Spesso sentiamo parlare di analisi tecnica e in particolare di analisi grafica. All’interno di quella che è diventata una vera e propria disciplina sono sorte un’infinità di figure con cui catalogare i movimenti dell’indice. Accanto alle figure di continuazione e di inversione, che si sviluppano in un certo lasso di tempo e che ritengo utili, la fantasia degli analisti giapponesi e americani ha creato una casistica infinita di sottofigure che a mio avviso contribuiscono solo a creare in mente una confusione colossale.
Io sono un fautore del colpo d’occhio, alla dovuta distanza. Il grafico che prediligo è quello a sei mesi che ritengo il più espressivo del movimento del titolo: né troppo vicino, né troppo lontano.
Prendiamo ad esempio i 2 grafici accanto presi lo stesso giorno , alla stessa ora e ambedue a sei mesi.
Su quale titolo investireste? Che frazione di secondo avete impiegato per decidere? Bene, questo si chiama colpo d’occhio. Perché al di la di qualsiasi analisi, più o meno scientifica, un titolo che va bene va sempre meglio, fino alla prova del contrario. E un titolo che va male va sempre peggio, fino alla prova del contrario.
Il guaio è che, per natura, siamo portati più alla ricerca e alla dimostrazione del contrario che all’accettazione del dato di fatto. Lo dimostrano gli scambi enormi su titoli che hanno dei grafici pessimi.
Mancanza di colpo d’occhio? No, è una sfida, una scommessa, una missione: “ te lo avevo detto che avrebbe invertito in trend…!!!”. Peccato che solo poche volte riusciamo a vincere.