Il carry trade consiste in una operazione finanziaria con la quale ci si approvvigiona di fondi in un Paese a costo del danaro basso e si impiegano poi queste disponibilità in un Paese con alti tassi di interesse. Per esempio, si possono prendere a prestito degli yen, pagando solo l'1%, convertirli in dollari australiani che rendono il 7-8%, e lucrare così la differenza di rendimento.
Naturalmente, c'è un rischio valutario: la convenienza dell'operazione dipende dal cambio. Se prima della scadenza lo yen si rivaluta per più della differenza di rendimento, l'operazione è in perdita. É interessante notare, tuttavia, che di per sè il carry trade tende all'opposto a deprimere il cambio dello yen, dato che comporta la vendita di yen contro altra valuta, e quindi esalta la convenienza dell'operazione. Il cambio però dipende da molti altri fattori, e il carry trade si fa solo quando i mercati sono favorevoli all'assunzione di rischio. Se fatto su larga scala, il carry trade può portare a movimenti destabilizzanti fra le valute, sia nella fase crescente che quando i carry trade vengono "smontati" perché si temono apprezzamenti nella valuta di rifornimento.
fonte: il Sole 240re