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Ospiti di Redford e De Niro: top ten TripAdvisor degli hotel delle star

Il lusso rustico sulle Montagne Rocciose, quello metropolitano di Manhattan, "ospiti" rispettivamente di Robert Redford e Robert De Niro, guidano la classifica della top ten dei migliori celebrity hotel del mondo stilata da TripAdvisor, community online dei viaggiatori, affiancando le segnalazioni degli utenti a quelle dei propri curatori.

Come informa una nota, la classifica è guidata dal Sundance Resort di Redford nello Utah (Usa, 429 euro a notte), sulle Montagne Rocciose, che abbina servizi di eccellenza a una location selvaggia. Al secondo posto, il Greenwich Hotel di New York (407 euro) di Robert De Niro nella zona di Tribeca, apprezzato in particolare per il raffinato design dell'arredamento.
Terza posizione per il Gaia Retreat & Spa a Brooklet (Australia) dell'attrice Olivia Newton-Jones (1.278 euro per due notti in camera doppia), "boutique del benessere" all'insegna del relax. Al quarto, invece, nella foresta brasiliana di Mountain Pine Ridge il Blancaneaux Lodge (220 euro) del regista Francis Ford Coppola a San Ignacio (Belize), in un'architettura inserita alla perfezione nella natura con tetti coperti di paglia e amache, abbinando rustico e lusso.
Nella graduatoria anche Palazzo Versace di Main Beach, Queensland (Australia, 365 euro), di Donatella Versace, apprezzato per eleganza e qualità dell'ospitalità. Mentre il Mission Ranch di Clint Eastwood a Carmel (California, 140 euro), dove l'attore e regista è stato anche sindaco, si trova in una zona da lui acquistata per evitare una speculazione edilizia.
Ambientazione semplice e di fascino anche al Big Sleep Hotel di Easbourne (Inghilterra, 65 euro), dell'attore John Malkovich, location eccezionale in riva al mare ad un prezzo più che abbordabile, dove non tutti però hanno apprezzato le tende... in pelliccia.
In fondo alla top ten, infine, The Clarence Hotel di Bono e The Edge degli U 2 a Dublino (Irlanda, 188 euro), adiacente alla vivace zona di Temple Bar. Location eccellente per gli utenti di TripAdvisor, ma non delle più silenziose, vista la vita notturna del quartiere.

fonte:www.reuters.it

Deficit commerciale Usa a novembre oltre attese, max da un anno

Il deficit commerciale degli Stati Uniti è cresciuto oltre le attese a novembre, per effetto della ripresa della domanda che ha spinto le importazioni ai livelli più alti da un anno.

Secondo quanto reso noto dal ministero del Commercio, il passivo americano è salito del 9,7% a 36,4 miliardi di dollari contro i 33,2 miliardi di ottobre, cifra a sua volta ritoccata al rialzo rispetto al dato premiliare, e i 34,8 miliardi previsti dagli analisti.
Le importazioni sono salite del 2,6% a 174,6 miliardi di dollari, valore più alto dal dicembre 2008. Il balzo nell'import di forniture industriali, materie prime, beni di largo consumo e beni capitali ha sopravanzato il decremento in quello di alimentari e di automobili.
Le esportazioni sono cresciute di un più modesto 0,9% a novembre, a 138,2 miliardi di dollari. È comunque il valore più alto da più di un anno e segna il record di export verso la Cina con 7,3 miliardi di dollari. Uno sguardo più dettagliato mostra però che l'export di semiconduttori verso il mercato cinese registra nei primi 11 mesi del 2009 un calo di 1,5 miliardi sull'anno precedente. Sono invece cresciute le esportazioni degli Usa nel settore alimentare e quelle di automobili.
Le stime per il 2009 prevedono che il deficit commerciale americano resti sotto i 400 miliardi di dollari per la prima volta dal 2001. Al 30 novembre il gap vale 340,6 miliardi.

fonte:www.reuters.it

Il 2010 sarà l'anno del riscatto delle Banche italiane

Dopo un 2009 che le ha viste penalizzate in Borsa rispetto al resto del settore in Europa (sottoperformance del 19%), il 2010 sarà l'anno del riscatto per le banche italiane. Il previsto rialzo dei tassi, dice uno studio pubblicato oggi da Exane BnpParibas, avrà un impatto molto positivo sulla crescita degli utili delle aziende di credito italiane.

Il broker francese calcola che un incremento di 1 punto percentuale del tasso Euribor a tre mesi si tradurrà in media in una crescita del 5% del margine di interesse e del 17% dell'utile per azione. Exane prevede che l'Euribor, che oggi è pari allo 0,685%, sarà alla fine del 2011 al 2%.
La forte relazione fra l'andamento dei tassi e la redditività delle banche dipende da una caratteristica tipica del mondo del credito italiano: l'alta percentuale di depositi della clientela retail. Secondo lo studio, circa il 60% dei depositi complessivi del sistema bancario italiano sono soldi di famiglie che, distratte, non stanno a guardare se l'interesse che percepiscono si muove o meno con la tendenza dei tassi di mercato. E infatti gli interessi passivi seguono con forte ritardo i rialzi dei tassi di mercato.

Al contrario, il rialzo degli interessi attivi (quelli che le banche chiedono ai debitori) è immediato sui prestiti a breve, che rappresentano una quota fra il 60 e il 90% degli impieghi totali delle banche. Un giochetto che il broker francese chiama "l'Eldorado" delle banche italiane.
Di fatto, lo studio di Exane si basa sull'assunto che i tassi saliranno grazie alla ripresa economica, e il miglioramento della congiuntura avrà altri due effetti positivi sui bilanci delle banche: un netto calo degli accantonamenti rispetto al 2009, e la crescita della raccolta nel risparmio gestito.
La banca preferita da Exane è IntesaSanpaolo (ISP.MI) con un target di 4,1 euro (upside del 29%). Intesa, spiega il report, è in grado di sfruttare meglio della rivale Unicredit il "giochetto" della differenza dei tassi. Inoltre, i suoi bilanci potranno beneficiare della prevista vendita di una serie di asset, a partire dalla Ipo della controllata Fideuram.
Il titolo Intesa ha dalla sua multipli più convenienti: il P/E 2010 è indicato a 12 contro una media di 14,9 delle grandi banche (Unicredit 15,5); il P/E 2011 è di 7,7 contro una media di 8,2 (Unicredit 8,3). La raccomandazione di Exane su Unicredit (UCG.MI) è neutrale con target di 2,7 euro (upside del 10%).
In buona posizione per sfruttare al meglio il rialzo dei tassi ci sono anche BancaPop.Milano (PMI.MI), con un target di 7,3 euro (upside del 39%),e BancoPopolare (BP.MI) con un target di 7,7 euro (upside del 37%).
Il titolo su cui non scommettere, dice Exane, è Mediobanca (MB.MI). Prima di tutto perché è reduce da una bella galoppata in Borsa, con un rialzo del 10% dall'11 dicembre a oggi, contro il +4% di Intesa e il +5% di Unicredit. E poi perché l'istituto di Piazzetta Cuccia, che ha appena iniziato a raccogliere soldi dai retail con la controllata CheBanca!, è l'unica banca in Italia con una "sensitivity" negativa al rialzo dei tassi di interesse.

fonte:www.websim.it

2 parole su quanto accaduto a Rosarno

Finalmente si riesce a capire quanto accaduto a Rosarno.

“ L'informativa della polizia ripercorre quanto accaduto a Rosarno a partire da giovedì scorso, quando un immigrato regolare del Togo è stato ferito da alcuni uomini con un fucile ad aria compressa. Nel giro di alcune ore un gruppo di circa 300 cittadini extracomunitari si è riversato lungo la Nazionale 18 bloccando il traffico, danneggiando cassonetti e numerose auto.
Nella notte tra giovedì e venerdì la polizia riesce a calmare un centinaio di abitanti di Rosarno decisi a "intraprendere iniziative di ritorsione nei confronti degli immigrati".
Il venerdì mattina circa 700 immigrati manifestano pacificamente davanti al municipio di Rosarno contro le violenze subìte, e una loro delegazione incontra il commissario prefettizio Domenico Bagnato, che li rassicura. Nel corso della giornata anche un comitato di cittadini di Rosarno incontra le istituzioni, ma il dialogo fallisce.
"Intanto sono continuati i singoli episodi di violenza e intolleranza soprattutto nei confronti di quei cittadini extracomunitari che vivevano isolati nella campagne... (I carabinieri) hanno intercettato due individui rosarnesi che con un ruspa stavano trascinando alcuni cassonetti ... per scagliarli contro un gruppo di cittadini extracomunitari... Successivamente, i militari hanno tratto in arresto anche un pregiudicato del luogo, il quale poco prima aveva investito con la propria vettura un cittadino extracomunitario".
Il venerdì sera due extracomunitari vengono gambizzati da uomini non identificati, e altri episodi di violenza ai danni di immigrati si registrano nella notte seguente e nella giornata di sabato. “

Dunque se ho capito bene tutto è partito dal ferimento con un fucile ad aria compressa di un immigrato regolare da parte di alcuni delinquenti, giusto? Bene, in una situazione normale quando una persona viene ferita non raduna 300 amici, blocca la strada Nazionale, danneggia cassonetti e numerose auto. Semplicemente sporge denuncia ai Carabinieri, visto che è un immigrato regolare e aspetta che le indagini assicurino alla giustizia i delinquenti.
Invece no, il comportamento di questa persona e dei suoi amici hanno scatenato una serie di azioni e ritorsioni, anch’esse da condannare, da guerriglia urbana, che hanno portato le conseguenze che sappiamo. Oltretutto, chi paga i danni ai beni pubblici e privati? Le assicurazioni? Non credo proprio.
E dopo tutto questo i cittadini di Rosarno e con loro tutti gli italiani si devono sentire accusare di razzismo? No, non ci sto. Il linciaggio mediatico a cui abbiamo assistito questi giorni da parte di Persone che per la loro posizione dovrebbero essere più prudenti, è vergognoso. Per non parlare della televisione e di alcuni organi di stampa che hanno condotto interviste a senso unico. Ancora una volta “l’informazione” a tutti i costi ha calpestato la prudenza e si è schierata dalla parte del buonismo di maniera, tanto li non sbagli mai.

TUI.it portiamo il tuo sorriso in vacanza!

Raccomandazioni sui titoli del FTSE MIB

Di seguito la tabella con le raccomandazioni, ed il loro trend, delle principali Banche d'affari sui titoli che compongono il paniere dell'indice FTSE MIB


Svalutazione bolivar venezuelano: un’altra tegola sulla finanza mondiale


il Presidente del Venezuela Hugo Chavez ha annunciato lo scorso venerdì una svalutazione della valuta locale, il bolivar, con l'intento di stimolare la crescita economica nell'area.
La svalutazione porterà il nuovo rapporto di cambio fisso verso dollaro americano dal precedente 2,15 all'attuale 4,30. Chavez ha dichiarato che, in Venezuela, Paese notoriamente ricco di petrolio, "ogni giorno i nostri barili di petrolio vanno sempre peggio per la debolezza del dollaro. La svalutazione avrà un enorme impatto sullo stato fiscale della nazione e rafforzerà il nostro business pertrolifero".
Il Presidente ha inoltre dichiarato che la mossa di politica monetaria è da intendersi come un "forte attacco" contro il tasso di cambio del mercato nero a 6 bolivar. Gli economisti ritengono che questa misura rischia di provocare un forte incremento dei prezzi in un Paese in cui i prezzi sono già aumentati del 25% nel 2009.
In tal senso Chavez, ha minacciato di espropriare i commercianti che aumenteranno i prezzi in maniera abusiva dopo la svalutazione della moneta. Differenti tassi di cambio fissi verranno dunque utilizzati per importazioni considerate strategiche quali quelle per farmaci e cibo. Se ne evince per Parmalat un pieno effetto negativo per traduzione degli utili conseguiti in Venezuela, pari al 13,5% dell'Ebitda atteso nel 2010 (stime di Ebitda 2010 e 2011 al ribasso del 7%).

Colpita direttamente anche Telefonica. “In base alle nostre previsioni, tenendo conto della svalutazione del bolivar, rivediamo al ribasso le entrate del gruppo di 2 miliardi di euro", dice una nota di Bernstein Research. Telefonica ha subito negli ultimi giorni i giudizi negativi di alcuni broker, che vedono a rischio il fatturato 2010 dopo la svalutazione del bolivar venerdì sera in Venezuela, paese che pesa per oltre il 7% sui ricavi del gruppo. Morgan Stanley ha tagliato oggi il target price a 23 euro dai 24,50 precedenti, venerdì Ing ne aveva peggiorato il rating a "sell" da "hold".

Ma quante sono nel mondo le società direttamente o indirettamente interessate dalla svalutazione del Bolivar?

Cos'è un ETC?

Gli Exchange Traded Commodities (ETC) sono strumenti finanziari emessi a fronte dell'investimento diretto dell'emittente o in materie prime fisiche (in questo caso sono definiti ETC physically-backed) o in contratti derivati su materie prime. Il prezzo degli ETC è, pertanto, legato direttamente o indirettamente all'andamento del sottostante. Similarmente agli ETF gli ETC:
• Sono negoziati in Borsa come delle azioni

• Replicano passivamente la performance della materia prima o degli indici di materie prime a cui fanno riferimento rientrando a pieno merito nella famiglia dei “cloni”

Con gli ETC si ampliano le opportunità d’investimento: il risparmiatore potrà, infatti, prendere posizione su di una singola materia prima (oro, petrolio, gas, zucchero, soia, zinco…), possibilità preclusa agli ETF che, per ragioni di natura regolamentare (Direttiva sugli Organismi d’Investimento Collettivi del Risparmio UCITS III), devono garantire un certo grado di diversificazione.

Gli ETC, infatti, anziché OICR sono titoli senza scadenza emessi da una società veicolo a fronte dell’investimento diretto nella materia prima (ETC physically-backed) o dell’investimento in contratti su merci stipulati dall’emittente con operatori internazionali di elevato standing. Ciò che accomuna gli ETF e gli ETC è l’esistenza, per ciascuna classe di titoli, di un mercato primario e di un mercato secondario. Il mercato primario, accessibile esclusivamente agli intermediari autorizzati, consente la sottoscrizione e il rimborso dei titoli su base giornaliera al valore ufficiale dell'ETC, per gli ETC physically-backed è prevista però la possibilità di effettuare la sottoscrizione anche in natura, ossia consegnando all’emittente direttamente la materia prima. Il mercato secondario è rappresentato dalla Borsa, dove tutti gli altri investitori possono negoziare gli ETC al prezzo determinato dalle migliori proposte in acquisto e in vendita presenti sul book di negoziazione. La procedura di sottoscrizione e rimborso sul mercato primario consente agli intermediari specializzati di effettuare arbitraggi che fanno si che il prezzo degli ETC sul secondario sia sempre costantemente allineato al valore di mercato della materia prima sottostante come avviene per gli ETF.

Principali caratteristiche

Il mercato ETFplus, grazie alla quotazione in tempo reale degli ETC, ha reso accessibile a tutti gli investitori in maniera semplice, trasparente e con elevata liquidità, il mercato delle materie prime. In sintesi un ETC consente di:

• Accedere direttamente al mercato delle commodities: Gli ETC replicano la performance di una singola commodity o di indici di commodities, grazie all’investimento diretto da parte della società emittente nella materia prima fisica o in contratti derivati sulla materia prima. In questo secondo caso gli ETC consentono agli investitori di avere un’esposizione simile a quella che si otterrebbe gestendo una posizione a lungo in contratti future senza leva finanziaria.

• Rimanere costantemente allineato alle performance delle materie prime: A differenza di una posizione in future, gli ETC non comportano la necessità di riposizionarsi da un contratto future ad un altro, non richiedono nessun margine e non comportano altre spese di intermediazione/sostituzione dei contratti derivati in scadenza in quanto tali attività sono incorporate nello strumento. Infine gli ETC che investono direttamente nelle materie prime consentono di evitare gli oneri e i rischi legati al loro stoccaggio.

• Ottenere una esposizione ad un rendimento assoluto (total return): In caso di ETC legati al prezzo di contratti future sulla materia prima, il risparmiatore ha accesso ad un rendimento assoluto che comprende tre diverse componenti:

- rendimento spot: è quello derivante dall’oscillazione del prezzo del future della materia prima sottostante;

- rendimento legato al rolling (che può essere positivo o negativo): è il rendimento associato all’attività di sostituzione dei contratti future in scadenza che consente di mantenere la posizione sul sottostante, ed è negativo (riporto o contango) quando il contratto in scadenza ha un prezzo inferiore a quello successivo, o positivo (deporto o backwardation) nel caso opposto;

- rendimento del collaterale: è l’interesse che si ottiene dall’investimento del collaterale (l’acquisto di un future non richiede infatti alcun investimento se non il mantenimento di un margine che però è anch’esso remunerato).

Infine considerato che gran parte delle materie prime sono trattate in dollari il valore dell'investimento sarà influenzato positivamente o negativamente dall'andamento del tasso di cambio eur/usd.

• Accedere al mercato delle commodities ad un costo molto contenuto: Come per gli ETF nessuna commissione di “Entrata”, di “Uscita” e di “Performance” è a carico dell’investitore, le commissioni di gestione sono contenute e sono applicate in proporzione al tempo di possesso del titolo attraverso la riduzione della quantità di materia prima di cui si ha diritto. Infine come per l’acquisto di un qualsiasi altro titolo sul mercato vanno considerate le commissioni di negoziazione applicate dalla propria banca/Sim.

Come per gli ETF anche gli ETC grazie alla negoziazione in borsa consentono una ampia flessibilità di utilizzo, rendendolo strumenti adatti a sfruttare qualsiasi aspettativa sull’evoluzione dei mercati o esigenza dei risparmiatori; possono infatti essere utilizzati sia per negoziazioni di breve periodo, al fine di cogliere i movimenti di una singola seduta di borsa, che per investimenti con un orizzonte temporale lungo, considerato che gli ETC non hanno una scadenza. Infine se il proprio intermediario lo consente possono essere venduti allo scoperto puntando al ribasso o marginati al fine di porsi a leva sul loro andamento.

Focus sugli ETC physically-backed

Gli ETC fisici o physically-backed sono ETC garantiti da materie prime depositate presso i caveau di una banca incaricata dall’emittente, perciò il loro valore è strettamente legato all’andamento del prezzo spot della materia prima eventualmente convertito in Euro nel caso in cui la valuta di negoziazione di quest’ultima sia diversa dalla divisa europea.

Gli ETC fisici consentono quindi agli investitori di ottenere un’esposizione simile a quella che potrebbero conseguire comprando e conservando autonomamente la materia prima fisica, ma con il vantaggio di evitare i rischi e i costi legati alla loro gestione (immagazzinamento, custodia, assicurazione ecc.).

Gli ETC fisici rappresentano la scelta tecnica ottimale nel caso in cui la commodity sottostante abbia un elevato valore intrinseco, non sia deperibile e risulti facilmente stoccabile secondo standard di “good delivery” generalmente riconosciuti. Per questo motivo gli ETC fisici sono generalmente utilizzati per replicare la performance di metalli preziosi come oro, argento, platino e palladio e non di prodotti agricoli, metalli industriali o commodities legate all’energia per i quali si pongono problemi di conservazione o di stoccaggio.

Gli ETC physically-backed condividono con gli ETF il medesimo meccanismo di funzionamento definito come creation e redemption in kind (creazione e rimborso in natura), sulla base del quale investitori istituzionali autorizzati (authorised participants) possono richiedere la creazione o il rimborso degli ETC fisici scambiando con il depositario l’esatta quantità di materia prima controllata da ciascun ETC per un determinato lotto minimo (mercato primario). Questa procedura assicura che gli ETC fisici siano effettivamente fungibili con la materia prima sottostante sia sotto il profilo del prezzo che di quello della liquidità che si crea sul mercato secondario, mercato nel quale gli ETC possono essere acquistati dagli investitori retail anche per controvalori minimi, considerando che il lotto minimo di negoziazione è di un solo titolo.

Gli ETC fisici presentano una commissione totale annua contenuta e applicata in proporzione al tempo di possesso del titolo attraverso la riduzione della quantità di materia prima che ciascun ETC controlla (entitlement), mentre nessuna commissione di “Entrata”, di “Uscita” e di “Performance” è a carico dell’investitore.

Il fair price di un ETC fisico può essere facilmente controllabile da qualsiasi risparmiatore in quanto è semplicemente dato dal prezzo corrente della commodity sottostante (ad esempio il prezzo spot di 1/10 di oncia troy di oro o di 1 oncia troy di argento) moltiplicato per l’entitlement (ed eventualmente diviso per il tasso di cambio).
Fonte: Borsa Italiana

Cellulari sempre più usati nello shopping, dice Motorola


Un numero crescente di consumatori nel mondo ha usato il cellulare per gli acquisti nella stagione natalizia, specie tra i giovani adulti alla ricerca di offerte, secondo uno studio sponsorizzato da Motorola (MOT.N) e presentato oggi.

Si tratta di consumatori che hanno usato i cellulari per confrontare i prezzi, fotografare articoli che volevano acquistare o semplicemente per avere accesso a offerte online, stando al sondaggio condotto tra 4.500 acquirenti per conto di Motorola fra il 25 novembre e il 20 dicembre da e- Rewards e Tns International.
Sono stati intervistati acquirenti di Stati Uniti (il 45%), Canada, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Spagna, Messico, Brasile, India e Cina, e si tratta del più ampio sondaggio mai realizzato da Motorola sull'argomento.
Anche se i dati dei precedenti sondaggi non sono disponibili, Motorola dice che si registra un aumento nell'uso di smartphone per lo shopping quest'anno.
Motorola dice che il 64% dei consumatori tra i 18 e i 34 anni aveva usato il cellulare per lo shopping nelle due settimane precedenti, come pure un terzo circa dei Baby Boomer, cioè le persone sopra i 50 anni. In generale, circa la metà dei consumatori intervistati lo ha usato.

fonte: Reuters

La Cina è destinata al collasso! Parola di James Chanos

Secondo il numero uno dell’hedge fund Kynikos Associates, gli eccessivi stimoli economici stanno imponendo al Paese un ritmo di crescita insostenibile


Se lo dice lui c’è quantomeno da preoccuparsi non foss’altro che per la sua fama di “ardito” investitore, alla luce anche di quanto dichiarato da Goldman Sachs nelle sue previsioni per il 2010/11 e riportato in un precedente post. James S. Chanos, numero uno dell’hedge fund Kynikos Associates (6 miliardi di assets gestiti), è diventato famoso per aver previsto a suo tempo il tracollo del gigante Enron. La sua intuizione gli fruttò allora milioni di dollari guadagnati attraverso le scommesse “al ribasso” esaltandone le doti di investitore controcorrente. Questa volta, però, la sua ipotesi appare davvero clamorosa: la Cina, ha affermato di recente, potrebbe andare incontro al collasso.


La sua teoria, raccontata oggi dal New York Times, si basa sull’assunto che gli eccessivi stimoli economici stiano imponendo al Paese un ritmo di crescita insostenibile. L’esempio più lampante, sostiene, verrebbe dal settore immobiliare («Dubai moltiplicato per mille») ma anche il segmento manifatturiero avrebbe imboccato una strada senza uscita fatta di sovrapproduzione e conseguente eccesso di offerta. Chanos ha inoltre ipotizzato che le autorità cinesi stiano da tempo diffondendo dati macroeconomici falsi ingannando così gli investitori stranieri.

I pericoli per la Cina, ricorda il NY Times, non mancano se è vero che gli stimoli economici statali sono raddoppiati nell’ultimo anno e che il capitale speculativo straniero è ormai entrato nel sistema. La scommessa anticinese, tuttavia, resta decisamente azzardata. Chanos, che al momento si rifiuta di rilasciare interviste, insiste per la sua strada. Ha promesso di scommettere al ribasso concentrandosi sulle aziende del settore costruzioni e infrastrutture che vendono materie prime a Pechino. In molti si augurano che il tempo non gli dia ragione.

Cos'è un ETF strutturato?

Gli ETF strutturati sono degli OICR cioè dei fondi o delle Sicav negoziabili in tempo reale come delle azioni gestiti con tecniche volte a perseguire rendimenti che non sono solo in funzione dell’andamento del mercato a cui fanno riferimento, ma che possono essere volte:
• a partecipare in maniera più che proporzionale all’andamento di un indice (ETF a leva)

• a partecipare inversamente ai movimenti del mercato di riferimento (ETF short con o senza leva)

• alla protezione del valore del portafoglio pur partecipando agli eventuali rialzi dell’indice di riferimento (ETF protective put)

• alla realizzazione di strategie d’investimento più complesse come ad esempio la strategia cosiddetta buy-write o covered call che prevede l’assunzione di una posizione lunga sul benchmark e la contestuale vendita di un opzione call sull’indice stesso con strike out of the money del 5%

L’elemento che accomuna gli ETF strutturati agli ETF è la politica d’investimento che si può sinteticamente definire “passiva” in considerazione del fatto che una volta definito il modello matematico in base al quale il patrimonio sarà gestito, la discrezionalità lasciata al gestore è limitata. Come per gli ETF, le quote possono essere create e riscattate continuamente da parte degli intermediari autorizzati (authorised participant), assicurando che il prezzo di mercato sia sempre allineato al NAV del fondo e garantendo che l'ETF strutturato sia tanto liquido quanto il mercato di riferimento.

L’ETF strutturato consente di:

• Massimizzare la performance di ciascuna strategia: Gli ETF strutturati permettono all’investitore di coniugare i benefici propri di un investimento in ETF (strategia passiva) e quelli di una gestione dinamica, grazie ad una trasparente metodologia di allocazione delle risorse del portafoglio gestito.

• Ridurre il costo del proprio portafoglio: Gli ETF strutturati permettono di accedere a delle strategie di investimento più complesse della semplice replica del mercato di riferimento ad un costo molto contenuto. Presentano infatti una commissione totale annua (TER) ridotta e applicata automaticamente in proporzione al periodo di detenzione, mentre nessuna commissione di “Entrata”, di “Uscita” e di “Performance” è a carico dell’investitore. Il risparmiatore deve sempre includere tra i costi le commissioni di negoziazione applicate dalla propria banca/Sim per l’acquisto e la vendita sul mercato.

• Beneficiare di proventi periodici: I dividendi o gli interessi che l’ETF strutturato incassa possono essere distribuiti periodicamente agli investitori o capitalizzati stabilmente nel patrimonio dell’ETF strutturato stesso. In entrambi i casi il beneficiario è solo l’investitore.

• Abbattere il rischio emittente: Gli ETF strutturati quotati su ETFplus sono, a seconda dello strumento, Fondi Comuni di Investimento oppure Sicav (OICR) e quindi non sono esposti ad alcun rischio di insolvenza.

Fiscalità degli ETF

FISCALITA' ETF
La fiscalità applicata è differente a seconda che l'ETF sia "armonizzato" (cioè conforme alle direttive europee) oppure "non armonizzato" (cioè non conforme alle direttive europee).
Tutti gli ETF attualmente quotati su Borsa Italiana sono "armonizzati" ed autorizzati dalla Banca d'Italia e dalla Consob.

ETF "ARMONIZZATI"
In estrema sintesi, in Italia, la fiscalità applicata nel caso di un "investitore privato" che abbia optato per il "regime del risparmio amministrato" è la seguente:

• Su tutte le tipologie di reddito derivanti dalla negoziazione di un ETF viene effettuata una ritenuta fiscale a titolo di imposta del 12,5% (operata automaticamente dal proprio intermediario che, per ottemperare ai propri obblighi, provvede a distinguere i "redditi di capitale" dai "redditi diversi").

• L'investitore privato non è gravato da alcun onere amministrativo/contabile e nessun provento deve essere riportato nella propria dichiarazione dei redditi.

NOTA: Tutti gli ETF attualmente quotati su Borsa Italiana sono "armonizzati".

ETF "NON ARMONIZZATI"
In estrema sintesi, in Italia, la fiscalità applicata nel caso di un "investitore privato" che abbia optato per il "regime del risparmio amministrato" è la seguente:

• I "redditi di capitale", cioè i dividendi incassati e il Delta NAV (NAV del giorno di vendita - NAV del giorno di acquisto), concorrono a formare il reddito imponibile del sottoscrittore e sono assoggettati alla tassazione progressiva IRPEF.

• I "redditi di capitale" devono essere dichiarati nel modello UNICO (quadro RI) al fine di determinare l'onere da versare (infatti l'intermediario è tenuto a operare solo una ritenuta fiscale a titolo di acconto del 12,5%).

• Sui "redditi diversi" dati da [(Prezzo Vendita - Prezzo Acquisto) - (Nav del giorno di vendita - NAV del giorno di acquisto)] l'intermediario applica una ritenuta a titolo di imposta del 12,5%.

NOTA: Nessun ETF attualmente quotato su Borsa Italiana è "non armonizzato".

COME CAPIRE SE UN ETF SIA "ARMONIZZATO"
Premesso che tutti gli ETF attualmente quotati su Borsa Italiana sono "armonizzati", per quanto riguarda altri ETF di diritto europeo occorre necessariamente visionare il relativo Prospetto informativo (a seconda dei casi, infatti, tali ETF possono essere "armonizzati" oppure "non armonizzati").
Volendo generalizzare e semplificare, si può comunque affermare che tipicamente tutti gli ETF quotati su Borse USA sono "non armonizzati".

Cos'è un ETF?

ETF è l’acronimo di Exchange Traded Fund, un termine con il quale si identifica una particolare tipologia di fondo d’investimento o Sicav con due principali caratteristiche:

• è negoziato in Borsa come un’azione;

• ha come unico obiettivo d’investimento quello di replicare l’indice al quale si riferisce (benchmark) attraverso una gestione totalmente passiva.

Un ETF riassume in sé le caratteristiche proprie di un fondo e di un’azione, consentendo agli investitori di sfruttare i punti di forza di entrambi gli strumenti:

• diversificazione e riduzione del rischio proprie dei fondi;

• flessibilità e trasparenza informativa della negoziazione in tempo reale delle azioni.

L’ETF consente di:

• Prendere posizione in tempo reale sul mercato target con una sola operazione di acquisto: Acquistando un ETF è possibile investire su di un intero indice di mercato (S&PMIB, DAX, Nasdaq100, S&P500…) in tempo reale ad un prezzo che riflette perfettamente il valore del fondo in quel preciso momento;

• Realizzare l’identica performance dell’indice benchmark: L'ETF consente di ottenere un rendimento pari a quello del benchmark di riferimento in virtù di una "gestione totalmente passiva", ad esempio, replicando al suo interno esattamente la composizione ed i pesi dell’indice al quale si riferisce. Va considerato però che qualora la valuta di riferimento dell'indice sia differente da quella di negoziazione (che è sempre l'euro), il rendimento dell'ETF potrà divergere da quello del benchmark per effetto della svalutazione/rivalutazione di tale valuta nei confronti dell’euro.

• Avere un prezzo di mercato costantemente allineato al NAV: Grazie al particolare meccanismo di funzionamento sul mercato primario detto creation/redemption in kind, che permette ai partecipanti autorizzati di creare e rimborsare le quote scambiando gli ETF con tutti i titoli componenti l'indice di riferimento, e viceversa, il prezzo in Borsa è costantemente allineato al valore ufficiale dell’ETF, il Net Asset Value (NAV).

• Ottenere un’ampia diversificazione: Investire in un ETF significa prendere facilmente posizione su un intero indice di mercato, che facendo riferimento ad un paniere ampio di titoli, diversifica e diminuisce il rischio dell'investimento.

• Ridurre il costo del proprio portafoglio: Gli ETF presentano una commissione totale annua (TER) ridotta e applicata automaticamente in proporzione al periodo di detenzione, mentre nessuna commissione di “Entrata”, di “Uscita” e di “Performance” è a carico dell’investitore. Il risparmiatore deve solo considerare le commissioni applicate dalla propria banca/Sim per l’acquisto e la vendita sul mercato.

• Beneficiare di proventi periodici: I dividendi o gli interessi che l’ETF incassa a fronte delle azioni detenute nel proprio patrimonio (nonché i proventi del loro reinvestimento) possono essere distribuiti periodicamente agli investitori o capitalizzati stabilmente nel patrimonio dell’ETF stesso. In entrambi i casi il beneficiario è solo l’investitore.

• Abbattere il rischio emittente: Gli ETF quotati su ETFplus sono, a seconda dello strumento, Fondi Comuni di Investimento oppure Sicav (OICR). Come noto gli OICR hanno un patrimonio separato rispetto a quello delle società che ne curano le attività di costituzione, gestione, amministrazione e marketing. Gli ETF pertanto non sono esposti al rischio di insolvenza neppure in caso di fallimento delle società appena menzionate.

Date le sue caratteristiche, l’ETF si presta a varie modalità d’impiego: investimento di medio / lungo termine, trading anche di tipo intraday e vendita allo scoperto al fine di prendere una posizione ribassista sull’indice benchmark. La possibilità di diversificare facilmente il portafoglio, la precisione con cui viene replicato l’indice benchmark e i bassi costi di gestione fanno si che l’ETF sia particolarmente adatto anche alla costruzione di un piano di accumulo (PAC) attraverso versamenti periodici, anche di piccola entità, effettuati dai singoli investitori.

Non deve invece essere dimenticato che gli ETF sono ovviamente esposti al rischio che le azioni, le obbligazioni e gli altri strumenti in cui è investito il loro patrimonio perdano valore.

Liquidità
Il meccanismo di creazione e rimborso in natura richiede ai partecipanti autorizzati di operare sui titoli presenti nell'indice benchmark al fine di creare nuove quote/azioni o chiederne il riborso. Di conseguenza si crea una legame tra liquidità dell'ETF e liquidità del mercato sottostante, per cui le condizioni di spread e di controvalore delle proposte presenti sul book di negoziazione sono le medesime che si potrebbero fronteggiare operando direttamente sui titoli componenti l'ETF.
Ad ogni modo, al fine di garantire la massima liquidità è richiesto che per ogni ETF sia presente un operatore specialista che si è obbligato ad esporre in via continuativa ordini in denaro e lettera per una quantità e uno spread massimo definiti da Borsa Italiana.

Fiscalità

Nel caso di un investitore privato che abbia optato per il “regime del risparmio amministrato”:

- Ritenuta fiscale a titolo di imposta del 12,5% sui redditi derivanti da questo ETF (operata automaticamente dal proprio intermediario).

- Nessun provento deve essere riportato nella propria dichiarazione dei redditi.

Un'utile tabella Excel per gestire gli ordini con trailing stop - stop loss - take profit

Tenere memoria degli ordini di trailing stop, stop loss e take profit non è sempre agevole sulle piattaforme di trading online. A volte c’è difficoltà nel gestire persino le posizioni aperte, richiedendo spesso la risalita al giorno di esecuzione, non essendoci pagine apposite che mostrino tutti gli elementi che le compongono. Peggio ancora per le posizioni chiuse, ne sparisce completamente la memoria.
A tale scopo propongo questa semplice tabella, in formato Excel, che consente sia la facile visualizzazione delle posizioni aperte, con tutte le sue caratteristiche impostate sul sito di trading, sia la memoria storica delle posizioni già chiuse.
Tutte le colonne vanno impostate dall’utente tranne le colonne G, J, Q, R contenenti formule per ottenere automaticamente i risultati.
Nella tabella figurano 3 esempi: nella riga 5 un’operazione ancora aperta, nella riga 6 (rosa) una operazione chiusa con un guadagno, nella riga 7 (grigia) un’operazione chiusa con una perdita.
Nella colonna N è indicata la modalità di chiusura dell’operazione: TS se si è conclusa grazie al trailing stop impostato sul sito di trading; SL se è scattato lo stop loss; TP se è scattato il take profit; A se si è deciso di vendere autonomamente senza aspettare il raggiungimento delle condizioni impostate.

Se vuoi la Tabella clicca QUI

Le previsioni per il 2010/2011 di Goldman Sachs: entusiasmanti, con rischi!

Segnalo le conclusioni di una lunga analisi fatta dagli analisti di GS non solo per l’anno in corso ma estese al biennio 2010/11. E’ evidente che i temi e le variabili sono tanti e tali da richiedere un orizzonte maggiore.


Cose da guardare e rischi

Come implicito nel titolo di questo articolo, il nostro outlook economico è piuttosto positivo: forte crescita a livello mondiale con modesta inflazione e un benigno atteggiamento delle Banche centrali. Questo dovrebbe rimanere di supporto per le attività più rischiose.
Allora, da che cosa dovremmo guardarci e cosa ci preoccupa? Una delle prime cose è un rinnovato e sostenuto rallentamento dell'economia negli Stati Uniti, oltre a quelle implicite nelle nostre previsioni per il 2010, sembra essere il principale rischio che preoccupa molto gli investitori. Si tratta di un rischio evidente, e se gli Stati Uniti cadono in un'altra recessione, con il calo reale del PIL, potrebbe rappresentare un nuovo rischio significativo per il resto del mondo.
Per i mercati globali, in particolare i mercati emergenti, forse è il rischio opposto, rispetto all'economia degli Stati Uniti, che potrebbe essere maggiore. Se l'economia americana si è rivelata molto più forte delle nostre previsioni e, in particolare,il tasso di crescita forte e sostenuto sarà sufficiente a convincere la Fed ad alzare i tassi di interesse, questo potrà essere un test per le attività rischiose in tutto il mondo.
Mentre noi crediamo che la Fed non alzerà i tassi di interesse per lungo tempo a causa di la dimensione dell'”output gap” degli Stati Uniti e le sue preoccupazioni riguardo la deflazione, crediamo che una volta che la Fed avrà eventualmente deciso di alzare i tassi di interesse, potrebbe farlo in modo decisivo.
In altri termini, molte persone si stanno già concentrando sulle bolle dei prezzi delle attività e nuove possibili misure per la loro prevenzione. Abbiamo già visto un numero di misure introdotte per scoraggiare eccessivi afflussi di capitali speculativi in alcuni paesi. Data la nostra previsione di crescita globale, e nessun aumento a breve termine dei tassi di interesse negli Stati Uniti, questi timori potrebbero salire ulteriormente.
La Fed dovrebbe considerare i mercati finanziari mondiali, come una variabile chiave nel determinare la sua politica dei tassi di interesse? In definitiva, il lavoro della Fed è quello di curare gli interessi dell’ economia degli Stati Uniti, la stabilità dell'inflazione, la crescita e in particolare la disoccupazione.
Come e quando le condizioni finanziarie a livello mondiale cominceranno a influenzare le prospettive per queste variabili allora la Fed avrà bisogno di cambiare marcia.
Ci sono, naturalmente, tutti i tipi di rischi in tutto il mondo, come dimostrano le recenti turbolenze che hanno coinvolto il Dubai.
Al centro delle nostre credenze, tuttavia, abbiamo il sospetto che la crisi, per essere sufficientemente globale e persistente, dovrebbe coinvolgere o gli Stati Uniti o la Cina. Dovremo quindi guardare in questi due luoghi, così come, naturalmente, in molti altri.

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8/1/2010: a che punto è la Borsa?


Il movimento ascendente iniziato il 18 dicembre a 22.472,43 punti è proseguito con forza fino in chiusura di ottava andando a raggiungere la parallela superiore (a 23.811 punti) di quel canale rialzista, già ipotizzato nel post del 23/12, formato dai minimi crescenti partiti dal minimo del 26 novembre a 21.922.


Nel suo cammino ha rotto importanti livelli quali i 3 massimi relativi a 22.926 punti (linea fucsia) e il massimo relativo a 23.620,44 del 16 novembre (linea azzurra). All’orizzonte c’è il livello del massimo relativo a 24.425,98 del 19 ottobre (linea verde) e ancor prima la barriera psicologica dei 24.000 punti.

Per quanto mi riguarda l’indice ha completato il percorso ipotizzato e potrebbe andare a riadagiarsi senza problemi sulla parallela inferiore del canale rialzista arancione. L’unica cosa che mi lascia dubbioso è quell’unica e modesta chiusura negativa a 23.248 del 30/12 che esprime una notevole forza relativa dell’indice. E’ solo merito del rally di fine anno e dell’ottimismo di inizio nuovo o c’è dell’altro? Questo è il dubbio…

Borsa: energia alternativa sugli scudi ma attenti ai Gap

Il fenomeno borsistico di questo primo scorcio dell’anno è stato certamente il forte apprezzamento dei titoli legati alla produzione di energia da fonti alternative, fotovoltaico ed eolico in testa. Alcuni titoli hanno avuto delle performance astronomiche, su di loro si è scatenata un euforia dettata più dalla paura di rimanere esclusi dall’affare che da reali motivazioni.


La Borsa non è nuova a simili comportamenti, che di volta in volta hanno interessato singoli titoli o categorie ma molte volte chi si è precipitosamente attaccato al treno in corsa ha rischiato di cadere rovinosamente. Non voglio dire che “l’affare” fonti alternative sia una patacca, dico solo che saltare
su un treno in corsa è sempre molto pericoloso, meglio salire alla prossima fermata. Nella loro strabiliante ascesa i titoli coinvolti hanno creato delle discontinuità nelle quotazioni che, come la “teoria dei gap” e l’esperienza insegnano, nel 90% dei casi viene colmata.
Nei grafici a 7 giorni sono esposti 3 esempi di titoli coinvolti: Erg Renew, Ergycapital e KR energy, il cerchio azzurro evidenzia il gap che si è formato. E’ necessario utilizzare grafici a candele per scoprire i gap che in quelli a curve non vengono mostrati.
Nei grafici di Ergycapital e KR energy si vede come il movimento a chiusura del gap sia già iniziato mentre per Erg Renew sembra appena iniziato in chiusura di giornata.
Quindi pazienza e timing giusto, il treno può ripassare.

Performance da inizio Anno Titoli FTSE MIB

Di seguito la tabella con le performance delle società del FTSE Mib dall’ultimo giorno borsistico del 2009 (30/12/2009) all’8/1/2010 nell'ordine canonico. La tabella esamina le variazioni sia in valore assoluto che in percentuale.
Integra la tabella una parte dedicata alla classifica percentuale in cui spicca la Prysmian dopo gli upgrade di varie banche d’affari e la notizia di un progetto europeo per il collegamento sottomarino di vari Hub eolici, con lo sviluppo di una rete di trasmissione che colleghi i principali Paesi del Nord Europa. Il progetto, della durata di 10 anni, dovrebbe avere un costo totale di circa 30 miliardi € e impatterebbe positivamente tutte le società del settore, tra cui Prysmian.





SMART GRID: Le prime società protagoniste del mercato (IIp)

Quanto è Grande e Quanto Vale il Mercato della Smart Grid?

Secondo alcuni rapporti, gli enti erogatori di energia dovranno aggiungere un aggregato di circa 40 gigawatt di energia pulita entro il 2030 e, per fornire tutta questa energia ai propri clienti, dovranno attuare un investimento complessivo di più di $ 2 trilioni in reti di trasmissione e distribuzione. E con questo si tratta solo di energia pulita addizionale- serviranno anche investimenti in software, hardware e reti wireless per consentire l’alimentazione della rete intelligente Smart Grid in modo da gestire tutte le capacità supplementari.
La Smart Grid può costare ovunque da $ 100 a $ 300 al metro a seconda della sofisticazione del contatore. Così 40 milioni di contatori intelligenti installati potrebbero costare un minimo di $ 4 miliardi. Storicamente si calcola che l’investimento nella tecnologia della Smart Grid è stato minimo, ma i capitalisti hanno recentemente iniziato ad investire sempre più denaro nel settore. Secondo il Cleantech Group l’avvio alla creazione della Smart Grid ha portato ad un record di investimenti per $ 202 milioni.

I Primi Protagonisti della Smart Grid: gli SmartMeter

1. GE: GE produce una grande varietà di hardware e software per i contatori intelligenti e la società ha vinto con le offerte più vantaggiose per le implementazioni intelligenti della Smart Grid. L’ente erogatore del Nord della California, la PG&E sta istallando 3,3 milioni di contatori intelligenti, mentre il GE nel resto della California e l’American Electric Power sta attivando dei piani per installare 200.000 contatori intelligenti, con l’obiettivo finale di arrivare ai 5 milioni di utenti entro il 2015.

2. Itron: Itron e GE hanno combattuto la battaglia per l’erogazione di energia su larga scala. Itron ha segnato un 5,3 milioni di metri di distribuzione di Smart Grid con l’ente erogatore per il sud della California, Edison, e sta lavorando con il Light and Power (CL&P) del Connecticut, con il Gas and Electric di San Diego e la Tucson Electric Power.

3. Landis+Gyr: la secolare Landis Gyr ha 5000 dipendenti ed è un precursore nel mercato delle infrastrutture avanzate. La società ha annunciato nel mese di ottobre che fornirà una parte dei 5 milioni di contatori intelligenti della serie “roll out” di PG & E (quelli che GE non ha fornito). In precedenza ha stipulato, per 4 anni, un contratto da $ 360 milioni con l’erogatore di energia Oncor Texas, di $ 10 milioni con Idaho Power, e di $ 52 milioni con la Salt River Power dell’Arizona.

4. Sensus Metering Systems: Raleigh, NC, SENSUS ha annunciato il mese scorso che Hawaiian Electric, che fornisce energia elettrica al il 95% dei residenti alle Hawaii, che ha dato avvio ai piani per l’installazione contatori intelligenti SENSUS FlexNet per 430000 tra privati e clienti commerciali, soggetto subordinato all’approvazione della commissione Hawaii Public Utilities. La tecnologia fornisce metri di lettura automatizzati, raccolta dei dati, controllo di tensione, notifica di guasti e controllo remoto dei carichi del cliente.

5. SmartSynch: Una delle più piccole e innovative aziende nella realizzazione della Smart Grid, SmartSynch produce contatori intelligenti che comunicano tramite reti IP, come GPRS e Wi-Fi. L’azienda, fondata nel 1998, afferma di lavorare con 75 fornitori di energia negli Stati Uniti. SmartSynch è sostenuta da $ 80 milioni da parte di Credit Suisse, Battelle Ventures, Beacon Group, JP Morgan Partners, Nth Power, Siemens Venture Capital e Duke.

I Primi Protagonisti della Smart Grid: I Lettori della Smart Grid

1. Silver Spring Networks: Insieme a Cisco, Silver Spring Networks fornisce software e hardware basati su IP, per la connessione di pubblica utilità e dei clienti attraverso la rete elettrica.

2. eMeter: Società con sede a San Mateo in California. Produce software per gestire la rete di servizi di pubblica utilità collegata a contatori intelligenti nelle abitazioni e nelle imprese.

3. IBM: Il gigante dell’informatica ha sviluppato una varietà di software per rendere la rete più intelligente, fornendo servizi di pubblica utilità e “più l’intelligenza” alla rete. Nel 2007 IBM ha creato l’Intelligent Utility Network Coalition, che comprende un gruppo di servizi di pubblica utilità interessati a portare il computing alla rete elettrica.

4. GridPoint: GridPoint aiuta i fornitori di energia ad equilibrare i carichi attraverso hardware e software sulla rete elettrica. La società ha fatturato più di $ 200 milioni dal Goldman Sachs Group (GS), Susquehanna Private Equity Investments, David Gelbaum’s The Quercus Trust, l’Altira Group e Standard Renewable Energy Group. Vanta anche una lunga lista di consulenti, che comprendono R. James Woolsey, ex direttore della CIA e il vincitore del Premio Pulitzer Daniel Yergin.

5. Comverge: fornisce risposta alla domanda di servizi di pubblica utilità e vanta oltre 500 clienti e 4,5 milioni di dispositivi installati. La società è stata una delle prime aziende pubbliche “cleantech”.

6. EnerNOC: fornisce anche la risposta alla domanda di servizi e ha creato un sistema industriale e commerciale in cui i proprietari degli immobili possono ridurre il proprio consumo di energia nel corso di un periodo di tempo “picco” per inoltrare la domanda di risarcimento.

7. Greenbox Technologies: all’inizio fu fondata dal team che ha sviluppato la stessa tecnologia Flash per il web ed ora sta utilizzando la sua esperienza per costruire una piattaforma per aiutare i consumatori a tagliare il consumo di energia. La società sta lavorando con la Silver Spring su un progetto pilota per gli enti erogatori di energia in Oklahoma.

8. Trilliant: società fondata nel 1985 a Redwood City, produce hardware e software in grado stabilire tempi di utilizzo e una comunicazione bidirezionale.

9. Tendril: società con sede a Boulder, in Colorado, è una società di gestione energetica che produce software e hardware per l’energia domestica e spine intelligenti.

10. Positive Energy: fa ricerca sui software e sviluppa servizi di pubblica utilità per aiutare i clienti a ridurre il loro consumo di energia e a ricevere bollette energetiche più trasparenti. Positive Energy ha recentemente fatturato $ 14 milioni da New Enterprise Associates.

Fonte:www.genitronsviluppo.com

SMART GRID: la Rivoluzionaria Rete Elettrica Intelligente del Futuro (Ip)

40 milioni di contatori intelligenti e 3000 chilometri di linee di trasmissione, a questo sta puntando gli USA con Obama. Ciò significa che il 2010 potrebbe essere l’anno giusto per iniziare finalmente a dare reale attenzione alla Power Grid 2.0, la famosa Smart Grid in grado di dare una svolta alla rete elettrica realizzata negli anni ‘60 e ‘70, trasformandola in una moderna rete che utilizza microprocessori e software per lavorare in modo efficiente e attingere a fonti rinnovabili per la distribuzione di energia. La Smart Grid potrebbe essere anche uno dei più grandi generatori di ricchezza del decennio. L’analista Jesse Berst di recente, ha affermato riguardo ai contatori intelligenti, che possono essere considerati come un invenzione pari alla ferrovia transcontinentale, al sistema telefonico, al sistema autostradale interstatale e ad Internet. Ma in che cosa consiste realmente la Smart Grid? Ecco maggiori dettagli riguardo alla più recente tecnologia innovativa e rivoluzionaria.


Cosa Significa Smart Grid?
La Smart Grid consente a più dispositivi di funzionare su una rete comune, condivisa, inter-operabile, in poche parole in modo simile al concetto che sta dietro Internet. Smart Grid significa quindi prima di tutto flessibilità. La Smart Grid è in grado di inviare il surplus di energia di determinate aree ad altre zone in quel momento in deficit. Il tutto in tempo reale e in modo dinamico. Ciò significa trasformare l’attuale rete elettrica (degli USA), che possiede 14.000 sottostazioni di trasmissione, in 4.500 grandi sottostazioni per la distribuzione e 3.000 proprietari pubblici e privati in grado di distribuire energia elettrica, in una rete che comunica con intelligenza e lavora in modo efficiente. La nuova Smart Grid utilizza reti di sensori wireless, software e utility computing che permettono di osservare e controllare quanta energia viene consumata e in che cosa e se si creano black-out o guasti nella rete. Gli utenti privati saranno in grado di visualizzare la quantità di energia che hanno consumato e di regolare di conseguenza le loro abitudini di consumo. Due contatori intelligenti tra loro collegati saranno installati in ogni casa. Queste linee elettriche intelligenti Smart Grid apriranno la strada per capire quanto si consuma in tempo reale, nel momento in cui l’energia viene venduta a prezzi ed aliquote diverse a seconda del momento della giornata e quando non c’è grande quantità di energia elettrica richiesta. In questo modo gli utenti privati saranno in grado effettivamente anche di poter tagliare e ottimizzare le loro bollette energetiche mensili. La Smart Grid fornirà energia pulita dalle zone del paese in cui c’è abbondanza di energia solare ed eolica, motivo per cui Obama ha richiesto la costruzione di vaste e capillari linee di trasmissione. La rete intelligente sarà anche in grado di estrarre energia dai dispositivi distribuiti all’interno di impianti per l’energia pulita, come pannelli fotovoltaici e piccole turbine eoliche sui tetti, che possono inviare alla griglia elettrica la propria preziosa energia e compensare i generatori di elettricità.

Necessità di una Smart Grid
Abbiamo bisogno di una Smart Grid perché, aumentando la popolazione, cresce anche la domanda di elettricità ma abbiamo anche bisogno di ridurre il nostro consumo di energia elettrica per la lotta contro il riscaldamento globale. Smart Grid significa soprattutto efficienza energetica. Il mondo consuma 14 terawatts di energia ogni giorno. Fra 50 anni avremo bisogno di 28 terawatts. Dove troveremo gli altri 14? Dovremmo attivare un nuovo impianto da 1.000 megawatt di potenza al giorno, poi un altro il giorno successivo e così via per i prossimi 40 anni, in questo modo otterremo gli altri 14 terawatts che ci mancano. Ma Jesse Berst spiega che per funzionare, diffondersi ed espandersi la Smart Grid necessita di 3 fattori fondamentali:
1. Standard aperti e inter-operabili, proprio come Internet.
2. Modelli di costi dinamici e corretti.
3. Corrette politiche di governo.

Fonte:www.genitronsviluppo.com

CONSENSUS del 4/1/2010 su utili delle società del FTSE Mib, stime al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010

Nella tabella sono riportate le stime tra gli addetti ai lavori sul risultato del 2009 e le previsioni del 2010 per le 40 società che compongono il paniere dell’indice FTSE Mib. Per renderle più leggibili e “comprensibili” del loro peso ho ricavato le differenze, in valore assoluto e in percentuale, sia dell’Earning Per Share che del Dividendo. In rosa le variazioni percentuali negative rispetto al Consensus del 28 dicembre 2009, in azzurro quelle positive.

Sfide del nuovo millennio alla politica energetica italiana: Intervista a Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia

Guerre e crisi di inizio millennio hanno messo prepotentemente sul tavolo delle grandi potenze economiche il tema dell’energia. Le esigenze improrogabili di approvvigionamento dei paesi emergenti e la ricerca di soluzioni nuove ed ecocompatibili in Occidente pongono sfide inedite in un panorama sempre più instabile dominato da prezzi del petrolio ormai fuori controllo. L’Italia è travagliata da una storica carenza di materie prime, da una eccessiva dipendenza dall’estero per le importazioni, dal paradosso di una tecnologia all’avanguardia e di un sistema ancora ingolfato e “fragile”: in questo contesto cerca di impostare una nuova politica dell’energia. Fra mille difficoltà. Ne parliamo con Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia.


Un discorso sull’energia in Italia non può prescindere dal tema del gas: se ci limitiamo alla produzione di energia elettrica, copre da solo più del 54% della produzione nazionale. Ci serve per l’elettricità e per il riscaldamento, ma l’altalena dei prezzi del greggio lo condiziona e ci rende troppo esposti alle speculazioni, come rilevato di recente anche dall’Autorità per l’Energia. Certo stiamo costruendo il South Stream con Gazprom e diversi rigassificatori: importiamo da decenni da Libia e Algeria, ma qualche dubbio rimane sulla nostra sicurezza energetica. Lei cosa ne pensa?
È un dato storico. La rinuncia al nucleare a fine anni ’80 ci ha costretto a puntare tutto, o quasi, sul gas; però oggi stiamo gradualmente diversificando i nostri fornitori esteri. Senza considerare che paesi come la Russia, l’Algeria o la Libia negli scorsi decenni si sono dimostrati in realtà estremamente affidabili. Questo anche perché hanno più bisogno loro di esportare, che noi di importare, anche solo per mere questioni di reddito.

Dopo la rivoluzione arancione e il contrasto tra Russia e Ucraina però si è deciso di aggirare Kiev con il Nord Stream sul versante tedesco e il progetto europeo Nabucco a Sud. In concorrenza con questi progetti l’Eni ha avviato la costruzione di South Stream con Gazprom: ora ne vorrebbe far parte anche la francese EdF che potrebbe far cadere le riserve tedesche e americane sul progetto o almeno metterle in un angolo. South Stream fa bene al ruolo dell’Italia in Europa?
Sicuramente sì e ci permette anche di portare a Bruxelles delle istanze fondamentali per il nostro Paese che non è sempre ben visto in Europa. Si crea forse qualche problema per Edison e per il suo progetto Itgi collegato alla Grecia, ma è un male minore a confronto.

Proprio a EdF ci riporta alla decisione del governo di tornare al nucleare. Si parla di quattro centrali da 4 miliardi ciascuna costruite dalla francese Areva per il tandem EdF-Enel. La tecnologia scelta è quella dell’Epr, che però ha creato diversi problemi: forti ritardi, lievitazione dei costi sia in Francia che in Finlandia, incidenti di diversa natura... Al momento, inoltre, non è ancora attivo nessun reattore di questo tipo. Intanto la Germania cerca di uscire, con molte difficoltà, dall’energia atomica. Facilmente prevedibili in Italia contestazioni e ritardi. Lei che ne pensa?
Quelli sulla nostra nuova stagione nucleare sono senz’altro dubbi legittimi e tutte le difficoltà legate allo sviluppo dell’Epr sono concrete, ma siamo sicuri che con l’AP1000 della Westinghouse avremmo meno difficoltà? Sicuramente no. Bisogna ricordare che la Francia fa centrali dagli anni ’60, che Areva ha una competenza e un’esperienza gigantesche in questo settore. Quanto all’uscita dal nucleare di paesi come la Germania voglio ricordare il caso di Tony Blair che in Gran Bretagna aveva proposto la stessa cosa: calcolò che gli sarebbe costato circa 90 miliardi di euro e fece un passo indietro. Ora in Gran Bretagna proprio i tedeschi di E.On e Rwe vogliono fare delle nuove centrali con la joint venture Horizon Nuclear Power. La Danimarca intanto sta rifacendo i propri impianti.

I prezzi crescenti dell’uranio, il costo della trasformazione in carburante, il costo degli impianti e dello stoccaggio delle scorie, i problemi di sicurezza creano, però, grossi problemi a tutti gli operatori del settore. Conviene così tanto il nucleare? Quanto pesa poi il fatto che il nucleare non produca, o quasi, anidride carbonica in un periodo in cui i vincoli del Protocollo di Tokyo puniscono duramente chi emette CO2?
In realtà, da un punto di vista economico, se si considera tutto il ciclo, il nucleare non è poi così conveniente rispetto alle altre forme di energia. Anche perché, fatta una centrale, bisogna essere certi di vendere l’elettricità prodotta. Il vero grande vantaggio del nucleare è proprio l'assenza di emissioni di anidride carbonica rilasciate nell’ambiente. È questo il fattore che in prospettiva fa la differenza.

Fonte: www.borsaitaliana.it

Elenco dei termini più cercati su Google nel 2009

Come di consueto Google ogni anno rilascia l’elenco dei termini di ricerca più utilizzati dagli utenti del motore di ricerca. Quest’anno, in anticipo rispetto al passato, Google ha pubblicato la statistica con alcune novità: oltrer ai consueti temi d'intrattenimento figurano altri insiemi, come ad esempio la lista delle leggi e normative più ricercate dal cittadino, che intende tenersi aggiornato attraverso la rete. E’ interessante vedere questi dati quale specchio delle tendenze e delle aspettative della società italiana.



Storia e prospettive italiane nel fotovoltaico: Intervista a Nicolò Aste, Ricercatore del Dipartimento Best del Politecnico di Milano

In Italia l’energia prodotta nel 2008 dal fotovoltaico ha raggiunto i 192,9 GWh con una crescita di quasi il 400% sull’anno precedente. Se però si confrontano i dati con la produzione energetica generale di 307 mila Gigawattora del Bel Paese si comprende che l’energia solare rimane ancora meno che marginale. Altri paesi molto meno “soleggiati” del nostro riescono a raggiungere grandi risultati in questo campo: l’esempio più noto è senz’altro quello della Germania che da sola produce il 35% dell’energia solare mondiale. Ne parliamo con Niccolò Aste, ricercatore del Dipartimento Best del Politecnico di Milano, professore di Fisica Tecnica Ambientale presso le facoltà di Architettura e Ingegneria dell’ateneo, esperto di fonti rinnovabili e tecnologie sostenibili ed autore di diverse pubblicazioni scientifiche in materia.


C’è uno storico ritardo del fotovoltaico in Italia?
Sì, in passato sono mancate politiche coerenti di incentivazione del settore, anche se poi l’Italia ha dato un vero e proprio colpo di coda e adesso sta diventando forse il più interessante mercato d’Europa.

Quali sono le cause di questo ritardo? Tecnologie, costi, scelte politiche sbagliate?
Dal punto di vista tecnologico l’Italia non è mai stata in ritardo in questo settore, anzi l’Enel e altre istituzioni pubbliche hanno lavorato per tempo – e lavorano tutt’ora – ad alcune delle centrali più interessanti del mondo. Sicuramente hanno pesato in Italia dei fattori socio-culturali. I Tedeschi hanno un atteggiamento in qualche maniera “più sociale” del nostro e questo ha contribuito. Senza considerare che la questione economica è decisiva: se mi costa di meno comprare l’energia dalla rete che farla in casa, io italiano non investo. Però, attenzione, anche il fotovoltaico potrebbe diventare un prodotto di massa, già consente di produrre a un costo competitivo senza impatto ambientale. Solo che il mercato italiano al momento rifiuterebbe il sovrapprezzo ancora presente, se non fosse per degli incentivi pubblici.

In tutta Europa, però, lo sviluppo del settore è affidato a incentivi pubblici. Stessa cosa in Italia, ma con risultati minori e tardivi. Come mai?
Le scelte sono state simili, ma alcuni fattori hanno fatto la differenza. Lo schema è questo. Io all’inizio incoraggio il settore in conto capitale, ossia finanzio l’impianto a chi lo fa. In Germania si è arrivati a finanziare ¾ dell’impianto all’inizio degli anni ’90. L’Italia ha fatto cose simili (ma con un’organizzazione meno efficiente) solo a partire dal 2000-2001, quindi circa 10 anni dopo.
L’incentivo in conto capitale, primo passo fondamentale, serve principalmente a far diffondere gli impianti, a farli conoscere. Dopo un po’ i finanziamenti si disperdono o diventano insostenibili per lo Stato. Diventa strategico l’incentivo in conto energia. In pratica l’impianto ciascuno se lo fa da sé e l’incentivo è sull’energia prodotta che, oltre ad essere premiata con un contributo economico, può essere usata direttamente o venduta alla rete elettrica. Gli schemi attuali privilegiano soprattutto l’integrazione architettonica dei pannelli solari e i piccoli produttori, ma, in ultima analisi, sono convenienti anche per i grandi produttori che beneficiano di economie di scala.

In Italia?
Per la prima fase di incentivazione in conto capitale i risultati si possono definire soddisfacenti, ma l’andamento a singhiozzo dei finanziamenti ha reso piuttosto difficile l’effettivo consolidamento del mercato, lasciando aperti forti margini di indeterminatezza. Alcune irregolarità hanno dunque penalizzato soprattutto la realizzazione di impianti di grossa taglia. Il secondo finanziamento in conto energia è del febbraio 2007 funziona meglio. Facendo tesoro delle esperienze negative pregresse, si è resa necessaria l’effettiva realizzazione dell’impianto prima di ottenere il diritto all’incentivazione. In questo modo si sgombra il campo da derive speculative quali quelle verificatesi. Può apparire una regola un po’ dura, ma, per lo meno,evita le storture del passato.

Quanto ci vuole per ripagare un investimento?
In media meno di 7-8 anni e poi l’impianto dura più di 20. Per le applicazioni civili le faccio un conto semplice. Una famiglia media consuma circa 3.000 kWh/anno. Un impianto adatto costerà al massimo 15.000 euro. Io, però, ricevo per ogni chilowattora che produco 0,45 euro e ne risparmio 0,15 che sono quelli che spenderei con la bolletta normale. Quindi risparmio in tutto 60 centesimi che fanno 1.800 euro in un anno. In pratica in 7-8 anni di media ripago l’impianto, dopo comincio a guadagnare. Questo peraltro è un calcolo fatto per il Nord Italia, mentre nel Sud Italia dove l’energia media ricevuta dal Sole è maggiore i risparmi aumentano e si ammortizza un impianto prima.

Di recente alla tecnologia dei moduli fotovoltaici in silicio si è aggiunta quella delle pellicole a film sottile come quelle in tellurio-cadmio. Che differenza c’è fra i due tipi? E il solare termodinamico?
Attualmente, dal punto di vista economico-produttivo, a conti fatti le tecnologie al silicio cristallino o a film sottile si equivalgono. Il silicio cristallino rende di più, ma costa di più. Il film sottile costa meno, ma ha un’efficienza inferiore e occupa fino al doppio della superficie. Il solare termodinamico usa altri metodi e serve per grandi centrali, ma la sua efficienza dipende dalla nuvolosità. Può essere anche molto conveniente, a patto di installarlo in un contesto idoneo. Nel caso del fotovoltaico, la grid parity, ossia il pareggio del costo con quello che pago alla rete normalmente, senza necessitare di forme di incentivo, è stata individuata in 3 euro per watt. I grossi impianti arrivano ora ai 4 euro per watt, ma si noti che qualche anno fa erano a 6-7 euro per watt. Quindi c’è ancora da fare, ma molta strada è già stata fatta. Senza considerare che si tratta di forme di energia pregiata, perché non inquinante, e quindi non gravata da costi sociali e ambientali, di difficile determinazione nel caso delle fonti convenzionali, ma senza dubbio rilevanti.

Fonte: www.borsaitaliana.it

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Il Futuro Energetico Italiano: Intervista a Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia

Il futuro energetico italiano dovrà inevitabilmente fondarsi sul gas e sugli altri idrocarburi che copriranno per molti anni ancora non meno del 50% della produzione di energia elettrica. I nuovi piani del governo italiano prevedono anche che una fetta del 25% della nostra generazione provenga dal nucleare il resto dovrebbe essere ricavato da fonti rinnovabili. L'obiettivo si aggiunge a quello già fissato dall'Unione Europea che ha posto per il 2020 l'obiettivo di un 20% dei consumi prodotti da fonti rinnovabili e di un taglio del 20% nelle emissioni di anidride carbonica. Per quanto si tratti comunque di quote anche in prospettiva minoritarie della nostra produzione l'obiettivo appare comunque assai difficile e le sfide rimangono molteplici nei vari ambiti. Per valutare le difficoltà di una politica energetiva verde in Italia abbiamo intervistato il presidente e fondatore di Nomisma Energia Davide Tabarelli.


Il futuro ci impone le fonti di energia tradizionale ma ci propone anche le fonti rinnovabili. Le statistiche ci rivelano però che la maggior parte dell’energia di questo tipo in Italia è prodotta dalle vecchie centrali idroelettriche. Il resto, sia eolico che fotovoltaico, ha crescite brillanti, ma un peso quasi trascurabile nella nostra bilancia energetica. Il Governo si è però posto l’obiettivo di raggiungere una quota del 25% sulla nostra produzione, praticamente quanto il nucleare. Secondo lei è realistico?
Se anche ci limitassimo agli obiettivi europei del 20-20-20, ossia il 20% in meno di gas serra, il 20% in più di risparmio energetico e il 20% di consumo di fonti rinnovabili, questo significherebbe aggiungere 50 TWh, ossia raddoppiarle entro il 2020 a 100 TWh: secondo me, è irrealistico. Si può fare certamente di più, ma non moltissimo. C’è anche un problema fisico che deriva dal fatto che siamo abituati da millenni a consumare fonti energetiche a densità energetica sempre maggiore, dovremmo porci il problema ben prima di finire gli idrocarburi e l’uranio. La vera rivoluzione da fare è nei modelli di consumo, nell’efficienza energetica, nella lotta agli sprechi: bisognerebbe che tutti ci comportassimo in maniera molto diversa.

Eppure qualche risultato gli incentivi governativi all’efficienza energetica (la copertura del 55% dei costi sostenuti da chi rende più efficiente la propria abitazione per esempio) lo hanno raggiunto. Una risorsa come l’idroelettrico forse ha ancora qualcosa da dire. Gli incentivi poi stanno facendo qualcosa sebbene qui abbiamo cominciato 10 anni dopo la Germania e con mille contraddizioni.
Guardi gli incentivi all’efficienza sono gocce, o al massimo barili, nel mare. L’unica cosa che realmente farà scendere bruscamente i nostri consumi quest’anno è una crisi che ha congelato la domanda: avremmo preferito qualcos’altro. L’idroelettrico? Un lago come quello del Vajont oggi è inimmaginabile, persino il mini-idroelettrico incontra grandi opposizioni da parte degli ambientalisti e rimane al palo. Quanto agli incentivi siamo nel paradosso di avere i più alti del mondo con le maggiori difficoltà a realizzare gli impianti.

Un’ultima domanda: una cosa buona e una cattiva che l’attuale governo ha fatto in questo settore.
Secondo me, la decisione di tornare all’energia nucleare può essere giudicata in maniera ambivalente. Questo governo ha dimostrato in questo campo audacia e decisione. Dopo la bocciatura dell’atomo nel 1987 abbiamo speso 50 miliardi di euro per uscirne e ora ne spenderemo 20 per rientrare, tuttavia con i limiti del protocollo di Kyoto si tratta di una soluzione molto concreta. L’errore è stato quello di non coinvolgere a sufficienza la popolazione e il Parlamento in un dibattito sull'argomento.

Fonte: www.borsaitaliana.it
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Fonti rinnovabili: il Boom borsistico di inizio 2010

Giornata memorabile il 6 gennaio per i titoli delle società attive nella produzione di energia da fonti rinnovabili,  specie nel fotovoltaico. In particolare evidenza i forti acquisti su TerniEnergia (TER.MI), in rialzo di oltre il 50% complessivo nelle prime tre sedute del nuovo anno.
Alle 16,00 diversi titoli sono in asta di volatilità: Ergycapital (ECA.MI) segna un teorico di 0,63 euro pari a un balzo del 21,5%; TerniEnergia si attesta a 2,59 euro con un rialzo teorico del 19,9%; K.R. Energy (KRE.MI) + 17,6% a 0,18 euro; Pramac (PRA.MI) +11,88% a 1,14 euro. Rialzo più contenuto per Erg Renew (EGR.MI) che segna un +2,8% a 0,68 euro.
Alla base del rialzo il forte interesse del mercato verso le società che operano in questo settore, alla luce dell'ulteriore possibile sviluppo delle installazioni di pannelli solari e non solo. In Italia la provenienza di energia da fonti rinnovabili si aggira intorno al 16,5% a fronte dell'obiettivo del 22% fissato quest'anno nel mix produttivo. C'è pertanto un gap da colmare sopprattutto con l'eolico e con il fotovoltaico.

Ma volendo fare una panoramica generale delle società italiane quotate coinvolte, direttamente o indirettamente e a vario titolo, “nell’ affare” fonti rinnovabili si scoprono nomi anche “insospettabili”. Eccone un elenco che non vuole essere né esaustivo né definitivo ma solo indicativo:

Tra le grandi Società:

ACEA
A2A
ACTELIOS
ATLANTIA
CIR
EDISON
ENEL
ENI
GEMINA
IMPREGILO
MAIRE TECNIMONT
PIRELLI & C.
SARAS
TERNA

Tra le piccole Società:

ACEGAS APS
ALERION CLEANPOWER
CAMFIN
EEMS
ENERTAD
ENIA
ERG RENEW
ERGYCAPITAL
GREENVISION
HERA
INTEK
IRIDE
K.R.ENERGY
KERSELF
KINEXIA
KME GROUP
MEDITERRANEA DELLE ACQUE
PERMASTEELISA
PRAMAC
REALTY VAILOG
SADI SERVIZI INDUSTR
SOCOTHERM
SORGENIA
TERNIENERGIA
UNI LAND

Previsioni borsistiche per il 2010

Per poter capire dove andrà la Borsa proviamo a fare un consuntivo di quello che ha fatto fino adesso esaminando il grafico a 5 anni. Dal massimo toccato il 18 maggio 2007 a 44.364 punti l’indice, a seguito della crisi dei mutui subprime, è sprofondato del 72,2% toccando il suo minimo il 9 marzo 2009 a 12.332 punti. Da quel minimo è risalito, durante l’anno appena trascorso, dell’88,5% chiudendo il 2009 a 23.248,39 punti. Da questo punto avrebbe bisogno di risalire del 90,8% per poter ritoccare quel record assoluto a 44.364; e i record si sa sono fatti per essere battuti.
Resta da vedere come e quando questo avverrà.

Iniziamo dal come:
- innanzi tutto non dovranno esserci nuove crisi finanziarie(tipo subprime, Dubai, Grecia ecc.)
- non dovranno esserci nuove guerre
- non dovranno esserci fiammate inflazionistiche con conseguente rialzo dei tassi d’interesse
- i consumi dovranno riprendere
ce n'è già abbastanza per passare al quando.

Attualmente abbiamo:
- la crisi dei mutui subprime sembra passata, le banche americane hanno già iniziato a restituire i soldi prestati dal governo. Anche la crisi in Dubai per il momento sembra scongiurata, così dicasi per quella greca;
- la forte opposizione interna al regime iraniano lo dovrebbe far desistere dallo spingere sull’acceleratore della bomba atomica scongiurando per ora (?) un intervento militare (ma il Premio Nobel per la Pace ha già preparato il dossier Yemen);
- L’inflazione (dicono) è sotto controllo, grazie (purtroppo) alla forte disoccupazione in tutto il mondo.
- La valutazione dei titoli azionari è ancora attraente, visto il 90% che ancora la separa dal massimo assoluto
- In giro per il Mondo c’è un’enorme liquidità che non sa dove allocarsi, vista la scarsa attrattiva delle obbligazioni per il rischio inflazione. In particolare in Italia ci sono i capitali rientrati con lo scudo fiscale che più che una risorsa sono un pericolo (visto la bolla speculativa immobiliare che hanno scatenato nel 2004)
- Lo scenario macroeconomico resta indubbiamente complicato ma in progressivo miglioramento


Quindi…se tutto rimane così, ci sono le premesse per un 2010 impostato al bello, pregando che il tutto si sviluppi con moderazione e lenta progressione, voglio dire senza fiammate rialziste che inevitabilmente si pagano.

In tal senso la Borsa italiana è quella impostata meglio delle altre, che nell’ultimo periodo hanno aumentato il passo preparando la prossima caduta.

Guardando i grafici a 5 anni della Borsa di Milano e del Dow Jones si vede come le differenze con la media mobile più lenta (50 giorni) siano notevoli.
Quella della Borsa italiana passa a 20038 punti, il 13,8% in meno del valore al 1/1/2010, mentre la media a 50 del DJ passa a 8877, il 14,87%; in meno.
Un sano movimento laterale o piccolo ritracciamento gioverebbe ad entrambe, gettando le basi per una radiosa primavera, suddette premesse permettendo.
Se poi tutto questo porterà a ritoccare i massimi assoluti già nel 2010 è presto per dirlo. Certo è che il DJ, dagli attuali livelli (10.428), deve crescere solo il 35,82% per eguagliare il massimo assoluto toccato il 9 ottobre 2007 a 14.164 punti. Ben diverso dal 90,8% necessario al nostro FTSE Mib. E se ritocca i massimi il DJ tutto il mondo gli va appresso.


A noi non rimane che tendere l’orecchio a quello che accade oltreoceano, pregando che il consumo dei popcorn aumenti, come del succo d’arancia o dei panini di Mac Donald; snocciolando giaculatorie affinché l’uomo medio americano cambi l’auto, casa, e magari si faccia anche la barca; che le casalinghe americane siano sempre meno disperate ma finalmente felici e appagate, ricominciando a fare shopping senza limiti dopo 2 interminabili anni di struggente carestia e facendo crescere finalmente quegli indici di soddisfazione tanto cari a Wall Street. Amen