google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 borsaipnos: 01/12/09 - 01/01/10 google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Classifica con le performance 09/08 dei titoli del FTSE Mib

Proseguendo nei consuntivi di fine anno pubblico le tabelle con le performance dei titoli che compongono il paniere dell’indice FTSE Mib.
Nella prima tabella i titoli sono nell’ordine canonico con le variazioni, in valore assoluto e percentuale, dal 31/12/08 al 31/12/09.
Nella seconda tabella, oltre ai valori suddetti, i titoli sono classificati in base alla migliore crescita percentuale.
Questi dati inducono alcune riflessioni che potrebbero essere utili per il nuovo anno e che esporremo nei prossimi post.
Per ora ci prepariamo a festeggiare il Capodanno ed auguro a Tutti un Felice e Proficuo 2010.



CONSENSUS utili delle società del FTSE Mib, stime al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010

Siamo al termine del 2009 ed è tempo di consuntivi e di pronostici. Nella tabella sono riportati i risultati delle stime tra gli addetti ai lavori sul risultato dell’anno corrente e le previsioni del nuovo per le 40 società che compongono il paniere dell’indice FTSE Mib. Per renderle più leggibili e “comprensibili” del loro peso ho ricavato le differenze, in valore assoluto e in percentuale, sia dell’Earning Per Share che del Dividendo.


I peggiori ETC del 2009, buone opportunità per il 2010?

A completamento dell’analisi fatta nel precedente post, sui migliori ETC del 2009, ecco l’elenco dei peggiori. Fra di essi spicca al primo posto quello sul gas naturale con una performance negativa del 52,5%. E’ tuttavia in atto un forte recupero di questa commodity da inizio dicembre proprio quando abbiamo pubblicato il primo post di questo blog “Il futuro energetico è nel Vento nel Sole e nel Gas Naturale, parola di Boone Pickens”. Allora l’ETC quotava 0,3135 oggi quota 0,4, se qualcuno, per avventura o per convinzione, ci avesse investito avrebbe guadagnato il 28% in 25 giorni…non male.


I migliori ETC del 2009

Gli ETC sono titoli senza scadenza emessi da una società veicolo a fronte dell'investimento diretto dell'emittente o in materie prime (metalli industriali metalli preziosi, prodotti agricoli, animali d’allevamento, energia) o in contratti derivati su materie prime.

In parole povere un ETC consente di:
• Accedere direttamente al mercato delle commodities: Gli ETC replicano la performance di una singola commodity o di indici di commodities

• Rimanere costantemente allineato alle performance delle materie prime: a differenza di una posizione in future, gli ETC non comportano la necessità di riposizionarsi da un contratto future ad un altro (roll-over)

• Accedere al mercato delle commodities ad un costo molto contenuto: come per gli ETF nessuna commissione di “entrata”, di “uscita” e di “performance” è a carico dell’investitore, le commissioni di gestione sono contenute e sono applicate in proporzione al tempo di possesso del titolo

Gli ETC sono molto simili agli ETF in quanto entrambi a contrattazione continua ed hanno svariati market maker. La differenza é giuridica: mentre gli ETC sono delle obbligazioni a zero cupon con durata indeterminata appoggiati ad un contratto d’ esposizione al sottostante, gli ETF sono un fondo strutturato.
Il trattamento fiscale previsto per gli ETC è quello in vigore per i titoli azionari, per gli strumenti derivati o per i certificati. Per chi ha adottato il regime amministrato è prevista dunque la tassazione dei profitti al netto di eventuali crediti di imposta pregressi all'aliquota del 12,5%, le perdite sono compensabili con profitti realizzati nei successivi 4 anni. Rispetto agli ETF, gli ETC, non essendo fondi, non presentano la distinzione tra reddito da capitale (differenza tra NAV di vendita e di acquisto, solo se positiva) e redditi diversi (la differenza tra i prezzi di vendita e d'acquisto al netto del reddito di capitale se positivo). Mentre i redditi positivi prodotti da ETC, come detto, sono interamente compensabili con perdite pregresse, per gli ETF questo vale solo per la componente riconducibile ai redditi diversi: di fatto, dunque, gli ETC godono di un vantaggio fiscale rispetto agli ETF.
Facendo un bilancio dell’anno appena trascorso, in tabella è riportato l’YTD% (il rendimento percentuale da inizio anno all'ultimo valore disponibile) degli ETC migliori per ciascuna commodity, classe di commodity o raggruppamento generale, emessi da ETFS trattati alla Borsa di Milano.



Emittente:
ETFS: Il management di ETF Securities (ETFS) é pioniere nello sviluppo degli ETC . Fu la prima societá a quotare un ETC, il Gold Bullion Securities, in Australia nel 2003, che oggi ha approsimatamente un attivo di 2 miliardi di USD. Nel 2005 ETF Securities ha quotato il petrolio Brent, il primo ETC al mondo sul petrolio. Nel 2006 seguí la quotazione del petrolio WTI. Nel settembre 2006 ETF Securities ha sviluppato una piattafforma di 19 ETC su materie prime individuali e 10 ETC su dei basket di materie prime. Nel 2007 ETF Securities ha creato la prima piattaforma appoggiata ai metalli preziosi fisici, permettendo l' accessibilitá al platino ed al palladio per la prima volta in assoluto.

Un consiglio al giorno: proteggere gli investimenti

Un’altra conquista del Trading online è la possibilità di proteggere i nostri investimenti anche quando siamo lontani dal nostro PC.
Le strategie che si adottavano prima dell’avvento del trading online erano sostanzialmente tre: la prima si basava sulla diversificazione degli investimenti, la seconda sullo stop-loss la terza sulla mediazione delle perdite.
La prima strategia è tuttora validissima, anzi direi che è il primo cardine su cui basare un portafoglio ben costruito. Mai investire su un singolo prodotto ma diversificare il più possibile. Oggi le possibilità di diversificazione sono quasi infinite, vanno dalla varietà geografica alla scelta della valuta, dai settori economici alle società di gestione, dalle tipologie di prodotto ai rating ecc. ecc.
La seconda strategia, anch’essa tuttora fondamentale, veniva eseguita al volo. Nel momento in cui ci si rendeva conto che il titolo aveva perso troppo, rispetto alle nostre aspettative, si telefonava al borsino della Banca e, se eravamo fortunati, passavamo l’ordine di vendita. Visti i tempi che tutto ciò richiedeva e la necessità di sapere a che punto erano i prezzi, magari sul giornale del giorno dopo, lo stop loss poteva essere eseguito troppo tardi e con perdite ben oltre il livello stabilito.
La terza strategia, che molti addetti ai lavori aborrono, era messa in pratica quando le perdite erano diventate pesanti e non si era applicato lo stop-loss. Si acquistavano quantità di titoli a prezzi sempre decrescenti abbassando in tal modo il prezzo di carico. Personalmente, anche oggi, non sono così sfavorevole all’uso di questa strategia purché non si sia commesso l’errore di essere entrati sul titolo troppo pesantemente rendendo quasi impossibile mediare il prezzo con piccoli acquisti successivi. Anche Warren Buffett vede di buon occhio questo tipo di strategia, purché venga applicata su titoli di cui si è fermamente convinti della bontà, essendo un’ottima occasione per aumentarne la presenza.

Con il trading online tutto questo non è stato superato ma migliorato ed integrato.
La diversificazione ce la possiamo fare da soli comodamente da casa. Le banche online più evolute offrono migliaia di prodotti con sofisticatissimi motori di ricerca per trovare quello che cerchiamo. Affidarsi ai consigli del borsino delle banche significa immancabilmente investire dove dicono loro.
Al semplice stop-loss, che viene eseguito in automatico anche se siamo lontani dal PC, è stato affiancato il trailing-stop che consiste nel definire il massimo della perdita non più su un valore statico (il prezzo a cui vogliamo vendere) ma su un valore dinamico costituito dal massimo valore che il titolo raggiunge. In questo modo non si definisce un prezzo ma uno scostamento raggiunto il quale il titolo viene venduto in automatico. Semplificando, il trailing-stop insegue il valore crescente di un titolo, lo protegge da discese e ne sfrutta le salite.
E' possibile utilizzare il Trailing Stop anche per ordini di Short Selling in marginazione.
Altro strumento oggi eseguibile in automatico è il take profit, ovvero monetizzare i profitti conseguiti. Impostando un valore, che pensiamo il titolo possa raggiungere, il programma lo venderà senza il bisogno della nostra presenza.
Può sembrare inutile impostare il take profit quando già si è impostato il trailing stop, effettivamente non ha molto senso a meno che non si voglia sfruttare al massimo il raggiungimento di livelli da cui siamo certi che il titolo fletterà, il che però ci fa entrare nell’ambito delle profezie.
Concludendo, per proteggere i nostri investimenti ormai esistono moltissimi strumenti, ognuno con la sua efficacia, utlizzabili anche contemporaneamente perché autoescludenti (al raggiungimento di uno gli altri si inattivano automaticamente). Il vero delitto è non utilizzarli e continuare ad investire fidando solo sul proprio fiuto a la buona stella. A costoro consiglio di investire sul Gratta e Vinci, visto che è possibile “vincere facile” (dicono loro…) .
Nel Trading online, al contrario, vince la disciplina, la conoscenza, l’esperienza, la prudenza e l’uso razionale di tutto ciò che la tecnologia ci propone. Se poi c’è anche la Buona Stella…tanto meglio.

23/12/09 a che punto è la Borsa?



Riallacciandomi al post del 19/12, in questi tre giorni abbiamo visto come il movimento rialzista sia proseguito, perforando definitivamente il lato discendente del triangolo e la linea che congiunge i tre massimi relativi dell’ultimo mese passante a 23000 punti (verde).
Ora si trova all’interno del canale rialzista arancione, già evidenziato, e si approssima a toccarne la parallela superiore intorno ai 23500 punti.

Ha tutte le potenzialità per raggiungerla e magari per spingersi fino a lambire la linea che passa per il massimo relativo di metà novembre (azzurra), sempre con l’aiuto dell’impulso di fine anno e magari con l’ottimismo dell’inizio del nuovo ma solo quando si troverà nel mare aperto del 2010 si vedrà esattamente quali sono le reali intenzioni.
E’ per questo motivo che non ho ancora cancellato il triangolo, con la configurazione ribassista, dei precedenti post e non lo farò finché l’indice non avrà scapolato definitivamente il suo vertice.

Doppia imposizione sui dividendi azionari esteri

Sui dividendi provenienti da azioni estere viene applicata una doppia ritenuta: una del 12,5% dello Stato italiano, e una della stato estero, variabile a seconda della nazione in oggetto (nella tabella sono riportate le aliquote dei principali paesi).
Dall’1/1/04 è cambiata la tassazione dei dividendi, per i dividendi esteri è sparita la possibilità di recuperare in sede di dichiarazione dei redditi le imposte pagate all’estero, ma solo se derivano da partecipazioni non qualificate e se percepiti da persone fisiche non imprenditori; i dividendi esteri subiscono la ritenuta secca del 12,5% all’atto della distribuzione e il socio non ha altri obblighi verso il fisco.

Diversa è invece la tassazione per le persone fisiche imprenditori. I dividendi italiani e esteri vanno sempre dichiarati, se realizzati nell'esercizio della loro attività. In entrambi i casi, la base imponibile è solo il 40% del dividendo distribuito. Sui dividendi esteri viene applicata una ritenuta d’acconto del 12,5%.







TUI.it portiamo il tuo sorriso in vacanza!

18/12/09 a che punto è la Borsa?


  Lo scenario disegnato nel post del 13, in cui si evidenziava un triangolo ed un nascente canale ribassista, ha ancora la sua ragion d’essere. La violazione del lato discendente del triangolo nella giornata di martedì e la conferma il giorno successivo, hanno in qualche modo fatto pensare ad un superamento di tale figura, senonché il brusco ritorno dell’indice all’interno del triangolo, nelle giornate di giovedì e venerdì, l’hanno rimessa in corsa.

Tuttavia, l’uscita da quel triangolo, sia pure di breve durata, non è stata forse del tutto priva di conseguenze positive. La forza relativa degli altri mercati, evidenziata nell’altro post del 13, e la vicinanza della fine dell’anno, con il consueto “window dressing”, potrebbero sostenere un panorama meno pessimistico.
Tutto dipende dalla capacità dell’indice di riperforare il lato discendente del triangolo (facile) e della linea orizzontale (quella verde) che congiunge i tre massimi relativi formatisi nell’ultimo mese (un po’ più difficile).
Se ciò avvenisse è ipotizzabile il raggiungimento di una quota intorno ai 23500 punti da cui prenderebbe forma uno stretto canale ascendende (arancione), per il quale pronostico vita breve, legata allo scoccare della mezzanotte del 31 o poco oltre.
Viceversa, l’incapacità di uscire definitivamente dal triangolo proietterebbe la curva a titestare la linea che congiunge i tre minimi relativi dai primi di novembre e, in caso di rottura, a raggiungere la parallela (in rosso) di un nascente canale discendente.

4 missili a Parigi

Segnalo 4 azioni sul CAC 40 con grafici a 6 mesi impostati a meraviglia e con potenziale di crescita ancora notevole. Hanno sofferto pochissimo i recenti storni e appartengono alla categoria dei titoli anticiclici, che non risentono dell'andamento generale dell'economia.
AIR LIQUIDE, LOREAL, LVMH, PERNOD RICARD




                                                           

Scegliere le azioni secondo il ROE,come insegna W.B., sullo STAR

Proseguendo il discorso iniziato nel post del 7/12: “Prima lezione da Warren Buffett, scegliere le azioni usando il ROE”, proponiamo la lista delle azioni presenti sul segmento Star con il relativo R.O.E. (return on equity) tanto caro a Buffett nella scelta delle società con maggiore redditività dei mezzi propri. Questo post ha anche lo scopo di riportare l’attenzione degli investitori sui fondamentali delle aziende e non solo sul loro andamento grafico.
In evidenza le società con il migliore R.O.E.

Un consiglio al giorno: il Trading Online non è un mestiere

Con l’avvento dei conti correnti online e la possibilità di operare da casa in tempo reale sul mercato borsistico, l’investimento azionario è radicalmente cambiato. In pratica una qualsiasi persona dotata di un PC e una connessione ad internet può realizzare la sua mini postazione da trader come se fosse un operatore professionale.
Quando, alla fine degli anni ’90, Directa per primo e a seguire Fineco offrirono questa possibilità, mi sembrò un sogno. L’avevo desiderato per più di dieci anni, in particolare tutte le volte che il disservizio dei borsini bancari si manifestava: assenze al telefono, ordini sbagliati, commenti anche cattivi quando si perdeva, rodimenti quando le cose andavano bene, ecc..
Chi lo ha provato lo sa bene: il rapporto con l’operatore del borsino, che la maggior parte delle volte era un perfetto ignorante di Borsa, era conflittuale.
La possibilità di operare tranquillamente da casa fece balenare, a tutti gli investitori in azioni, l’idea di potersi licenziare, a breve termine, dal proprio lavoro per far diventare un’attività a tempo pieno il trading online. Moltissimi ci provarono ma quanti ci riuscirono?
Non lo so. So solo che questo tipo di attività non è più investimento in azioni, che può richiedere il trascorrere di settimane, mesi o anche anni per maturare. Chi siede di fronte ad un PC per operare in Borsa si trasforma immancabilmente in un Day Trader o peggio ancora in uno Scalper e la Borsa non viene più percepita come il luogo dove investire in società con fondamentali sani ma nel surrogato di un Video Game.
Quando leggo che il 95% dei Day Trader arriva a capitale zero non mi sorprendo.
La trappola infernale in cui si cade si chiama “operatività”.
Quando ci si siede di fronte al PC si sente il bisogno di operare. Cosa vendo? Cosa compro oggi? Leggi una notizia clamorosa su un titolo che ti fa balenare rialzi a due cifre ma…non hai più soldi, vendi ottime azioni per far spazio a quelle. Ti autoconvinci che quell’altro titolo ormai ha corso troppo e lo vendi. Vedi un titolo sprofondare e lo compri perché sicuramente rimbalzerà. E così via.
Le postazioni degli Home Trader pullulano di demoni, tutti con la stessa missione: farti perdere; e tutti con le stesse promesse: farti arricchire in poco tempo.
Forse sarebbe meglio essere in due, di fronte a comportamenti assurdi e contraddittori l’uno direbbe all’altro: ma che stai facendo? Non avevamo deciso di comprarlo per queste ottime ragioni? Perché lo stai vendendo?...e così via.
Paradossalmente, il Trading online, che ci è sembrata una grandissima opportunità si è trasformata per molti in un incubo.
Ma non per questo lo voglio condannare o cancellare, anzi. Mi spingo a dire che oggi è indispensabile gestire autonomamente i propri risparmi, visti i risultati delle gestioni cosiddette professionali. Semplicemente va utilizzato nel modo giusto.
Non voglio neanche reclamizzare metodi infallibili e sistemi miracolosi con rendimenti certi, come spesso si vede su internet, che servono solo a far guadagnare chi li produce.
Quello che dico è che per poter guadagnare in Borsa ci vuole: disciplina, pazienza, informazione (con discernimento), tempo, umiltà e piedi per terra.
E’ un’attività bellissima che può essere annoverata tra le passioni o tra gli hobby ma non potrà mai essere scambiata per un lavoro.

4 indici a confronto: il nostro FTSE MIB ha l’andamento peggiore



I seguenti grafici ad 1 anno mettono a confronto 4 importanti mercati: il DJ average index, il Cac 40, il DAX ed il nostro FTSE MIB. Come è visibile a colpo d’occhio il nostro è quello con l’andamento più incerto. Potrebbe venire dagli altri mercati l’impulso ad un rally positivo per fine anno anche per noi? Chi vivrà vedrà.

11/12/09 a che punto è la Borsa

La situazione evidenziata nel post del 4/12 viene confermata, anzi rinforzata, al termine dell’ottava. Il 6 l’indice ha toccato i 23000 punti, il 9 ha rimbalzato in prossimità del supporto a 22000 punti (22150), l’11 ha toccato la trendline discendente a 22600 chiudendo a 22411. C’è ancora spazio per continuare questo palleggiamento all’interno del triangolo evidenziato e, in mancanza di fatti eclatanti, questo sarà il percorso dei prossimi giorni. Quando l’indice sarà costretto ad uscire da quel vertice ci sarà ad aspettarlo la parallela (rossa) di un nascente canale discendente. Tutto questo confortato dall’analisi del grafico a 5 anni fatta nel post del 9/12 che evidenzia la necessità di uno spurgo dagli eccessi.

2 parole sul vertice di Copenhagen

Non posso non esprimere la mia opinione sul vertice sull’ambiente di Copenhagen dopo aver letto cosa sta accadendo e soprattutto cosa si va dicendo in quel consesso. La goccia che ha fatto traboccare il vaso della mia pazienza è stato l’apprendere che una sedicente azienda che promuove l’ecocultura (?) ha calcolato che ogni famiglia italiana produrrà per Natale ben 386 Kg. di CO2 , un dato che tiene conto delle emissioni generate dagli spostamenti (acquisto regali, visite a parenti ed amici, gite fuori porta), dall'energia elettrica (consumi domestici, luci decorative), dalla produzione di rifiuti (carta da pacco, packaging vari), dall'utilizzo di acqua e dal riscaldamento per la maggior presenza in casa. Bene, ci stanno mandando per traverso anche il Natale, complimenti, la ciliegina sulla torta a quel Festival dei Sensi di Colpa.
Già perché quel cosidetto vertice sull’ambiente non è altro che la Crocefissione dei paesi sviluppati rei di essere stati “storicamente” dei grandi inquinatori. L’unità di misura adottata, per misurare l’inquinamento, è il CO2, e, alla luce di questo, come dargli torto. A nulla sono valse le iniziative di rottamazione che abbiamo adottato, continuiamo ad essere dei grandissimi produttori di CO2.
Come un’asta impazzita le delegazioni dichiarano la loro proposta di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica: il Sudafrica ha dichiarato la disponibilità a rallentare del 34% entro il 2020 e del 42% entro il 2025, la Ue, già impegnata a tagliare le proprie emissioni del 20% entro il 2020, ha sempre detto di essere disposta ad arrivare a quota 30%, la Merkel si spinge addirittura al 40%, gli americani si limitano, entro il 2020, a tagliare le emissioni del 17% rispetto al 2005, e così via.
L’osso più duro è però rappresentato dalle delegazioni delle economie in via di sviluppo, Cina India e Brasile in testa, che rivendicano il loro turno ad inquinare ed eventuali tagli ad emissioni dovrebbero essere controbilanciate da trasferimenti in denaro dai paesi sviluppati.
La proposta danese di stabilire il 2020 come anno di massimo inquinamento, per poi scendere gradualmente, è stata rifiutata sdegnosamente dall’India, che ha addirittura minacciato di abbandonare i lavori, esigendo che si stabilisca il 2050 come anno limite e che la possbilità di inquinare sia legata alla grandezza della popolazione.
Bene…proviamo ora a cambiare l’unità di misura, perché a me sembra che si sia adottata come unità l’inquinante ma non l’inquinatore, cioè l’uomo.
Finora , al vertice di Copenhagen, neanche una parola è stata pronunciata riguardo alla sovrappopolazione mondiale. Siamo ancora al "crescete e moltiplicatevi".
Nel 2000, la popolazione mondiale era di 6 miliardi e l'ONU predice che nel 2050 raggiungerà un livello fra gli 8 e gli 11 miliardi, con una predizione "media" di 8,9 miliardi, ovvero il 50% in più. E qui stiamo a parlare di bombolette spray, di ecofrigoriferi e di riciclaggio. Tutto sacrosanto, per carità ma se non si interverrà sulla causa sarà tutto inutile.
E la causa è la sovrappopolazione, è ora che qualcuno lo dica.
Nel 2050 l’India avrà 1,7 miliardi di inquinatori, la Cina 1,4, nonostante gli sforzi dolorosi e responsabili che sta facendo con la politica del figlio unico. Per contro i paesi sviluppati sono alla crescita zero o addirittura sotto zero come l’Italia che nel 2050 sarà un’etnia come i Ladini.
I fautori del crescete e moltiplicatevi ad ogni costo dicono che la Terra può produrre cibo per 14 miliardi di persone, quindi tutti possono avere la loro minestra con buona pace dello scioglimento dei ghiacciai, del buco nell’ozono, dell’aria irrespirabile. C’è nientemeno gente che propone semplici ricette come colonizzare altri pianeti o le profondità del mare. Altri che auspicano un’umanità senza limiti ma vegetariana, così da consumare meno risorse e soprattutto estinguere quella devastante causa d’inquinamento che sono le flautolenze delle mucche (pare che emettano mezzo metro cubo di metano al giorno). Vallo a dire agli indiani che le considerano sacre e mai e poi mai le ucciderebbero.
Concludendo, benedetta la ridistribuzione delle risorse (ma anche della popolazione), benedetta la difesa della foresta amazzonica, anche a nostre spese, ma mettiamoci in testa che la Terra non è un ecosistema che può sopportare la presenza di oltre 6 miliardi di persone. Quindi o si arriverà ad una seria pianificazione demografica o i vertici di Copenhagen sarranno le ennesime passerelle, per governanti e ambientalisti.

Un consiglio al giorno: mai sul Nasdaq Composite

Il Nasdaq è il mercato dei titoli tecnologici della borsa americana. L'indice, dopo essere partito l'8 febbraio 1971 con un valore iniziale di 100 punti, ha raggiunto un massimo storico di 5132 punti il 10 marzo 2000, in pieno boom della New economy.
Attualmente il Nasdaq 100, che raccoglie i 100 titoli delle maggiori società, viaggia attorno ai 1800 punti, dopo essere risalito dal minimo di 1100 punti in piena crisi subprime. Tra queste 100 società ci sono fior di titoli che meritano tutta la nostra attenzione (es. Amazon, Apple, Google, Intel, Yahoo) ma fuori del Nasdaq 100, in quello che è chiamato il Nasdaq Composite, è meglio non mettere il naso.
2800 società tra cui molte sorte dalla sera alla mattina, con bilanci quantomeno fantasiosi (escludendo quelle presenti anche nel Nasdaq 100) vanno dalle stelle alle stalle nell’arco di una giornata. Basta seguire su http://finance.yahoo.com/ i Price % Gainers (i titoli che hanno guadagnato di più) o i Price % Losers (titoli che hanno perso di più) per vedere che appartengono sempre al Nasdaq Composite.
Escursioni del 25/30% in più o in meno sono all’ordine del giorno e non è infrequente vedere percentuali anche del 70/80%. Su quel mercato non esiste la sospensione del titolo, raggiunto il 10%, come da noi.
Questo potrebbe far balenare desideri di guagagno facile ma è garantito che soldi fatti così velocemente si perdono con altrettanta velocità. E ci si può fare molto…molto male.

A proposito di colpo d’occhio: 7 titoli con un grafico magnifico

Gli 8 grafici mettono a confronto l’indice FTSE MIB a 6 mesi e 7 titoli che nello stesso intervallo di tempo non ne hanno seguito l’andamento ribassista. Segno di forza notevole e di carattere difensivo che, in un periodo incerto come questo, non guasta.











Un consiglio al giorno: il colpo d’occhio

Spesso sentiamo parlare di analisi tecnica e in particolare di analisi grafica. All’interno di quella che è diventata una vera e propria disciplina sono sorte un’infinità di figure con cui catalogare i movimenti dell’indice. Accanto alle figure di continuazione e di inversione, che si sviluppano in un certo lasso di tempo e che ritengo utili, la fantasia degli analisti giapponesi e americani ha creato una casistica infinita di sottofigure che a mio avviso contribuiscono solo a creare in mente una confusione colossale.
Io sono un fautore del colpo d’occhio, alla dovuta distanza. Il grafico che prediligo è quello a sei mesi che ritengo il più espressivo del movimento del titolo: né troppo vicino, né troppo lontano.
Prendiamo ad esempio i 2 grafici accanto presi lo stesso giorno , alla stessa ora e ambedue a sei mesi.
Su quale titolo investireste? Che frazione di secondo avete impiegato per decidere? Bene, questo si chiama colpo d’occhio. Perché al di la di qualsiasi analisi, più o meno scientifica, un titolo che va bene va sempre meglio, fino alla prova del contrario. E un titolo che va male va sempre peggio, fino alla prova del contrario.
Il guaio è che, per natura, siamo portati più alla ricerca e alla dimostrazione del contrario che all’accettazione del dato di fatto. Lo dimostrano gli scambi enormi su titoli che hanno dei grafici pessimi.
Mancanza di colpo d’occhio? No, è una sfida, una scommessa, una missione: “ te lo avevo detto che avrebbe invertito in trend…!!!”. Peccato che solo poche volte riusciamo a vincere.

Un consiglio al giorno: il trend prima di tutto

Un comportamento comune a tutti gli investitori è quello di focalizzare le loro analisi sui titoli che ritengono più interessanti. In molti casi non li analizzano neppure ma si fidano delle analisi altrui o delle raccomandazioni di qualche studio. Quando si convincono che quell’azione è sicuramente un ottimo affare investono, magari anche pesantemente, certi del buon esito dell’operazione.
Nel fare tutto ciò dimenticano troppo spesso di guardare in quale contesto stanno operando, ovvero il trend di Borsa in quel momento.
Gli inglesi dicono "trend is my friend", il trend è mio amico.
L’esperienza insegna che puoi avere anche il miglior titolo del mondo ma se il trend di Borsa è negativo il titolo va giù. In pratica, osservando l’andamento in un certo lasso di tempo, se la Borsa scende tutti i titoli scendono, se sale tutti i titoli salgono. Con le dovute distinzioni ovviamente.
I titoli che hanno degli alti dividendi ad esempio sono quelli che scendono meno in periodi di trend negativo, mentre quelli che beneficiano di elevati target price sono quelli che salgono di più durante trend positivi.
E’ consigliabile, durante le fasi di discesa della Borsa, aspettare o affidarsi a titoli difensivi, ovvero quelli che non fotocopiano l'andamento dell'indice. Oppure raccogliere dati e notizie sui titoli che riteniamo interessanti, prenderne nota e aspettare tempi migliori. A meno che non si voglia operare allo scoperto ma quello è un altro discorso.

Uno sguardo dall’alto per capire dove andrà la Borsa

In un momento così confuso e indecifrabile in cui è difficile prendere delle decisioni, soprattutto di largo respiro, può essere utile distaccarsi dall’oggetto che stiamo esaminando e guardarlo da un’altra angolazione. Nella fattispecie l’oggetto in esame è la Borsa e il nuovo punto di vista non ha un’altra angolazione ma un’altra distanza. Esaminiamo il grafico a 5 anni.
Salta all’occhio l’enorme percorso all’ingiù che l’indice ha fatto dai massimi di aprile 2007 a circa 42000 punti fino ai minimi di marzo 2009 a circa 12000 punti.


Allo stesso modo è evidente il rimbalzo che l’indice ha fatto da quei minimi disegnando 2 grosse onde rialziste che per i più ottimisti avrebbero dovuto proseguire fino alle classiche 5 onde. Ciò non è avvenuto, semplicemente perché l’impulso rialzista è stato così violento da aver creato una distanza con la media mobile più lenta (calcolata a 50 settimane) di quasi 5000 punti, nel momento di massimo relativo. Ormai però il cambio di trend è assodato, si tratta solo di aspettare che la distanza tra l’indice e le medie mobili più lente, a 25 e a 50 settimane si riassorba.




Zummando sull’area che ci interessa direi che sicuramente l’indice si adagerà sulla media a 25 settimane (quella verde), che venerdì 4 dicembre correva a 21653 ma che incontrerebbe più in alto.
Tuttavia in presenza di particolari problemi interni ed internazionali nei prossimi mesi potrebbe spingersi fino alla media mobile a 50 (quella gialla), che venerdì 4 correva a 19797 e che, nell’ipotesi più sciagurata, potrebbe incontrare a 20000/20500 punti.

8/12/09 a che punto è la Borsa?

Come paventato nel post del 6/12 l’indice, nella giornata di lunedì, è andato a cozzare sulla trendline discendente che collega i massimi relativi di metà ottobre e metà novembre. Ora si trova all’interno di un angolo formato dalla suddetta trendline e la linea di supporto posta a 22000 punti.
La chiusura a 22404 di oggi fa presagire un prossimo contatto con tale supporto già nella giornata di domani, complici anche le notizie sulle difficoltà di bilancio della Grecia e il dato sulla produzione industriale in Germania ad ottobre peggiore delle attese, senza dimenticare i problemi già presenti per Dubai World.



Nel migliore dei casi, ovvero tenuta del supporto a 22000 punti, l’indice nei prossimi giorni si manterrà all’interno di quell’angolo, sbattendo come una pallina da ping pong tra le due linee.
Se il supporto non dovesse tenere si aprirebbe un baratro che spingerebbe l’indice fino a toccare una nascente parallela (alla trendline discendente di cui sopra) di un canale ribassista che presumibilmente si formerebbe a circa 21000/20750 punti e passante per il minimo relativo di metà ottobre a 22000 punti.

Un consiglio al giorno: la linea di scolmo

La linea di scolmo è il livello oltre il quale ogni guadagno deve essere tolto dal portafoglio.
E’ errore comune, quando gli investimenti vanno bene, rimanere con tutto il capitale, sia quello iniziale che quello guadagnato, nel portafoglio che stiamo gestendo (comprendente sia titoli che cash).
Ipotizzando di aver deciso di gestire un capitale di 50000 euro, al termine di ogni giornata, o al massimo la mattina successiva, togliere l’importo che eccede i 50000 € iniziali (dai 100 € in su) bonificandoli su un altro conto.
E’ chiaro che bisogna sempre avere una parte cash per evitare di vendere titoli.
Può sembrare strano considerare guadagni dei risultati che, finché non si vendono i titoli, sono solo virtuali ma il totale che il nostro portafoglio fotografa, alla fine della giornata, dobbiamo considerarla reale, non virtuale.
Si viene a creare in tal modo un gruzzolo che nei momenti peggiori sarà molto utile, soprattutto a livello psicologico.
E’ evidente che in caso di perdite bisognerà aspettare di riformare (e superare) il capitale iniziale prima di effettuare nuovi scolmi.

Raccomandazioni e TP: il più immane conflitto di interesse

Giornalmente assistiamo alla pubblicazione di raccomandazioni sulle società quotate, con relativi target price, da parte di Banche, SIM, SGR ecc.
Osserviamo anche come queste raccomandazioni abbiano un immediato impatto sulle quotazioni del titolo in oggetto: positivo, se la raccomandazione è un upgrade (da sell a hold o da hold a buy) o negativo se è un downgrade (da buy a hold o da hold a sell).
Mi chiedo però come sia possibile che organismi, come quelli sopra citati, che possiedono e gestiscono portafogli, contenenti magari proprio i titoli di cui stanno pubblicando la raccomandazione, possano emettere dei giudizi che ne andranno ad influenzare il valore.
Ritengo che siamo in presenza del più esteso, potente e legalizzato conflitto d’interesse. Perché riguarda azioni quotate su tutte le borse mondiali, perché muove masse enormi di denaro, perché nessuno ha mai tentato di fermarlo.
I rating sulle società quotate sono sacrosanti ma andrebbero emessi da organismi indipendenti che non possiedono neanche 1 azione, né direttamente né indirettamente.

Seconda lezione da Warren B.: considerare le azioni come obbligazioni a utile variabile

Warren Buffett è fermamente convinto che un investimento riuscito nelle azioni sia semplicemente collegato al successo del core business dell'azienda; il suo valore, per il possessore, viene prima di tutto dalla capacità della società di generare utili a un tasso sempre crescente ogni anno. Buffett, in realtà, considera le azioni come obbligazioni a utile variabile e i loro dividendi equivalgono agli utili della società.
Se l'azienda è buona gli utili saranno sempre crescenti e conseguentemente i dividendi aumenteranno in modo consistente. Questo, a sua volta, conferisce più valore all'azione rispetto a un titolo di stato, che è notoriamente privo di rischi ma con un rendimento fisso e generalmente di entità minore.

Alla luce di quanto affermato da Buffett è interessante vedere quali sono le azioni nel FTSE Mib che tra il 2008 e il 2009 hanno dato dividendi in crescita o almeno stabili:

Prima lezione da Warren B.: Scegliere le azioni usando il ROE

Sebbene Warrant Buffett* non abbia mai scritto un libro sul suo suo approccio all'investimento,le sue strategie possono essere carpite dai suoi scritti e dai rapporti annuali della Berkshire Hathaway.
Una componente chiave della strategia di Warren Buffett è l'analisi del return on equity (rendimento dei mezzi propri)il cosidetto R.O.E. di una società.

"Il test principale della performance economica dei manager di una società consiste nel raggiungimento di un elevato rendimento del capitale investito (senza eccessive leve, accessori contabili, ecc.) e non nel raggiungimento di una grande crescita nell'utile per azione" (dal rapporto annuale del 1979 della Berkshire Hathaway).

Ma cos’è il R.O.E.?
Senza entrare in analisi eccessivamente tecniche diciamo che:
Il R.O.E. non è altro che il rapporto tra il reddito netto conseguito nel corso dell’esercizio e il valore del capitale proprio impiegato in media nel corso dello stesso esercizio. L’indice in questione, detto anche saggio del reddito, può essere espresso nel modo seguente:
ROE = Rn / N
DOVE: Rn = reddito netto dell’esercizio (utile o perdita) N = capitale proprio impiegato in media nell’esercizio
Normalmente questo indice è espresso in termini percentuali
Il R.O.E. esprime quindi il rendimento economico del capitale di rischio per l’esercizio considerato. Tale indice viene normalmente impiegato per mostrare in modo sintetico l’economicità complessiva della gestione societaria.
I valori che il R.O.E. può assumere sono i seguenti:
uguale a zero Se Rn = 0 ovvero quando l’esercizio si è chiuso in pareggio
maggiore di zero Se Rn > 0 ovvero quando l’esercizio si è chiuso con un utile
minore di zero Se Rn < 0 ovvero quando l’esercizio si è chiuso con una perdita
Quindi maggiore è il R.O.E. maggiore è la redditività della società

Guardando le società che compongono il paniere FTSEMib qual è il loro R.O.E.?





*Warren Buffet è probabilmente il "guru" finanziario americano più conosciuto e stimato. Attraverso la sua società di holding, la Berkshire Hathaway, nel 2009 con un patrimonio stimato di 37 miliardi di dollari è, secondo la rivista Forbes, il secondo uomo più ricco del mondo, dopo Bill Gates e il quarantesimo uomo più ricco di tutti i tempi.

4/12/09 A che punto è la Borsa?

Giornata chiave lunedì 7 dicembre che dovrà mostrare le reali intenzioni del mercato.
La fine del “mese dei morti”* ha innescato un rimbalzo che se non fosse stato stoppato dalla crisi in Dubai avrebbe avuto ben altra consistenza. Ora gli investitori sperano nel tradizionale “rally di fine anno”* preparatorio al “window dressing”* ma l’indice si trova a fare i conti con importantissime resistenze con le quali. proprio nella giornata di lunedì, verrà a contatto.


Per i massimi relativi di metà ottobre e metà novembre passa una trendline* discendente che incontrerà l’indice a 23000 punti, ovvero in prossimità di dove si trova attualmente. Un deciso superamento della trendline e della media mobile a 50 giorni (che si trova a 23118) porterebbe l’indice a testare il massimo relativo a 23500 punti. Se nelle chiusure dei prossimi giorni non dovesse avere la forza di superarle potrebbe trovarsi a testare la linea di supporto che passa per i minimi relativi di fine ottobre e fine novembre a 22000 punti.


* novembre in Borsa è chiamato il mese dei morti perchè l'indice, nella maggior parte degli anni, mostra andamento negativo
* al contrario dicembre, tradizionalmente, ha un andamento positivo dovuto alla necessità dei gestori dei fondi di presentarsi all'appuntamento di fine anno con performance positive, da cui ricaveranno le provvigioni.
* window dressing = vestito per mostrarsi
* trendline: linea che unisce più punti di minimo o di massimo e che mostra graficamente un andamento tendenziale dell'indice

Il futuro energetico è nel Vento nel Sole e nel Gas Naturale, parola di Boone Pickens

Boone Pickens ha annunciato al Congresso Americano una importante proposta in materia di politica energetica, denominato Piano Pickens. Il piano promuove alternative al petrolio, quali l'eolica e la solare. Una delle caratteristiche principali del piano consiste nella sostituzione del 22% dell' energia elettrica, che gli Stati Uniti ottiene dal gas naturale, con l'energia eolica e solare. Successivamente il gas naturale dovrebbe fornire il 38% di carburante per il trasporto e ridurre la dipendenza dal petrolio estero (nell'arco di 7 anni). Pickens osserva che il gas naturale è molto più pulito ed economico del petrolio quindi più adatto per l'autotrazione. Il Piano Pickens chiede che gli Stati Uniti utilizzino il corridoio di vento al centro del paese che si estende dal Texas a nord attraverso le Grandi Pianure al confine canadese. Egli ha osservato inoltre che il suo piano potrebbe generare nuovi posti di lavoro e fornire stimolo economico a molti settori.


Chi è Boone Pickens? Thomas Boone Pickens, Jr. (nato il 22 maggio 1928 in Holdenville, Oklahoma), noto come T. Boone Pickens, è un finanziere americano che presiede l'hedge fund BP Capital Management. Era un noto operatore di acquisizione e di corporate raider nel corso degli anni '80. L' acquisizione di aziende mal gestite e rimesse in condizione di fare di nuovo utili ha permesso a lui di fare molti soldi e di mettere molti produttori di petrolio indipendenti fuori attività. Con una stima corrente del patrimonio netto di circa € 3 miliardi di euro è classificato da Forbes come 117a persona più ricca in America e 369a nel mondo.

Oltre a condividerne gli obiettivi ritengo il Piano Pickens molto interessante e in grado di modificare l'andamento anomalo del gas naturale che va trascinandosi da quasi 1 anno e mezzo. Nonostante la fame energetica e il costo eccessivo del petrolio, il gas naturale costa pochissimo, trovandosi ai minimi storici. Il grafico qui sotto, del 4/12/09 mostra l'andamento fortemente depresso dell'ETC NGAS.MI che consente l'investimento nel gas naturale. Consiglio di iniziare ad entrare "con mano leggera" poichè, visti i precedenti, non è detto che la discesa sia finita, tuttavia 0,3 € dovrebbe essere un ottimo supporto.



Grafico NATURAL GAS/ETFS (NGAS.MI) 4/12/09