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Previsioni di Bankitalia sull'Italia

Nelle ultime settimane sono fioccate le nuove analisi fornite dai vari organismi internazionali che si occupano di studiare la dinamica dell’economia.
Per il nostro paese è particolarmente importante il Bollettino Economico rilasciato nei giorni scorsi e redatto dalla autorevole Banca d’Italia.
La visione sul bel paese e sulla zona euro in parte coincide: dopo il rafforzamento autunnale la ripresa non ha
accelerato e le previsioni rimangono per una crescita attorno all’1% nel 2010, con un forte traino da parte del commercio internazionale e domanda interna ancora piuttosto fiacca. Ovviamente il calo dell’occupazione sta determinando una situazione piuttosto debole per i consumi.
Per l’Italia sottolinea come nonostante il miglioramento del clima di fiducia, le imprese sono titubanti ad incrementare la produzione nonostante stia avvenendo un recupero degli ordinativi. Il quarto trimestre dal punto di vista industriale dovrebbe essere stato piuttosto debole. Tra le cause della dinamica insufficiente dei consumi quella più importante è il forte rialzo della disoccupazione, che includendo i “cassa-integrati” e quelli che hanno smesso di cercare un’occupazione, dovrebbe aver superato il 10%. Occorre segnalare come anche coloro che hanno mantenuto inalterato durante la crisi il livello di reddito percepiscono ancora piuttosto elevato il rischio di perdere il proprio posto di lavoro.
Il Bollettino sottolinea come per l’Italia ad un miglioramento registrato nei sondaggi congiunturali non è corrisposto un miglioramento degli indicatori prettamente quantitativi.
La produzione industriale, dopo un 3° trimestre piuttosto promettente, dovrebbe essere calata negli ultimi 3 mesi dell’anno permanendo su livelli registrati agli inizi degli anni ’90. Oltre a problematiche cicliche, Bankitalia sottolinea come in Italia sia avvenuto un ristagno dei redditi reali avvenuto negli ultimi 15 anni, cosa non rilevata negli altri paesi della zona euro. Bankitalia prevede per l’Italia una crescita attorno allo 0.7% nel 2010 e di circa l’1% nel 2011. Questo significa che per rivedere i livelli precedenti di prodotto bisognerebbe attendere circa 5 anni. Si tratta di previsioni inferiori ai principali paesi dell’area e non particolari dissimili rispetto a quanto formulato dai principali organismi internazionali e delle principali case di investimento. Quindi non sono caratterizzate dall’essere particolarmente pessimistiche ma allineate alle previsioni correnti.
Appare quindi fuori luogo gli eccessi di ottimismo emersi alla fine dell’estate sulla nostra economia e conferma come il nostro paese sia sempre più alla mercé della dinamica delle esportazioni e del commercio internazionale. La situazione del debito pubblico si conferma preoccupante ma, per adesso, su livelli di alert inferiori ad altri paesi del Vecchio Continente come Grecia, Spagna e Irlanda.
Il nostro listino, dopo un lungo periodo di sottoperformance, ha fornito qualche segnale di recupero a partire da metà dicembre in concomitanza con la riduzione stagionale degli scambi.
Ancora una volta occorre sottolineare come il peso eccessivo dei titoli finanziari nel FTSE MIB, oltre alla debolezza strutturale della nostra economia, ha determinato una minore reattività.
Il nostro indice attualmente scambia a 23500 ben lontano dai massimi raggiunti nel maggio 2007 (44000) e ancor di più dai massimi di 10 anni orsono (50100 punti).

Marcello Rubiu
 
Fonte: NORISK studi e analisi finanziarie

Alcuni consigli per costruirsi una pensione integrativa

La pensione è una variabile di centrale importanza nella vita di un individuo, perché serve a generare i flussi di reddito negli anni durante i quali non si è piùin grado di lavorare e, quindi, di ottenere uno stipendio.
Anche in Italia si stanno sviluppando forme di pensione integrative, che si affiancano ai canali classici e conosciuti, tra tutti ricordiamo l’INPS.
Nel corso della propria vita, ogni lavoratore paga un contributo, pari ad una percentuale del proprio guadagno, che servirà a garantirgli una pensione quando smetterà di lavorare.
L’esperienza internazionale insegna che la gestione privata spesso genera dei rendimenti superiori a quella pubblica e quindi, anche nel settore pensionistico, la tendenza è verso un graduale ridimensionamento del settore pubblico.
Chi è interessato a questo problema?
Tutti, ma prevalentemente i giovani e, comunque, chi prevede di andare in pensione almeno tra una quindicina di anni. Chi intende costruirsi una pensione sa che il punto centrale è dato dalla possibilità di investire per il lungo termine, ma più ci si avvicina alla data di pensionamento minori saranno i rischi che si potranno assumere:
a sessant’anni non ci si può permettere di perdere il 20% del proprio capitale, mentre a trenta anni (con davanti trent’anni di risparmio ogni anno) la propensione al rischio è sicuramente maggiore, perché c’è tutto il tempo per recuperare eventuali movimenti sfavorevoli nei prezzi.
Ipotizziamo il caso di un individuo di trenta anni, che preveda versamenti annuali per i prossimi trenta, come può impostare le scelte di investimento?
In questa sede, proporremo alcune “idee” sull’impostazione teorica e sulla loro realizzabilità, a nostro avviso sono di fondamentale importanza per raggiungere l’obiettivo:

a) La storia evidenzia come nel lungo termine le azioni abbiano generato rendimenti superiori alle obbligazioni e queste ultime ai depositi bancari: il denaro in contanti è un costo: è opportuno mantenere la quota in liquidità al minimo, anche perché non sono previsti esborsi di denaro nel periodo se non per motivi eccezionali.
L’inflazione è il vero nemico nel lungo termine.
b) Le gestioni passive (azionarie ed obbligazionarie) che replicano l’andamento degli indici, in media, hanno fornito una perfomance corretta per il rischio (al netto dei costi) superiore all’universo dei fondi di investimento: è preferibile orientarsi verso prodotti a benchmark a basso costo quali E.T.F. (exchange traded funds), i benchmark, i fondi a indice…
c) Le obbligazioni zero coupon che garantiscono un capitale con certezza a scadenza, senza distribuire cedole ogni anno, sono la base del capitale garantito: ad esempio 30 lire adesso diventeranno 100 lire tra vent’anni. Un investimento, effettuato con regolarità su base annua, in questi titoli permette di creare alla scadenza una ricchezza nominale certa: si può impostare un versamento annuale con scadenza ventennale, nel 2000 per il 2020 nel 2001 per il 2021 e così via.
Al fine di semplificare la gestione delle zero coupon, è possibile concentrarsi solo su alcune scadenze: il 2020, il 2025 ed il 2030 per ottenere il rimborso del capitale in tre/quattro periodi. E’ doveroso sottolineare che il mercato di questi titoli non è molto liquido e, quindi, si devono scegliere i titoli più scambiati per ottenere delle condizioni di mercato non troppo penalizzanti, quando li si acquista, il problema non sussiste per il rimborso che avverrà a 100, senza oneri aggiuntivi.
d) E’ buona norma non eccedere in investimenti in settori legati o, comunque vicini, alla propria attività lavorativa, al fine di limitare il rischio specifico del settore. Ad esempio chi opera nel settore internet dovrebbe contenere l’investimento in titoli tecnologici, chi lavora in banca è preferibile che moderi l’esposizione nel settore bancario/finanziario e così via… Alla base di questa scelta c’è la considerazione che una crisi specifica del settore generi una perdita di reddito (se non del lavoro) e, quindi, è meglio che gli investimenti non ne risentano in modo eccessivo anzi, siano il più incorrelati possibile, cioè si muovano in modo slegato tra loro. In linea con il detto popolare: “è meglio non mettere tutte le uova nello stesso paniere”.
e) Il rischio paese è facilmente diversificabile: un lavoratore italiano può tranquillamente comprare azioni estere (europee, americane, asiatiche…), in questo modo un’ipotetica recessione che colpisca solo l’Italia, con inevitabili  diminuzioni del prezzo delle azioni in borsa, avrà effetti contenuti sul patrimonio complessivo se gli investimenti sono orientati anche verso altri paesi, nei quali la recessione potrebbe non verificarsi e, pertanto, la borsa non risentirne affatto! In ottica di diversificazione del rischio è di centrale importanza non
concentrare la maggior parte della propria ricchezza nel paese dove si vive,è un errore che quasi tutti commettono ed è un fenomeno studiato dagli economisti finanziari che lo chiamano: home bias (distorsione verso il paese di appartenenza).

f) I prodotti eccessivamente complessi e dal costo elevato, devono rappresentare una percentuale ridotta dell’investimento complessivo, perché gli obiettivi di chi si costruisce una pensione sono chiari: ottenere il massimo del capitale dopo trent’anni, assumendosi dei rischi sempre inferiori al trascorrere del tempo minimizzando, se possibile, i costi.
g) Spesso investimenti che non possono essere liquidati, cioè venduti, prima della loro naturale scadenza generano, a parità di rischi, rendimenti superiori, il concetto è definito “premio al rischio della liquidità”. In ottica di lungo periodo, vincolare una parte del proprio capitale (l’ordine di grandezza può essere il 5-10%), non ha effetti negativi in caso di necessità immediata, ma può generare un extra rendimento sistematico, che negli anni farà aumentare il valore finale della propria ricchezza.
h) Operativamente è opportuno separare il denaro da dedicare all’investimento pensionistico al denaro utilizzato per le spese di tutti i giorni. E’, quindi, preferibile creare un dossier che abbia esclusivamente la finalità pensionistica, presso un’istituzione finanziaria che consenta di acquistare la maggior parte degli strumenti che si intende acquistare. Nel lungo periodo, il controllo dei costi è estremamente importante ed attualmente le società di trading-on-line, nell’intento di acquisire nuovi clienti, a nostro avviso forniscono condizioni estremamente interessanti.
Riassumiamo i punti centrali di ogni capoverso esposto in dettaglio in precedenza: il denaro contante è un costo, le gestioni passive hanno costi estremamente contenuti, le obbligazioni zero coupon consentono di ottenere con certezza il capitale alla scadenza, il rischio settore di attività è facile da eliminare, il rischio paese è facile da eliminare, i prodotti complessi spesso hanno un costo elevato, investimenti difficilmente liquidabili possono generare rendimenti superiori a parità di rischio, separare il fondo pensione dal denaro utilizzato nella vita di tutti i giorni.
Volutamente non abbiamo parlato dell’acquisto di una casa, quale investimento per il lungo termine, ma ci siamo soffermati sulla parte finanziaria della pensione, affronteremo il problema nella sua totalità(casa+investimenti) in un altro approfondimento.

Fonte: NORISK studi e analisi finanziarie

TUI.it portiamo il tuo sorriso in vacanza!

FMI rialza le stime: PIL Mondiale +3,9 ; PIL Italia +1%

26 gen. -La ripresa globale "e' partita prima e piu' forte del previsto" ma sara' "lenta rispetto alle precedenti esperienze" e soprattutto procedera' a velocita' e intensita' diverse nelle diverse regioni. La diagnosi e' del Fondo monetario internazionale che ha aggiornato al rialzo le sue previsioni economiche. In particolare, l'istituto di Washington prevede ora che il Pil mondiale crescera' quest'anno del 3,9%, con un miglioramento dello 0,8% rispetto ai numeri diffusi a ottobre scorso. La stima per il 2011 sale invece dello 0,1% al 4,3%. Per l'Italia l'Fmi ritiene possibile una crescita dell'1% nel 2010 (+0,8%) e dell'1,3% nel 2011 (+0,6%).

Nel complesso, il prodotto delle economie avanzate e' previsto aumentare del 2,1% (+0,8%) quest'anno e del 2,4% (-0,1%) il prossimo. Gli Stati Uniti dovrebbero mettere a segno una crescita rispettivamente del 2,7% (+1,2%) e del 2,4% (-0,4%).

L'Eurozona dovra' invece accontentarsi di un +1% (+0,7%) nel 2010 e di un +1,6% (+0,3%). Al suo interno spicca la performance tedesca (+1,5% e +1,9% nei due anni). Mentre non sembra volerne di ripartire l'economia spagnola, che si contrarra' dello 0,6% quest'anno per poi risalire dello 0,9% il prossimo. A trascinare l'economia mondiale saranno i Paesi emergenti. La Cina, innanzitutto (+10% e +9,7%). Ma anche l'India (+7,7% e +7,8%). In generale, le nazioni in via di sviluppo sono previste crescere a un ritmo del 6% nel 2010 e del 6,3% nel 2011. Insomma, le condizioni migliorano ma il malato non e' ancora guarito del tutto e "ci sono significativi rischi verso il basso nelle prospettive". Primo fra tutti "una prematura e incoerente uscita dalle politiche di sostegno". Per questo il Fondo invita le autorita' di Governo e monetarie a continuare a sostenere la ripresa, pur senza dimenticarsi di cominciare a studiare un'exit strategy e di comunicare sin d'ora cosa intendono fare quando il paziente sara' in grado di rimettersi a camminare sulle sue gambe. Le politiche di bilancio, sottolineano a Washington, dovranno "rimanere accomodanti nel breve periodo" e allo stesso tempo le banche centrali dovranno mantenere bassi i tassi d'interesse, aiutate anche dagli scarsi rischi di inflazione. Cruciale sara' poi "continuare a riparare il settore finanziario" che, sottolinea l'aggiornamento del Gsfr, "rimane ancora fragile sebbene in complessivo miglioramento".

Fonte: AGI

CONSENSUS del 25/1/2010 su utili delle società del FTSE Mib, stime al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010

Nella tabella sono riportate le stime tra gli addetti ai lavori sul risultato del 2009 e le previsioni del 2010 per le 40 società che compongono il paniere dell’indice FTSE Mib. Per renderle più leggibili e “comprensibili” del loro peso ho ricavato le differenze, in valore assoluto e in percentuale, sia dell’Earning Per Share che del Dividendo.



Analisi di Borsa settimanale 18/22 gennaio


L’analisi di Borsa effettuata nello scorso post si è puntualmente avverata fino al raggiungimento del livello a 22.926 (fucsia), che avevo pronosticato avrebbe raggiunto nel durante. Da li avrebbe dovuto rimbalzare per tornare nel canale rialzista per andare a ritestare la parallela superiore ma questo non è avvenuto. L’indice ha proseguito la sua corsa al ribasso per fermarsi in finale di ottava a 22.567 punti. Ora i supporti successivi, deboli, sono posti a 22.472 prima e 22.236 poi, quello più convincente sembra il livello psicologico a 22.000 punti, sforabile fino a 21.922 dove passa la linea nera che congiunge tre importanti minimi relativi. L’eventuale rottura di questo livello farebbe tornare d’attualità l’analisi effettuata nel post del 9 dicembre 2009 in cui, analizzando il grafico a 5 anni, si evidenziava come l’indice avesse bisogno di un ritorno sui suoi passi fino ad incontrare la media mobile più lenta (50 settimane) che attualmente corre a 20.370.
  Tuttavia, la correzione di questa ottava è stata talmente violenta che non è da escludere un rimbalzo delle quotazioni che dovrebbero vedersela ora con la resistenza delle medie mobili più veloci, si fa per dire, a 25 (22.720), a 10 (22.945), e a 5 (23.223) settimane, mostrate nella figura accanto.

Come mai l’indice non ha proseguito in modo accademico il movimento rialzista iniziato? Lo si diceva nel post precedente: Tutto questo in mancanza di notizie negative che purtroppo invece continuano ad arrivare.

E le notizie negative che continuano ad arrivare hanno quasi tutte la stessa origine: Obama.
Alla già pesantissima e difficile da digerire, seppure sacrosanta, riforma sanitaria (3000Mld$), il Presidente ha aggiunto la tassa di responsabilità della crisi a carico delle maggiori banche e assicurazioni (117Mld$) e, peggio ancora, ha fissato nuovi limiti alle loro dimensioni. Inoltre, agli istituti che beneficiano delle rete di salvataggio Usa, ha detto, non dovrebbe essere permesso tornare a fare trading per profitto.
Tutte cose moralmente condivisibili ma, mi chiedo, c’era bisogno di fare tutto insieme? A me sembra che stia venendo fuori il vizio genetico di Obama: l’essere democratico e, come tale, ogni tanto, sentire il bisogno imperioso di dire qualcosa “di sinistra”. Il che non sarebbe un peccato se fosse detto “ogni tanto” , ora invece nel giro di poche settimane ha sparato tre siluri al capitalismo americano da far venire la pelle d'oca.
La proposta più sconcertante è proprio il ridimensionamento del volume e delle attività delle grandi Banche e Assicurazioni. In una competizione globale, come l’attuale, significherebbe affogarle e renderle facili prede degli istituti europei e cinesi. Non a caso l’Europa ha immediatamente preso le distanze e ha detto che non seguirà Obama nel suo progetto.
Le grandi banche e assicurazioni americane sono il capitalismo americano e quindi sono l’America. Affossare loro equivale ad affossare l’America. Pratiche sgradevoli come i super bonus andavano affrontate chirurgicamente e non uccidendo l’intera istituzione.
L’America ha paura, e lo ha già manifestato con i risultati in Massachusetts. Comincia a chiedersi chi ha realmente mandato alla Presidenza. Lo abbiamo eletto per effettive capacità o ci siamo fatti imbambolare dal suo sorriso e dalla sua eloquenza? Che esperienza ha maturato per poter ricoprire quel ruolo così importante? Si è sempre battuto per i diritti civili, è vero, ma è sufficiente per dirigere il maggior paese capitalista?.

E mentre cercano risposte le Borse crollano. A questo punto solo una persona ci può salvare: Hillary Clinton, per il cognome che porta e perché è donna. Il primo motivo gli ha consentito di fare esperienza “dal vivo” ai tempi della presidenza del marito, che se ne è guardato bene dal fare ciò che sta facendo Obama. Il secondo motivo le conferisce una prudenza e un equilibrio che in questo momento può essere estremamente utile. Tutto questo a patto di farsi sentire dal Capo. Forza Hillary! Fallo ragionare, siamo tutti con te.

Obama: nuovi limiti a passività banche


Il presidente Usa Barack Obama ha proposto oggi di fissare nuovi limiti alle dimensioni delle passività e alle pratiche di trading delle grandi banche, dicendo di voler impedire un ritorno alle "vecchie abitudini" che hanno portato al crollo finanziario.

"Anche se il sistema bancario è molto più forte oggi di quanto non fosse un anno fa, sta ancora operando secondo le stesse regole che lo hanno portato in prossimità del collasso" ha detto Obama parlando della sua proposta per limitare i rischi legati alla crescita eccessiva dei gruppi bancari e ai legami tra banche commerciali e fondi speculativi.
Il presidente Usa si è inoltre appellato a riforme basate sul "buon senso" al fine di proteggere i contribuenti da future crisi finanziarie. Le nuove proposte, ha detto Obama, eviteranno che i contribuenti vengano "tenuti in ostaggio" da banche divenute troppo grandi per fallire e che costituiscono un rischio per l'intero sistema finanziario.
Obama ha detto anche che agli istituti che beneficiano delle rete di salvataggio Usa non dovrebbe essere permesso tornare a un trading per profitto.
"Non possiamo semplicemente tornare ai soliti affari" ha detto Obama, indicando la mecessità di frenare gli eccessi e gli abusi che hanno fatto quasi crollare il sistema finanziario.

Fonte: Reuters

Tassi dei mutui in crescita a dicembre, prima volta da agosto 2008

I tassi d'interesse sui mutui sono tornati a crescere a dicembre, per la prima volta da agosto 2008. Mediamente, i tassi bancari sui prestiti alle famiglie per l'acquisto di abitazioni sono stati pari al 2,95% lo scorso mese, in rialzo rispetto al 2,90% di novembre. E' quanto emerge dal rapporto mensile dell'Abi.

"L'aumento potrebbe però essere dovuto alla variazione della composizione delle erogazioni a tassi fissi e variabili che compongono il tasso", ha specificato Gianfranco Torriero, responsabile dell'ufficio studi di Abi. Il tasso medio indicato nel rapporto considera le due tipologie di mutuo.
I tassi alle società non finanziarie sono invece rimasti invariati a dicembre, al 2,26%. Più in generale, il tasso medio ponderato sul totale dei prestiti a famiglie e società elaborato dall'Abi è sceso al 3,77%, il minimo storico, dal 3,82% di novembre.

Fonte: Reuters

Banca centrale Cina impone limitazione credito a istituti

Le autorità bancarie cinesi hanno dato istruzione ad alcuni dei principali istituti del Paese di limitare la concessione di crediti nella seconda parte di gennaio, dopo un iniziale boom degli affidamenti. Lo affermano organi di stampa ufficiali, con conferme giunte da fonti bancarie.

La Banca centrale ha inoltre chiesto ad alcuni specifici istituti, tra cui Citic e Everbright Bank di alzare i loro coefficienti di riserva obbligatoria dello 0,5%, secondo quanto riferito a Reuters da fonti bancarie.
Si tratta di un'ulteriore misura adottata dalla autorità cinesi per tenere sotto controllo la crescita del credito. Un'esigenza dettata dai dati che hanno mostrato una forte espansione dei prestiti nelle primissime settimane dell'anno e che già aveva spinto Pechino nei giorni scorsi ad alzare i coefficienti di riserva delle banche commerciali.
Il 2009 ha visto le banche cinesi concedere la cifra record di 9.600 miliardi di yuan (1.400 miliardi di dollari) di prestiti. Il boom del credito insieme ai 4.000 miliardi di stimoli fiscali voluti dal governo sono riusciti a rilanciare l'economia del Paese dopo le difficoltà del 2008, innescando tuttavia timori di un surriscaldamento.

Fonte:Reuters

Zapatero: Energia, Ue riduca dipendenza da importazioni


L'Europa perderà tutto il suo vantaggio economico se non ridurrà la propria dipendenza dalle importazioni dall'estero per quanto riguarda gas e petrolio. Lo ha detto oggi il primo ministro spagnolo Zapatero, parlando come presidente di turno dell'Unione Europea.

Il premier iberico ha detto che la Spagna si concentrerà soprattutto sulla ripresa economica durante il suo turno di presidenza dell'Ue, che scadrà il prossimo giugno.
"Negli ultimi dieci anni il nostro consumo di energia è cresciuto del 9%", ha detto Zapatero al Parlamento Europeo a Strasburgo. "Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza. Se non lo facciamo, sarà impossibile dare il via alla ripresa economica".
Circa il 58% del gas utilizzato dai cittadini europei proviene da stati che non fanno parte dell'Ue. Il 40% delle importazioni proviene dalla Russia, il 24% dalla Norvegia e il 20% dall'Algeria.

L'Unione Europea si è resa conto della sua vulnerabilità lo scorso gennaio, quando una disputa sui prezzi tra la Russia e l'Ucraina, Paese di transito per il gas destinato agli Stati del blocco, ha costretto i cittadini europei al gelo per tre settimane.
"La nostra dipendenza energetica è cresciuta dal 44 al 53%", ha continuato Zapatero.
"Questi ulteriori nove punti percentuali corrispondono a 67 miliardi di euro che noi versiamo a Paesi che non fanno parte dell'Ue. Si tratta, più o meno, della cifra che i Paesi del blocco destinano agli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo".

Fonte: Reuters

Fisco: le proposte di Abete per spostare carico da imposte sui redditi a Iva

Spostare il carico tributario dalle imposte sui redditi all'Iva, rendere permanente la tassazione agevolata di premi e straordinari, creare un'aliquota unitaria per i redditi da capitale e ridurre il peso dell'Irap. Sono queste, in sintesi, le quattro proposte per ridurre le imposte a carico delle imprese avanzate da Assonime, l'associazione delle società per azioni, al convegno organizzato da Assolombarda.
Per Luigi Abete, presidente di Assonime, la riduzione del carico fiscale delle imprese potrebbe essere ottenuta modificando la composizione del prelievo dalle imposte sui redditi all'Iva. Una delle soluzioni potrebbe essere "la riduzione dell'ambito di applicazione delle aliquote agevolate Iva", giudicate da Abete troppo esteso.
Inoltre sarebbe necessario, secondo il presidente di Assonime, un intervento sulla tassazione del reddito da lavoro dipendente, stimolando la contrattazione di secondo livello. Abete propone quindi di "portare a regime" la tassazione agevolata del 10% per straordinari e premi di risultato, eliminando o alzando i tetti attuali e limitandola agli "incrementi contrattuali legati ai risultati".
Un'altra proposta è quella di far ricadere tutte le attività patrimoniali, compresi gli investimenti immobiliari, sotto lo stesso regime previsto per gli investimenti finanziari. "Il sistema di tassazione dei redditi da capitale potrebbe essere reso più efficiente .... portando le aliquote delle imposte
sostitutive a un livello vicino al 18-20%", ha precisato Abete.
Per quanto riguarda l'Irap, il presidente di Assonime propone la sua "razionalizzazione", ad esempio "ampliare la base imponibile dell'Irap includendo gli ammortamenti, a fronte di una riduzione dell'aliquota e della deducibilità dell'Irap dalla base imponibile dell'Ires".
Pur augurandosi una riduzione del prelievo fiscale, Abete ha detto che "data la situazione del bilancio pubblico", questa potrebbe essere "attuata solo a fronte di tagli significativi della spesa pubblica", indicando nei tagli ai costi dell'amministrazione centrale e decentrata la via da seguire.
Nell'incontro con i giornalisti Abete ha parlato anche di evasione, da combattere attraverso una maggiore semplificazione, "eliminando gli arbitraggi e riducendo quindi gli spazi per l'elusione".

fonte:Reuters

Per Bini Smaghi l’economia globale non crescerà come nel pre crisi


L'incremento del debito pubblico e il deleveraging delle banche renderà difficile per l'economia globale un ritorno ai passati livelli di crescita.

Lo ha detto il membro del Comitato esecutivo della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, specificando di ritenere che l'economia globale non possa tornare alla situazione pre crisi, dato che era divenuta insostenibile.
"La mia opinione è che coloro che la pensano così si stanno illudendo", ha detto Bini Smaghi alla Camera di Commercio di Francoforte.
La zona euro nel 2010 e nel 2011 è vista in crescita, moderata ma non omogenea, ed è verosimile che le economie avanzate in generale possano avere un recupero debole, continuando a subire i contraccolpi delle banche che ripuliscono i loro bilanci e il conto dell'incremento della spesa dei governi.
"E' verosimile che un numero di fattori possa pesare negativamente sulle prospettive dell'economia, rendendo difficile ottenere i livelli di crescita pre-crisi", ha aggiunto.
Un aumento della disoccupazione e i cambiamenti strutturali nella domanda mondiale e nei prezzi potrebbero a loro volta giocare una parte, ha specificato l'economista, riferendosi ai settori delle costruzioni e dell'auto.
Per quanto riguarda le banche, queste possono subire perdite di capitale da trading riducendo la loro disponibilità di credito. Le banche inoltre non dovrebbero usare per bonus i profitti generati da aiuti pubblici.

Fonte:www.reuters.it

Belka: L'Europa ha ancora bisogno di stimoli

Le politiche fiscali e monetarie messe in atto per spingere l'Europa fuori dalla crisi finanziaria ed economica devono continuare perché l'economia è ancora fragile.

A sostenerlo è Marek Belka, direttore del dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, in un post sul blog http://blog-imfdirect.imf.org.
La crisi in Europa è stata molto profonda, ha scritto Belka che è stato anche primo ministro della Polonia. Per questo verosimilmente serviranno una ristrutturazione economica e una ampia correzione dei bilanci che richiederanno tempo.
"Non siamo più sul bordo dell'abisso come all'inizio del 2009, visto che tutte, tranne una manciata di economie europee, stanno ormai uscendo dalla recessione. Ma non è così certo che siamo approdati su un terreno sicuro".
"E' importante che le politiche fiscali e monetarie continuino a sostenere la ripresa", ha aggiunto. "Un rimbalzo è in corso, ma la ripresa è ancora fragile e sottoposta a importanti rischi ribassisti", ha scritto.

fonte: Reuters

Frodi ed errori nella Sanità costano 180 mld euro annui

LONDRA, 18 gennaio - Sono circa 180 i miliardi di euro bruciati globalmente ogni anno per colpa di frodi ed errori nella sanità, una cifra che consentirebbe di quadruplicare i bilanci dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e dell'Unicef e di controllare la malaria in Africa.
Lo dice uno studio diffuso oggi.
Lo studio della European Healthcare Fraud and Corruption Network (Rete europea sulla frode e la corruzione nella sanità, Ehfcn) e del Centre for Counter Fraud Services (Centro per i servizi antifrode, Ccfs) dell'Università di Portsmouth, in Gran Bretagna, indica che il 5,59% della spesa globale per la salute va perduta per errori o corruzione.
"Ogni euro perso per frode o corruzione significa che qualcuno, da qualche parte, non sta ricevendo le cure di cui ha bisogno", dice Paul Vincke, presidente dell'Ehfcn e tra gli autori del rapporto.
"Restano malati per un tempo più lungo, e in qualche caso semplicemente muoiono senza che ve ne sia la necessità. Non ci si sbagli: le frodi sanitarie sono un killer".
Il rapporto ha rivisto 69 pratiche relative a 33 organizzazioni in sei paesi per misurare le perdite dovute a frodi ed errori sanitari.
La spesa sanitaria combinata valutata è superiore a 300 miliardi di sterline e gli esperti hanno estrapolato i loro risultati da Gran Bretagna, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Francia, Belgio e Paesi Bassi per ottenere un quadro globale.
I dati provenienti dai paesi in via di sviluppo non avrebbero cambiato la statistica mondiale, dicono gli autori, ma sarebbe stato comunque difficile ottenerli, dato che lo studio comprende solo pratiche basate su campioni statistici validi con livelli misurabili di accuratezza.
Il rapporto porta prova di molti e diversi tipi di frode, da quella dei farmacisti che dividono una prescrizione di farmaci in più ricette per ottenere soldi extra alle società farmaceutiche che organizzano cartelli, fino ai dottori che aumentano i costi di viaggio e abusano dei fondi pubblici, per esempio con truffe assicurative.

Kate Kelland
 
fonte: Reuters

Strauss-Kahn: Rischi Con Exit Strategy Prematura

A conferma di quanto scritto nel post sull’analisi di Borsa settimanale 11/15 gennaio, riportiamo quanto dichiarato a Tokio da Dominique Strauss-Kahn

I paesi sviluppati potrebbero ricadere nella recessione se abbandonassero troppo presto le strategie di stimolo messe in atto per combattere la crisi finanziaria globale, lo ha detto stamane il numero uno del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn.
La ripresa della domanda privata e quella dell'occupazione sono condizioni necessarie perché i governi possano iniziare a ritirare le politiche a sostegno delle loro economie, anche se la tempistica giusta dipende da condizioni specifiche in ogni paese, ha detto Strauss-kahn.
"La ripresa nelle economie avanzate è stata lenta" ha detto ai goirnalisti a Tokyo. "Dobbiamo essere cauti perché la ripresa è fragile".
Marek Belka, a capo del dipartimento europeo del Fmi, ha fatto eco ai commenti di Strauss-Kahn, dicendo che l'economia del continente non poggia ancora su basi solide.
Secondo il direttore del Fondo un ritiro prima del tempo degli stimoli sarebbe estremamente costoso dal momento che potrebbe provocare un nuovo calo della crescita, lasciando, però, i paesi a corto di strumenti per sostenere l'economia.

"Sarebbe difficile trovare nuovi strumenti" nota Strauss-Kahn.

"Il miglior indicatore [per le strategie di uscita] sono la domanda privata e l'occupazione... nella maggior parte dei paesi, la crescita è ancora sostenuta dalle politiche del governo. Fino a quando non ci sarà una domanda privata abbastanza forte per controbilanciare la necessità di misure di sostegno, non bisognerebbe uscire", dice il direttore del Fondo.
Il Fondo prevedeva in ottobre una ripresa della crescita mondiale nel 2010 con un'espansione di 3,1%.

fonte: Reuters

Prosegue la discussione in America sulla regolamentazione dei mercati finanziari

Molto spesso sono uno dei pochi in Italia a cantarla come va cantata, mentre questa volta sono proprio l'unico.

Ti invito a cercare sul web e sui giornali la notizia che sto per darti, stai tranquillo non la troverai.
Forse è troppo scomoda, o forse gli altri non hanno le fonti per informarsi, ma sarebbe strano perché loro sono giornalisti mentre io sono solo un imprenditore.
In America prosegue la discussione sulla regolamentazione dei mercati finanziari, ed a tal proposito Tyler Durden del blog finanziario ZeroHedge ci rivela una proposta di regolamento in fase di discussione da far venire la pelle d'oca.
Secondo questo articolo ci sarebbe stato un incontro tra la Security (SECURITY.SN - notizie) and Exchange Commission (SEC, l'omologo statunitense della nostra Consob) ed il Gruppo dei 30, (Paul Volker - Tim Geithner - Larry Summers - dirigenti di Goldman Sachs (NYSE: GS - notizie) / JP Morgan - stranieri rappresentanti delle banche centrali - e Barney Frank) che hanno proposto alcuni interessanti consigli per riformare il regolamento dei fondi monetari.
Dal sito web della SEC si evince che un fondo monetario è un tipo di fondo comune che è tenuto per legge a investire in titoli a basso rischio. Questi fondi prospettano un rischio relativamente basso rispetto ad altri fondi comuni di investimento e di pagare dividendi che rispecchiano in generale i tassi a breve termine.
I fondi monetari in genere investono in titoli di Stato, certificati di deposito, obbligazioni di aziende, o altri titoli a basso rischio e alta liquidità.

Questo è l'estratto da ZeroHedge:

"... un investitore tipicamente in un mercato monetario cerca un investimento a basso rischio, a bassa volatilità e a liquidità o rimborso immediato. Questi sono i tre pilastri su cui è basato l'intero settore del mercato monetaro pari a 3,3 triliardi di dollari.
Tuttavia i nuovi regolamenti proposti dall'Amministrazione, ed in particolare dalla sempre incompetente Securities and Exchange Commission, cercano di modificare uno di questi tre pilastri fondamentali sul quale si fonda tutto il settore del mercato monetario, modificando la peculiarità chiave del Money Market, cioè l'articolo 2a-7. Una proposta chiave nella revisione del regolamento del mercato monetario suggerisce che i gestori di fondi comuni monetari avranno la possibilità di "sospendere i rimborsi per consentire la regolare liquidazione del patrimonio del fondo."
Hai letto bene ... l'asset più sicuro e più liquido: i fondi comuni monetari, che rappresentano quasi il 40% di tutte gli asset società di investimento.
La prossima volta che vi sarà un crollo del mercato, e si tenterà di ritirare ciò che si pensava fosse "assolutamente" il denaro posto al sicuro, una persona del back office vi risponderà: "Mi dispiace - il vostro denaro è ora congelato. I Bank Runs sono diventati illegali. " Questo è appunto il regolamento ora proposto dall'amministrazione. In sostanza, l'intero mercato finanziario statunitense è ora un hedge fund, anche la tua quota di investimento presumibilmente più sicuro può essere distolto dal tuo controllo quando le onnipresenti "circostanze straordinarie" si paleseranno."

Inoltre:

"A questo punto, è senza dubbio che anche il governo si rende conto che quando la situazione diventerà difficile, e lo diventerà, le corse in banca saranno inevitabili; la loro soluzione: impedire che il denaro venga erogato, quando quel momento arriverà. E queste crisi, sia essa di liquidità, di solvibilità, o plain-vanilla, si verificano all'improvviso, e contemporaneamente. E tutto insieme, gli investitori "scopriranno" che gli avevano mentito, e che l'imperatore, in qualsiasi sistema Fiat (Milano: F.MI - notizie) , è sempre nudo ... Ora:

1. Il governo è fin troppo consapevole del fatto che il mercato è diventato un enorme Ponzi Scheme, e che tutti i veicoli di investimento, anche quelli più sicuri, sono soggetti alle corse agli sportelli bancari, e

2. Detto questo, le corse agli sportelli, si verificheranno.

È solo una questione di tempo. [....] In alternativa, il gioco del "ultimo pazzo" che becca la patata bollente, può continuare indefinitamente, fino a quando l'utilità marginale di ogni dollaro stampato da Ben Bernanke è pari a zero."
In pratica, se verrà approvata la regolamentazione cosi ben descritta da ZeroHedge tu non avrai più il controllo dei tuoi capitali, i fondi d'investimento si rifiuteranno in forza di legge di restituirtelo. E'evidente come i cosiddetti spiragli di ripresa siano assolutamente inventati e come, invece la crisi si faccia più profonda e epocale.
Le riforme introdotte nei sistemi monetari a corso forzoso non hanno mai funzionato e non funzioneranno neanche questa volta. Assisteremo ad un collasso delle valute e degli asset cartacei.
Si fa sempre più determinante l'allocazione dei propri capitali in oro e argento fisico.
Quali sono i tuoi piani per non essere travolto dalla prossima crisi?

Marco Piottante

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Previsioni Moody's sul 2010: difficile per banche italiane

Il sistema bancario italiano è destinato a dover affrontare un altro anno difficile nel 2010 e potrebbe verificarsi qualche declassamento a livello di singoli istituti, secondo quanto riferito a un quotidiano dal capo analista di Moody's per le banche italiane, Henry MacNevin.

MacNevin ha puntualizzato che complessivamente le banche italiane sono ben capitalizzate e i profitti dovrebbero stabilizzarsi nel 2010.
"Il 2010 sarà senza dubbio un anno difficile... il settore bancario in Italia resterà sotto pressione fino al 2011 e le sofferenze avranno un effetto pesante sui bilanci delle banche, ma non tanto da scatenare una crisi", ha spiegato MacNevin in un'intervista con il quotidiano Borsa & Finanza.
"Le banche italiane sono relativamente ben posizionate e non ci aspettiamo una migrazione di rating, ma potrebbe esserci qualche declassamento a livello di singoli istituti", ha aggiunto.
Sono molto poche le banche italiane che hanno usufruito degli aiuti del governo per affrontare la crisi economica.
UniCredit (UCG.MI), una della maggiori banche del Paese, è impegnata in un aumento di capitale fino a 4 miliardi di euro e la principale concorrente Intesa Sanpaolo (ISP.MI) è impegnata a vendere asset per raccogliere fondi.
"In generale sarebbe utile continuare con iniziative mirate a rinforzare un po' il capitale", ha precisato MacNevin. "Non siamo in una situazione di emergenza ma è bene conservare una certa prudenza".
L'analista ha precisato che la qualità degli asset nel settore si è deteriorata meno di quanto si aspettasse Moody's.
"Vediamo un rischio maggiore sul fronte corporate, perché le società sono più indebitate con debiti a breve termine: qui forse l'impatto sarà più pesante" che nei crediti relativi ai finanziamenti al consumo, nelle carte di credito e nei mutui, secondo quanto puntualizzato da MacNevin.

fonte: www.reuters.it

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Analisi di Borsa settimanale 11/15 gennaio


Il movimento ascendente ipotizzato nel post della scorsa settimana si è sviluppato come da manuale. Nel durante di lunedì 11 l’ndice si è affacciato sopra i 24.000 punti (24.058,76), ma in chiusura ha ripiegato velocemente sotto i 24.000 (23.774,76). Nelle giornate successive non ha mai recuperato i 24.000 punti , neanche nel durante, e questo è stato giustamente interpretato come un segnale di debolezza.

Ora, se il movimento ascendente continua a svilupparsi secondo copione dovrebbe andare ad adagiarsi sulla parallela inferiore del canale (arancione), senza escludere nel durante il raggiungimento del livello a 23.000 punti prima e del livello a 22.926 poi, che passa per 3 massimi relativi (fucsia). Fatto questo può tornare ad incontrare la parallela superiore, presumibilmente intorno ai 24.425 punti, dove passa la linea verde del massimo relativo del 19 ottobre.

Tutto questo in mancanza di notizie negative che purtroppo invece continuano ad arrivare.

• La crisi Greca non è finita, anzi, suscita tutta una serie di domande: perché la Grecia ha pubblicato dati falsi? Quante altre grecie esistono nell’eurogruppo? Quante altre stanno bussando alle porte dell’Europa?. Intanto l’Eurogruppo non trova miglior cura che una bella mazzata di multa.

• Le Banche Usa sono in rivolta contro la tassa di responsabilita' per la crisi. Fermo restando che la decisione di Obama è eticamente e moralmente ineccepibile, non credo che le banche si lascino imporre un ticket di 100 miliardi di dollari, sia pure in 10 anni e potrebbero "vendicarsi" vendendo titoli. La decisione di Obama è a dir poco prematura.

• Mercoledì 13 la Borsa di Shanghai ha avuto una caduta del 3,09 %. la Banca centrale cinese ha inaspettatamente alzato i coefficienti di riserva obbligatoria degli istituti di credito. E’ la mossa più forte fatta finora per normalizzare la politica monetaria dopo un approccio espansivo che dura da oltre un anno.
Le banche e i titoli immobiliari sono stati i più colpiti dalle vendite, con gli indici di settore in calo di oltre il 5%, perchè ritenuti i più penalizzati da una stretta monetaria. Anche questa è una mossa a mio giudizio prematura.

• il Presidente del Venezuela Hugo Chavez ha annunciato lo scorso venerdì una svalutazione della valuta locale, il bolivar del 50% (!). Da noi si è parlato di ripercussioni su Parmalat e Telefonica di qualche miliardo. Quante sono nel mondo le società direttamente o indirettamente interessate dalla svalutazione del Bolivar?

• Il Ministro Tremonti ha detto che l'armonizzazione delle rendite finanziarie (leggi innalzamento della tassa sulle plusvalenze di Borsa) è una strada da approfondire ma con prudenza per evitare di andare a colpire il risparmio delle famiglie italiane (che, attraverso i fondi pensione, sono tutte coinvolte). L’approccio del Ministro è giusto e risponde indirettamente alle richieste sindacali che da 40 anni sentiamo ripetere come un disco rotto. Prodi è stato mandato a casa anche per questo. Berlusconi è avvisato.

Fermiamoci qui. L’impressione è che nel mondo i governanti , e non, considerino la crisi un lontano brutto ricordo. Ma non è così. I tassi di disoccupazione in crescita lo stanno a testimoniare. Io vorrei fare solo una domanda a costoro: “ Le Borse sono risalite perché la crisi è passata o la crisi è passata perché le Borse sono risalite?”

Eurogruppo minaccia la Grecia, sul deficit rischia multa

I ministri dell'Eurogruppo hanno perso la pazienza con la Grecia che continua a non ascoltarli nel ridurre il proprio deficit e potrebbero essere pronti ad imporre sanzioni, secondo quanto riferito da una fonte dell'Eurogruppo.

L'Eurogruppo discuterà i dati macro greci nella riunione di lunedì dopo il report della Commissione Ue che ha mostrato che la Grecia ha per anni falsificato i propri dati del deficit poiché il sistema statistico è sottoposto ad influenze politiche.
"C'è una volontà molto limitata di voler fare qualche cosa senza che loro facciano molte cose", dice la fonte impegnata nella preparazione dell'Eurogruppo di lunedì.
Una revisione del deficit greco al 7,7% dal 5% del Pil per il 2008 ed un incremento delle previsioni del deficit per il 2009 al 12,7% da parte del nuovo governo ha portato al downgrade del rating sul debito e le voci di mercato su un possibile salvataggio di Atene da parte dell'Eurogruppo.
Ma non c'è molta voglia da parte europea per una simile azione.
"Restiamo fermamente convinti che non sia necessario alcun salvataggio. I tedeschi che pagano le tasse potrebbero aver poca pazienza se cerchi di spiegare che devi usare i loro soldi per salvare un Paese che ha coscientemente e con pervicacia ha pubblicato dati falsi e ha ripetutatemente infranto le regole europee", aggiunge la fonte.
"La Grecia deve fare il 100% di ciò che ha promesso", aggiunge un'altra fonte: "E' in gioco la credibilità del Patto di stabilità Ue".
Al Consiglio Ue di metà febbraio saranno formulate le raccomandazioni nei confronti della Grecia, concedendo quattro mesi di tempo per mettere in atto i passi richiesti.
"Non adeguarsi alle raccomnandazioni vorrebbe dire incorrere nelle sanzioni", dice una terza fonte.

fonte:www.reuters.it

Previsioni 2010 degli analisti di Unicredit

La recessione è alle spalle, la ripresa è in corso, ma è troppo presto per poter abbassare la guardia. Nell'Eurozona la crescita 2010 sarà moderata e non certo dinamica e i mercati, nei prossimi mesi, dovranno superare scogli difficili.

Nell'Outlook 2010 presentato oggi a Milano, gli economisti di Unicredit si mostrano estremamente cauti sull'anno appena iniziato, non solo per le complesse variabili macro, ma anche per i mercati azionari che, ha spiegato il capo economista Marco Annunziata, si troveranno di fronte a una fase di normalizzazione. "Prima il mercato scontava la fine del mondo ed era facile seguire la direzione, poi c'è stato il rimbalzo. Ora, in un mondo che va normalizzandosi, bisogna tornare a guardare i fondamentali e capire quali sono gli elementi che traineranno la crescita".
Secondo Unicredit i mercati azionari e obbligazionari si troveranno di fronte diverse difficoltà nei mesi futuri.
Italia. Secondo le stime di Unicredit, il nostro Paese crescerà dello 0,5% nel 2010 e dell'1% nel 2011, meno rispetto alla zona euro (+0,9% e +1,3%), mentre gli Stati Uniti dovrebbero crescere dell'1,8% in entrambi gli anni. La debolezza del Pil italiano rispetto a quello di altri Paesi , ha detto Annunziata , è dovuto a problemi strutturali come la produttività, il mercato del lavoro e la spesa pubblica, che necessitano di riforme. I punti di forza, però, vengono dal fatto che nel settore privato non ci sono squilibri, le famiglie sono poco indebitate e nel panorama imprenditoriale ci sono molte realtà che si ricavano nicchie di mercato nel mondo". Una cosa è certa: per tornare ai livelli pre-crisi, ci vorranno almeno 4-5 anni.

Exit Strategy. Le banche centrali fino ad ora hanno adottato una politica di tassi bassi inondando il mercato di liquidità per favorire l'uscita dalla crisi. "Il momento difficile , ha spiegato Annunziata , sarà quando la Fed e la Bce decideranno che è arrivata l'ora di rimuovere gli stimoli, drenando liquidità e alzando i tassi". Unicredit si attende che in America la Fed alzi i tassi da settembre 2010, mentre la Bce dovrebbe adottare una politica di tassi fermi per tutto l'anno. "L'exit strategy delle banche centrali , ha proseguito l'economista , sarà il tema centrale del 2010: rimuovere liquidità dal sistema o alzare i tassi troppo in fretta potrebbe azzoppare una crescita già fragile".

Debiti pubblici. Per tamponare la crisi, i governi hanno dovuto aumentare il debito pubblico, che ora rischia di diventare un problema in un contesto di crescita economica ancora fragile. "Il tema delle finanze pubbliche , ha detto Annunziata , rischia di avere ripercussioni sui mercati: se i governi non daranno prova di sapere realizzare riforme adeguate, i mercati potrebbero chiedere rendimenti più elevati sui titolo di Stato". A questo, si affianca il "rischio crescita", ossia azzoppare la ripresa per finanziare gli interessi passivi sul debito. Difficili le soluzioni al problema: "O si decide di tagliare la spesa pubblica, o si propende per alzare le tasse, rischiando però di fermare la ripresa".
I margini di manovra sono dunque molto risicati e anche le economie emergenti, quelle asiatiche, non daranno più la spinta propulsiva di un tempo. "La Cina - ha spiegato Annunziata - quest'anno crescerà del 10%, e il governo sta già discutendo misure per raffreddare la crescita".

Petrolio. Le materie prime faranno da traino per i mercati, e in particolare è attesa tensione sul greggio. Secondo le stime di Unicredit, il greggio da qui al 2011 potrebbe arrivare intorno ai 100 dollari al barile, per effetto della fame crescente dei Paesi asiatici. Il rialzo del greggio produrrà solo in parte tensione inflazionistiche, che sono attese più forti in Asia e in Europa dell'Est per effetto di un incremento dei prezzi dei prodotti alimentari.

Euro/Dollaro. I mercati valutari saranno molto volatili nel 2010. "In un primo tempo - dice Annunziata - l'euro si rafforzerà tornando a quota 1,50 contro il dollaro, recuperando le perdite legate alla crisi della Grecia. Successivamente tornerà a salire il dollaro". La fiducia nella ripresa Usa, le prime indicazione della Fed che farà capire di voler alzare i tassi, faranno sì che i mercati torneranno a focalizzarsi sul differenziale fra i tassi Ue e Usa, con un rafforzamento del dollaro.

Grecia. Il caso Grecia, alle prese con un debito pubblico elevatissimo, non preoccupa gli analisti di Unicredit che escludono categoricamente una catastrofe economica. "È impensabile - ha detto Annunziata - che l'Europa faccia fallire la Grecia e i mercati in questo momento non scontano certo una possibile uscita del Paese dall'Unione europea.". Piuttosto, ha proseguito, è verosimile che ci sarà volatilità con un allargamento degli spread.

fonte:www.websim.it

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Banche Usa in rivolta contro la tassa di responsabilita' per la crisi


Il presidente americano Barack Obama, come atteso, ha proposto una "tassa di responsabilità per la crisi finanziaria" per far sì che le grandi banche e le altre istituzioni finanziarie restituiscano ai contribuenti il denaro ricevuto per il loro salvataggio durante la crisi.

"Il mio impegno è recuperare ogni singolo centesimo che spetta al popolo americano", ha detto Obama in una nota rilasciata dalla Casa Bianca. "E la mia determinazione a raggiungere questo obiettivo è solo rafforzata dal vedere i profitti massicci e i bonus indecenti di quelle stesse società che devono la loro esistenza al popolo americano.. che continua ad affrontare le difficoltà di questa recessione", ha detto.

La tassa proposta intende recuperare una cifra fino a 117 miliardi di dollari, pari alle perdite sostenute dai contribuenti attraverso il piano Tarp, il fondo per il salvataggio delle grandi imprese allestito all'apice della crisi finanziaria.
Per i dettagli del piano bisognerà però attendere l'approvazione della legge finanziaria per l'anno fiscale 2011, prevista per i primi di febbraio. La parola definitiva spetterà quindi al Congresso.
Secondo le anticipazioni, il prelievo - che arriva mentre nel paese monta l'irritazione per il ritorno dei super-bonus bancari quando la disoccupazione tocca il 10% - dovrebbe ammontare allo 0,15% delle "covered liabilities", somma determinata sottraendo agli asset totali il capitale Tier 1.
E' inoltre previsto che solo i grandi gruppi, con almeno 50 miliardi di dollari di patrimonio siano soggetti all'imposizione. Le stime degli analisti indicano in una cinquantina il numero di società coinvolte dalla tassa, di cui 10-15 filiali americane di gruppi esteri. Tra le americane sarà coinvolto il gigante assicurativo Aig (AIG.N), mentre saranno esclusi Fannie Mae e Freddie Mac, che stanno ancora ricevendo supporto dal governo.
La proposta riguarda unicamente società di tipo bancario, finanziario e assicurativo, non toccando invece il settore automobilistico. L'imposizione resterà in vigore un minimo di 10 anni e comunque fino al pagamento completo delle perdite sul fondo Tarp.

Web tv Mediaset, per ora gratis

Mediaset (MS.MI) tenta la carta della tv online con un nuovo portale dove si possono rivedere selezioni dei programmi mandati in onda sulle reti del gruppo. Un'iniziativa per gli utenti completamente gratuita che si sostenterà grazie ai ricavi pubblicitari.

L'esperienza non è nuova all'estero, dove due anni fa i maggiori colossi delle tv tradizionali quali Fox, Abc e Nbc, reti del gruppo NewsCorp (Murdoch), insieme a Disney e a General Electric hanno dato vita a Hulu, un portale che permette di scaricare film e serie tv già passate in televisione, completamente gratis. Il risultato è stato eccezionale: Hulu tocca i 40 milioni di utenti mensili con ricavi pubblicitari che dovrebbero toccare i 100 milioni di dollari nel 2010.
Per Mediaset si tratta di un progetto pilota che, spiega un analista di una sim milanese, potrebbe fare da apripista per la creazione di un sito con i contenuti di Mediaset Premium che, a quel punto, non potrebbe essere gratuito. Infatti, in questo caso Mediaset dovrebbe fronteggiare i costi dei diritti delle serie tv Usa, difficilmente compensabili con i ricavi pubblicitari.
L'iniziativa piace anche agli analisti di Mediobanca, che oggi hanno ribadito la raccomandazione outperform con un target price di 7,37 euro: finalmente ? scrive il broker ? la società ha lanciato una buona offerta nell'arena del panorama on line, anche se è da escludere che possa avere impatti a livello di ricavi nel medio termine. Secondo alcune stime, a regime il portale potrebbe arrivare a raccogliere 3 milioni di euro: una goccia per una società che nel 2010 dovrebbe registrare ricavi per 4,1 miliardi di euro, tre quarti dei quali provenienti dalla pubblicità. Un primo passo, comunque, è stato fatto, per entrare in un mercato, quello della internet tv, che solo negli Usa è atteso nel 2013 a 3,3 miliardi di dollari, il triplo rispetto a quanto registrato nel 2008.
Mediobanca coglie l'occasione per aggiornare le stime sul titolo, assegnando al business della pay tv un valore di 0,28 euro per azione: i ricavi stanno crescendo oltre le attese e il raggiungimento del pareggio operativo nel 2010 sembra essere ora a portata di mano. Nonostante il forte rally del titolo, che viene da un rialzo del 50% in sei mesi, le azioni trattano ancora a sconto rispetto ai principali concorrenti. Sulle stime di Mediobanca, Mediaset tratta a sconto del 19% a livello di Ev/Ebit, e del 24% sugli utili attese quest'anno.

fonte:www.websim.it

BEIGE BOOK: La Ripresa Economica negli USA si sta lentamente ampliando

L'economia degli Stati Uniti sta registrando una ripresa piu' ampia anche se il processo e' ancora lento le condizioni generali restano difficili. E' quanto emerge dal Beige Book, il rapporto della Federal Reserve che sara' utilizzato per la riunione del Federal Open Market Committee del prossimo 26 gennaio.

I dati, si legge, mostrano che ''mentre l'attivita' economica resta su un livello basso, le condizioni generali sono ulteriormente migliorate e questi progressi sono diffusi in modo geograficamente piu' ampio rispetto all'ultimo rapporto''.
Dieci distretti della Fed hanno mostrato un aumento dell'attivita' o un miglioramento delle condizioni mentre nei restanti due, quelli che comprendono Philadelphia, la Pennsylvania, e Richmond in Virgina, emergono ''dati contrastanti''.
Il quadro e' piu' positivo rispetto all'ultima edizione del Beige Book dove solo otto distretti su 12 avevano mostrato una crescita. Nella maggior parte delle aree, prosegue la ricerca, c'e' stata una spesa per consumi nel periodo natalizio ''leggermente piu' consistente rispetto al 2008 anche se resta al di sotto dei livelli del 2007''.
Stabili o in leggero aumento le vendite di auto e l'attivita' manifatturiera mentre le vendite immobiliari sono aumentate nella maggior parte dei distretti, specialmente per le case piu' economiche, con prezzi ancora stabili.
Notizie ancora poco confortanti dal mercato del lavoro dove la Fed registra il ritorno alle assunzioni in poche aree ribadendo, pero', che ''le condizioni restano generalmente deboli con modesti aumenti salariali in pochi distretti''.

fonte:ASCA-AFP

Tremonti: valutare tassazione rendite ma con prudenza


L'armonizzazione delle rendite finanziarie è una strada da approfondire, ma con prudenza per evitare di andare a colpire il risparmio delle famiglie italiane.

Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti durante la registrazione della puntata di Porta a porta.
"Credo che sia lungimirante, è uno dei grandi tempi su cui andare", ha detto dapprima Tremonti.
"Noi abbiamo i depositi bancari che sono tassati al 27%, i titoli pubblici al 12,5%. Chi ha questi titoli? Una quota enorme i lordisti, una grossa quota sta in mano alle famiglie. Quando si parla di rendite non è che dietro ci sono gli gnomi di Zurigo ma le famiglie italiane. Bisogna essere molto attenti e prudenti nel valutare", ha aggiunto Tremonti.
Il ministro ha ribadito che uno schema di riforma fiscale deve basarsi su disincentivi alla speculazione finanziaria: "C'è troppa speculazione, c'è troppo ricorso a far salire titoli derivati e materie prime nel breve e per il resto 'cosa te ne frega'".
Tremonti ha glissato sull'ipotesi, circolata nei giornali, di coprire un'eventuale riforma fiscale con l'aumento dell'Imposta sul valore aggiunto (Iva): "Guardi, come abbiamo convenuto sono tutte ipotesi che faremo e su cui discuteremo. Se vuole posso dirle che un punto di Iva vale 6 miliardi ma non vuol dire niente. Non è un impegno politico. Bisogna fare sul serio, se si fa caos non succede niente", ha detto Tremonti.

Fonte: www.reuters.it

Al Qaeda dietro a traffici aerei illeciti

All'inizio del 2008, un funzionario del Dipartimento di Sicurezza Interna Usa, la Homeland Security, mandò un rapporto ai suoi superiori descrivendo dettagliatamente quello che aveva definito "il più significativo sviluppo nello sfruttamento criminale di un aereo" dall'11 Settembre 2001.

Il documento avvertiva che una flotta sempre più consistente di aerei illegali stava costantemente attraversando l'Atlantico. Una rotta che andava dalle aree delle Ande che producono cocaina, controllate dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, di estrema sinistra, sino ad alcuni dei paesi più instabili dell'Africa occidentale.
Il rapporto, di cui Reuters ha ottenuto una copia, è stato ignorato, e il problema è cresciuto sino a diventare quel che funzionari della sicurezza di diversi paesi descrivono come una minaccia alla sicurezza globale.
La flotta clandestina è cresciuta comprendendo aerei bimotore turbo, executive jet e Boeing 727 non più in servizio stanno volando con carichi di tonnellate di cocaina e probabilmente armi verso un'area dell'Africa in cui si pensa che fazioni di al Qaeda facilitano il traffico di droga verso l'Europa, hanno detto alcuni funzionari.
Al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqim) è ritenuta responsabile di attentati suicidi e autobomba in Algeria e Mauritania. Uomini armati e banditi collegati ad Aqim si sono anche dedicati al rapimento per riscatto di europei, ceduti poi a fazioni di Aqim per il pagamento del riscatto.
Il traffico aereo percorre i cieli di paesi sudamericani, per raccogliere tonnellate di cocaina e carburante, dicono i funzionari. Poi attraversa l'oceano verso l'Africa occidentale e il Sahel, dove le droghe sono convogliate attraverso il deserto del Sahara verso l'Europa.
L'esame di documenti e interrogatori con funzionari negli Usa e in altre nazioni dell'Africa occidentale suggerisce che almeno 10 aerei siano stati scoperti a percorrere questa rotta dal 2006. I funzionari avvertono che molti di questi velivoli potrebbero esser stati individuati per puro caso. E che il numero vero coinvolto in questa rete potrebbe essere notevolmente più alto.
Alexandre Schmidt, rappresentante regionale per l'Africa Occidentale e Centrale dell'ufficio Onu per la Droga e il Crimine, ha avvertito Dakar questa settimana che la rete aerea si è estesa negli ultimi 12 mesi e comprende ora probabilmente diversi Boeing 727.
"Quando hai questa grande capacità di trasportare droga nell'Africa occidentale, questo significa che hai la capacità di trasportare allo stesso modo altre merci, dunque è assolutamente una minaccia alla sicurezza ovunque nel mondo", ha detto Schmidt.
Le "altre merci" di cui più si preoccupano i funzionari sono armi che le organizzazioni militanti potrebbero trasportare sugli aerei. Un Boeing 727 può trasportare sino a 10 tonnellate di carico.

DAL SUDAMERICA ALL'AFRICA OCCIDENTALE CON COCAINA E FORSE ARMI

Il funzionario Usa che ha scritto il rapporto per il Department of Homeland Security ha detto che all'epoca i legami con al Qaeda non erano chiari. Esperto di aerei dell'antinarcotici, ha chiesto di restare anonimo e non è autorizzato a parlare ufficialmente. Ha detto di esser rimasto sbalordito dalla mancanza di attenzione attribuita al rapporto, da quando lo ha scritto.
"C'è una consolidata connessione terrorista da questa parte dell'Atlantico. Ora dal versante dell'Africa che un collegamento con al Qaeda ed è estremamente fastidioso ed un po' mistificatorio che non sia una delle principali priorità del governo", ha detto il funzionario.
"I cattivi hanno una propria rete aerea che è lì fuori tutti i giorni portando in volo grossi quantitativi e agendo di contrabbando. E il governo sembra dimenticarsene".
Il risultato, dice, è che le organizzazioni militanti, compresi gruppi come Farc e al Qaeda, hanno "la forza di spostare persone, materiale e contrabbando dappertutto nel mondo con un paio di soste per rifornimenti". I lucrosi traffici di droga stanno già avendo impatti deleteri sulle nazioni dell'Africa occidentale. E le autorità locali hanno detto a Reuters che sono sempre più disarmate e incapaci di fermare i trafficanti.
Significativamente, il traffico di droga sta portando enormi guadagni a gruppi che si dicono parte di al Qaeda. Rafforzando no solo le sue casse ma i suoi ranghi, dicono, visto che i soldi dalla droga stanno diventando un efficace strumento di reclutamento in alcune delle regioni più disperatamente povere del mondo.

di Tim Gaynor e Tiemoko Diallo (TIMBUKTU, Mali, 13 gennaio )
 
fonte:www.reuters.it

Borsa cinese -3,09 dopo mossa restrittiva Banca centrale

L'indice principale della borsa cinese ha chiuso in calo di oltre il 3%, massimo ribasso giornaliero da 7 settimane, trainato dai titoli bancari dopo che la banca centrale ha inaspettatamente alzato i coefficienti di riserva obbligatoria degli istituti di credito.

L'indice di Shanghai ha terminato in calo del 3,09% a 3.172,658 punti, minimo di chiusura dal 25 dicembre, dopo il forte rialzo di ieri.
Relativamente intensi i volumi sui titoli Shanghai A, pari a 197 miliardi di yuan (28,9 miliardi di dollari).
L'innalzamento delle riserve, annunciato ieri dopo la chiusura del mercato, è la mossa più forte fatta finora dalla banca centrale cinese (Pboc) per normalizzare la politica monetaria dopo un approccio espansivo che dura da oltre un anno.
Le banche e i titoli immobiliari sono stati i più colpiti dalle vendite, con gli indici di settore in calo di oltre il 5%, perchè ritenuti i più penalizzati da una stretta monetaria.
L'indice di Hong Kong ha perso il 2,47%.

Fonte: Reuters

La Moda Italiana uscirà dalla crisi prima di altri settori

La crisi ancora non è finita ma il settore della moda italiana ne uscirà prima di altri. Serve, però, che il governo aiuti le imprese del comparto ad essere più competitive con misure fiscali e non.

Lo sostiene Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia, che oggi ha partecipato all'inaugurazione della 77esima edizione di Pitti Immagine Uomo a Firenze.
"Negli ultimi mesi dell'anno abbiamo registrato un cambio di passo, ora c'è un contesto favorevole per diversi motivi. La crisi ha avuto l'effetto negativo su tutto il commercio estero, gli economisti stimano un calo del 18% circa nel 2009, ma siamo convinti che il commercio estero così come si è fermato bruscamente, altrettanto velocemente ripartirà", ha spiegato Tronconi a margine dell'inaugurazione.
"Le vendite nei negozi in questo momento stanno andando molto bene. La crisi non è ancora finita, ma [la moda] è un settore che è andato in crisi prima di altri e prima di altri uscirà dalla crisi", ha aggiunto.
Tra le misure che il governo potrebbe favorire per aiutare il comparto ad uscire dalla crisi, Tronconi ricorda il credito di imposta, l'abbassamento del costo dell'energia e il sostegno per il sistema della tracciabilità.
"Il Governo in questi mesi è stato troppo 'dimentico' del settore tessile abbigliamento, ma dagli ultimi contatti avuti sono fiducioso che qualcosa si farà presto. Non abbiamo bisogno di sussidi, ma di essere messi in condizione di fare bene il lavoro che sappiamo fare", ha concluso.
Le stime diffuse da Sistema Moda Italia a fine novembre indicano una flessione del fatturato del comparto tessile-abbigliamento del 16% nel 2009 a 45 miliardi.

fonte:www.reuters.it