piani Usa minerano definitivamente le relazioni sino-americane e avranno un impatto estremamente negativo sullo scambio e la cooperazione tra i due Paesi nei principali settori".
E infatti le conseguenze pratiche non si sono fatte attendere:
(da Reuters) La Cina applicherà sanzioni contro le compagnie Usa che vendono armi a Taiwan, ha detto oggi il ministero degli Esteri, aggiungendo che la vendita di armi potrebbe intaccare la cooperazione sino-americana su importanti questioni internazionali.
L'agenzia stampa ufficiale Xinhua, citando il Taiwan Affairs Office cinese, ha aggiunto che la vendita di armi non farà che "alimentare le fiamme" dell'indipendenza di Taiwan e porre ostacoli sul cammino dello sviluppo pacifico dello Stretto.
Ora io mi chedo: in un momento così delicato per la ripresa economica mondiale c’era bisogno di un’altra guerra fredda? Non bastano tutte le decisioni quanto meno imprudenti e premature, prese nei riguardi del sistema finanziario americano, che stanno mettendo a dura prova le Borse mondiali?
Se il Premio Nobel per la Pace pensa che la Cina sia come la Russia si sbaglia di grosso. Il 30% del deficit USA è coperto da obbligazioni sottoscritte proprio dalla Cina. Alla prossima emissione di bond americani ne vedremo delle belle.