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Maggiore tutela per gli investitori retail emotivi

Uno studio Consob spiega perchè i regolatori dovrebbero tener conto della finanza comportamentale.

Il piccolo risparmiatore medio si comporta in maniera emotiva e per meglio tutelarlo occorre anche capirne la psicologia e la componente irrazionale. Per esempio, quando sceglie il "fai-da-te" si sente un trader professionista, ma in realtà se deve leggere lunghi report o complessi documenti si fa prendere dalla pigrizia. Come la maggior parte degli esseri umani davanti a problemi complessi, applica regole approssimative, semplifica e si fa guidare da intuizioni ed emozioni.
Questa è, in sostanza, la tesi del recente Quaderno di Finanza della Consob, a cura di Nadia Linciano, dal titolo "Errori cognitivi e instabilità delle scelte d'investimento dei risparmiatori retail. Le indicazioni di policy della finanza comportamentale".
La ricerca dimostra come "gli investitori commettono sistematicamente errori, di ragionamento e di preferenze, difficilmente conciliabili con l'assunto di razionalità delle scelte". Infatti, la teoria finanziaria classica ipotizza che gli individui siano perfettamente razionali e agiscano utilizzando campi informativi completi e omogenei. Per lungo tempo, essa è stata impiegata per trarre implicazioni sul piano non solo normativo ma anche descrittivo.
Il problema principale, dunque, è che la teoria finanziaria (su cui si basa anche la regolamentazione) non prende in considerazione una serie di fattori, che nella realtà sono invece molto importanti. Per esempio, uno degli aspetti centrali di ogni decisione finanziaria riguarda il rapporto rischio-rendimento. Ebbene, le teorie finanziarie classiche concepiscono sia rischio che rendimento in maniera diversa dai comuni investitori. Inoltre, secondo il Quaderno, l'esperienza di questi anni mostra che il piccolo risparmiatore (e in alcuni casi anche i gestori professionisti) non segue gli schemi dell'analisi economica classica, ma si basa su schemi più personali. Tende quindi a comprare i titoli di aziende che conosce, senza però avere una visione dei dati di bilancio, magari perchè ne compra i prodotti.
Perciò, conclude la ricerca, sarebbe necessaria l'applicazione di alcuni concetti di finanza comportamentale da parte dei regolatori, per tutulare meglio gli investitori dai loro stessi errori. A questo proposito, la Linciano individua nel servizio di consulenza e nell'educazione finanziaria i due strumenti attraverso i quali poter ridurre il divario tra le scelte osservate e quelle ottimali secondo la teoria classica. Insomma, sarebbe meglio arrivare a individuare una scelta teoricamente non ottimale, ma fattibile dal punto di vista pratico, piuttosto che l'opposto.

fonte: Morningstar