Per difendersi dal rischio insolvenza, l'industria del credito subprime ha cartolarizzato il debito, emettendo obbligazioni ad alto rendimento che sono state acquistate da molti investitori istituzionali, anche all'estero: il rischio è stato così passato ad altri, ma è rimasto nel sistema. Questo sistema si reggeva solo nell'ipotesi che i prezzi delle case avessero continuato ad aumentare, rendendo così possibile il rifinanziamento del mutuo quando le rate fossero diventate pesanti. O nell'ipotesi che i tassi di interesse fossero rimasti bassi, così che le rate (almeno dei mutui, ma erano la maggioranza, a tasso variabile) non sarebbero diventate più pesanti.
Ambedue queste condizioni sono venute meno, e così nella seconda parte del 2007 è scoppiata la crisi dei subprime che ha sconvolto i mercati finanziari, specie a causa del fatto che quei prestiti immobiliari in sofferenza erano stati redistributi nel mondo attraverso la cartolarizzazione, e l'incertezza circa la loro collocazione (chi li aveva in portafoglio e per quali ammontari) ha paralizzato i mercati del credito, forzando perdite e minusvalenze nei bilanci di molto banche e società finanziarie, fino al fallimento o alla forzata nazionalizzazione di alcune di queste.
fonte: ilSole24ORE